“ORA BISOGNA FAR SALTARE IL TAVOLO”
E IL CAVALIERE INCASSA DA ONIDA UN REGALO INSPERATO
«Sarebbe bene che quelle inutili commissioni finiscano qui». La stizza iniziale provata da Berlusconi quando gli leggono le parole rubate al presidente della Consulta Onida, si trasforma in pochi minuti in soddisfazione.
L’incidente diventa per il Cavaliere la miccia da far detonare nelle prossime ore e riappropriarsi del pallino di un gioco che di giorno in giorno per lui si fa sempre più rischioso, su governo e Quirinale.
«Questa storia dei saggi è bene che si chiuda, anche per il bene del presidente Napolitano: gli hanno fatto fare una figuraccia, ora si tratta di salvaguardare l’onore e l’autorevolezza del capo dello Stato», è lo sfogo raccolto da chi ha parlato con il leader Pdl, blindato nel bunker di Arcore in vista della battaglia dei prossimi giorni. Sul Colle l’imbarazzo e la irritazione per quanto avvenuto è palpabile.
Ma nessuno lassù intende darla vinta ai disfattisti della prima ora, a chi aveva sparato a zero sull’operazione fin dall’inizio.
Ecco perchè Onida, nonostante le forti tentazioni, resterà al suo posto.
La prima persona che Berlusconi contatta, dopo aver letto le agenzie di stampa che ricostruiscono la vicenda, è Gaetano Quagliariello, il senatore che in rappresentanza del Pdl siede nella commissione sulle riforme.
Organismo che proprio in quelle ore – siamo a metà pomeriggio – è in piena attività nella sede di Palazzo Sant’Andrea, a due passi dal Quirinale.
Quagliariello rientra in commissione dopo la telefonata con il Cavaliere e apre il caso. Comunica ai colleghi che i lavori non possono più continuare senza un chiarimento. Gli occhi di tutti virano sul presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida, lì presente.
Sua, poche ore prima, la sortita in radio che spalanca un Grand Canyon, commissione «inutile», Berlusconi meglio se «in pensione».
Luciano Violante e Mario Mauro si dicono d’accordo col collega, la tensione sale.
I lavori restano congelati per ore, poi tutto è rinviato ad oggi.
Anche perchè nel frattempo il presidente della Consulta prende la parola, si scusa, racconta dell’incidente, della sua «ingenuità ».
Ma le scuse a porte chiuse non bastano, gli fa presente Quagliariello.
Occorre un gesto pubblico. Onida va oltre il mea culpa, ormai ha deciso.
Chiama il capo dello Stato Napolitano e notifica la sua intenzione di lasciare, di dimettersi.
Per la commissione dei saggi equivarrebbe alla discesa del sipario, con la perdita del pezzo pregiato.
«È il momento della responsabilità » taglia corto invece il presidente della Repubblica impedendo la defezione.
Ma non finisce qui.
Quagliariello chiede e ottiene proprio dal capo dello Stato un incontro chiarificatore per questa mattina.
Per porre anche sul suo tavolo il caso «politico», chiedere – come d’intesa con Berlusconi – se possibile ancora andare avanti così, col rischio delegittimazione.
Il Cavaliere non vuole indossare i panni di colui che stacca la spina, ma nei fatti è l’obiettivo che si prefigge: senza perdere altro tempo, preferisce trattare direttamente con Bersani, senza saggi.
È sera, dirigenti e parlamentari Pdl sparano a pallettoni contro le commissioni, fino a decretarne, coi falchi Brunetta e Santanchè, «la fine ridicola».
E ai berlusconiani che contattano Quagliariello per chiedere perchè non si dimetta, lui risponde a tutti: «Sono più amareggiato di voi e se Berlusconi dice di dimettermi, lo faccio in un nanosecondo, sono in contatto con lui, se mi avesse chiesto di farlo lo avrei già fatto».
Ma l’operazione che ha in mente il leader Pdl è delicata, più sottile.
Spera sia Napolitano a prendere atto e a trarre le conseguenze sciogliendo i saggi.
Il Colle tuttavia non lo farà e la respinta delle dimissioni di Onida ne sono la conferma.
Berlusconi intanto non metterà piede a Roma per questa settimana e, contrariamente alle voci rincorse su un possibile incontro ravvicinato con il segretario Pd Bersani, per il momento non risulta nulla in agenda.
Tutto rinviato alla prossima settimana.
Sebbene le trattative sotto traccia proseguono, gli ambasciatori da una parte e dall’altra continuano a tenere i contatti, a sondare possibili soluzioni.
Il leader Pdl dove aver letto le uscite di Matteo Renzi è convinto di avere un freccia in più al suo arco, di poter indurre a più miti consigli Bersani e i suoi, ora che «il sindaco di Firenze rilascia le stesse dichiarazioni che potrei rilasciare io».
Tutto appare immobile mentre i Verdini e i Letta continuano a trattare.
«Continuiamo a dimostrare senso di responsabilità e non entriamo nei problemi del Pd» taglia corto Paolo Bonaiuti.
Ma è proprio sulla frattura in campo democratico che puntano e parecchio.
Carmelo Lopapa
(da “la Repubblica”)
Leave a Reply