TORINO, IL PROF VA IN PENSIONE TRA GLI APPLAUSI DEGLI STUDENTI SCHIERATI SU DUE ALI NEI CORRIDOI
C’E’ ANCORA UNA GIOVENTU’ CHE SA RICONOSCERE MERITI E VALORI
Dopo quarant’anni di servizi passati a insegnare a scuola, l’addio del professore diventa un momento da incorniciare, di quelli che fanno il giro del web e rimangono per sempre nei ricordi di chi li ha vissuti.
E’ quello che succede al D’Azeglio, il liceo classico di Torino, una delle scuole più note del territorio, famosa per il suo rigore ma anche per le sue iniziative all’avanguardia.
Qui Enzo Novara, professore di filosofia, è andato in pensione pochi giorni fa, dopo quattro decenni di insegnamento. E tutta la popolazione scolastica, dai ragazzi ai colleghi, passando per il personale tecnico e amministrativo, si fa trovare nel corridoio, diviso in due ali, per regalare a Novara la sua “Walk of fame”, un’uscita di scena accompagnata dagli applausi scroscianti.
Una scena che non è passata inosservata, soprattutto in un momento come quello attuale, dove la scuola è sotto pressione dalle famiglie, che spesso contestano le modalità di insegnamento dei professori.
Il professore ha raccontato l’emozione provata, ma anche il lungo percorso che lo ha portato a quel momento che chiunque lasci un posto di lavoro si sogna.
«La verità è che si può essere molto felici di essere un insegnante. I ragazzi sono cambiati perché è cambiato il mondo, sono cambiati i contesti e soprattutto sono cambiati gli adulti – racconta il professore nel podcast di Mario Calabresi – Però sono convinto che alcune cose di fondo siano sempre le stesse: i ragazzi hanno innanzitutto una grande passione per le idee e bisogna aiutarli a portarla alla luce, svegliare le loro coscienze. L’insegnante non è che debba essere oggetto di fede. Ma di fiducia forse sì! L’errore è fondamentale, eppure viene sempre meno accettato. Invece è formativo, anche nella vita non è che impari quando le cose vanno tutte bene, ma quando sbagli o fallisci».
Momento inaspettato
Novara parla anche del momento che gli è stato tributato per il suo addio alla scuola e all’insegnamento. E, racconta, non si sarebbe mai aspettato un momento del genere: «No, è stato al di là di ogni mia aspettativa, è stato un evento sorprendente – prosegue – Mi attendevo un semplice saluto, specialmente alla fine dell’anno, ma il modo in cui è avvenuto è stato davvero meraviglioso e emozionante. Certamente, durante questo lungo periodo di lavoro ci sono stati momenti difficili. Si verificano situazioni che nemmeno puoi immaginare. Tuttavia, devo dire che mi sono sentito davvero bene con i ragazzi. Non c’era motivo di non sorridere, di non dare loro il massimo. Li ho ascoltati e sentiti. Potrebbe sembrare strano considerando l’impegno richiesto, ma posso affermare sinceramente che mi sono davvero divertito».
(da La Stampa)
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