PD, L’EX BRACCIANTE AGRICOLA CONQUISTA L’ASSEMBLEA: “NOI, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI”
LA BELLANOVA HA INIZIATO COME SINDACALISTA DELLE LAVORATRICI AGRICOLE, POI IL SOSTEGNO A CUPERLO E INFINE L’INGRESSO AL GOVERNO
“Mettiamoci in marcia”. L’ovazione più grande l’assemblea Pd l’ha riservata a lei.
A quell’esortazione che ricorda Il quarto stato di Pelizza da Volpedo. E che potrebbe suonare stonata nel partito di Matteo Renzi se non venisse da una con la sua storia. Perchè Teresa Bellanova, 58 anni, viceministro allo Sviluppo economico, quando ne aveva quattordici, finite le scuole medie, già lavorava nei campi.
Una dei tanti braccianti della campagna pugliese, poi la loro sindacalista: “Nel discorso ho messo la mia storia — racconta ad assemblea appena conclusa — quella di una famiglia povera che non poteva mandarmi a scuola, delle colleghe braccianti che facevano decine di chilometri per una giornata di lavoro, rischiando la vita”.
Gli ultimi, insomma. Quelli che il Pd, secondo la minoranza, ha dimenticato.
E che Bellanova sostiene invece di aver sempre difeso da quando a febbraio 2014, bersaniana e sostenitrice di Cuperlo, Renzi l’ha chiamata: “Mi ha indicata la minoranza, ma quel giorno ho detto ai compagni che non si poteva stare un po’ al governo e un po’ all’opposizione”.
Ha fiutato il vento, dicono alcuni: “Alla mia età non devo fare carriera”, risponde. “Con Renzi ho parlato per la prima volta il giorno del giuramento e dal quel momento mi ha sempre fatto sentire con discrezione che non ero sola”.
Sottosegretario, poi viceministro allo Sviluppo economico con delega alle crisi industriali, tavoli caldi come quelli sull’Ilva o i call center di Almaviva, migliaia di lavoratori in gioco: “La nostra priorità sono sempre state le persone, non è un approccio di sinistra?”.
Domenica pomeriggio Bellanova, sposata con un traduttore di origine marocchina incontrato durante una missione con la Cgil in Africa, un figlio studente di 25 anni, i risultati del governo li ha difesi tutti.
Dai 600 mila occupati in più alla norma contro il caporalato. Perchè forse, nonostante le slide, “il grande comunicatore non è riuscito a comunicare così bene”.
E l’abolizione dell’articolo 18, di sinistra anche quella? “Abbiamo risolto pasticci creati dai governi precedenti”, replica. “E per la mia cultura quando crei occupazione stabile sei parte della soluzione”.
Soluzione che però non sembra arrivata agli operai, che votano in massa 5Stelle. O al suo Sud, che ha asfaltato la riforma costituzionale di Renzi: “La disaffezione della base era già in corso con i Ds, non si può dare tutta la responsabilità a chi è arrivato dopo. Ma è vero: non abbiamo ancora la soluzione, anche per questo serve un congresso”.
Dal palco ha definito “slogan” quelli della minoranza, la bandiera rossa, il reddito minimo: “Non accetto lezioni, ci vuole rispetto reciproco”.
Fatto sta che quasi tutti i compagni di una volta, quelli che ora sembrano avvaiti alla scissione, sono dall’altra parte della barricata. Non riocnosce in loro la sua stessa passione? Neppure un argomento valido? “Le buone ragioni si fanno valere all’interno delle regole, nel congresso, non con le spaccature”.
Lo ha ribadito anche Veltroni, il padre del Pd. Ma l’ovazione (“inaspettata” dell’assemblea, e l’abbraccio di Renzi, domenica se li è presi lei.
(da “La Repubblica”)
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