PERCHE’ DI MAIO NON CI RACCONTA DOV’ERA IN QUEL 55,77% DI ASSENZE “GIUSTIFICATE” PER MISSIONE?
PRESENTE IN PARLAMENTO SOLO NEL 31,75%, ASSENTE NEL 12,48%, IN MISSIONE IN 10.884 VOTAZIONI… PERCHE’ NON DICE CHE LA MISSIONE E’ UN SISTEMA PER EVITARE LA DECURTAZIONE DI 206,58 EURO AL GIORNO?…PERCHE’ NON RIVELA CHE SI BASA SOLO SU UNA AUTOCERTIFICAZIONE?
Premettiamo che nella diatriba scoppiata tra Renzi e Di Maio sulle presenze in aula di quest’ultimo non parteggiamo per nessuno.
Semplicemente rappresentiamo quella fetta di opinione pubblica che pretende di non essere presa per il culo.
Veniamo ai fatti: i dati ufficiali di Open Polis certificano che aveva ragione Renzi quando dalla Annunziata ha affermato che su 19.515 votazioni elettroniche alla Camera il vicepresidente della stessa, Luigi Di Maio, è risultato presente solo il 31,75% dei casi, assente il 12,48%, “in missione” il 55,77%.
Di Maio ha ribattuto che è stato assente solo il 12,48%, non il 68,25%, in quanto “quando non voto, mi trovo o a presiedere o a svolgere un’altra serie di funzioni che mi vedono in missione”.
Nelle due Camere ci si può infatti far indicare in ‘missione’ come prevedono i loro Regolamenti.
Stando ad esempio a quello della Camera, articolo 46 comma 2, i deputati che non vi si trovino per espletare un incarico avuto dalla Camera stessa, così come quanti siano membri del Governo, vengano considerati presenti.
Insomma sono giustificati, contribuiscono a determinare il numero legale ed oltretutto non perdono la corposa diaria giornaliera di 206,58 euro.
Questa facoltà di ‘mettersi in missione’ spetta prioritariamente ai componenti dell’Ufficio di Presidenza, ai Presidenti delle Commissioni parlamentari, ai Capigruppo, oltre che ai membri del Governo.
Che possono farsi risultare in missione in pratica a propria discrezione, ma Di Maio questo non lo dice.
Basta infatti una comunicazione al Servizio assemblea con scritto qualcosa tipo «Egregio Presidente per impegni connessi al mio ufficio le sarei grato di considerarmi in missione per le sedute antimeridiane (pomeridiane ed eventuali notturne) dal (giorno iniziale) al (giorno finale)».
La richiesta viene inviata abitualmente il lunedì mattina per tutte le date previste, eventualmente ulteriormente integrata all’occorrenza.
Mettersi in missione è dunque anche il modo migliore per garantirsi la diaria senza l’obbligo di essere presenti. Per fare questo basta l’autocertificazione, nessun controllo se si sia davvero inviati dalla Camera a ‘rappresentarla’ (o dal Senato, le cui dinamiche sono assolutamente analoghe).
O se invece ci si trovi in ufficio oppure anche impegnati in attività , politiche o meno, che con le istituzioni non hanno nulla a che fare.
In passato ci furono casi eclatanti come la Vezzali che figurava in missione mentre gareggiava in Ungheria, ma il fenomeno è esteso a tutti.
Non a caso le polemiche sui 100.000 euro spesi da Di Maio in rimborsi certifica l’abitudine dell’esponente grillino a un presenzialismo esterno non per “rappresentare le istituzioni” ma piuttosto il partito e se stesso.
Cosa pienamente legittima, ma non a nostre spese.
Libero di essere assente, ma allora rinunci alla diaria giornaliera di 206,58 eurini.
Troppo comodo definirsi “in missione” per non perdere i quattrini, soprattutto se su 5.000 euro della voce stipendio (a parte gli altri 11.000 sotto altre voci) in base alle reali presenze gliene spetterebbero un terzo.
Faccia pure il candidato premier, ma abbia il buon gusto di farlo a spese sue o del suo partito, non con i soldi dei contribuenti.
Prima di fare le pulci agli altri, impari a farle a casa sua, potrebbe essere un buon inizio di trasparenza vera, non quella taroccata.
Leave a Reply