RIBELLI CONTRO GRILLO: “BASTA IMPOSIZIONI DALL’ALTO, GRUPPI A RISCHIO, ALTRI SE NE ANDRANNO”
“FINIAMO SEMPRE PER PARLARE SOLO DI SOLDI”…E ALLE RIUNIONI INTERNE IL 50% DEI PARLAMENTARI DISERTA
La scena si ripete da giorni. Sempre uguale.
I deputati e i senatori 5 stelle sono attesi in assemblea, magari di giovedì sera, come ieri.
E invece, li si vede imboccare veloci l’uscita già nel primo pomeriggio: trolley al seguito, taxi da prendere al volo. Si torna a casa. Non si tratta di “dissidenti”.
A prendere il treno ieri sera non sono stati solo Alessandro Furnari e Vincenza Labriola (che hanno formalizzato la loro intenzione di uscire dal gruppo e passare al misto con una lettera inviata alla presidenza della Camera).
A disertare le assemblee sono molti di più: non ne capiscono più il senso, le vedono scavalcate da decisioni prese dall’alto, le trovano — per dirla con Adriano Zaccagnini: «Farraginose, lente, elefantiache, burocratiche».
Il deputato racconta che alla riunione congiunta di ieri (al momento del voto erano un’ottantina su 163) si è parlato solo di dove destinare i soldi eccedenti dallo stipendio e dalla diaria: «Li daremo allo Stato, non è passata la linea di chi voleva finanziare iniziative locali».
Ma come? Dove? Su quale conto? «Non si è capito. Faremo le cose bene e con calma. L’idea del salvadanaio temporaneo non passerà perchè molti non se la sentono di affidare i loro soldi al comitato direttivo».
Eppure, il nuovo capogruppo Riccardo Nuti parla di un bonifico entro 10 giorni. Zaccagnini taglia corto: «Propaganda».
Poi spiega: «Il problema è che ormai l’assemblea non discute dei problemi, ma di questioni burocratiche disciplinari interne. Il disagio di alcune persone è evidente. Non solo non vengono alle riunioni, non si presentano neanche ai lavori d’aula, e l’assemblea non se ne prende cura. Io l’ho detto chiaro: o riprende in mano la gestione delle questioni più importanti del gruppo, o il gruppo non c’è più. I casi come Furnari e Labriola aumenteranno».
Si sarebbe dovuto parlare dell’esito del voto amministrativo, del rapporto incrinato con Stefano Rodotà , ma niente: «Finiamo sempre per parlare di soldi».
E poi: «Se ti rendi conto che alcune decisioni ti vengono sfilate sotto il naso e imposte dall’alto ti dici: ma alloraqui che ci stiamo a fare?».
Un episodio chiave lo racconta un’altra deputata: «Uno che fino a qualche giorno fa consideravamo talebano ci ha detto che non farà più parte del gruppo Internet perchè Casaleggio gli ha detto che sul portale vuole interfacciarsi solo con Artini. E si è scusato, perchè non potrà vigilare sullo strumento che aspettiamoda anni».
Al Senato non va meglio. Davanti ai microfoni di Sky, Adele Gambaro dice: «Il dissenso dev’essere ascoltato, e Grillo deve cambiare toni. Capisco che ora ci siano i ballottaggi, ma è arrivato il momento di voltare pagina».
Che il gruppo rischi di sfaldarsi hanno cominciato a capirlo anche gli ortodossi.
Non è un caso che Beppe Grillo ieri, a ora di pranzo, abbia chiamato Alessandro Furnari. Hanno parlato per 20 minuti, passando dall’Ilva ai lavori parlamentari. Troppo tardi però: la lettera alla presidenza della Camera era già partita.
Il passaggio al misto è praticamente ufficiale. «Quando senti le scarpe strette, vuol dire che devi toglierle », chiosa la deputata tarantina. Fine della storia.
Zaccagnini è felice per loro. «Non si può lavorare quando non si è sereni. Metà delle persone ormai ha dubbi. Non dico che vogliano uscire, ma non lavorano bene per una sorta di mobbing interno. Io loro due li capisco. Le contraddizioni prima o poi emergono, i nodi vengono al pettine. Quando sarà ufficiale, esprimerò la mia solidarietà ».
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica“)
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