SCISSIONE, SI RAGIONA GIA’ SUL NOME DEL NUOVO PARTITO
INUTILE INCONTRO BERSANI-GUERINI
Meno uno all’assemblea di sabato a Testaccio, dove si presenteranno assieme Emiliano-Speranza-Rossi e allo studio c’è già il nome della Cosa che nascerà dalla rottura del Pd.
La fotografia della giornata è questa: al termine dell’incontro mattutino con Pier Luigi Bersani, il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini riferisce ai suoi: “I fili si stanno spezzando tutti”.
Tutti i colloqui di oggi, tra pontieri più o meno attendibili, hanno prodotto l’ennesimo sterile balletto di date sul congresso.
L’ultima offerta è stata: congresso a maggio, anche inoltrato compresa la conferenza programmatica invocata da Andrea Orlando (e non solo). La risposta dei bersaniani è stata questa: acqua fresca.
Proprio il guardasigilli, che oggi avrebbe dovuto incontrare Renzi, subito dopo pranzo è partito per un’iniziativa politica a Pescasseroli, segno che al momento la trattativa è interrotta.
È in questo quadro che Pier Luigi Bersani scrive all’HuffPost una lunga e articolata lettera appello, in cui mette in fila le richieste politiche di questi giorni: una fine ordinata della legislatura, con voto nel 2018; la definizione di alcuni impegni del governo per “correggere le cose che non hanno funzionato”; congresso nei termini statutari, ovvero a ottobre.
Dunque, dopo le amministrative. Non prima, come vuole l’ex premier che finora ha trattato la data, ma tenendo invalicabile questo spartiacque.
In Transatlantico Arturo Scotto (Sinistra Italiana) legge la lettera sull’I-Phone e la mostra a un collega: “Guarda, Pier Luigi sta preparando la rottura”.
Al momento l’idea su cui sono già in corso parecchie riunioni prevede che sabato, all’iniziativa di Testaccio, sarà presentato un documento che, in sostanza, fa propri questi concetti, benedetto dagli applausi di una kermesse che di ora in ora si sta trasformando in dimensioni e impatto politico.
Al Teatro Vittoria i posti sono circa seicento. Dice un organizzatore: “Dobbiamo mettere i maxi-schermi fuori, arriverà gente da tutta Italia. Quelli del nord si chiedono a quel punto che ci andranno a fare domenica all’assemblea del Pd”.
La risposta è: a presentare il documento manifesto, che a quel punto sarà bocciato.
E questa dovrebbe essere la formalizzazione della rottura. Almeno questa è l’idea su cui si lavora in queste ore.
Determinati gli ex ds, a partire da Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani.
Più prudenti quelli vicini a Michele Emiliano temono che il governatore della Puglia possa essere risucchiato dalla Ditta.
Anche per questo è in atto un ragionamento approfondito sul nome, su cui sono a lavoro i dirigenti politici e gli sherpa di società di comunicazione.
Massimo D’Alema, ad esempio, ha suggerito di evitare la parola “partito” e di utilizzare la parola “movimento” più in sintonia coi tempi e che dia l’idea di una “costituente” aperta, larga, plurale. E accogliente.
Forse con un richiamo all’Ulivo già dal nome, in modo che si capisca subito che non è la riedizione di una “Cosa rossa” o “Cosa 3”.
In parecchi in questi giorni hanno avuto contatti con Giuliano Pisapia, nell’auspicio di coinvolgerlo nell’avventura con suo Campo Progressista.
Riferisce chi ha parlato con lui: “Giuliano è consapevole, basta vedere le sue dichiarazioni in tv di ieri, che se dal Pd esce la sinistra e il Pd diventa il partito di Renzi, non può fare la foglia di fico del renzismo. Il punto è che in parecchi attorno a lui, da Tabacci e Franco Monaco, lo vogliono su una posizione autonoma. Il dialogo di questi giorni serve appunto a costruire un percorso assieme”.
Da tempo alla Camera non si vedeva Franceschini presidiare il territorio come oggi. Perchè addirittura persino tra i suoi serpeggia l’inquietudine. Per non parlare degli altri. La corrente dei turchi è implosa. Quella di Martina quasi, con Cesare Damiano che sente il richiamo della foresta. E che ha la maggioranza all’interno della corrente Sinistra è cambiamento.
Tra gli ex ds è l’ora del tormento, ma in parecchi sono turbati: Beppe Fioroni, ad esempio. Molto. E con lui i Pop-dem, ovvero gli ex Popolari che lo seguono.
Il pallottoliere dice che il nuovo gruppo parlamentare alla Camera al momento è sopra quota 40, compresi gli ex Sel di Arturo Scotto. Oltre venti al Senato.
C’è chi vorrebbe i gruppi già lunedì, ma potrebbe slittare di qualche giorno. Meno uno all’assemblea di sabato.
(da “Huffingtonpost”)
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