SERVELLO: “I SERVIZI PROVAVANO AD INFILTRARSI NEL MSI, IL GIOCO ERA DI METTERE LA DESTRA CONTRO LA SINISTRA”
IN UNA INTERVISTA A “REPUBBLICA” LA VERSIONE DI FRANCO SERVELLO, SEGRETARIO DI MILANO DEL MSI DEGLI ANNI ’70…”IL DOPPIO GIOCO DEI CARABINIERI PORTO’ ALL’UCCISIONE DI GIANCARLO ESPOSTI”…”ACUIRE LA TENSIONE TRA DESTRA E SINISTRA ERA LA STRATEGIA DELLA DC PER MANTENERE IL POTERE”
“Avevo sempre avuto l’impressione che i servizi segreti, e anche i carabinieri, seguissero ogni nostro movimento. E che cercassero contatti non sempre corretti per sollecitare l’attività dei nostri giovani che individuavano nella mia persona (e anche nel partito di allora), un elemento di conservazione rispetto ai progetti rivoluzionari che loro sognavano”.
Franco Servello, 89 anni, già federale milanese dell’Msi negli anni Settanta (“Mio zio, il giornalista Franco De Agazio, fu ucciso dalla “volante rossa” il 14 marzo ’47 mentre dalle colonne del Meridiano d’Italia stava conducendo un’inchiesta sulla sparizione dell’oro di Dongo e sulla fucilazione di Mussolini e Claretta Petacci), avvalora quanto contenuto nelle veline del Sid inviate a Moro alla fine degli anni Sessanta.
Sì, conferma Servello, “anche l’Msi era spiato dagli 007”.
“Quando mi accorsi che i carabinieri tentarono di infiltrarsi tra di noi – ricorda – chiesi dei chiarimenti al servizio investigativo dell’Arma. Li sollecitai a smetterla con quel doppio gioco che facevano. Ero talmente esasperato che mandai una lettera di protesta al comandante generale della Lombardia”. Quel doppio gioco, secondo Servello, “costò la vita a Giancarlo Esposti, un giovane molto sognatore del nostro ambiente”.
Era il 1974.
Violenze e aggressioni e culminarono il 28 maggio con la strage di Brescia di piazza della Loggia.
Due giorni dopo, a Rieti, a Pian del Rascino fu scoperto un campo paramilitare (secondo la versione ufficiale)
Un drammatico conflitto a fuoco si svolse tra fascisti e carabinieri.
Rimase ucciso un giovane di Avanguardia Nazionale, Giancarlo Esposti.
“Fui io a cacciare dal partito quel giovane, Esposti – racconta oggi l’ex federale Msi di Milano – quando mi accorsi che era un elemento di quelli a contatto con l’ambiente dei carabinieri o dei servizi. Ed era stato in un certo senso convinto che scattasse prima o poi una specie di rivoluzione nell’ambito delle istituzioni”.
Il gioco degli 007 allora era “era di mettere la destra contro la sinistra in maniera che prevalesse la scelta politica democristiana. Ci sono riusciti in molte situazioni estremamente difficili perchè era facile stimolare i giovani sul terreno rivoluzionario. Ma io ero quello che li frenava e cercava di salvarli, anche se non sempre mi hanno ascoltato tanto che qualcuno ci ha rimesso la vita”.
Noi dell’Msi “eravamo esposti a tutti i venti e le procelle perchè avevamo contro la magistratura, i servizi e la stampa. Non era facile sopravvivere a quegli eventi. Io me la cavai brillantemente perchè rimasi sempre fuori da tutte le trame”.
Alberto Custodero
(da “la Repubblica“)
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