URLANO CONTRO GRILLO PER FERMARE BERSANI: ACCORDO PDL-LEGA-UDC E VOLATA LANCIATA A MONTI:
PREMIO A CHI SUPERA IL 42,5%. I DEMOCRATICI: “NON CI STIAMO”
L’attacco è arrivato da lontano, dall’estremo Oriente.
Ha aspettato di atterrare dall’altra parte del mondo, Mario Monti, per richiamare all’ordine i senatori sulla legge elettorale, dopo aver a lungo conversato con il Quirinale, fin qui inascoltato dal Parlamento.
E come ogni buon maestro che si rispetti, ha dato un aut aut ai suoi allievi: o la legge la cambiate voi, o la cambio io, con un decreto.
“Tecnicamente — ha detto Monti — il governo potrebbe intervenire, ma è auspicabile che siano i partiti a cambiare l’attuale sistema di voto”.
à‰ bastata mezza giornata perchè, fiutata l’aria, i partiti si riorganizzassero. In commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama, dove la bozza di riforma si era arenata, Pdl, Lega e Udc hanno approvato con un blitz un emendamento proposto da Francesco Rutelli: soglia del 42,5% perchè la coalizione vincente possa incassare il premio di maggioranza del 12,5%.
Il Pd è stato preso alla sprovvista ed è l’unico che ha qualcosa da perderci. Un’alleanza tra i democratici e Sel è stimata al 35-37%.
Nella migliore delle ipotesi può raggiungere il 40%, mentre la soglia più alta è un’utopia per chiunque.
Ma se nessuno raggiunge il premio, nessuno può governare il Paese.
Tranne uno, ovviamente: Mario Monti.
Lo stesso che ieri mattina ha chiesto una modifica urgente della legge, salvo farla lui stesso.
“Sia chiaro — ha risposto il segretario Pier Luigi Bersani — che se ci si ferma a oggi noi non ci stiamo. Non per noi ma per l’Italia. Questo impianto va profondamente aggiustato”.
Nessuno pensi, è l’avvertimento del Pd, di introdurre arbitrariamente un metodo che porti al pareggio come viatico al Monti bis.
Il premier in carica è l’unico che potrebbe provare a guidare un paese senza maggioranza. Ed è l’unico vero sfidante di Bersani, senza bisogno di fare primarie o presentarsi alle elezioni.
Ma la scusa addotta dai promotori della modifica è un’altra: abbiamo paura di Beppe Grillo.
Fino a qualche giorno fa nessuno l’avrebbe confessato, nel timore degli attacchi da parte del comico genovese.
Ma se i nemici da battere diventano due, allora meglio attaccare quello sulla carta più debole (Grillo) per uccidere anche l’altro (Bersani).
“Una soglia significativa è la condizione base per evitare avventure — ha dichiarato Rutelli — in Sicilia il primo partito è stato quello di Grillo e la prima coalizione quella di centrosinistra. Occorre una soglia alta per avere un premio di maggioranza per governare, altrimenti il rischio è che il primo partito che ottiene il premio è Grillo. Ed è un rischio molto alto”.
Insomma, guai far governare chi vince le elezioni.
Meglio approvare un proporzionale corretto (con premio alla coalizione del 12,5% vincolato al raggiungimento del 42,5%, preferenze e soglia di sbarramento al 5%) per frammentare a dovere l’offerta politica e restituire ai centristi il loro ruolo di ago della bilancia, scippato dal sistema bipolare.
L’Idv si è allineata al no del Pd, quasi a voler tendere la mano nella speranza che si riapra la possibilità di un’alleanza.
Per Pier Ferdinando Casini “il testo è migliorabile. Bisognava trovare un punto, altrimenti non se ne usciva”.
E a proposito della contrarietà del Pd osserva: “Ci sono reazioni di facciata e altre di sostanza. A me interessano le seconde”.
Poi aggiunge che la decisione non ha nulla a che vedere con il Monti-Bis: “Cosa c’entra questo?” chiede.
A rispondergli ci pensa Arturo Parisi: “Se di fronte alla reazione del Pd, Casini, che di Bersani e D’Alema è da sempre il principale alleato, dice che ‘ci sono reazioni di facciata e reazioni di sostanza’ è perchè ha le sue ragioni. Ho tuttavia paura che la vicenda della legge elettorale che Casini descrive come una commedia vada volgendo pian piano verso la tragedia. Quello che ancora non è chiaro è se ci si è alleati con l’Udc per tornare al passato, o se si torna al passato per allearsi con l’Udc”.
L’unico punto di contatto tra Pd e Pdl è l’ipotesi che il relatore Lucio Malan presenti a suo nome una modifica come quella proposta da Roberto D’Alimonte, ovvero l’aggiunta alla soglia già votata del 42,5% un “premietto” di aggregazione al primo partito.
Ma manca ancora l’accordo sulla percentuale.
E le possibilità di dialogo si assottigliano sempre di più allungando la vita al Porcellum.
Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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