ORLANDO SI ARRENDE AL RENZUSCONI “NIENTE FALSO IN BILANCIOâ€
IMPOSSIBILE ANCHE L’AUTORICICLAGGIO, NESSUNA SPERANZA DI COLPIRE I REATI FINANZIARI
Antonio Di Pietro è rimasto in un angolo, quasi invisibile. In netta minoranza. Poi è andato via. Sul palco, il guardasigilli Andrea Orlando, leader dei giovani turchi filorenziani del Pd.
Sansepolcro, in provincia di Arezzo. L’Italia dei Valori ricomincia laddove tutto iniziò sedici anni fa. Ma con qualche sorpresa.
Per esempio, la pubblica ammissione del ministro della Giustizia sull’impossibilità di fare una seria riforma della giustizia nell’attuale paesaggio politico.
Orlando evoca solo le mediazioni dentro la maggioranza, alludendo al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.
Il vero convitato di pietra è però il patto segreto del Nazareno tra il premier e il Pregiudicato.
Il falso in bilancio? Orlando dixit: “Sarà difficile reintrodurre il reato falso in bilancio, anche perchè dobbiamo relazionarci con i nostri partner nell’esecutivo”.
Altro esempio: l’auto-riciclaggio, finito sotto tutela dell’ineffabile coppia composta dalla renziana Maria Elena Boschi e dal berlusconiano Niccolò Ghedini.
Orlando, ancora, ai limiti dell’impotenza: “Non è semplice, anche in considerazione dell’attuale quadro politico in cui convivono, diciamo, sensibilità diverse”.
Insieme con Orlando, alla festa della rediviva Idv guidata da Ignazio Messina, che aspira a ritrovare una solida alleanza con il Pd di Renzi, il vicepresidente dell’Anm Valerio Savio e l’ex parlamentare di-pietrista Federico Palomba, esperto di politica giudiziaria.
La deludente risposta del guardasigilli sulle “sensibilità diverse” è arrivata da una chiara considerazione di Savio sull’auto-riciclaggio: “Vorrebbe dire poter colpire chi ricicla in imprese proprie il denaro frutto di reati. Un meccanismo che adesso è difficilissimo stroncare proprio in mancanza di una legge”.
La confessione pubblica del ministro non ha risparmiato neanche la questione della riduzione della custodia cautelare, altro storico cavallo di battaglia della destra berlusconiana.
Ha detto Orlando: “Dobbiamo capire quanto lungo è il passo che dobbiamo fare. Sulla custodia cautelare bisogna chiedersi: è meglio riempire le carceri e poi essere costretti a provvedimenti come l’amnistia e l’indulto o piuttosto è meglio utilizzare la custodia con più parsimonia?”.
Un falso problema per il vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati: “Il punto è che le carceri sono piene di persone arrestate per reati comuni, soprattutto stupefacenti. Mentre il potere repressivo è quasi nullo rispetto ai reati che commettono i colletti bianchi”.
In pratica, l’unico risultato che il ministro della Giustizia porterà a casa entro dicembre, anche a costo di fare un decreto, è la responsabilità civile contro i magistrati, con la formula indiretta, per non apparire “troppo punitivi con le toghe”. L’uscita di Orlando alla festa dell’Idv è l’ennesima conferma delle riforme a trazione renzusconiana.
Ed è stato proprio Berlusconi, nel recente ufficio di presidenza di Forza Italia, a parlare del suo rapporto con Renzi.
Non solo sull’articolo 18: “Siamo pronti a dare una mano anche sulla giustizia a patto che siano rispettati gli impegni presi”.
Impegni, ovviamente, che rientrano in quel patto segreto cui è impiccata la nuova gloriosa era renziana.
Del resto, lo stesso guardasigilli Orlando, appena diventato ministro, annunciò proprio dalle colonne del nostro quotidiano: “Presto il falso in bilancio e l’auto-riciclaggio”. Otto mesi dopo non solo non è arrivato nulla, ma la mediazione è al ribasso per la doppia interdizione del Nuovo Centrodestra e di Forza Italia.
Senza dimenticare il ministro confindustriale Federica Guidi, apertamente contraria alle misure che spaventano Berlusconi. Il renzismo è di destra anche sulla giustizia.
E ieri Orlando lo ha ammesso.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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