RAZZA PADANA: SALVA UN EXTRACOMUNITARIO E I CITTADINI LA EMARGINANO
SUCCEDE A TREVIGLIO NELLA BASSA BERGAMASCA…UN MAROCCHINO CHE DA 5 MESI NON RICEVEVA LO STIPENDIO DALLA DITTA DOVE LAVORAVA MINACCIA DI GETTARSI PER PROTESTA DA UNA GRU…LA PROPRIETARIA DI UN BAR GLI OFFRE 5.000 EURO PER CONVINCERLO A SCENDERE E LO SALVA…L’OPERAIO IL GIORNO DOPO VIENE LICENZIATO MA RESTITUISCE I SOLDI…E LA DONNA PERDE I CLIENTI DEL SUO BAR… MOLTI LE DICONO “ERA UN EXTRACOMUNITARIO, DOVEVI LASCIARE CHE SI BUTTASSE”… ECCO I FRUTTI DELLA POLITICA DELLA LEGA
Che a far del bene si potessero ricevere anche gli insulti, finora era capitato di rado, ora sappiamo che può accadere anche questo. Perlomeno è successo a Treviglio, nella bassa Bergamasca, terreno di coltura alimentato da anni da parte di chi soffia sul fuoco del razzismo.
Due settimane fa Lucia Santoro, proprietaria del bar Tiffany, in pieno centro, ha salvato un operaio marocchino che si voleva uccidere. La ditta per cui lavorava non lo pagava da 5 mesi e Jamal El Zatun, tre figli piccoli, si è arrampicato sulla gru, minacciando di buttarsi di sotto.
La barista è intervenuta, gli ha parlato con la mediazione della polizia, ha staccato un assegno di 5mila euro e ha convinto l’uomo a scendere.
Da quel giorno sono cominciati i suoi guai, racconta la donna con le lacrime agli occhi. Chi l’ha accusata di esibizionismo, chi la apostrofa con commenti pesanti: la sua colpa è di aver conosciuto l’operaio marocchino che andava in pausa pranzo al suo bar e, immaginando la disperazione dei suoi tre figli piccoli di fronte a un gesto estremo del padre, ha evitato una tragedia, spinta solo dal suo altruismo.
Il datore di lavoro, dopo non aver pagato lo stipendio per 5 mesi al suo dipendente, il giorno dopo la protesta lo ha pure licenziato.
Nonostante questo il marocchino ha voluto restituire i 5mila euro alla signora Santoro, dimostrando molta più dignità di tanti altri “locali” che stavano a criticare l’atto della barista, neanche i soldi fossero stati i loro poi…
Fino a prova contraria ognuno coi propri soldi fa quello che vuole, senza dover chiedere il permesso ai concittadini.
Adesso nella civilissima città di razza padana, da un lato l’operaio è stato licenziato con tre figli a carico ( e certamente non è l’unico), dall’altro la Santoro si vede boicottato il bar dove molti clienti non mettono più piede.
Sono arrivati a dirle che “doveva lasciare che Jamal si buttasse perchè è un extracomunitario” e che “prima di pensare di dare dei soldi a un marocchino, bisogna pensare agli Italiani”.
Sono le stesse persone che non aiuterebbero nessuno, neanche avesse superato l’esame del sangue “italiano doc”.
Uomini inutili e vermi insignificanti che non lasceranno traccia del loro passaggio sulla terra se non nei conti correnti di una banca, nel passaggio di proprietà di un’auto, nell’acquisto di un immobile. Esponenti di una “razza padana” che va in chiesa la domenica a ostentare una fede superficiale e per il resto della settimana vive per metterlo in culo al prossimo, omuncoli che pensano solo a se stessi, vittime della loro ignoranza e che concepiscono la solidarietà solo come quella indirizzata a loro stessi.
Che vivono senza ideali, senza etica, senza moralità sociale, pensando solo ad accumulare quattrini. Gente che se gli togli il lavoro, non ha altro scopo nella vita e modo di impiegare il tempo, se non frequentare qualche osteria di lusso e ascoltare le palle colossali di qualche razzista che fa i quattrini e si sistema in parlamento sulla loro pelle, sfruttando la loro crassa ignoranza.
Per fortuna che il buon Dio “li chiama a sè” per scaraventarli all’inferno e per i non credenti ci libera della loro inutile vita sotto due pale di laica terra.
In entrambi i casi ce li toglie dai coglioni, basta avere pazienza, prima o poi tocca anche a loro. Perchè, se è vero che sta aumentando la disoccupazione, che in val Seriana si è arrivati a 12mila cassaintegrati in poche settimane, che la crisi economica sta assalendo tante famiglie togliendo sicurezze fino a ieri acquisite, non è assolutamente accettabile il concetto secondo cui “la solidarietà si fa quando si sta bene”.
Palle: nessuno ha chiesto a costoro di contribuire con una moneta di un euro per salvare il marocchino.
Avrebbero solo dovuto apprezzare il gesto di un’altra persona, a costo zero per loro.
Invece la schifosa ipocrisia borghese e il loro egoismo razzista li ha portati a emarginare e insultare chi ha cercato di fare del bene a tre bambini piccoli, evitando che dovessero piangere il suicidio del padre.
Nessuna autorità si era prima preoccupata perchè un lavoratore non percepisse il salario da 5 mesi, tacciono gli industriali, zitti i sindacati, sfuggenti gli enti locali.
La solidarietà non è quella di contribuire economicamente, è una coscienza civile e morale, una parte della nostra spiritualità , della nostra “concezione della vita”, si può manifestare anche con una parola e una carezza, uno sguardo e un sorriso.
Se si perde questo, si perde qualcosa di noi stessi, si seppelliscono quei valori di cui tanto si parla, ma che poi è difficile difendere e renderli “vita quotidiana”, prassi abituale.
La vita non è dettata dai ritmi del denaro e delle scalate sociali, è segnata dal cuore, dai sentimenti, dalla sofferenza, dalla difesa della dignità di ogni essere umano, dalla esigenza di giustizia e di rispetto degli altri.
La nostra società non ha bisogno di chi alimenta l’odia per speculazione politica, ma di chi diffonde equità sociale, nella fermezza delle leggi, e valori morali, laici o religiosi che siano.
La vergogna di Treviglio è la vergogna di tutta Italia.
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