SONDAGGIO COMUNALI ROMA: GUALTIERI VINCEREBBE AL BALLOTTAGGIO SIA CON BERTOLASO CHE CON LA RAGGI
PD AL 28%, FDI (17,8%) STRAVINCE SULLA LEGA (6,8%)…CALENDA CONTESTA, CENTRODESTRA IN ALTO MARE
“Se vincerà il centrosinistra non sarò un uomo solo al comando, ma guiderò una squadra di uomini e donne all’altezza. Si conferma il giudizio negativo della larga maggioranza degli elettori verso la pessima amministrazione della Raggi, ma il vero avversario per me rimane la destra che a Roma è radicata. Realisticamente, è con loro che ci confronteremo al ballottaggio”.
Roberto Gualtieri commenta con ottimismo misto a cautela il sondaggio, commissionato alla MG Research sulla base di 2mila interviste, che ha sollevato gli animi al Nazareno.
Il Pd primo partito a Roma con il 28%, seguito da M5S al 26,9%, e il candidato Dem vittorioso al ballottaggio sia contro Bertolaso (55,2 a 44,8%) sia, soprattutto contro la Raggi (57,7 a 42,3%).
Ma con l’ex capo della Protezione Civile che si è chiamato fuori, difficilmente da destra arriverà un nome altrettanto forte. “E’ un segnale molto incoraggiante dopo sole due settimane, la mia candidatura cresce e si consolida – aggiunge Gualtieri – Sono ottimista, ma la battaglia sarà lunga. Il centrosinistra costruirà insieme un programma per vincere e poi governare”. Quanto all’exploit del Pd a Roma “non mi pare una sorpresa, è stato il primo partito anche alle Europee del 2019 con il 30%”.
Dalla rilevazione emerge il 17,8% di FdI che più che doppia la Lega 6,8%, mentre Fi tiene al 9,5%.
L’ orientamento di voto per il centrodestra è al 34,3% contro il 32,8% del centrosinistra, ma sommando a quest’ultimo il consenso grillino la partita si chiuderebbe.
Unica nota negativa per Gualtieri, al primo turno Bertolaso lo sopravanzerebbe, sia pure di poco: 32,6% rispetto a 31,5%. Azione di Carlo Calenda è al 5,9%, ma l’ex viceministro contesta i dati
Dal Nazareno filtra che non si tratta di un’epifania. Le rilevazioni degli ultimi due mesi mostrano lo stesso comune denominatore: il centrosinistra unito, a differenza del 2016, è “competitivo” e Gualtieri si rafforza. Lo conferma Francesco Boccia, che gioca la partita in prima linea: “Quando il centrosinistra è unito vince” e l’ex ministro “si conferma un ottimo candidato che trasmette certezze sul futuro di Roma”. E le primarie “fortemente volute dal Pd uniranno ancora di più, allargando la coalizione, rafforzandola e rendendola prima in città”.
Gualtieri, nel frattempo punta a commissariare le grandi opere capitoline in vista del Giubileo del 2025. Si muove in asse con Letta, entrambi consapevoli che il Pd sconta il rischio di “partito della Ztl” e che Raggi resta salda nelle periferie. Anche per questo l’ex ministro dell’Economia si è schierato subito a favore della proposta “di sinistra” del segretario di aumentare l’imposta sulle successioni oltre i 5 milioni di euro: “Sacrosanta, non tocca il 99% degli italiani”. E infilza l’affannosa ricerca di un candidato a destra: “Dietro questa grande fatica si nasconde sia l’assenza di una classe dirigente credibile sia la necessità di trovare un volto che faccia dimenticare il disastro Alemanno.
A destra, infatti, le acque restano agitate. La mossa di Salvini sul Copasir (dimissioni non soltanto del presidente Volpi e richiesta di azzeramento dell’intero organismo) anziché distendere ha alzato il tasso di scontro. L’opzione di concedere cinque membri su dieci all’opposizione è irricevibile per Pd e M5S, quanto lo è il veto salviniano su Urso per FdI.
Così il sospirato vertice di lunedì sulle comunali – con Salvini, Meloni, Tajani e forse Berlusconi in collegamento – si annuncia battagliero. Con il leader della Lega pronto a incalzare Meloni: ecco l’incontro che chiedevi, allora qual è il nome per Roma? Domanda destinata a restare inevasa, perché il nome forte Fdi non ce l’ha.
La suggestione del generale Claudio Graziano, accarezzata da La Russa, è stata smentita dal diretto interessato, che resta alla guida del comitato militare dell’Ue. Mentre l’idea dell’ex comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri – che tace ma raccontano poco convinto – lascia freddo il partito meloniano (e non solo quello). “Non è di destra – taglia corto un parlamentare – Ha lavorato a Pompei con Franceschini, al vertice dell’Arma lo ha voluto l’ex ministra Trenta. E’ l’ennesima provocazione di Salvini”.
La quadra è ancora da trovare. Torna in auge il Piano B: virare sui politici. Tra i meloniani, oltre a Rampelli, gira il nome del capogruppo alla Camera Lollobrigida. Gli alleati però avvisano: il rischio è il travaso del voto “moderato” verso Calenda.
(da Huffingtonpost)
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