“SULLA TAP CONTE COME RENZI”: LA DENUNCIA DEL SINDACO DI MELENDUGNO
IL RACCONTO DEL SURREALE INCONTRO CON IL PREMIER, LEZZI E CIOFFI
Squilla il telefono. Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, seduto dietro la sua scrivania, dove si perde il conto di quanti fascicoli ci siano con su scritto “Tap”, risponde tra lo speranzoso e il rassegnato.
“Va bene – dice – mandatemi una pec e ci vediamo domani a Roma”. Il primo cittadino del Comune dove approderà il gasdotto Trans Adriatic, è stato convocato insieme ai tecnici per un nuovo incontro.
Dopo quello di lunedì sera con il premier Giuseppe Conte, questa volta l’appuntamento è al ministero dell’Ambiente, ma il ministro Costa non ci sarà e dal dicastero precisano che si tratta solo un incontro informale, dunque senza grandi speranze.
Il primo cittadino riattacca e sembra non sappia proprio cosa aspettarsi: “Boh, la riunione a Palazzo Chigi è stata surreale, speriamo che adesso vogliano davvero esaminare le carte che gli abbiamo mandato”.
Un fascicolo di 49 pagine, più gli allegati. “Ma forse – è il sospetto di chi ha quasi perso le speranze – i 5Stelle hanno solo bisogno di lavarsi la faccia perchè qui, in Salento, hanno tutta la base contro”.
I parlamentari grillini e il ministro del Sud Barbara Lezzi, che da queste parti hanno fatto il pieno di voti garantendo lo stop del Tap, stanno vivendo ore buie.
Dalle promesse elettorali sono passati alla realpolitik di chi governa con la Lega che le grandi opere invece le vuole. Dicono di aver scoperto l’esistenza di penali da pagare ben più alte di quelle che immaginavano ed è per questo che la strada per bloccare l’opera “è stretta” se non sbarrata. Parlano di venti miliardi che peserebbe sulle casse dello Stato.
“Ma com’è possibile? Ora racconto cosa è successo quella sera a palazzo Chigi”, dice il sindaco con al polso il bracciale ‘No Tap, nè qui nè altrove’.
“Intanto la relazione tecnico amministrativa sulle penali è stata fatta dal sottosegretario Andrea Cioffi del Movimento 5 Stelle, che appartiene all’associazione ‘Amici dell’Azerbaigian’ e noi sappiamo che l’Azerbaigian tiene tantissimo al Tap perchè la società di Stato, la Socar, è dentro il consorzio Tap e dentro il consorzio proprietario del gas.
Per cui il sottosegretario ha fatto questa relazione contestabile sia nel merito sia nell’attendibilità perchè lo stesso Cioffi ha detto che non aveva dati sufficienti a disposizione. Mi viene da pensare che i conti fossero influenzati da questi ‘amici'”.
Nel merito Potì fa riferimento alla Carta dell’energia.
Quando ci sono i contenziosi tra ditte e Stati si attiva un arbitrato internazionale e si discute.
“In vent’anni il 52% delle cause sono state vinte dalle ditte e il 48% dagli Stati. E sa quanti soldi in tutto hanno ricevuto le aziende? Tutte le aziende, intendo: 3 miliardi. E adesso vogliono farmi credere che l’Italia da sola dovrebbe pagare venti miliardi. È una fuga in avanti, fuori scala rispetto all’Europa”, sbotta il primo cittadino: “Il premier Conte ha tirato fuori le stesse argomentazioni di Renzi e sembrava quasi spazientito di avermi ricevuto una seconda volta”.
L’ufficio, con le bandiere No-Tap e gli stendardi delle manifestazioni contro il gasdotto, è un via vai di consiglieri e di sindaci del Salento, tutti in attesa di capire cosa succederà mentre la nave che dovrebbe riprendere i lavori davanti la spiaggia di Melendugno è ferma a Brindisi.
“Perchè non ricominciano i lavori dopo la pausa estiva? Perchè hanno bisogno di sapere che il governo è dalla loro parte. Hanno bisogno di essere protetti quando emergerà , come sosteniamo noi, che ci sono delle irregolarità “, è la teoria di Gianluca Maggiore, il capo dei No-Tap anche lui presente a Palazzo Chigi lunedì sera.
Di certo il Movimento 5 Stelle vuole scongiurare scene di protesta dei No-Tap, un tempo amici, molti dei quali anche elettori grillini che adesso però sono pronti a fare le barricate.
Infatti i cantieri Tap sono presidiati dalle Forze dell’ordine ventiquattro ore su ventiquattro. “Questo simpatico filo spinato è lo stesso che usano a Gaza”, dice ancora Maggiore indicando i due chilometri di recinzione rinforzata che delimitano il cantiere.
Poco più in là c’è un’area sotto sequestro: sarebbero stati espiantati 448 ulivi violando le regole. “Basterebbe questo per dimostrare che ci sono state irregolarità . Abbiamo consegnato anche questa documentazione al ministero dell’Ambiente insieme alla descrizione delle irregolarità che riguardano l’impatto sugli habitat marini, come la posidonia, alga protetta da normative europee, e sul territorio”, dice ancora il sindaco Potì, che chiede ai 5Stelle “un po’ di coraggio politico. Andiamo all’arbitrato”, dice.
E poi ancora, mentre ricorda i comizi di Beppe Grillo, Barbara Lezzi e Alessandro Di Battista, torna a chiedere “coraggio.
Qualcuno tra i 5Stelle vede, anche tra i vertici, vorrebbe far credere che il sì del Movimento alla Tap abbia come contropartita l’Alta velocità Torino-Lione.
Ma nel l’analisi dei costi benefici che si sta facendo sulla Tav, i grillini riusciranno al massimo ad ottenere dalla Lega una diminuzione delle cubature.
Intanto gli occhi sono puntati sulla Tap, in un territorio dove i 5Stelle hanno ottenuto il 65% dei voti. Le 24-36 ore, annunciate da Barbara Lezzi per esaminare la regolarità dell’opera e prendere quindi la decisione di bloccare o meno il Tap, non sono state sufficienti.
Ma il timore a Melendugno, dove su ogni portone e in tutti i bar ci sono gli adesivi No-Tap, è che il nuovo incontro di domani serva solo a far mandare giù il boccone amaro. E la delusione.
(da “Huffingtonpost”)
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