“ORA O MAI PIU'”: LA SFIDA DEI NEOCENTRISTI AL PDL CALAMITA I CATTOLICI E GLI EX PSI
COME STANNO CAMBIANDO GLI EQUILIBRI POLITICI DOPO LA ROTTURA DI “SCELTA CIVICA”… L’INTERESSE DI SANT’EGIDIO E DEI CIELLINI
Pasta e fagioli, tagliata e una voglia matta di rifare la Dc.
Fosse per i commensali della festa Udc di Padova, il progetto sarebbe già compiuto. Lì, in Veneto, Mario Mauro e Lorenzo Cesa, Gaetano Quagliariello, Gianpiero D’Alia e Antonio De Poli non hanno fatto altro che ripassare la tabella di marcia della rinascita democristiana.
Quel sogno condensato da Pier Ferdinando Casini in una frase, al telefono con Letta: «Enrico, noi siamo partiti. Ora o mai più».
La galassia centrista è in fermento.
Ogni mossa è calibrata dalla cabina di regia – sempre meno occulta, sempre più svelata – capitanata dal ministro della Difesa e dal leader dell’Udc.
L’idea, sulla quale hanno ragionato due giorni fa a Palazzo Giustiniani assieme a Quagliariello, è scomporre gli schieramenti. Un processo asimmetrico, però, in cui l’esplosione di Scelta civica è solo il primo passo.
Chi tesse la tela neodemocristiana punta in alto.
Mauro, ormai, lo ripete ai suoi mentre evoca il Ppe: «Nel Pdl le colombe ministeriali si conteranno con un documento. E quando Berlusconi romperà con il governo, il partito si spaccherà ».
Quagliariello, poi, non si nasconde: «All’Italia serve un bipolarismo diverso. Se è così, ciò che è importante sono i centri nei due poli».
Di certo c’è che a Palazzo Madama i berlusconiani fibrillano. L’ala cattolica va a braccetto con molti ex socialisti. E, insieme, sono pronti allo strappo.
Casini, però, volge lo sguardo anche a sinistra. È convinto che il fattore Renzi sconvolgerà gli equilibri democratici.
Per questo, ha ripetuto a Letta: «Noi ci siamo». Uno come Beppe Fioroni, che nella Dc ha militato a lungo, sembra dello stesso avviso: «Il sindaco vincerà il congresso e farà il leader di un partito socialdemocratico… «. Come a dire, a quel punto i cattolici dem senza più casa potrebbero essere traghettati da Letta e Franceschini in un Ppe italiano deberlusconizzato.
Berlusconi, appunto. L’ostacolo più grande, nel percorso che porta alla nuova Dc, trascorre le sue giornate tra Palazzo Grazioli ed Arcore. E non ha alcuna intenzione di essere pensionato. Gioca la sua partita, nonostante tutto.
E dopo l’incontro con Mauro e Alfano ha tirato le somme: «Con un pranzo ho ammazzato Monti e ho conquistato dodici voti contro la mia decadenza». Non si fida, ma per ora concede ascolto a chi gli promette “salvezza” in cambio di un passo indietro.
Chi davvero esulta di fronte al nuovo corso democristiano è la pattuglia cattolica che dimora in Parlamento.
Uomini di Comunione e liberazione, innanzitutto, come Maurizio Lupi e Raffaele Vignali. E poi i teocon Maurizio Sacconi ed Eugenia Roccella. Frammenti di una galassia che un tempo faceva riferimento a Camillo Ruini e Tarcisio Bertone e che oggi guarda con crescente fiducia all’operazione.
Discorso a parte per Andrea Riccardi. Ha speso parole di stima verso Monti. Ma due pezzi da novanta come Mario Giro e Mario Marazziti coltivano il dialogo con Mauro e Casini.
Scelta civica, intanto, si è trasformata nel laboratorio della scomposizione. E il vero braccio di ferro si consumerà sulla guida del gruppo di Palazzo Madama.
Perchè i cattolici, in maggioranza, intendono conquistare la poltrona di capogruppo, spingendo i montiani alla scissione.
Per respingere l’assalto, gli uomini del Professore progettano invece una pubblica scomunica della fazione filo Ppe, in modo da costringerli all’addio.
Lo chiarisce Benedetto Della Vedova: «Casini vuole seguire un canovaccio neodemocristiano, è meglio arrivare a due gruppi in Parlamento». Per rafforzare il concetto, Monti chiederà le dimissioni di Mauro dal governo.
Finirà comunque con una scissione. Ma, almeno a Montecitorio, i rapporti di forza sorridono all’ex premier.
Andrea Romano e l’ala montezemoliana, infatti, guardano altrove. In direzione Renzi.
E non è solo Italia Futura a osservare con scetticismo le mosse dei fan del Ppe.
Anche Corrado Passera non seguirà i cattolici di Sc. Come Marco Follini, d’altra parte: «Una nuova Dc? Semmai, una caricatura ».-
Al centro, comunque, sono convinti di avere nel fattore tempo un alleato.
Così giura Paolo Naccarato: «Ho detto a Letta: “Qualsiasi cosa accada, al Senato avrai sempre 172 voti blindati. C’è tutto il tempo per consumare questa scomposizione».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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