NON SOLO FIAT E ALCOA: DALLA GLAXO ALLA MERLONI, ARRANCANO CENTINAIA DI IMPRESE
E’ IN CRISI TUTTO IL COMPARTO CHIMICO SARDO, LA MULTINAZIONALE GLAXO ANNUNCIA LICENZIAMENTI A VERONA…NELLE MARCHE LA CRISI DELLA MERLONI METTE A RISCHIO 10.000 LAVORATORI, IN AFFANNO ANCHE LA FINCANTIERI, 7.500 OPERAI A RISCHIO NELLE RAFFINERIE….E PURE VERSACE PREVEDE 350 TAGLI
A rischio licenziamento in Italia non ci sono soltanto i dipendenti Fiat dello stabilimento di Termini Imerese o i lavoratori sardi dell’Alcoa o quelli dell’ex Eutelia (oggi gruppo Omega già Agile).
Se la chiusura dello stabilimento di Portovesme rischia di lasciare senza lavoro, compreso l’indotto, circa 2.000 persone, non vanno meglio le cose a Porto Torres.
Il disimpegno dell’Eni continua a bloccare gli impianti Vinyls di tutto il comparto chimico sardo, dove sono impiegati alcune migliaia di persone. Sempre in Sardegna, a Ottana, la lenta trattativa per rilevare la fabbrica Pet mette a rischio il posto di lavoro di 120 dipendenti della società e quello di 1.700 posti di lavoro nell’area industriale dell’isola.
I bollettini di guerra non vanno per aree geografiche, sono ormai estesi ovunque.
La multinazionale farmaceutica Glaxo vorrebbe lasciare a casa 4.000 addetti, di cui 550 lavorano presso il Centro ricerche di Verona ed è già stato dato l’annuncio di chiusura, motivandolo con il mancato raggiungimento degli obiettivi negli utili, che in un anno di crisi hanno toccato l’11%, rispetto al previsto 14%.
Fino a fine anno è stata garantita l’occupazione, poi si vedrà .
Nelle Marche è crisi per il gruppo Merloni che produce elettrodomestici per conto terzi, da un anno in amministrazione controllata: 3.000 dipendenti in Italia, 7.000 nell’indotto tra Marche, Umbria ed Emilia.
Se la passa male anche il settore delle cartiere a Fabriano e quello della cantieristica, dove senza altri ordini scatterà la cassa integrazione.
Una mina sociale, visto che i 1.150 addetti della Fincantieri possono contare sulla Cig, ma i 3.000 lavoratori dell’indotto non possono accedervi.
Sotto minaccia di licenziamento anche 7.500 lavoratori delle raffinerie a causa della riduzione dei consumi e del calo della domanda mondiale.
Sono a rischio chiusura 5 dei 16 impianti italiani, mentre al petrolchimico di Gela rischiano di restare a casa centinaia di lavoratori se non si sbloccheranno le autorizzazioni del ministero dell’Ambiente per gli investimenti programmati dall’Eni.
Non si salva neppure il settore della moda: il gruppo Versace ha presentato un piano di riorganizzazione che prevede 350 licenziamneti a livello mondiale, un quarto della forza lavoro, il taglio degli investimenti e la revisione dei punti vendita.
Per non parlare di tante piccole realtà locali, quelle piccole aziende che non finiscono sotto i riflettori, ma che si scoprono a centinaia leggendo le cronache locali dei quotidiani cittadini minori.
Tante emergenze dimenticate che vanno a costituire un tragico mosaico di una crisi industriale e d occupazionale che segnerà ancora l’anno in corso.
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