TRUMP HA GIA’ COSTRUITO UN MURO, IN SCOZIA. E HA MANDATO IL CONTO AI VICINI
PER CHI AVESSE ANCORA DEI DUBBI SULLA CIALTRONAGGINE DEL PERSONAGGIO… I VICINI: “QUA HA FREGATO TUTTI, FACENDO PROMESSE MAI MANTENUTE”
Un disturbo ossessivo compulsivo. Quel che è certo è che il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha una passione smodata per muri, recinzioni o qualsiasi cosa serva a delimitare ciò che è suo o che considera tale.
Infatti, nonostante il muro al confine col Messico sembra non costituire più il centro dei suoi pensieri, un muro Trump l’ha già costruito, ma in Scozia.
Una recinzione alta circa cinque metri lungo il confine col suo campo da golf nei pressi della tranquilla Balmedie, paesino nella regione nord orientale scozzese.
Una lunga recinzione che ha tolto ai residenti la vista sul mare, gli stessi che anni fa si rifiutarono di vendergli le loro case.
Non solo, al termine dei lavori, ha inviato loro anche una lettera con il conto da saldare per i lavori effettuati: una fattura di circa 4mila euro.
David e Moira Milne hanno raccontato la loro esperienza al New York Times.
I due coniugi erano già in lite col turbolento vicino, in quanto questo sosteneva che il loro garage rientrasse entro i confini della sua proprietà .
Ma un giorno la situazione degenera: tornando a casa, hanno trovato alcuni operai al lavoro nelle immediate vicinanze del loro giardino.
Incuriositi, chiedono spiegazioni. La rete metallica, spiegano gli operai, serve a delimitare la zona che appartiene al signor Trump.
Alla recinzione si aggiungono due file di alberi ad alto fusto, e per piantarli gli uomini hanno dovuto interrompere l’erogazione di acqua ed energia elettrica.
Il fastidio dei due signori cresce sempre più, sino a quando non diventa pura rabbia quando trovano nella loro cassetta delle lettere una missiva inviata dal golf club di Trump contenente una fattura per i lavori svolti di 4mila euro.
La lettera finisce subito nella spazzatura.
“Nemmeno il Messico pagherebbe mai per il muro”, afferma il signor Milne. Da qui l’idea di far sventolare sul tetto della loro abitazione una bandiera messicana.
Alla protesta dei Milne si unisce la famiglia di Michael Forbes, che ha affiancato alla bandiera messicana un’altra con la scritta “Vote for Hillary”.
Anche lui, che si è guadagnato da vivere lavorando in una cava, si rifiutò di vendere la casa a Trump, e il Tycoon non la prese molto bene, tanto da arrivare a dire che Forbes “vive come un maiale”, criticandolo per non avergli venduto quella “disgustosa topaia”.
“Se l’America vuole sapere cosa le accadrà , non deve far altro che studiare quel che è successo a noi”, spiega Martin Ford, un politico locale.
“Vedo che ha iniziato a muoversi negli Usa come ha già fatto qui da noi, ma in scala maggiore. Le stesse cose. Ha fregato le persone e i politici fino a ottenere ciò che voleva. Poi si è rimangiato tutte le promesse che ha fatto”, continua Ford.
A Balmedie, infatti, non è difficile percepire lo scontento causato da questo atipico vicino.
Tra le promesse non mantenute, i numerosi investimenti che aveva detto di voler attuare pur di convincerli a dargli il permesso di costruire il suo campo da golf.
E poi i posti di lavoro: aveva promesso sei mila posti di lavoro, ma alla fine solo 95 persone hanno ottenuto un impiego.
A tutto questo si aggiunge il pessimo andamento della Trump International Golf Links. Solo l’anno scorso avrebbe registrato una perdita pari a 1,36 milioni di dollari.
Fino a sei anni fa, i coniugi Munro potevano ammirare dalla finestra della loro cucina il fantastico panorama dei tramonti sul mare che indoravano le sabbiose dune di Belmadie.
Oggi vedono un muro e sentono il brulicare dei cart da golf che trasportano i clienti del presidente eletto. “Sicuramente quel signor Trump ha qualche problema coi muri”, quasi bisbigliando la signora Munro, “speriamo che l’America abbia un’esperienza migliore della nostra”.
(da “Huffingtnopost“)
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