NON FUNZIONA NULLA, DISSIDI DENTRO, GUERRIGLIA FUORI: IL G20 SI ARENA SU CLIMA E COMMERCIO
VA IN TILT PURE IL SISTEMA DI TRADUZIONE… IL PALCOSCENICO E’ PER TRUMP E PUTIN
In fatto di disastri, non si sono fatti mancare niente: nemmeno i problemi di traduzione. Se non fosse serio, sarebbe fantozziano.
Ma è successo anche questo al vertice dei leader del G20 ad Amburgo. A un certo punto, non si capivano più. Cosa che è nei fatti ed era nelle aspettative.
Ma se oltre ai contenuti ci si mette anche la lingua, si parte decisamente male. Angela Merkel se l’è cavata con una battuta sulla tecnologia tedesca. Tutti hanno riso, ma non è bastato a salvare un vertice che rischia almeno quanto il fallito G7 di Taormina. Anzi di più.
Dissidi dentro e caos fuori per le proteste che mettono a soqquadro la città da ieri, imperterrite e agguerrite: riescono addirittura a bloccare il programma delle first ladies.
Dovevano andare in giro per le vie del centro, visitare un centro di ricerca climatica, visita preparata dalla cancelliera con il marito Joachim Sauer, noto fisico di fama mondiale. Era la chiave pensata dalla Cancelliera per ammorbidire Melania Trump sugli accordi di Parigi, rinnegati dalla Casa Bianca finora senza appello. Non è andata.
Niente visita, Melania e gli altri consorti vengono accompagnati all’Hotel Atlantic a parlare di clima. Non ha lo stesso effetto.
E comunque forse non lo avrebbe avuto, visto che, al termine di una giornata di lavoro, non solo è chiaro che Trump non farà retromarcia sugli accordi di Parigi stralciati dopo il G7 di Taormina. Ma addirittura non c’è certezza che domani gli altri 19 leader firmeranno una dichiarazione comune.
Il rischio che altri si sfilino aleggia a sera sulla Nona sinfonia di Beethoven, alla Filarmonica sul fiume Elba, dove i leader in abito da sera vengono accompagnati dopo il vertice. Da notare l’abito di Melania, non foss’altro che per il richiamo storico: abito bianco con frange alla Charleston, stile grande depressione anni ’30, secondo quel mood che già allora portò alla chiusura dei mercati e agli ‘uomini forti al comando’. Come oggi.
Alla Filarmonica tutti accolgono Merkel con un caloroso applauso. Lei si commuove. Sta facendo di tutto, non può ancora intestarsi nulla. A parte la dichiarazione comune sulla lotta al terrorismo.
Viene firmata in mattinata, ma anche a Taormina andò così: una dichiarazione comune sulla lotta al terrore non si nega a nessuno. Anche se permangono “visioni geopolitiche molto diverse”, come ammette il premier Paolo Gentiloni parlando con la stampa italiana.
La cancelliera lo dice di primo mattino: “Le soluzioni si possono trovare solo se siamo pronti a trovare un compromesso, se conciliamo le rispettive visioni, ma senza arretrare troppo e rinunciare ai nostri principi: possiamo anche dire chiaramente dove abbiamo visioni differenti”.
Commercio, clima, per non parlare dell’immigrazione, pena tutta italiana che sarà trattata nella sessione di domani mattina.
I venti più i paesi ospiti (Norvegia, Olanda, Spagna, Singapore) inciampano su tutto. Il G20 di Amburgo diventa il palcoscenico per i due ‘panzer’ che si stanno contendendo il mondo: Donald Trump e Vladimir Putin. Restano a colloquio per quasi un’ora e mezza e stringono — loro sì – l’unico accordo fattivo di giornata: il cessate-il-fuoco in Siria a partire da domenica prossima.
E’ uno smacco per Angela, la cerimoniera di questo vertice, il terzo G20 in terra tedesca, il primo nella sua città natale. Il G20, nato alla fine degli anni ’90, è in effetti un po’ una creatura tedesca, la prima riunione si è tenuta a Berlino non a caso. Amburgo è la tappa più difficile. Merkel e la sua Germania rischiano di perdere molto, più di Gentiloni e la piccola Italia al G7 di Taormina, che conta decisamente meno in Europa e sullo scacchiere mondiale.
Dentro all’affollato vertice sono scintille tra il presidente francese Emmanuel Macron e Donald Trump sul libero scambio e sul clima. Entrambi espliciti.
Il primo, giovane, di fresca elezione e tante speranze, insiste sulla bontà del liberismo, del commercio mondiale da non frenare ma rendere più “equo”. E tenta di far cambiare opinione a Trump anche sugli accordi di Parigi. Invano. Gentiloni e il premier canadese Justin Trudeau si schierano col francese.
Ma Trump insiste con la sua visione del mondo: sul clima non cambia idea, sul commercio si spende per la protezione dei mercati americani ‘first’.
Il cinese Xi Jinping e Putin si tengono fuori dalla mischia, sornioni: in questa fase, a loro conviene solo assistere.
La questione rimane aperta, ma come per il clima, anche per il commercio si teme l’effetto domino. Gentiloni parla apertamente di “rischio contagio: tutti sono stati colpiti dalla crisi e tutti si pongono il problema di proteggere i propri mercati, di proteggere la classe media. Il problema è come conciliare queste esigenze sacrosante con il mantenimento del commercio internazionale libero”.
Il vestito anni ’30 di Melania è esplicito. Trump non cede di un millimetro, anzi è venuto qui per ‘governare’. E lo fa capire dalla scelta di fare tappa in Polonia prima di arrivare ad Amburgo. Varsavia gli è servita per soffiare sulle tensioni tra est e ovest dell’Europa e sfilare alla Merkel lo scettro della difesa dei valori dell’occidente. L’occidente ‘c’est moi’ e a modo mio, avrà fatto capire a Macron nello scambio con il presidente francese alla Filarmonica: si trovano seduti di fianco. La controparte, semmai, è Putin.
Merkel e l’Europa risultano schiacciate e sfregiate: come tutta la città di Amburgo, sottosopra da 24 ore destinate ad allungare un’ombra anche su domani, ultimo giorno del vertice, giorno della manifestazione finale contro le politiche dei Grandi.
(da “Huffingtonpost”)
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