NASCONO I GRUPPI DEMOCRATICI E PROGRESSISTI, MA GIA’ SI GUARDA A PISAPIA
PRIMA BATTAGLIA: REFERENDUM SUI VOUCHER
“Chiediamo al governo di fissare la data del referendum sui voucher”. Per il Movimento dei democratici e Progressisti, è questa la prima mossa per declinare l’articolo uno della Costituzione.
Il lavoro è in testa all’agenda dei nuovi gruppi parlamentari, costituiti oggi ufficialmente da 37 deputati e 14 senatori.
I due capigruppo, Francesco Laforgia alla Camera e Cecilia Guerra al Senato, cominciano da qui e fin dalle prime uscite davanti ai cronisti spiegano di voler accompagnare l’esecutivo Gentiloni verso una scelta di correzione profonda del jobs act.
E se questa non dovesse avvenire prima, la posizione non potrà che essere a favore dell’abolizione completa così come previsto dal quesito proposto dalla Cgil.
Al governo “diciamo che non mancherà un solo numero dell’attuale maggioranza — assicura il nuovo capogruppo — ma lo incalzeremo sulle priorità , dal lavoro, allo sviluppo alla scuola”.
Per cambiare marcia nelle politiche per l’occupazione, Cecilia Guerra (che è stata sottosegretaria al lavoro nei governi Letta e Monti) ha annunciato che presto chiederà un incontro con il premier Gentiloni.
E’ questa la strada della discontinuità dal governo Renzi che ha dato le motivazioni per l’abbandono dal Pd.
“I gruppi parlamentari che nascono oggi sono la conseguenza di quello che è già avvenuto nel paese tra la nostra gente” ha detto Roberto Speranza che vuole dare “il marchio dell’operazione politica e dei contenuti” accompagnato dai nuovi gruppi. Un nuovo soggetto anche per le prossime elezioni amministrative? “Prematuro”, intanto c’è un lavoro da fare sul territorio costruire una forza per “ricucire una frattura che c’è stata con il nostro mondo rimasto senza rappresentanza”.
E’ la ragione che ha spinto due esponenti di spicco come Speranza e Scotto (che sono già stati entrambi capigruppo) a mettersi in gioco in una dimensione più esterna, fuori dai palazzi parlamentari.
Dunque alla Camera a guidare la nuova formazione sarà Laforgia, 38 anni pugliese ma milanese di adozione. E’ l’uomo più vicino a Giuliano Pisapia ed è già chiaro il ponte che si vuole indirizzare verso il “campo progressista” che l’ex sindaco ha lanciato e che l’11 marzo farà il suo esordio in una manifestazione nazionale a Roma. “Guardiamo con grande interesse a quell’esperienza – dice Speranza – l’obiettivo di costruire un nuovo centrosinistra è anche il nostro”.
Le ragioni della scelta di lasciare il Pd, certamente dolorosa, si trovano anche in questo orizzonte più ampio che allontani l’ombra di una scissione per il piccolo partitino.
Perciò lo sguardo ai sondaggi è distratto mentre risulta interessante il grado di fiducia che riscuote Pisapia, che tra i leader, secondo Scenari Politici, tallona Renzi sotto di soli due punti.
Per ora si tratta di preparativi, truppe e risorse da disporre “in caso di ogni evenienza” per usare le parole di D’Alema.
L’uscita dal Pd è dunque la prima fase, l’inizio dello show down che si terminerà con il congresso e le primarie del 30 aprile che segneranno il futuro della segreteria Renzi. Per i Democratici e progressisti quell’esito non sarà indifferente e nessuno si sente di escludere che se l’ex premier dovesse riconquistare la leadership allora “la scissione sarà ben più consistente”.
Ed è ancora Speranza a spiegare che ci sono “parlamentari che ci guardano con grande interesse, ma hanno bisogno di un percorso più lungo prima di prendere una decisione”.
(da “Huffingtonpost”)
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