SILVIO E IL FANTASMA DEL GOVERNO TECNICO: “VOGLIONO FARMI FARE LA FINE DI AMATO”
DAL CAVALIERE SI’ AL DIALOGO, IRA CONTRO CHI CHIEDE LE DIMISSIONI: “SCIACALLI”….CON TREMONTI TREGUA FINO ALLA FINE DELL’ANNO, MA TRAMONTA IL TAGLIO DELLE TASSE…IL SOSPETTO CHE QUALCUNO LAVORI A UNA SOLUZIONE SUL NOME DI MARIO MONTI
L`esecutivo a guida socialista costretto alla maxi manovra per poi lasciare il posto al governo tecnico targato Ciampi.
Una trama che sembra riproporsi. «Vogliono farmi fare quella fine lì, ma noi abbiamo i numeri in Parlamento e sono perfino in crescita, non ci riusciranno» si sfoga Silvio Berlusconi ricevendo a Villa San Martino dirigenti del partito milanese e sentendo da Roma pochi ministri.
Dal centrosinistra arriva ìl lasciapassare per la manovra. Ma non sarà a costo zero.
L`uscita di D`Alema, l`invito ad approvarla e farsi da parte, lo manda su tutte le furie: «È puro sciacallaggio, questa non è la manovra del mio governo ma dell` Italia, cercare di farmi fuori con giochi di Palazzo approfittando della speculazione è spregiudicato».
Teso, preoccupato, a tratti abbattuto, raccontano.
Berlusconi sa che la crisi potrebbe essergli fatale. Sospetta che qualcosa comunque sia in movimento, che il precipitare della situazione potrebbe davvero aprire la strada a quel che Pisanu e Casini hanno già battezzato come governo di emergenza, che siano al lavoro per affidare le chiavi all`ex commissario Ue Mario Monti.
Ai figli ricevuti a pranzo e poi a Ghedini e al portavoce Bonaiuti e a tutti gli interlocutori di giornata, invece il premier ripeterà di essere convinto che «la crisi sarà superata: ce la faremo anche questa volta».
Ma avverte tutta la gravità della situazione. Ed è disposto a tutto pur di superarla.
Dal Colle parte l`appello a tutte le forze politiche. Gianni Letta tiene i rapporti col Quirinale per tutto il giorno.
Sarà proprio il sottosegretario a suggerire al presidente del Consiglio di «stupire» gli avversari e lanciare in prima persona un appello al «senso di responsabilità nazionale» in vista dell`approdo della manovra in aula.
Romano Prodi glielo manda a dire a distanza, «dovrebbe farlo». Ma Berlusconi non ce la fa a spingersi a tanto.
Pur confidando ai dirigenti pìdiellini ricevuti nel pomeriggio di essere disposto a confrontarsi con l`opposizione per raggiungere «la più ampia convergenza».
La crisi è tale da congelare, per il momento, anche la guerra in atto con Tremonti.
Da Arcore il premier si tiene in contatto con il ministro, impegnato all`Ecofin di Bruxelles, per confidare poi ai suoi che «Con Giulio sarà tregua almeno fino all`approvazione del Documento economico e finanziario, fino a fine anno».
La resa dei conti, scatterà dopo, se tutto non precipita prima.
Resta il senso di sconfitta, è chiaro ormai anche all`inquilino di Palazzo Chigi che la riforma fiscale, l`abbattimento delle tasse, è un sogno ormai archàvàato.
Deve accontentarsi dell`accordo siglato invece con le opposizioni sulla manovra, che va approvata in fretta.
Lo mettono a punto nel giro di poche ore i quattro “ambasciatori” ai quali il presidente del Consiglio affida il compito di trattare con il centrosinistra.
Se ne occupa di persona il solito Gianni Letta e con lui il neo segretario Angelino Alfano, il sottosegretario all`Economia Casero, il vicepresidente della Camera Lupi.
Manovra da approvare entro i1 21 luglio al Senato e entro i1 29 alla Camera, pochi emendamenti per un tour d eforce che tuttavia potrebbe non bastare.
Da qui l`input di Palazzo Chigi per tentare la forzatura e ottenere il primo sì già entro domenica a Palazzo Madama. Angela Merkel chiede di fare in fretta, i mercati, soprattutto, lo pretendono.
Ma non sarà facile.
La fibrillazione è alle stelle, il previsto tonfo in borsa e l`attacco speculativo non colgono di sorpresa Berlusconi, ma alimentano tutte le più cupe preoccupazioni.
In mattinata il presidente del Consiglio decide di fare un giro di orizzonte e di sentire anche i vertici dei principali istituti di credito delPaese, ne ottiene la garanzia sulla tenuta del sistema bancario.
Ma in questa fase non è quello il problema.
Lo sono i titoli di Stato sotto attacco, lo è il differenziale tra i buoni del tesoro e i bund tedeschi.
Il premier tedesco Merkel che rivela la telefonata avuta poche ore prima con Berlusconi, la sua mano tesa, sarà un importante segnale lanciato ai mercati, ma il Cavaliere avverte anche le contro indicazioni politiche di quella «fiducia» accordata all`Italia.
Diventa pure un messaggio insidioso: il tuo governo, la tua economia, sono in difficoltà .
Se la manovra dovesse non bastare, se la speculazione dovesse infierire, Berlusconi si troverebbe spalle al muro.
Allora gli incubi potrebbero prendere corpo.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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