SERBIA, NOMINATA PREMIER UNA DONNA OMOSESSUALE, UN SEGNALE IMPORTANTE IN UNO STATO SPESSO TEATRO DI VIOLENZE CONTRO GAY E LESBICHE
IL PRESIDENTE EUROPEISTA VUCIC HA SCELTO ANA BRNABIC, ATTUALE MINISTRA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Svolta storica in Serbia: per la prima volta, nel Paese balcanico dove le tendenze omofobe sono storicamente forti e a volte violente, una donna dichiaratamente lgbt assume la guida del governo.
Il giovane presidente eletto (ed ex premier) europeista e riformatore Aleksandar Vucic ha annnunciato di aver scelto Ana Brnabic, dall’estate scorsa ministro della Funzione pubblica, quale suo erede alla guida dell’esecutivo.
“Non è stata una decisione facile”, ha detto Vucic nella conferenza stampa in cui ha annunciato la sua scelta, “ma sono convinto che Ana Brnasbic abbia le qualità e la preparazione per portare avanti il programma di governo, proseguire nelle riforme, pgrogredire sulla strada dell’integrazione del nostro paese nell’Unione europea e continuare a migliorare l’immagine internazionale della Serbia”.
Dopo la netta vittoria di Vucic, appunto premier uscente e leader dello Sns, il partito riformista-europeista di maggioranza, alle elezioni presidenziali anticipate del 2 aprile scorso, era ovviamente necessario trovare un suo o una sua erede, non essendo previsto nè in Serbia nè in altre democrazie il cumulo delle due cariche di capo dello Stato e capo dell’esecutivo.
Ana Brnabic ha appena 42 anni, è lesbica dichiarata e aveva già fatto notizia lo scorso agosto quando era divenuta la prima donna omosessuale a entrare in un governo a Belgrado.
Ora diventa la prima persona lgbt dichiarata in assoluto a guidare l’esecutivo del più importante paese dell’ex Jugoslavia, la Serbia appunto che sotto la leadership di Vucic sta attuando grandi riforme, rilanciando l’economia, risanando i conti pubblici e procede a passo di marcia forzata nel negoziato per entrare nell’Unione europea.
Era stato Vucic in persona, superando resistenze e obiezioni della parte più tradizionalista del mondo politico, a imporre il suo ingresso nel governo.
Adesso l’ha imposta come premier contro potenti rivali: il ministro degli Esteri uscente e premier ad interim Ivica Dacic, e la ex presidente della Banca centrale, donna ma “etero”.
Ana Brnabic vanta una solida formazione: nata a Belgrado, ha conseguito il dottorato all’università di Hull nel Regno Unito.
Prima di entrare nel governo presieduto allora da Vucic, era stata chiamata dal leader a guidare un’associazione mista composta da rappresentanti di governo, parti sociali e società civile, la Naled, che dal 2006 ha l’incarico di creare le migliori condizioni possibili per le riforme e la modernizzazione della Serbia.
In passato c’erano stati, prima dell’arrivo di Vucic al potere, clamorosi episodi di violenza omofoba nel paese. Come nella parata del gay pride del 2010, quando squadristi – gruppi misti di violenti nostalgici del dittatore nazionalista e slavofilo Slobodan Milosevic e di gruppi sciovinisti di estrema destra – avevano attaccato e pestato a sangue i dimostranti e la polizia che cercava di difendere questi ultimi.
Il bilancio fu di 150 feriti, in gran parte agenti che proteggevano i gay dalle squadracce. Nell’era Vucic invece i cortei del gay pride si sono svolti senza incidenti.
La nomina di Ana Brnabic contrasta con altre scelte in diverse parti dell’ex Jugoslavia. Come il risultato delle recentissime elezioni politiche in Kosovo, cioè la vittoria del falco ed ex comandante guerrigliero della Uck Ramush Haradinaj, prossimo premier, di cui la Serbia chiede invano l’estradizione accusandolo di gravi crimini di guerra contro i civili durante le guerre scatenate da Milosevic che portarono dopo gli interventi Nato alla fine della Jugoslavia.
Poche ore prima di scegliere Ana Brnabic come nuovo premier, il vertice di Belgrado aveva tra l’altro indicato, secondo la famosa radio libera B92, di voler restare neutrale, ma anche di voler avviare un’attiva cooperazione con l’Alleanza atlantica.
Insomma sempre piຠspinte e segnali di europeismo e di volontà filo-occidentale.
(da “La Repubblica”)
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