TUTTI CONTRO TUTTI, QUESTO CENTRODESTRA FINALMENTE E’ MORTO
SALVINI MINACCIA PURE IL GABIBBO BIANCO TOTI: “RESTA NEUTRALE O LA LIGURIA E’ A RISCHIO”… DA SBELLICARSI DALLE RISATE: VOGLIAMO VEDERLI I POLTRONISTI LIGURI DELLA LEGA RINUNCIARE A 10.000 EURO AL MESE (PRIMA DI ESSERE CONDANNATI PER PECULATO)
Se il buongiorno si vede dal mattino, la pioggia di insulti caduta ieri tra chi si considerava fino a qualche settimana un «affidabile alleato» è solo l’antipasto dei quaranta giorni di campagna elettorale che renderanno plasticamente evidente la morte del centrodestra che fu.
L’unica domanda è se quanto accaduto a Roma resterà nella Capitale o finira per allargarsi a macchia d’olio, coinvolgendo anche le città in cui Lega, Forza Italia e meloniani avevano trovato una faticosa intesa.
Anche in questo caso i primi indizi non promettono niente di buono.
A Napoli la coalizione si è ufficialmente sfasciata. Tanto Salvini che Fratelli d’Italia, infatti, hanno negato il sostegno a Gianni Lettieri, candidato di Forza Italia, benchè alcuni meloniani si siano dimessi dal partito per confermare la fedeltà al civico scelto dal Cavaliere.
Marcello Taglialatela, portabandiera degli ex An all’ombra del Vesuvio, non ha esitato a parlare di tradimento (risultato: Fdi-Lega insieme navigano sotto il 2% n.d.r.)
A Milano il partito della Meloni ha convocato il candidato unitario del centrodestra Stefano Parisi per verificare la sua «neutralità » rispetto alla disfida nella Capitale.
Pena, si immagina, la rottura dell’unica candidatura nata senza intoppi.
La stessa neutralità che i leghisti pretendono ufficialmente anche dal governatore della Liguria Giovanni Toti, in verità più «vittima» che artefice della scelta di Berlusconi di appoggiare Alfio Marchini.
Esilarante: vorremmo vederli in Liguria i prodi leghisti che fanno decadere la giunta e rinunciano a 10.000 euro dopo che vivono di politica da una vita.
Ma la battaglia più intensa, ovviamente, si combatterà all’ombra del Colosseo.
Dove, dopo le spaccature tra le due «destre», ognuno ha la necessità di non scoprirsi troppo nell’area presidiata sull’avversario.
Silvio Berlusconi è scatenato: ottenuto l’appoggio di Francesco Storace per drenare voti tra gli ex An, medita di schierare Alessandra Mussolini come capolista di Forza Italia.
Lei si è presa una giornata di tempo per sciogliere la riserva, ma il suo nome «ingombrante» ha già creato scompiglio.
Di questo passo ha senso sperare ancora in una ricomposizione?
Ieri gli appelli all’unità sono stati replicati stancamente, ma sembravano più un tic nervoso, una vecchia abitudine alla quale ancora non si è riusciti a rinunciare.
(da “il Tempo“)
Leave a Reply