“SULLA MAGNITUDO CI RACCONTANO FAVOLETTE”: INTERVISTA ALLA SENATRICE CHE IMBARAZZA IL M5S
ENZA BLUNDO, PER PROTESTA CONTRO IL MOVIMENTO CHE L’HA SCARICATA, HA SOSPESO LA RENDICONTAZIONE: “SE CERCANO UN MOTIVO PER CACCIARMI GLIELO DO”
«Mi sono stufata di questo comportamento del gruppo, che non prende posizione. Ho sospeso la rendicontazione e se non mi riconfermano me ne vado».
Chiede scusa pubblicamente per il post sul presunto declassamento del sisma di Norcia per non risarcire i danneggiati (“parole dettate dall’emotività ” verga su Facebook) ma non arretra di un millimetro sulle presunte cospirazioni dietro la rilevazione dei terremoti («se vogliamo continuare a credere alle favolette…»).
La senatrice Enza Blundo non è nuova alle gaffe: le sue sortite imbarazzano il Movimento cinque stelle e all’Aquila, dove abita, uno dei meet up chiede da tempo la sua testa.
Ad agosto, ad esempio, dopo l’arresto per ‘ndrangheta del parlamentare Stefano Caridi, cinguettò di essere “in attesa di consegnare tutti gli altri corrotti a partire da Zanda”, il capogruppo Pd.
Polemiche, accuse, e anche in quel caso tweet cancellato.
In occasione del ddl Cirinnà dal M5S le diedero dell’omofoba per alcuni emendamenti poi ritirati. Maestra di scuola elementare, appena eletta in Parlamento inciampò sul numero dei deputati: “Cinque o seicento”.
L’hanno ricoperta di critiche per quel post sul sisma declassato per ragioni economiche. Anche il Movimento ha preso le distanze…
«C’è stato un linciaggio mediatico. Per una piccola cosa che uno posta ritenuta sbagliata ti sottopongono a questo tipo di attacchi mediatici, quando posti cose importanti che hai fatto non ti si fila nessuno: questa è la rete».
Ma che si trattasse di una bufala era già emerso dopo il terremoto di Amatrice.
«Non ci avevo fatto caso, ero impegnata su altro… Ci sono momenti in cui le situazioni di tensione emotiva, rabbia e indignazione sono talmente tanto pressanti che sbotti e non ti controlli più».
Lei è una senatrice e per di più aquilana: non dovrebbero essere due motivi ulteriori per mostrare calma e sangue freddo quando si parla di terremoti?
«Ero nella mia casa al sesto piano nella frazione di Pettino e 7.1 di magnitudo mi sembrava abbastanza credibile. Poi sento che dicono 6.1. Premesso che so per certo che all’Aquila non era 5.8, mi sono detta: “Più evidente di così!”. E ho scritto quel post».
L’Ingv ha spiegato le motivazioni per cui possono cambiare i numeri.
«Loro diranno quello che vogliono… Dopo due ore hanno cambiato la registrazione, quando sul sito scrivono che entro 15 minuti sono in grado di dare la precisa individuazione della scossa e del grado. A distanza di chilometri e chilometri dall’epicentro, hanno registrato subito la magnitudine e non l’hanno mai cambiata. Come mai? Se poi vogliamo continuare a credere alle favolette, crediamoci…».
Le sue parole sono in ogni caso parse fuori luogo.
«Riconosco il mio errore e che spesso ci sono momenti in cui reagisco per emotività ».
A luglio dopo l’arresto per ‘ndrangheta del senatore Caridi, diede a Zanda del corrotto…
«Mi riferivo a lui come capogruppo Pd e non come persona, anche se era equivocabile».
È comunque un’accusa grave in assenza di prove…
«Quante volte hanno insultato Berlusconi e nessuno ha mai fatto tutte ‘ste commedie? Il Pd fa presto a fare questo tipo di sollevamenti, si arrabbiano perchè dicono che li denigriamo. E quando Zanda ci ha accusato di essere incompetenti? E quante volte hanno attaccato i nostri capigruppo Crimi o Gaetti?».
Anche il M5S ha preso le distanze da lei. Si sente scaricata?
«Ho chiamato la comunicazione del Senato ma Rocco (Casalino, ndr) non mi ha risposto. Ho parlato con una sua collega e loro mi hanno detto “non ti preoccupare, ci pensiamo noi”. Poi si sono dissociati perchè hanno visto che la cosa danneggiava il Movimento e mi hanno chiesto di togliere anche il tweet».
A L’Aquila uno dei meet up chiede da tempo la sua testa. Ora la cacceranno?
«Non lo so, lo voglio capire anch’io. Voglio vederci chiaro, tanto che ho sospeso la rendicontazione che dovevo concludere ieri. Voglio vedere che intendono fare e capire con chiarezza come la pensano. Se vogliono dei motivi per cacciarmi, glieli do. Mi sono stufata di questo comportamento del gruppo che non prende posizione. Mi sono rotta le scatole di lavorare tanto senza essere riconosciuta nel lavoro che faccio e poi essere attaccata appena inciampo. Quindi o mi riconfermano o me ne vado».
Paolo Fantauzzi
(da “L’Espresso”)
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