RENZI GIA’ PAGA PEGNO ALLE CORRENTI: CHI SONO E DA DOVE VENGONO GLI UOMINI E LE DONNE DELLA SEGRETERIA DEL PD
IL NUOVO CHE AVANZA: UN EX DI BERSANI, UN EX DI FIORONI, UNO DI FRANCESCHINI, UN DALEMIANO, LO SPIN DOCTOR DI CIVATI, UN ECOLOGISTA…E LA MADIA CHE FINO A POCHI MESI FA ACCUSAVA I RENZIANI DI TESSERE FILIERE DI POTERE”
Fotografi, operatori, giornalisti (con i quali ostenta confidenza, chiamandoli tutti per nome) ma anche tantissimi fra i parlamentari e i dirigenti che ne hanno condiviso la campagna elettorale.
Matteo Renzi scende nella sala conferenze di via del Nazareno con quaranta minuti di ritardo per snocciolare i nomi della sua segreteria.
Un organo che fino all’altro ieri era seguito per lo più dagli addetti ai lavori, “roba dell’apparato”, avrebbe detto qualcuno.
Oggi, se non è la notizia della giornata, poco ci manca.
Sette donne e cinque uomini siederanno al fianco del sindaco di Firenze.
“Altro che Blair, come nel governo di Zapatero”, fa notare qualcuno, 35 anni l’età media, rivendicata con orgoglio. La poltrona chiave, l’unica che, al di là dello spessore di chi la occupa, è di per sè decisiva, è quella affidata a Luca Lotti. S
arà il responsabile dell’organizzazione, l’uomo-ombra di Renzi, che ha già preannunciato che a Roma starà il meno possibile.
Chi ne capisce fa un paragone: “Lotti starà a Matteo come Migliavacca stava a Bersani”.
Il neo-segretario ha voluto affidare le chiavi della macchina a una persona di provata affidabilità , arrivato a Montecitorio ma con i piedi ben saldi nella Firenze del sindaco. Il suo nome era scontato, così come la casella a lui affidata.
L’altro nome citato ossessivamente nei retroscena delle scorse settimane che è stato confermato nella poltrona che gli attribuivano alla vigilia è quello di Stefano Bonaccini, già uomo forte di Bersani in Emilia Romagna, che sarà gli occhi e le orecchie di Renzi sul territorio.
Il nuovo responsabile agli Enti locali dei dem ha coordinato la campagna elettorale delle primarie, per la quale Renzi gli deve un debito di riconoscenza. “Stavo venerdì scorso con Matteo – racconta un deputato – e concordava con me che avremmo messo la firma su un’affluenza sopra il milione e mezzo e una sua vittoria intorno al 55%”. Come è andata, lo dicono i numeri.
A completare la cabina di regia, nel ruolo di portavoce ci sarà Lorenzo Guerini, ex popolare, un passato con Beppe Fioroni, che chi lo conosce descrive come “un uomo d’ordine, di basso profilo, una figura ideale in questo schema”.
Probabilmente la vera sorpresa è la nomina di Federico Taddei in una delle caselle chiave, quella del responsabile economico.
Sia per il profilo – è uno dei pochissimi non eletti della squadra – sia perchè il docente di macroeconomia alla Johns Hopkins University è stato lo spin doctor su questi temi di Pippo Civati, del quale ha sostenuto la campagna congressuale.
“Adesso Matteo dovrà avere degli ‘scalpi’ – ragionava un deputato – dei risultati concreti da esibire davanti al paese sui temi sui quali ha battuto in campagna elettorale: lavoro, Europa e riforme istituzionali”.
Il trio che ricoprirà queste caselle è eterogeneo.
Sarà Madianna Madia a occuparsi del primo, l’ex ragazza prodigio scovata da Walter Veltroni, che se innamorò a tal punto da cederle il posto di capolista alle elezioni del 2008. Una che fino a qualche mese fa utilizzava parole taglienti nei confronti dei propri compagni di strada: “Nel partito vedo tante piccole e mediocri filiere di potere”. Sarà invece la dalemiana Federica Mogherini a occuparsi di politiche europee per le truppe dem, responsabile nell’era-Bersani delle Relazioni internazionali.
Sulle Riforme, tema sul quale Renzi si giocherà una buona parte della propria credibilità , almeno nei primi mesi, la scelta è stata ‘interna’.
Toccherà infatti a Maria Elena Boschi, astro nascente del renzismo, in particolar modo dopo l’ultima Leopolda, condurre le trattative sulle riforma della legge elettorale e su quelle costituzionali.
Così come ‘interno’ è Davide Faraona, uomo forte del sindaco di Firenze in Sicilia, che ieri era arrivato ad occupare un gazebo a Enna perchè, a suo dire, “impedivano di votare per Renzi”, beccandosi una minaccia di denuncia dal suo collega di partito Vladimiro Crisafulli.
Avrà la responsabilità di Welfare e scuola. Così come tra i renziani più in vista è stato pescato il responsabile Infrastrutture: sarà Debora Serracchiani, rottamatrice della prima ora, che appena qualche mese fa è stata eletta con un pugno di voti di scarto presidente del Friuli Venezia Giulia.
Le ultime tre donne della segreteria sono ascrivibili a aree non ortodossamente renziane. Chiara Braga, architetto e deputata del Pd da due legislature, è una Ecodem, la corrente ecologista fondata, tra gli altri, da Ermete Realacci che pur si è molto avvicinata in questi mesi a Renzi, dopo che uno dei leader, l’ex senatore Roberto Della Seta, aveva fortemente criticato Bersani per il poco posto concesso in lista agli ecologisti. Inutile dire che avrà le deleghe all’Ambiente. La nomina di Pina Picierno a Legalità e Sud suona come uno schiaffo a chi, all’interno del partito, qualche settimana fa le aveva preferito Rosy Bindi alla guida dell’Antimafia. In area Franceschini, la Picierno arrivò sotto le luci dei riflettori perchè Walter Veltroni la preferì a Ciriaco De Mita come capolista in Campania. Già , proprio come la collega Madia, con la quale oggi condivide la responsibilità della segreteria. L’ultima è Alessia Morani, già bersaniana ma traghettata in tempi non sospetti tra le file dei sostenitori dell’ex rottamatore. Avvocato, avrà le deleghe della Giustizia.
Ultimo è Francesco Nicodemo, che sostituirà Antonio Funiciello (altro renziano) nella casella della Comunicazione. Da sempre tra i sostenitori del sindaco, è stato consigliere comunale non rieletto a Napoli, oltre a tenere un blog sul sito dell’Espresso il cui nome è tutto un programma: “Panico democratico”. Sono celebri i suoi scontri con i comunicatori di Bersani, Chiara Geloni e Stefano Di Traglia.
(da “Huffingtonpost“)
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