TANGENTI FINMECCANICA, LE TELEFONATE DI BERLUSCONI: PER I PM PROMESSI 18 MILIONI AL PRESIDENTE MARTINELLI E AL FACCENDIERE LAVITOLA
MAZZETTE & ARMI, ALTRI GUAI PER GLI AFFARI FINMECCANICA… BERLUSCONI RACCOMANDà’ LAVITOLA E CASELLI ALLE IMPRESE DI STATO
Un ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, accusato di chiedere mazzette da spartire con il collega deputato Massimo Nicolucci e con l’allora ministro della difesa brasiliano Jobim per piazzare undici fregate di Fincantieri al Brasile.
L’allora direttore commerciale di Finmeccanica Paolo Pozzessere che da ieri è in carcere, accusato di corrompere insieme a Valter Lavitola il presidente di Panama Ricardo Martinelli.
E un presidente del consiglio come Silvio Berlusconi che interpretava il suo ruolo come quello di un brasseur d’affaires che da un lato cerca di sponsorizzare il senatore italo-argentino Esteban Caselli come mediatore per vendere elicotteri all’Indonesia, dall’altro spinge l’amico Valter Lavitola come suo fiduciario per gli affari di Fincantieri in Brasile ed entrambi gli amici del Cavaliere poi battono cassa per milioni di euro.
Come se non bastasse l’inchiesta che coinvolge il presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi in persona per le presunte mazzette da 51 milioni di euro volate tra Italia e India insieme a una commessa di elicotteri Agusta, ieri è arrivata un’altra ondata di perquisizioni, avvisi di garanzia e l’arresto di Pozzessere, che radono al suolo quello che era rimasto della credibilità del nostro paese.
Sarà davvero difficile per l’Italia vendere un radar, un elicottero, una nave militare a un paese straniero d’ora in poi.
Paolo Pozzessere dai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco della Procura di Napoli è stato arrestato perchè avrebbe promesso al presidente di Panama Ricardo Martinelli e ad altri politici 18 milioni di dollari per “procurare alle società del gruppo Finmeccanica forniture per complessivi 180 milioni di euro” da identificare.
La super mazzetta sarebbe girata “attraverso il pagamento da parte delle societa’ Telespazio Argentina, AgustaWestland e Selex sistemi integrati di consulenze alla società Agafia Corp SA allo scopo costituita e di fatto riconducibile a Ricardo Martinelli, benche’ formalmente rappresentata e amministrata da Karen Yizzel De Garcia Castro”, la compagna panamense di Valter Lavitola.
Pozzessere, Lavitola e Berlusconi rappresentavano un terzetto molto affiatato, come si evince dalle telefonate nelle quali i tre dialogano di affari, politica e talvolta anche di donne.
Il 7 giugno 2011 Berlusconi chiama Pozzessere mentre il Cavaliere sta con Esteban Caselli, senatore del Pdl eletto in Argentina e dice: “Senti io sono qui con il professore, il nostro senatore, che è Esteban Caselli che mi porta una lettera del signor James Seslichi (il nome è storpiato dall’ex premier Ndr) che è il presidente della Iached limited, una società che dice di avere la possibilità di una vendita di aerei da trasporto fabbricati da voi all’aeronautica militare indonesiana (…) ecco questo signore dice che può organizzare una riunione da tenere a Jakarta con il nuovo capo dell’aeronautica indonesiana e un emissario italiano di alto livello (…) quindi dice che questa vendita è fondamentale che non contempli alcun elemento di agenti locali perchè”, dice Berlusconi altrimenti “possono nascere degli scandali”.
Pozzessere conferma: “è vietato”.
Quindi agenti locali no. Ma agenti italiani, magari senatori, forse sì.
Questo è almeno quello che Pozzessere scoprirà essere il disegno di Caselli.
Interrogato l’11 novembre scorso dai pm di Napoli, l’ex direttore commerciale parla della richiesta di denaro da parte di Caselli: “a tale Tsatsiky” . Pozzessere.
Dice Pozzessere: “un mio collega responsabile di Finmeccanica a Londra, Alberto De Benedictis, mi disse di aver incontrato Tsatsiky il quale gli aveva detto che il senatore Caselli gli aveva chiesto dei soldi per farlo incontrare con me e per avere un mandato di agenzia da Finmeccanica, o meglio da Alenia”.
Paolo Pozzessere, indignato, prende carta e penna e scrive a Berlusconi una lettera che poi non invierà per spiegare che Caselli avrebbe chiesto: “l’ottenimento di un mandato di agenzia da parte di Finmeccanica e pagamento di 10 milioni di dollari in anticipo. Ovviamente la risposta è stata negativa”.
L’ex direttore centrale Lorenzo Borgogni ha raccontato i retroscena del fallito affare brasiliano delle navi di Finmeccanica e Fincantieri.
Il 10 novembre 2011 Borgogni mette a verbale: “Pozzessere mi disse che il dott. Giuseppe Bono, (amministratore delegato di Fincantieri Ndr) e Paolo Graziano (imprenditore che lavora nell’indotto a Napoli Ndr) gli avevano chiaramente detto di aver trovato un ‘canalè tra l’Italia e il Brasile tale da agevolarli nei rapporti con l’allora ministro della Difesa brasiliano Jobin (Nelson Jobim Ndr) , ‘canalè trovato da Graziano”.
Borgogni chiede e ottiene conferme. “Graziano mi disse – prosegue Borgogni – che il ‘canale privilegiato tra Fincantieri e il governo brasiliano era rappresentato dall’onorevole Claudio Scajola e dal parlamentare napoletano, della corrente di Scajola, on. Massimo Nicolucci, e ciò perchè Scajola era molto legato al ministro della Difesa brasiliano Jobin; (…) Scajola, contattato attraverso Nicolucci, si era impegnato ad intervenire su Jobin appunto per favorire Fincantieri”. “Pozzessere mi disse di aver appreso da Bono, o comune da Fincantieri, che in cambio delle agevolazioni era stato pattuito un ‘ritornò che avrebbe dovuto pagare la stessa Fincantieri quale contratto di agenzia dell’ammontare dell’ 11 per cento dell’affare complessivo, pari quest’ultimo, per la sola parte di Fincantieri, a 2,5 miliardi di euro. Tale cifra di ritorno percentuale, secondo quanto riferitomi da Pozzessere, doveva essere parzialmente destinata tra Scajola e Nicolucci da una parte e Jobin dall’altra”.
Borgogni, non si fida e chiede al suo presidente dell’epoca, che conferma: “Guarguaglini, evidentemente messo a parte da Pozzessere, mi disse che era stata chiesta anche a noi di Finmeccanica la stessa percentuale di ‘ritornò dell’11 per cento (…); Guarguaglini mi disse di aver detto a Pozzessere che la percentuale massima di ‘ritornò che lui era disposto a pagare era quella del 3 per cento”.
Claudio Scajola nega e sostiene di avere sempre operato alla luce del sole per favorire Finmeccanica.
Fincantieri precisa che un contratto di agenzia fu stipulato ma nel 2008 e rescisso quando iniziarono i contatti istituzionali.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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