SORPRESA: ADESSO IL M5S DIFENDE LA LIBERTA’ DI STAMPA
COLPA DEL CALDO O MERITO DELL’INCHIESTA CONSIP CHA HA COINVOLTO UN GIONALISTA DEL “FATTO”?
Il MoVimento 5 Stelle, si sa, è un partito post-ideologico. Questo significa che è in grado di affrontare le sfide della realtà senza preconcetti.
Ad esempio non appena hanno iniziato a fioccare avvisi di garanzia nei confronti di esponenti politici pentastellati il partito di Grillo ha scoperto le insospettabili virtù del garantismo.
A targhe alterne ovviamente, perchè quando si tratta di 5 Stelle quello che vale per loro non vale per gli altri.
Non deve stupire quindi che ora i pentastellati abbiano deciso di schierarsi a difesa della libertà di stampa.
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Ma ovviamente anche in questo caso la difesa è interessata.
Si tratta, come si può immaginare, dell’inchiesta per la fuga di notizie sullo scandalo CONSIP. Ieri infatti la Guardia di Finanza ha perquisito l’abitazione romana del giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo. Lillo è indagato per pubblicazione arbitraria di atti nella vicenda che vede coinvolti anche il magistrato Henry John Woodcock e la giornalista Federica Sciarelli. Non è invece indagato nell’inchiesta per violazione del segreto d’ufficio in merito alla quale è stata effettuata la perquisizione.
Per la verità in quell’inchiesta Lillo è stato sentito in qualità di testimone in seguito ad un esposto presentato dagli avvocati di Alfredo Romeo “in cui si lamenta la pubblicazione di notizie coperte da segreto che peraltro avrebbero natura diffamatoria per la posizione del loro assistito”. In realtà gli inquirenti sono alla ricerca della fonte o della talpa che ha passato a Lillo le informazioni che poi sono finite nel libro “Di padre in figlio” su Tiziano e Matteo Renzi.
A quanto pare la Procura è convinta che si tratti di Woodcock e della Sciarelli. Lillo ha difeso l’innocenza del magistrato napoletano e della giornalista Rai e ha chiesto di essere sentito dai PM.
Rimangono molti punti poco chiari, uno su tutti chi sia la fonte di Lillo. Il giornalista del Fatto potrebbe rivelarlo agli inquirenti. Oppure i magistrati potrebbero risalirvi dall’esame del telefonino di Lillo.
Il dilemma del giustizialista: difendere i magistrati o i giornalisti?
La situazione insomma “è complicata” e andrebbe affrontata con una certa cautela perchè i fatti non sono ancora del tutto chiari.
Ma questa è una preoccupazione che non riguarda la deputata pentastellata Francesca Businarolo della commissione Giustizia della Camera.
In una nota diffusa alle agenzie la Businarolo chiede che sia garantita la libertà di stampa, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Perchè si tratta di uno dei principali aspetti di un paese democratico.
L’attività nei confronti dei giornalisti Sciarelli e Lillo sembra diventare per il M5S un’attività persecutoria. Dovuta ovviamente al fatto che il lavoro giornalistico di Lillo ha portato alla luce l’inchiesta sugli appalti di Consip.
Ed è curioso che il MoVimento 5 Stelle ora scopra le virtù della libertà di stampa. Sembra incredibile che sia proprio quel partito che per anni ha stilato le liste di proscrizione dei giornalisti e che non perde occasione per attaccare i giornalisti pakati dai poteri forti delle peggiori nefandezze.
Perchè quando una notizia non piace il 5 Stelle trova sempre il modo di screditarne la fonte e l’autore.
Sembra ieri che Barillari minacciava di farla pagare cara ai giornalisti e ai “pennivendoli” (altro termine caro a Grillo) che parlavano dell’emergenza rifiuti in Lazio.
Ma quando invece si tratta di difendere l’onesto lavoro di un giornalista che ha “messo nei guai” Renzi allora la libertà di stampa è in pericolo.
C’è da chiedersi in che modo la fantomatica giuria popolare sulle balle dei media che i 5 Stelle volevano istituire possa difendere la libertà di stampa.
Ma sono dettagli, oggi è venerdì 7 luglio e il M5S difende la libertà di stampa.
(da “NextQuotidiano”)
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