TAJANI ANNUNCIA: “CI SARÀ QUALCHE INGRESSO SIGNIFICATIVO IN FORZA ITALIA NEI PROSSIMI GIORNI”. MA DI CHI? FORSE IL COMMISSARIO LIQUIDATORE?
INTANTO IN LOMBARDIA IL PARTITO STA ESPLODENDO DOPO LA MORTE DI BERLUSCONI E LA SPACCATURA TRA L’ALA RONZULLIANA E QUELLA DEI FASCINA BOYS, CON TAJANI A FARE DA MEDIATORE
“Il futuro di Fi è quello di una grande forza moderata, saremo il centro della politica italiana e abbiamo un ruolo importante da svolgere visto che il Pd si sta spostando verso sinistra. Fi sarà un punto di riferimento per i delusi anche dal centro del centrosinistra, siamo noi attrattivi. Ci sarà anche qualche ingresso significativo nei prossimi giorni”. Così il vicepremier e coordinatore di Fi Antonio Tajani risponde, intervistato a Agorà Estate, sul futuro di Forza Italia dopo la morte di Silvio Berlusconi
«In Brianza siamo messi bene, come pure a Brescia e a Como, a Milano discretamente, a Bergamo abbastanza. Cremona, nel piccolo, e Mantova, nel piccolissimo, sono presidiate. Varese si sta rimettendo in piedi dopo la vicenda Caianiello e non esprime manco un consigliere regionale. Lecco non esiste proprio».
Le pagelle sulla presenza di Forza Italia in Lombardia, snocciolate da un dirigente di lungo corso del partito, raccontano bene quanto sta succedendo qui. Nella regione che, vuoi per la presenza dei luoghi fisici del berlusconismo […], vuoi per radicamento storico del consenso (il 7,9% delle politiche di settembre e il 7,23% delle regionali di febbraio non sono paragonabili ai fasti del passato, ma comunque pesano), rappresenta uno dei test più importanti per sapere se e come il «partito-prodotto» che ha rivoluzionato la politica italiana resisterà al primo autunno senza il suo patriarca.
«Votare un video poteva essere difficile, ma votare un ricordo lo è ancora di più», ammette con molto realismo, e un pizzico di magone, un parlamentare azzurro. Che come molti altri accetta di raccontare ciò che si muove nella pancia di Forza Italia chiedendo però di restare anonimo.
Ciò che conta, e che segna davvero un cambio di paradigma, non è la situazione nelle singole province, ma il fatto che per la prima volta dentro Forza Italia ci si interroghi sullo stato di salute dei territori. Un altro parlamentare, ricordando che i faraoni non lasciano eredi ma piramidi, ricorre alla metafora della piramide rovesciata. «Prima c’erano gli unti del faraone, che facevano grandi performance trainati dal voto d’opinione, ovvero per contatto diretto del faraone. Ora andrà avanti chi riuscirà a raccogliere consenso dal basso».
Quella attuale, scandita dal consiglio di metà luglio e dalla nomina di Antonio Tajani a presidente pro-tempore in vista del congresso nazionale, che potrebbe essere celebrato prima o dopo le Europee del 2024, è una fase di transizione totale. «Se prima c’era la corsa della gente ad avere il simbolo di Fi, ora parte la corsa del partito a cercare gente che porta voti», sintetizza un amministratore locale del milanese.
Una fase di transizione che, in Lombardia, deve già fare i conti con alcune complicazioni. La più evidente è la spaccatura fra l’ala che fa riferimento alla capogruppo del Senato ed ex coordinatrice regionale Licia Ronzulli (e all’ex sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo) e quella che invece si riconosce nell’attuale coordinatore Alessandro Sorte, che insieme al responsabile dei giovani Stefano Benigni è uno dei deputati più vicini a Marta Fascina.
«Cercando di dare una lettura politica si può dire che i primi sono più vicini alla Lega, i secondi a Fratelli d’Italia. Anche perché i rapporti fra Sorte e i luogotenenti lombardi di Salvini sono ai minimi termini», racconta uno che conosce bene entrambe le fazioni. Tajani, nel mezzo, bordeggia fra la tentazione del «divide et impera» e l’esigenza di serrare i ranghi.
L’ultima puntata di questo scontro è andata in scena giovedì 22 giugno. Sorte, sotto attacco per aver dato un ruolo agli ex leghisti Gianmarco Senna e Max Bastoni, ha risposto radunando 500 tra militanti e amministratori all’hotel Villa Torretta di Sesto San Giovanni.
Padrone di casa l’ex onorevole Guido Della Frera, appena rientrato in Forza Italia dopo due brevi flirt con Giovanni Toti e Matteo Renzi. «Una partecipazione, oltre che numericamente al di sopra di ogni previsione, carica di commozione ma anche di entusiasmo e voglia di ripartire», ha rivendicato Sorte.
In attesa di capire quale potrà essere il ruolo di Marta Fascina, dentro e fuori il partito, i «Fascina Boys» lanciano un segnale chiaro: contano i numeri. Con l’implicito corollario: siamo noi ad averli.
Ad alimentare il rischio balcanizzazione, finché le elezioni amministrative del prossimo anno o i congressi comunali e provinciali non faranno chiarezza su chi davvero ha il consenso, c’è poi il capitolo Pirellone.
Forza Italia può contare su 6 dei 48 consiglieri della maggioranza, oltre che su due assessori e un sottosegretario. Una pattuglia significativa anche se […] non determinante per la tenuta della giunta Fontana (il resto del centrodestra avrebbe comunque 42 degli 80 seggi), ma a sua volta divisa in varie fazioni.
Sullo sfondo, c’è il voto europeo. Manca meno di un anno ma l’appuntamento, per certi versi, appare lontanissimo. Solo in autunno, infatti, quando l’affetto suscitato dalla morte di Berlusconi e registrato dai sondaggi si affievolirà in modo quasi fisiologico, Forza Italia potrà valutare se sarà in grado di schierare liste forti e competitive.
In Lombardia i nomi più interessanti sono quelli dell’ex governatore Roberto Formigoni e dell’eurodeputato Massimiliano Salini, entrambi vicini a Comunione e Liberazione. Tutti e due, secondo qualcuno, erano pronti a passare con Fratelli d’Italia.
(da agenzie)
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