TENSIONE NELLE TENDOPOLI: ORA I GIORNALISTI NON DEVONO VEDERE E VENGONO ALLONTANATI
NELLA TENDOPOLI DI PIAZZA D’ARMI, I TERREMOTATI SI RIBELLANO: “CI MANDANO TROPPO LONTANO” … INTERVENGONO DECINE DI POLIZIOTTI E I GIORNALISTI VENGONO ALLONTANATI DAL CAMPO…: QUANDO ERA TEMPO DI SPOT DOVEVANO ESSERCI E ORA LI CACCIATE?… CHE STRANA DEMOCRAZIA
I nodi prima o poi vengono al pettine: il clima idilliaco che i media hanno voluto far passare sugli schermi, con il popolo dei terremotati festante, di fronte alle 4.500 casette prefabbricate in arrivo entro settembre, come da promesse del premier, si sta tramutando in palesi contestazioni.
Preso atto che le casette non ci sono, non ci saranno fino a dicembre e, anche a dicembre, non basteranno neanche alla metà dei senza tetto, di fronte al tentativo di “deportazione” in altre province, dove vi sono strutture alberghiere disposte ad accoglierli, gli sfollati cominciano a dare segni di nervosismo.
Per andare a stare in albergo, osservano ormai in molti, tanto valeva ci mandassero subito, così evitavamo di stare 5 mesi a mangiare polvere in una tendopoli.
Quella di Piazza D’Armi ieri è stato il terreno della contestazione: una cinquantina di nuclei familiari, circa 150 persone, le ultime rimaste dopo che i circa 1.000 sfollati erano stati trasferiti in alberghi, si sono visti arrivare polizia e carabinieri con la notifica dalla locale Questura del foglio di via.
Dovevano allontanarsi, lasciare immediatamente il campo e recarsi negli alberghi loro assegnati anche a decine di chilometri di distanza.
Sono sorte tensioni, in quanto molti sfollati si sono rifiutati di andare ad alloggiare in alberghi troppo distanti, a Sulmona, a Ovindoli e nella Marsica. ,
Molti non sarebbero in grado di raggiungere il posto di lavoro partendo da una destinazione così disagevole.
Mentre le forze dell’ordine sono intervenute, a quel punto, con decine di agenti, dal campo sono stati immediatamente allontanati i giornalisti.
Ma come, proprio quei giornalisti prima tanto vezzeggiati quando arrivava Berlusconi a rassicurare tutti che a settembre avrebbero riavuto la loro casa o comunque una casetta prefabbricata, proprio quelle telecamere che sono servite per mesi come spot per promesse non mantenibili, ora improvvisamente non devono ascoltare le proteste e filmarle?
Eppure sono solo osservazioni del popolo abruzzese, che hanno diritto a essere registrate cosi come quelle del governo. Non è questa la democrazia?
Ora ci si trova di fronte a molteplici proteste per le sistemazioni logistiche, ma era prevedibile. Come era prevedibile che il governo non potesse permettersi di ammettere il bluff delle “case per tutti” e quindi ora deve far sparire le tendopoli e nascondere gli sfollati da qualche parte, per poi presentarsi ai media dicendo: “Tutto sistemato”.
Peccato che ora la gente parli, come la farmacista dell’Aquila che non sarà in grado ogni mattina da Ovindoli dove l’hanno deportata di arrivare in farmacia all’Aquila.
Per non parlare dei 70 sfollati dell’Europa Park Hotel, cui avrebbe dovuto provvedere il comune di Sulmona. I poveretti sono stati abbandonati a loro stessi e il Comune non ha ancora neanche pagato l’albergatore che minaccia di cacciarli.
Per non parlare degli anziani che non accettano la destinazione dell’area peligna e della Marsica, troppo lontane.
E i nuclei familiari che hanno lasciato le tendopoli per rientrare nelle loro case sono pochissimi: 30 persone a Campo Globo, 4 al campo sportivo di Coppito, una quindicina di tende in uscita dal campo di Centi Colella, 4 persone dal campo dell’Italtel e altrettante dall’Alenia.
Fine dei rientri.
Ora la Protezione civile è alla ricerca di altri alberghi, ovviamente sempre più lontani dalla zona del terremoto.
E fa presente che ci sono 11 carrozze ferroviarie disponibili: dalle tende qualcuno finirà in carrozza, insomma, l’importante è che non le mettano in moto: il rischio è di ritrovarsi dal “mondo dei sogni” a Lampedusa.
Visto che il Cie è vuoto, non si sa mai che a qualcuno non venga in mente pure questa soluzione.
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