PER I CORROTTI NON SERVE UNA LEGGE, BASTA CACCIARLI DAI PARTITI, INVECE CHE PRESENTARLI E SALVARLI CON L’IMMUNITA’
IL CASO DI GIROLAMO (PDL), ACCUSATO DI ESSERE AL SERVIZIO DELLA ‘NDRANGHETA E COINVOLTO NELLO SCANDALO FASTWEB…NEL 2008 SI ERA INVENTATO DI RISIEDERE IN BELGIO, MENTRE VIVEVA IN ITALIA, PER ESSERE ELETTO NELLA CIRCOSCRIZIONE ESTERA…LA RICHIESTA DI ARRESTO FU RESPINTA DALLA GIUNTA DELLE IMMUNITA’ DEL SENATO
Nel giro degli affari sporchi e dei voti truccati, del riciclaggio e delle frodi ai danni dello Stato che stanno travolgendo Fastweb e Telecom, facendo dichiarare ai magistrati che “siamo di fronte a un danno colossale per lo Stato”, un ruolo non secondario riveste Nicola Di Gerolamo, esponente del Pdl, che nel 2008 ha conquistato un seggio al Senato nella circoscrizione estera.
Lo ha fatto grazie alla manomissione delle schede bianche da parte degli emissari della ‘ndrangheta a Stoccarda, trasformate in altrettanti voti per lui (25.000 preferenze).
Il 7 giugno 2008 il Gip di Roma ne chiede l’arresto, in quanto non risulta affatto residente all’estero all’atto della candidatura: si era inventato una residenza in Belgio, mentre invece viveva in Italia.
Ma a settembre 2008 la Giunta per le immunità del Senato non concesse l’autorizzazione all’arresto e il Di Girolamo continuò a farsi vedere poco al Senato, in quanto impegnato in altra attività .
La sua elezione infatti doveva servire alla ‘ndrangheta per spostarsi senza problemi nell’ambito delle attività illegali transnazionali.
La cosca “Arena” lo aveva fatto eleggere e lui doveva rendere i servizi pattuiti. Il capoclan Mokbel, come risulta dalle intercettazioni finite sui verbali, lo apostrofava così: “Ricordati che devi pagare tutte le cambiali che sono state aperte, puoi pure diventare presidente della Repubblica, ma sarai sempre il portiere mio. A Fiumicino faccio passare quello che mi pare senza problemi, droga, brillanti.Se ti è venuta la “senatorite” è un problema tuo, ma stai attento…”
Un senatore che lavorava a tempo pieno per le cosche calabresi, faceva società coi boss, girava il mondo per investire isoldi delle cosche, riciclando danaro sporco sui conti di banche estere di mezzo mondo.
Trattato come un “servo” per telefono, spesso con frasi offensive, da parte del boss che lo aveva fatto eleggere.
Ora nel Pdl tutti fanno finta di conoscerlo, “era uno che si vedeva di rado”. Già si preparano a scaricarlo e Gasparri precisa che “nessuno è intoccabile”. Ma come vengano scelti i candidati, non se lo chiede nessuno.
Come sia possibile non avere qualche sospetto su un personaggio chiacchierato, come si possa salvare uno che dichiara il falso, come si possa accettare di veder seduto in Parlamento uno che non ne avrebbe diritto, eletto (mentendo) coi voti della criminalità .
Di fronte a questa indecenza (e ad altre) il centrodestra prima annuncia misure anticorruzione e poi se le rimangia.
Di fronte alle parole di Montezemolo :”la corruzione dilaga dove lo Stato non funziona: occorre una riforma della Pubblica amministrazione”, il governo oppone la solita arroganza di Brunetta: “forse Montezemolo non lo sa, ma la riforma l’ho già fatta”.
Abbiamo visto come è stata fatta…
Non dirlo a noi, Brunetta, abbiamo visto come intervieni in caso di segnalazioni: facendo da tappeto ai potenti e chiudendo entrambi gli occhi. Concordiamo con l’analisi di FareFuturo, la fondazione vicino a Fini, quando scrive: “Più che una leggina contro i corrotti, dovrebbero essere i partiti ad avere la forza di fare pulizia al proprio interno. A furia di minimizzare, si va incontro a conseguenze devastanti. In assenza di partiti strutturati decidono cacicchi locali e gruppi di potere”.
Perchè la verita è una: non esiste partito dove non si sappia chi sono i propri esponenti poltiici locali “chiacchierati”, cosa fanno e come si muovono.
Se esistesse la volontà politica non verrebbero candidati.
Ma dato che magari portano voti e affari, consensi e contributi, si chiudono entrambi gli occhi.
Salvo poi mettere in atto la sceneggiata del “chi l’avrebbe mai detto”.
Si abbia il coraggio di dire che la politica è spesso ormai in mano a “comitati di affari”, dove il singolo parlamentare conta poco o nulla e spesso è pure al servizio di interesi e lobbie.
Questa politica “che non fa pulizia” poi se la prende con la magistratura le rare volte che interviene, siamo a questo assurdo.
Essendo noi nostalgici delle formazioni politiche in cui prevalevano “ideali e stili di vita”, auspichiamo l’estirpazione della “malapolitica” con l’uso del lanciafiamme e successiva bonifica del terreno.
Magari affidata non alla Protezione civile, meglio qualche cittadino comune, saremmo più tranquilli.
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