BERLUSCONI, L’ULTIMO AZZARDO PER EVITARE LA CATASTROFE
DA UNA PARTE IL RIFIUTO A USCIRE DI SCENA SENZA UN “COLPO DI TEATRO” E DALL’ALTRA LA CONSAPEVOLEZZA CHE ANCHE IL SUO IMPERO RISCHIA DI CADERE
La voglia di tornare al centro del ring è incontenibile, nè qualcuno ha la forza di sbarrargli la via. Sembra dunque scontato che alle prossime elezioni Berlusconi ci sarà .
Aveva detto e ripetuto il contrario? Si cambia idea nella vita, e Silvio la aggiorna di continuo. Per cui magari potrebbe addirittura accadere che tra una settimana, o un mese, lui annunci: «Ci ho ripensato, non mi candido più…».
Bonaiuti, che col Capo ha trascorso l’intera giornata di ieri, prudentemente evita di sbilanciarsi, «al momento di tratta solo di ipotesi, la decisione finale dev’essere ancora presa».
C’è tempo fino alla fine di agosto.
Comunque è un fatto che a una festa di compleanno ieri sera Berlusconi abbia detto: «Tutti gli imprenditori desiderano il mio ritorno», e un altro fatto è che l’altra sera così si sia rivolto ai suoi discepoli riuniti intorno al desco di via del Plebiscito: «Sono disponibile a farmi carico del partito alle prossime elezioni, io mi batterò per recuperare gli incerti, Angelino sarà al mio fianco per parlare ai giovani, insieme saremmo un ticket fortissimo».
In verità pare che nella testa del Cavaliere frulli tuttora l’idea di mettersi al fianco una donna, la Santanchè si sente quella predestinata.
Nè sembra sicuro al cento per cento che Alfano sia disponibile a un ruolo di comprimario, dopo avere quasi toccato con mano l’incoronazione nelle primarie. Consiglierà diplomaticamente di fare a meno del ticket perchè un grande condottiero come Berlusconi non ne ha bisogno.
Se vuole tornare a comandare, guidi l’esercito fino alla battaglia finale…
Nel partito adesso tutti dicono: «Ci avrei scommesso…».
Il ruolo del «padre nobile» a Silvio va stretto per definizione. Uscire di scena senza nemmeno un colpo di coda, senza avere ricordato al mondo chi è, di che cosa è ancora capace a quasi 76 anni, non sarebbe all’altezza della sua fama.
Osvaldo Napoli è stupito dello stupore, «chi immaginava Berlusconi a scrivere le sue memorie dimostra di non conoscerlo».
Tra l’altro «si stanno rivalutando tante cose che lui ha fatto nel corso degli anni», assicura Gasparri, e voi che l’ex-premier non coltivi il sogno umanissimo di venire richiamato a furor di popolo?
Però poi circolano spiegazioni ulteriori del ritorno in campo, che con la vanità c’entrano molto poco.
Semmai riguardano le fortune private di Berlusconi, gli interessi economici, le sue aziende, ma anche la famiglia, i figli in nome dei quali si è rivisto recentemente a Macherio con la quasi ex-moglie Veronica (falsa la chiacchiera di un riavvicinamento, pare che lunedì si chiuda la separazione consensuale tra i due sebbene l’avvocato Ghedini rifiuti di confermare o smentire: «Mi è inibito qualunque commento»). Insomma, c’è tutto un universo le cui sorti sono legate a doppio filo con quelle del Cavaliere.
Al quale la politica è sempre servita da scudo, secondo alcuni pure da ariete, in un intreccio ben noto come «conflitto d’interessi».
Certi numeri parlano da sè.
La cassaforte Fininvest ha registrato nel 2011 un utile di 7 milioni e mezzo.
Erano ben 160 nel 2010, oltre 600 nel 2009: un crollo verticale.
Hanno pesato, è vero, la crisi economica e gli oltre 500 milioni versati per risarcimento all’arci-nemico De Benedetti, ma non è solo quello.
Le azioni Mediaset valevano quasi 20 euro ciascuna tre anni fa, adesso un euro e qualcosa; il patrimonio si è assottigliato al punto da rendere importante l’esposizione del Cavaliere con il mondo bancario, stimata in oltre due miliardi di euro.
Certi maligni sostengono che Berlusconi non potrebbe, nemmeno volendo, permettersi di staccare la spina al governo senza temere contraccolpi nocivi (di qui il convinto appoggio a Monti, che non tutti nel Pdl hanno ben compreso).
Il partito dunque gli serve per continuare a contare, l’ex-premier non può permettere che si sciolga davanti ai suoi occhi.
E d’altra parte, il gruppo dirigente nel suo complesso non ha finora dato una fantastica prova di sè, in un anno mai un’idea capace di forare il muro dell’indifferenza, nemmeno il semi-presidenzialismo è riuscito a «bucare» nei sondaggi…
Molti solidarizzano con Alfano, ma altri (per esempio la Gelmini) non sottovalutano le ragioni di Berlusconi.
Il quale, raccontano i suoi, ha capito da tempo che, se non torna personalmente sul ring, sarà un match senza storia.
Tre volte ha vinto in passato per ko, altre due ha perso ai punti.
Stavolta rischia di uscire in barella.
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
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