TEST INVALSI: SE GLI STRANIERI VANNO MEGLIO DEGLI ITALIANI
IN CAMPANIA PUNTEGGIO MEDIO IN MATEMATICA DI 222 CONTRO 198, MA ANCHE IN LOMBARDIA, AL LICEO, DIMOSTRANO COMPETENZE MAGGIORI
Le prove Invalsi non sono certezze assolute. E in ogni classe possono esserci bambini secchioni, a prescindere dalla nazionalità .
Ma quello che emerge dai quiz sottoposti a centinaia di migliaia di studenti fra maggio e giugno del 2014 resta significativo.
Perchè? Perchè nelle scuole elementari della Campania i bambini immigrati hanno risposto alle domande di lingua italiana e a quelle di matematica meglio dei loro coetanei nati e cresciuti in patria. Sono stati più bravi.
E non di poco: il punteggio medio dei bimbi arrivati dall’estero, in algebra, è stato 222. Lo standard raggiunto dai loro compagni di classe campani è 198: ventiquattro punti in meno, in seconda elementare.
E la differenza emerge anche nella comprensione della lingua: il punteggio ottenuto dai non-cittadini italiani è 203.
Quello dei loro vicini di banco napoletani è 196.
Obiezione: il dato potrebbe essere un’eccezione. Potrebbero esserci dei super-geni fra i 21mila studenti stranieri iscritti in Campania, provenienti principalmente da Romania, Perù, Marocco, Cina, Albania.
Ma i valutatori reputano il risultato “statisticamente significativo”, come annotano nella relazione pubblicata pochi giorni fa .
E il fatto non è poi così straordinario. Perchè il divario fra stranieri (in questo caso primi) e italiani ritorna in molti altri casi.
I quindicenni romeni, albanesi, marocchini, indiani e cinesi che vivono in Lombardia dalla nascita, ad esempio, hanno dimostrato di avere in media competenze pari a 200 punti in Italiano e 203 in Matematica.
I loro coetanei siciliani, figli di genitori siciliani, si fermano a 189 e 186.
Cioè dimostrano, almeno per gli standard elaborati dall’Istituto nazionale di valutazione, di avere meno dimestichezza con la lingua materna del nostro paese.
Non è finita. I tredicenni extracomunitari che frequentano le scuole medie in Puglia prendono di solito 208 nei questionari di matematica.
I loro compagni di classe pugliesi arrivano a 192. Ovvero stanno 16 punti più giù nella classifica delle capacità .
E come in quelle della Campania, lo stesso sorpasso avviene in altre scuole elementari. Dove i bambini extracomunitari o provenienti da altri paesi della Ue hanno dimostrato conoscenze migliori dei loro coetanei: succede sia in Sardegna che in Molise.
Certo non è la norma.
A livello nazionale, e nel confronto interno fra classi del Centro e del Nord, i risultati degli studenti stranieri, arrivati ad essere 786mila nel 2013 , ovvero quasi il 10 per cento della popolazione studentesca, sono di molto inferiori a quelli dei loro coetanei italiani: fino a 30, 40 punti di meno.
Anche se il divario, profondo soprattutto per gli immigrati di prima generazione, si assottiglia per quelli di seconda (ovvero nati in Italia).
«Questo è un elemento di grande speranza», spiega Stefano Molina, dirigente di ricerca a fondazione Agnelli: «perchè sono proprio le “seconde generazioni” ad aumentare, come numero, nelle nostre scuole. Si tratta di giovani che di solito a casa parlano un’altra lingua, ma si sentono italiani e non vogliono vedere proiettati su di sè gli stereotipi che attribuiamo ai genitori. Vogliono fare passi avanti».
Il secondo elemento costante da Nord a Sud è che se gli alunni immigrati dimostrano difficoltà con l’italiano, ne hanno molte meno con la matematica.
«I risultati Invalsi dimostrano che a mancare agli stranieri non sono la voglia, l’intelligenza, la capacità », continua Molina: «Quanto gli strumenti per superare lo scoglio linguistico. I nostri libri di testo sono spesso scritti in maniera ostica per gli stessi italiani. Ancor più per chi a casa non ha supporto o riferimenti».
Ma le difficoltà con la grammatica si possono superare: «I problemi maggiori arrivano con la scrittura e l’analisi dei testi letterari», racconta il ricercatore, esperto di seconde generazioni e autore di saggi sul tema: «A Torino abbiamo organizzato in 24 scuole corsi pomeridiani specifici. E hanno avuto un successo enorme».
E sulle performance straordinarie dei bambini stranieri del Sud? Sono maggiormente integrati? Il loro successo è dovuto al fatto che sono presenti in minor percentuale?
A Napoli ad esempio ne sono iscriti 3259, dieci volte meno di quanti non frequentino le scuole milanesi (32000). «Temo che quelle distanze che si ribaltano, a favore degli stranieri, in Sicilia, Puglia, Calabria, Sardegna, Campania, non siano testimonianza di un successo educativo. Al contrario: significa che gli italiani di confronto sono diversi», sostiene Molina: «insomma, questi risultati sono semplicemente una cartina da tornasole del basso livello di competenze che gli alunni raggiungono in quelle regioni».
L’esito che dovrebbe far più riflettere, secondo Molina, è quello che riguarda i ragazzi del secondo anno delle superiori.
A 15 anni un extracomunitario nato da genitori stranieri e cresciuto in Lombardia, o in Emilia Romagna, riesce a dimostrare una maggiore conoscenza dell’italiano e della matematica di un suo coetaneo del Sud o delle Isole (il punteggio medio è 200 contro i 189, 186 della Sardegna ad esempio), «E le competenze raggiunte a 15 anni sono fondamentalmente quelle che i ragazzi si porteranno avanti tutta la vita. Sono il sapere con cui diventano adulti».
L’Invalsi può sbagliare.
Ma questi sono gli standard che racconta del nostro nuovo Paese.
Francesca Sironi
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