TASSARE I BOT: LA PRIMA SPARATA DELLA PREMIATA DITTA RENZI & DEL RIO
FINE DEL SECONDO SPOT DI RENZI: DA FIRENZE A ROMA CON L’AUTO BLU CON RELATIVA SCORTA
La campanella ha suonato, seppur la consegna di Enrico Letta non sia di buon auspicio per il Partito democratico.
Oggi Matteo Renzi andrà al Senato per chiedere la fiducia, il discorso l’ha limato a Palazzo Chigi, dov’è rincasato (è la sua residenza romana) nel pomeriggio, ma il presidente deve già rimediare a un paio di topiche evidenti.
Il caso Nicola Gratteri non è archiviato, anche se il diretto interessato non vuole commentare: il segretario democratico, ormai i fatti sono noti, è salito al Colle con la casella Giustizia per il magistrato calabrese e ne è uscito con Andrea Orlando.
Il sottosegretario Graziano Delrio ha confessato che Gratteri potrebbe riapparire col ruolo di consulente: “Le porte sono aperte”, assicura a In Mezz’ora .
Le parole sono di Delrio, ma il pensiero è di Renzi. E così anche il ministro Orlando, catapultato in via Arenula per riparare al pasticcio, ha in agenda un appuntamento con Gratteri.
Delrio e Renzi vogliono recuperare il rapporto che Gratteri, assieme a Raffaele Cantone e un gruppo di togati e tecnici riuniti in una commissione di Palazzo Chigi, aveva consegnato a Enrico Letta.
Per il Consiglio dei ministri di febbraio, il governo di Enrico I aveva pronto un decreto legge, ma l’allora rampante segretario voleva il famoso patto 2014, e l’esecutivo fu costretto a galleggiare anche su questo punto.
La minoranza democratica fa notare con malizia: Renzi riparte da Letta, un cambio di verso (al passato).
Il presidente voleva offrire ai senatori una cronistoria, non essenziale, degli attriti e dei contatti con Letta prima di votare la sfiducia in direzione al Nazareno : farà un accenno, non di più.
Perchè i democratici si sono ricompattati, e anche il potenziale scissionista Pippo Civati è rientrato.
Per una particolare combinazione aritmetica, il sondaggio “governo sì o governo no” è finito in parità , ma l’ex compagno di rottamazione ha assicurato il sostegno a Renzi. Anche i Popolari per l’Italia di Mario Mauro e i centristi di Pier Ferdinando Casini, che s’aspettano una ricompensa fra i 47 viceministri e sottosegretari da nominare domani, vanno spediti per reggere il Renzi I.
I numeri di Palazzo Madama migliorano, ma il presidente deve manovrare in spazi stretti. Ancora Delrio rinnega qualsiasi ipotesi di patrimoniale — argomento che fa agitare Angelino Alfano e il drappello di Ncd — ma butta in mischia la tassa sui buoni ordinari del Tesoro (Bot): “A una signora anziana con 100 mila euro da parte — spiega a Lucia Annunziata — non accade nulla se ne sottrai 25 o 30, non avrà problemi di salute”.
I risparmiatori e le associazioni insorgono con rapido automatismo .
Coro di Forza Italia: “à‰ la solita sinistra”.
Susanna Camusso (Cgil) avvia lo scontro con il sindacato rosso: “Segnale sbagliato. Il ceto medio ha già pagato”.
E per fortuna, attraverso Twitter, Renzi aveva ammonito: “Niente annunci spot”.
O peggio: voleva 24 ore di silenzio; i ministri, però, dichiarano ovunque (record per Stefania Giannini, Istruzione).
Ma Graziano Delrio, figura stanziale accanto a Renzi in questi giorni di mediazioni e trattative, prova a spaventare gli alleati-avversari: “O facciamo le riforme che servono o non abbiamo paura di andare al voto”.
Per Palazzo Madama, Renzi s’è appuntato quattro-cinque argomenti fondamentali col solito traguardo dei cento giorni di quiete di maggioranza: incentivi per l’occupazione, cioè meno pressione fiscale per le imprese; dieta per burocrazia e pubblica amministrazione; legge elettorale in pochi mesi; riorganizzazione per il sistema giustizia (c’è tempo, dopo la primavera).
Delrio ha precisato che non ci sarà la diarchia Palazzo Chigi-Tesoro, ma un piccolo cortocircuito va risolto: ieri sera Renzi, dopo una telefonata con la cancelleria Angela Merkel, ha incontrato Pier Carlo Padoan, titolare di via XX Settembre, che si ritrova un programma ancora prima di giurare.
Notizia sul Renzi style: ieri mattina è andato a messa senza scorta a Pontassieve con l’auto di famiglia, ma è tornato a Roma con l’auto blu.
I servizi segreti sono perentori: il presidente del Consiglio non può muoversi senza scorta.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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