SE GIANNI ALEMANNO È IL GRIMALDELLO DI SALVINI PER SCARDINARE IL POTERE DI GIORGIA MELONI, SORA GIORGIA PUO’ DORMIRE SONNI TRANQUILLI
SALVINI MEDITA DI CANDIDARLO ALLE EUROPEE PER PUNTARE A RACCOGLIERE I DESTRORSI DELUSI DALLA MELONI
Passa (anche) per Gianni Alemanno la controffensiva di Matteo Salvini nei confronti di Giorgia Meloni per riprendersi quel che in termini di consenso FdI ha tolto alla Lega. Una strategia puntata non solo sugli inciampi della premier e dei suoi fedelissimi: vedasi da ultimo il caso De Angelis. Ma pure sul gioco d’attrazione esercitato su alcuni mondi in bilico fra le due diverse versioni del sovranismo tricolore.
Si chiama Forum dell’indipendenza italiana il movimento appena fondato dall’ex sindaco di Roma: a fine luglio ha debuttato a Orvieto, un migliaio di persone riunite in rappresentanza di 38 sigle «tutte pescate nell’area del dissenso diffuso », con l’obiettivo di marcare la distanza dall’attuale corso dei “fratelli”, sempre più lontani dallo spirito originario della destra sociale.
Un soggetto pronto a ottobre a farsi partito «qualora ce ne fossero le condizioni », per intercettare i delusi di quell’area – e non solo loro, anche chi ha votato per il M5S e per le altre forze della coalizione di governo – che hanno finito per rifugiarsi nell’astensione.
Un’operazione ambiziosa, ad alto rischio fallimento che ha però attirato l’attenzione del leader del Carroccio. Al punto da accarezzare l’idea di candidare lo stesso Alemanno alle prossime Europee, come outsider dentro le sue liste o in apparentamento se il nuovo soggetto dovesse nascere, per intercettare la crescente onda di scetticismo sollevata dalla svolta conservatrice di Giorgia.
E così calamitare quel pezzo di destra centrato sulle fasce deboli, che nella prima ministra euro-atlantista e proiettata sul grande capitale, fatica ormai a riconoscersi.
Non è un caso se alla convention umbra erano stati «invitati tutti, ma nessuno di FdI si è presentato », lamenta l’ex ministro dell’Agricoltura. La Lega, al contrario, c’era. Due eurodeputati, Antonio Rinaldi e Marco Zanni; l’ex senatore Simone Pillon, promotore del Family Day che tuttavia con Salvini è in rotta; e molti non più parlamentari di Alleanza nazionale: il napoletano Marcello Taglialatela, il siciliano Fabio Granata, il calabrese Francesco Bevilacqua, a riprova di un movimento che guarda soprattutto al Sud.
«Ma non vogliamo fare la destra della destra», precisa Alemanno, «bensì qualcosa di più grande, in nome dei principi sociali da cui Meloni si è discostata». Lo spazio, secondo l’ex sindaco c’è: «Per il sondaggista Noto si può arrivare al 10%». In prevalenza a discapito di FdI, la cui leader «ha rotto il precario equilibrio che a destra c’è sempre stato tra conservatori e liberisti da una parte e destra sociale e sovranisti dall’altra: lei ormai ha scelto il campo dei conservatori, noi restiamo nell’altro».
Più vicini al partito di Salvini che a quello della premier sulla guerra in Ucraina, il reddito di cittadinanza, il salario minimo, l’innovazione tecnologica da controllare anziché cavalcare, anche se non condividono l’autonomia differenziata, sulla quale tuttavia «si può aprire una discussione». Dopodiché con il Capitano «non ho avuto interlocuzioni ufficiali», mette le mani avanti l’ex colonnello di An.
(da agenzie)
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