“SAMPIETRINI IN VENDITA”: L’ULTIMA BATTAGLIA CHE DIVIDE ROMA
BUFERA SULLA PROPOSTA DI SOSTITUIRLI CON L’ASFALTO A PIAZZA VENEZIA E USARLI PER FARE CASSA
Prima ha sparato alto. «Venderemo i sampietrini di piazza Venezia per fare cassa» ha dichiarato il nuovo assessore ai Lavori Pubblici della giunta Marino, Maurizio Pucci «c’è un grande mercato nazionale e internazionale, e così ci rifaremo per le spese del nuovo asfalto fonoassorbente che stenderemo dal Vittoriano al Corso».
Poi ha corretto il tiro, ma di poco: «Non si tratta di vendere i sampietrini, si tratta di fare uno scambio con il rifacimento delle strade. Che verrà ripagato in parte con i sampietrini, e in parte con ulteriori interventi fuori dalle Mura Aureliane. Noi non vogliamo soldi, noi vogliamo opere, opere che noi scegliamo. Faremo una specie di gara d’appalto a rialzo».
E quanto si può ricavare da un sampietrino? E Pucci: «Un metro quadrato con la posa in opera costa oltre 200 euro, fare un metro quadrato di strada con l’asfalto fonoassorbente viene meno della metà ».
Ma intanto la rituale “guerra del sampietrino” è già scoppiata.
A dare fuoco alle polveri è subito Sgarbi, che tuona: «È una follia, un’offesa alla città . I sampietrini rappresentano la pavimentazione caratteristica di Roma. Inoltre non mi pare che siano pietre preziose e che quindi consentano di fare profitti o di venderle. Temo che l’assessore abbia avuto un colpo di sole in pieno inverno, speriamo che Marino ne metta un altro».
Lapidario l’archistar Massimiliano Fuksas: «Mi sento male solo all’idea che i sampietrini spariscano, che vengano venduti. Ho convissuto con loro per una vita. Non so da dove venga il dottor Pucci, ma la sua idea provoca un malessere spaventoso.
E Gasparri su Twitter arriva all’aggressione fisica: «Non amo i sampietrini, ma l’idea di venderli è così deficiente che meriteresti che te li tirassero in fronte», dice al sindaco di Roma.
Ribatte Ignazio Marino: «Ma noi li toglieremo in parte dal Centro per metterli nelle aree pedonali in periferia». Però non calma gli animi.
E il capogruppo di “Noi con Salvini” nel primo municipio, minaccia: «Sono pronto a sdraiarmi in strada per impedire la rimozione. La impedirò fisicamente».
Parla anche Nicodemo Linguido, il titolare della Cava Basalto Laghetto, l’ultima a fornire sampietrini.
«Tutte le cave di basalto hanno chiuso, ormai li importiamo dal Vietnam e dalla Cina in caso di ordinazioni. Ci sono i “cubetti”, 12 centimetri per 12 e i tradizionali “spilloni” alti anche 18 centimetri. L’importante è come si mettono sulle strade».
Contro Pucci l’associazione del selciaroli romani. «Invece di rimuovere i sampietrini» afferma Ilaria Giacobbi, nipote di uno degli storici esponenti della categoria «bisognerebbe valorizzare il lavoro del posatore, che è un nostro patrimonio».
Ma c’è anche chi si rivolge in procura. Come il consigliere regionale Sartori, che paragona i sampietrini ai «monoliti di Stonehenge e minaccia un esposto: «Dove sono finiti quelli di piazza Vittorio?». Chissà .
Intanto i privati si cominciano a muovere: una catena di librerie li vende, numerati, a 40 euro l’uno.
Come ricordi di Roma.
Paolo Boccacci
(da “La Repubblica“)
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