“STESSI DIRITTI PER COMPAGNI GAY DI DEPUTATI”: FINI DICE SI’ ALLA CONCIA
LA DEPUTATA DEL PD CHE HA SPOSATA IN GERMANIA LA SUA COMPAGNA CHIEDE DI AVERE DIRITTO ALL’ASSISTENZA SANITARIA ANCHE PER LEI… A MONTECITORIO IL DIRITTO E’ RICONOSCIUTO ANCHE AI CONVIVENTI DEI PARLAMENTARI
Estendere anche ai compagni dello stesso sesso i diritti riconosciuti dal Regolamento di Montecitorio ai conviventi dei deputati: questa la proposta che, entro la fine della legislatura, il presidente della camera Gianfranco Fini sottoporrà all’Ufficio di presidenza della Camera, sulla base della richiesta avanzata dalla deputata del Pd Paola Concia.
La deputata, che ha sposato lo scorso anno in Germania la sua compagna, Ricarda Trautmann, ha chiesto di avere diritto all’assistenza sanitaria anche per la coniuge.
A Montecitorio l’assistenza sanitaria è infatti riconosciuta per i coniugi, i figli e i conviventi dei parlamentari: ora il Parlamento dovrà scegliere se riconoscere uguali diritti alla coppia composta da Concia e sua moglie.
Nell’annunciare la cosa, in occasione della presentazione del libro della deputata Pd e della giornalista Maria Teresa Meli, Fini non ha nascosto il proprio favore verso una decisione positiva dell’Ufficio di presidenza.
“Ho garantito che la pronuncia – ha detto – avverrà entro fine legislatura. Ho chiamato l’ufficio di presidenza a pronunciarsi, non sarà semplice ma credo sia doveroso. Non si può nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi”.
“Non sarà semplice – ha concluso Fini – ma credo sia doveroso perchè la questione va risolta con una risposta, in un senso o nell’altro. Credo che la pronuncia ci consentirà di compiere dei passi avanti. E credo anche che, dopo le mie parole, avrete capito come la penso”.
Commento del ns. direttore
Trovo in questa notizia solo un aspetto “scandaloso”: che un parlamentare possa avere dei privilegi negati invece al cittadino comune.
Bene ha fatto la Concia a chiedere e Fini a rispondere, ma quando mai le regole potranno valere anche per i comuni mortali?
Ci rendiamo conto che esistono nel nostro Paese un milione di coppie di fatto uomo-donna e che questo Parlamento in 50 anni non è riuscito a fare una minima legge che tuteli chi ha deciso di convivere e di non sposarsi?
Se dobbiamo sempre sottoporre le proposte di legge in Vaticano prima di porle in votazione, ce lo dicano chiaramente.
Sono decenni che se ne discute, ma in concreto, Concia a parte, le coppie di fatto sono sempre equiparate ai clandestini sbarcati a Lampedusa.
Se questa è civiltà giuridica…
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