SAVERIO ROMANO E L’AMICO NELLA MAFIA USA
SECONDO I PM, NICCOLO’ NOTARO POTREBBE ESSERE L’ANELLO DI COLLEGAMENTO TRA COSA NOSTRA E IL MINISTRO…GIA’ CONDANNATO PER RICICLAGGIO DEI CLAN PALERMITANI, DI LUI SI E’ OCCUPATO ANCHE L’FBI
Nell’inchiesta della procura antimafia di Palermo che ha portato nella bufera Saverio Romano, neo-ministro dell’Agricoltura del governo di Silvio Berlusconi, c’è un capitolo che riguarda i suoi rapporti con un rampante “picciotto” della cosca di Villabate con la passione per la politica e gli affari negli Usa.
Quel “picciotto” col pallino dei business negli Stati Uniti – portati avanti per conto di Cosa nostra – si chiama Nicolò Notaro, ha 43 anni, è nato a Palermo, ha una laurea in Giurisprudenza alla facoltà di Camerino e un master alla School of Law della Fordham University di New York City.
Notaro è stato condannato in primo grado dalla quinta sezione del Tribunale di Palermo a sei anni per concorso esterno in associazione mafiosa il 5 febbraio del 2010.
Per Notaro i pubblici ministero Nino Di Matteo e Lia Sava avevano chiesto una condanna a 14 anni per avere “investito in attività formalmente lecite ingenti somme di denaro provenienti dalle attività delittuose”: 300 mila dollari della famiglia mafiosa del suo paese, un grosso centro alle porte di Palermo.
Ex responsabile del Cdu di Villabate, di cui Romano è stato esponente di spicco prima di transitare nell’Udc e ora nei Popolari di Italia domani, Notaro è finito in carcere nel febbraio del 2007 nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo e dei carabinieri sul clan di Villabate.
Notaro – scrissero i quotidiani il giorno dopo l’arresto – secondo la Procura antimafia avrebbe ricoperto il ruolo di “trait d’union” con esponenti politici di spicco della zona “ed in particolare con l’onorevole Saverio Romano”, già sottosegretario al Lavoro.
Nel dossier su Notaro c’è un capitolo che riguarda i rapporti con la politica, che il giovane di Villabate coltivò con successo fino a diventare segretario cittadino del Cdu nel comune che ha 20 mila abitanti, e quindi punto di riferimento di Romano.
Notaro, nel 2001, riuscì a far candidare per le elezioni regionali, in una lista satellite dell’Udc di Totò Cuffaro e Romano, un uomo di sua fiducia: Giuseppe Acanto, esponente del Biancofiore, risultato primo dei non eletti e approdato all’Assemblea Regionale Siciliana dopo l’arresto del carabiniere-deputato Antonio Borzacchelli, finito nell’inchiesta sulle “talpe” a palazzo di giustizia di Palermo.
Un impegno politico, quello di Notaro, che gli avrebbe pure fruttato un ruolo di consulente del Comune di Ficarazzi e che non andò a discapito degli affari e delle frequentazioni sospette oltreoceano.
Non passò inosservato un incontro, documentato dall’Fbi, avvenuto a New York nel novembre 2003 tra Notaro, Nicola Mandalà (l’uomo che aiutò il boss Bernardo Provenzano nella trasferta a Marsiglia per l’operazione alla prostata), Ezio Fontana e Giovanni Nicchi (due fedelissimi del “ras delle estorsioni” Salvatore Lo Piccolo) e i due italo-newyorkesi Frank Calì e Pietro Inzerillo.
Il primo, Calì, era un imprenditore fino ad allora incensurato che si occupava a New York della distribuzione di prodotti alimentari italiani e che è stato arrestato per mafia nel 2008. Il secondo, Inzerillo, è un discendente della storica famiglia di mafiosi costretti a fuggire da Palermo negli Usa negli anni Ottanta dopo aver tentato inutilmente di fare la guerra ai “corleonesi” di Totò Riina).
Nell’inchiesta del 2008 denominata “Old Bridge” (che tra New York e Palermo ha portato in carcere 90 presunti affiliati alle cosche statunitensi e italiane) venivano svelati i rapporti tra Notaro e Calì, soci della Haskell International Trading Inc., sede al 900 South Avenue di Staten Island, New York. La Haskell almeno fino al 2003 si occupava delle distribuzione di prodotti alimentari importati dall’Italia.
Di Calì aveva parlato una fonte dell’Fbi, Frank Fappiano: aveva rivelato che nel 1999 Calì era conosciuto come un “wiseguy”, uomo d’onore” legato ai fratelli John e Joe Gambino, ed era stato promosso al posto di Jackie D’Amico come “capo” della decina della 18th strada di Brooklyn, a New York. Notaro, seguito e fotografato durante lo shopping, i pranzi e i colloqui rimasti riservati tra i grattacieli di Manhattan con i “newyorkesi” made in Palermo, finì nei guai. Trascinando dietro di sè anche il nome di Saverio Romano.
Umberto Lucentini
(da “L’Espresso“)
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