UN GOVERNO CHE PENSA SOLO A COSA ARCHITETTARE PER EVITARE AL PREMIER DI PRESENTARSI AI GIUDICI
ORA SIAMO ARRIVATI AI PIANI A-B-C-D PER EVITARE I PROCESSI: MA NON HANNO ALTRO A CUI PENSARE NELL’INTERESSE DEI CITTADINI?… NAPOLITANO RICHIAMA ALLA NECESSITA’ DI UNA SERIA POLITICA INDUSTRIALE, MA DA 4 MESI IL PREMIER NON NOMINA IL MINISTRO ALLO SVILUPPO ECONOMICO
Tutto accentrato nelle sue mani, tutti gli azzeccagarbugli impegnati a studiare polverosi codicilli che possano permettergli di svicolare dai suoi processi personali: ormai i vertici di governo assomigliano più all’anticamera di un affermato studio legale che a un luogo istituzionale in cui si dovrebbero affrontare i problemi reali degli italiani.
Si pronuncia “riforma della giustizia”, ma si declina come piano A,B,C,D per bloccare il processo Mills ed affini.
Serve uno scudo per permettere al premier di governare?
Forse qualcuno si è accorto in questi due anni che l’Italia ha un governo credibile, spot a parte?
A che serve poter governare se poi non se ne hanno le capacità e le idee?
A che servono i programmi se poi non vengono realizzati?
O forse governare serve invece per fare leggi che evitino i propri processi?
In quel caso basterebbe nominare premier, a turno, ciascun italiano che abbia pendenze con la giustizia: ognuno risolverebbe la propria situazione processuale con una legge ad personam.
Quando gli italiani aprono un quotidiano, non leggono come intenda in concreto il governo affrontare i temi della crisi, dell’economia, del lavoro, della disoccupazione giovanile che colpisce il 25% dei ragazzi e delle ragazze italiane, delle pensioni da fame, delle aziende che stanno per saltare in aria, degli artigiani che boccheggiano, delle famiglie che non hanno aiuti, delle coppie in cerca di una casa a un canone equo, della burocrazia che opprime, di una fiscalità esagerata, dei pessimi servizi pubblici.
Se va bene si parla di tagli, di riforme annunciate da 15 anni, della palla del federalismo spacciata per la panacea di tutti i mali.
Si parla del nulla, salvo l’argomento principe da due anni a questa parte: i processi del premier e quale sia la soluzione migliore per evitarli.
“E’ venuto il momento che l’Italia si dia una seria politica industriale nel quadro europeo, secondo le grandi coordinate dell’integrazione europea.
Ne abbiamo bisogno per l’occupazione e per i giovani, che oggi sono per noi il motivo principale di preoccupazione” ha detto ieri il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Una voce che sembra arrivare da un altro pianeta, viste le priorità di questo governo, dove da quattro mesi viene persino lasciata vacante la poltrona del ministro dello Sviluppo economico, dopo le dimissioni di Scajola.
Anche quella, “ad interim infinito”, viene gestita dal premier.
“Attorno alla questione dell’occupazione giovanile si stringono i nodi dell’economia – ha detto il presidente, proseguendo nella sua analisi -. C’è una nuova categoria di giovani che non sono impegnati nè in processi formativi, nè lavorativi, nè in processi di addestramento al lavoro. Noi dobbiamo dare delle risposte su tutti questi terreni tenendo conto dei limiti stretti in cui si muove l’azione pubblica e tenendo conto delle risorse nel bilancio dello Stato”
Ma di provvedimenti in tal senso non c’è traccia.
Il governo è ora troppo impegnato sul “processo lungo”, piano B.
Ovvero mettere a punto altri due interventi: la revisione al ribasso dei tempi di prescrizione dei reati e il divieto di utilizzare altre sentenze per i dibattimenti in corso.
Tutto per bloccare i processi personali del premier.
E’ stato calcolato che altrimenti a ottobre 2011 potrebbe esserci una sentenza di condanna e l’esecutività della interdizione dai pubblici uffici.
Se i finiani ostacoleranno questa proposta si voterà a marzo, dicono dallo studio legale dell’ex partito Pdl.
Peccato che le elezioni non le decidano loro, ma Napolitano che si atterrà alla costituzione.
Una bella proposta sul conflitto di interessi e sulla riforma elettorale potrebbe a questo punto trovare una maggioranza nei due rami del Parlamento.
Una “maggioranza anti-arroganza” per riscrivere le regole di un Paese civile, stanco di megalomani, pregiudicati, cortigiani e maggiordomi.
Nella speranza che il cittadino un domani possa tornare a leggere la pagina politica dei quotidiani senza confonderla con quella della cronaca nera.
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