PRIMA LO STAFF, POI LA SANITA’: I CONSULENTI DI SCHILLACI SONO ARRIVATI A ESSERE 130
INVECE DI POTENZIARE LE STRUTTURE SANITARIE SUL TERRITORIO SI PENSA AD AUMENTARE ANCORA LO STAFF
Una certezza, prima della manovra, è arrivata per la sanità italiana. Non sono le assunzioni di medici o infermieri, né il potenziamento delle strutture sanitarie sui territori più difficili. Modificando il regolamento interno del dicastero, al ministero
della Salute di Orazio Schillaci, stanno per essere messi a disposizione ulteriori fondi per gli staff. E ora potrà insediarsi anche un viceministro.
Il contingente degli uffici di diretta collaborazione potrà crescere di 10 unità: da 120 si arriverà a 130 collaboratori.
Un’ulteriore pattuglia di consulenti, che si somma alla pletora già prevista, con una spesa coperta dallo stanziamento di 830mila euro all’anno, previsto da un emendamento di Fratelli d’Italia al decreto sulla Pubblica amministrazione approvato nella scorsa primavera.
Prima lo staff
Il percorso è all’ultimo miglio. Certo, la nomina di Marcello Gemmato, l’attuale sottosegretario alla Salute (dato come grande favorito nel ruolo di vice Schillaci), è finita nel congelatore. E il diretto interessato ha smentito di essere candidato al ruolo. Ma la riorganizzazione interna procede spedita.
Un paradosso visto che i fondi per la sanità nella legge di Bilancio sono ancora in fase di definizione. I 2,4 miliardi di euro aggiuntivi dovrebbero essere inseriti nel provvedimento che sarà portato – salvo ulteriori slittamenti – nel Consiglio dei ministri di venerdì 17 ottobre. Ma c’è il dubbio su un’eventuale taglio degli investimenti per il biennio 2027-2028. Al ministero, comunque, a breve ci sarà un motivo per festeggiare. La modifica del regolamento è stata portato in commissione Bilancio della Camera per ottenere il definitivo via libera.
Il parere, nella seduta di ieri, è stato rimandato. Si tratta, tuttavia
di una questione tecnica e di intrecci di calendari: se ne parlerà la prossima settimana. Perché l’operazione è stata condotta già in maniera abbastanza spericolata. Il Consiglio di stato ha manifestato più di qualche perplessità sul modus operandi, lasciando agli atti di Montecitorio un parere molto severo su alcuni punti della riorganizzazione interna al ministero della Salute.
L’iter, secondo i giudici di palazzo Spada, sarebbe stato caratterizzato da un approccio un po’ troppo disinvolto da parte del ministero della Pubblica amministrazione, guidato da Paolo Zangrillo, e dal ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti, dicasteri chiamati a “concertare” la modifica del regolamento che consentirà un potenziamento degli staff per Schillaci.
Nella relazione del Consiglio di stato viene sollevata «la dubbia adeguatezza del prescritto apporto delle citate amministrazioni concertanti reso in forma inargomentata e priva, anche sotto il profilo formale, di traccia evidenziale di una valutazione specifica e contestualizzata».
Al di là del linguaggio giuridico, il via libera è maturato senza una vera valutazione da parte dei ministeri di Zangrillo e Giorgetti.
Disinteresse Mef
In particolare l’apporto del ministero dell’Economia non ha convinto il Consiglio di stato. L’approvazione del Mef, secondo la documentazione fornita, è arrivata con una nota della ragioneria generale dello stato.
La sezione della giustizia amministrativa che ha esaminato il dossier, «non può esimersi dal rilevarne l’inadeguatezza quale apporto codecisionale» del Mef.
L’elenco di manchevolezze procedurali è lungo. Prima di tutto, rilevano i giudici, la comunicazione «non è firmata dal capo di gabinetto (né dal capo ufficio legislativo) su delega (ma nemmeno d’ordine) dell’autorità politica (il ministro Giorgetti, ndr)».
E ancora: la nota della ragioneria «risulta diretta alle strutture interne del ministero dell’Economia e delle finanze» e ha «dunque mera rilevanza interna, non assumendo la forma di atto avente rilevanza esterna».
Si tratta di qualcosa utile negli uffici di via XX Settembre, è il ragionamento portato avanti dal Consiglio di stato. A chiudere il cerchio c’è il fatto che il documento «fa riferimento al recepimento di osservazioni formulate con una nota precedente della ragioneria generale, di cui non v’è contezza agli atti trasmessi».
C’è poi il tema delle relazioni sindacali che non sono state ampiamente soddisfatte, secondo i giudici amministrativi. «Il preambolo dello schema di regolamento oggetto di esame richiama l’avvenuta “informativa” delle organizzazioni sindacali con comunicazioni del 3 luglio 2025, allegando a tal riguardo la mail di inoltro del testo a cura dell’ufficio relazioni sindacali, senza tuttavia fornire elementi di dettaglio nelle relazioni a corredo»
Manca insomma un passaggio formale per attestare l’intesa con i sindacati. Poco male, comunque, l’atto del governo è confezionato.
Per regalare un’aggiunta di collaboratori al ministero della Salute.
(da editorialedomani.it)
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