UMBERTO CROPPI, EX ASSESSORE ALLA CULTURA, DE PROFUNDIS PER ALEMANNO: “DOVEVA GOVERNARE TUTTI, HA FALLITO 
“QUELLA DI ALEMANNO? UNA ROMA DI BIGHE E CARTAPESTA”… “POTEVA ESSERE IL SINDACO NON DI UNA SOLA PARTE, NON E’ RIUSCITO AD ESSERE AUTONOMO”…. CROPPI, UOMO SIMBOLO DEL DIALOGO, ORA IMPEGNATO IN FUTURO E LIBERTA’
E meno male che aveva esordito così: “Ho una preghiera per i giornalisti: non scrivete la parola attacco, quando riferite di quel che dirò del sindaco”.
No, infatti.
Non è la parola giusta: bisognerebbe dire tumulazione o sepoltura.
Ma un punto di verità , in quell’avvertenza c’è: se il De profundis di Umberto Croppi per la giunta Alemanno fa così male all’interessato è proprio perchè non è guidato dal solito rancore dell’ex, dalla furia dell’invettiva o dall’ingratitudine.
Ma piuttosto dalla delusione di un amico tradito, dal disincanto di chi ama la politica…
Roma, teatro Quirino, c’erano proprio tutti per la kermesse dell’uomo simbolo della cultura pre-finiana, per quell’assessore degradato e cacciato da Alemanno in una notte, rispettato dagli avversari, teorico del dialogo oltre gli schieramenti, coautore di un libro che provava a chiudere la stagione del piombo: Ci eravamo tanto armati.
Umberto Croppi non è stato in questi anni un personaggio locale, ma piuttosto un intellettuale nazionale prestato all’Assessorato che fu di Renato Nicolini.
E’ stato uno dei ideologi della Nuova Destra, e più recentemente il committente di Luciano Lanna e Filippo Rossi, e di quel manifesto finiano ante-litteram che fu Fascisti immaginari.
Oggi è in Futuro e libertà . E così c’era il nuovo libro di Lanna Il fascista libertario (!) tra le mani degli ospiti di prima fila, c’era un leader islamico come Omar Camilletti, Lina Wertmuller un dirigente del Pd come Giuseppe Lobefaro, ex ragazzi della destra radicale anni settanta (il leader del Trifoglio Alfredo Iorio), manager come Emanuele Emanuele e sul palco l’ex presidente della Camera di commercio Andrea Modello.
Uno che regalava il primo brivido agli astanti: “Sono un uomo di impresa, ma sono contro la precarietà ”. (Mondello è, con Veltroni, il padre delle notti bianche).
Perchè Croppi, in fondo, è stato epurato da Alemanno proprio per il suo essere uomo trasversale, stimato da uomini come Gianni Borgna o come Ascanio Celestini.
Croppi dice che non cerca candidature “Nè da solo, nè in ticket con altri” (vuole far coppia con Nicola Zingaretti, scrivono di lui).
Poi esordisce ringraziando Alemanno: “Mia figlia dopo il voto si chiuse in una stanza a piangere sapendo che la vittoria di Alemanno mi avrebbe portato via da casa per 5 anni. Ora, ironizza, grazie a lui sono tornato…”…
È un gustoso retroscena, quello che l’ex assessore regala alla platea del Quirino.
Ad esempio sulla campagna elettorale (costruita “in soli 63 giorni”), in cui “sono orgoglioso che non ci fosse un solo pezzo di propaganda contro l’avversario”.
Poi Croppi, raccontando il fallimento di quella idea di governo, spiega la sua poetica: “Alemanno era stato eletto da 80 mila persone che lo stesso giorno votarono per Zingaretti. Nella mia idea aveva tutte le carte per non essere il sindaco di una sola parte: ma questa idea è fallita”.
Arrivano le prime scudisciate: “Dicevano che non ero gradito alla maggioranza e ai suoi consiglieri comunali: bè, era vero. E devo dire grazie a loro perchè, non accorgendosi di quello che facevo, me lo lasciavano sostanzialmente fare”.
Poi le rasoiate: “In quasi tre anni non ho mai visto un solo assessore a una mostra. Conoscendoli, è meglio così” (risate).
Quindi mostra un cartello di divieto: “Avevo messo questo segnale sulla mia porta, e una scritta: Finchè sono io non si fanno corse con le bighe. Bè, adesso il vincolo non c’è più”.
La sala esplode in un applauso…
Inizia una requisitoria implacabile contro quella che Croppi chiama “La Roma di cartapesta” di Alemanno: “Non ho mai detto ‘Sono contrario in linea di principio alla formula uno all’Eur’. Ma conoscendo la totale inconsistenza del progetto mi pareva assurdo che lo si utilizzasse per un reiterato effetto-annuncio.
Dopo aver gridato contro il veltronismo, osserva sarcastico Croppi, ne ereditavamo i peggiori difetti”.
Subito dopo, peraltro, l’ex assessore, rende un onore delle armi imprevedibile all’ex rivale: “Solo adesso, da fonti non sospette come i commissari di Bankitalia, abbiamo scoperto di non aver ereditato i 13 miliardi e mezzo di euro di debiti di cui si parlava (ne parlava Alemanno, ndr.) ma 8 miliardi e 400. Esattamente quello che era stato detto dai nostri predecessori”…
Insomma, la Roma del centrodestra, colpo dopo colpo, diventa un sogno pacchiano e propagandistico.
“La cosa che più colpisce delle parentopoli della giunta, è che Alemanno era stato eletto per interrompere un certo modo di fare politica e non è stato capace di farlo”.
E ancora: “Di fronte al gioco dei veti delle correnti e dei consiglieri, il sindaco diceva: ‘Tutti insieme voi avete preso 40mila voti di preferenza, io da solo ne ho presi 80 mila da elettori di sinistra’”.
Dopodichè… “Annunciava che avrebbe fatto ‘il matto’ per non piegarsi ai clan…”.
Pausa teatrale: “Si vede che la legge dei numeri è stata superiore alla sua autonomia. E’ lui stesso ad aver certificato che il suo tentativo è fallito !” (altro boato della platea).
Poi cifre, dati, esempi: “La metà dei teatri è a Roma. Se decurtano il Fus rischiano di chiudere”.
E ancora: “Di 8 milioni promessi alle scuderie del Quirinale ne daremo solo 2. Di 3.5 promessi all’Auditorium sempre 2. Al festival del cinema non sappiamo dire quanti fondi daremo !”.
Quindi la stoccata: “Abbiamo speso un milione di euro per la festa di capodanno, e il macro rischia di chiudere”.
Se Futuro e libertà fosse all’1 per cento, come dice Berlusconi, ieri dovevano essere tutti al Quirino…
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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