VIA LA FIAMMA, VIA IL PARTITO, VIA IL TRICOLORE: MARINE LE PEN GIOCA LA CARTA DELLA DISPERAZIONE IN VISTA DELLE PRESIDENZIALI
IL TENTATIVO DI MOSTRARSI MODERATA DI FATTO FAVORISCE ERIC ZEMMOUR, IL GIORNALISTA CONDANNATO PER RAZZISMO, CHE I SONDAGGI DANNO AL 7%, TUTTI VOTI SOTTRATTI AL RN
Quando fu composta, nel 1792, la Marsigliese era un canto rivoluzionario, scritto in un periodo di profondo mutamento per la Francia e l’Europa intera. E forse è proprio per il suo carattere sovversivo, più che per il suo significato patriottico, che Marine Le Pen ha deciso di prenderne un verso e utilizzarlo come slogan per la terza corsa presidenziale della sua carriera.
“Libertà, libertà care” è la frase che campeggia sul manifesto ufficiale svelato in anteprima da Le Figaro. Un motto che accompagnerà la leader dell’estrema destra nella sua ennesima rivoluzione, come dimostra anche l’immagine scelta.
Le Pen appare sorridente, su uno sfondo verde, con lo slogan bene in vista.
Via la fiamma, via le tinte blu utilizzate fino ad oggi e, soprattutto, via il nome del Rassemblement National (Rn).
Il partito scompare, resta la leader, da sola con lo slogan. In quella che molto probabilmente sarà la sua ultima competizione presidenziale, Marine Le Pen continua la mutazione iniziata all’indomani della sua investitura a presidente del partito, nel 2011, quando prese dalle mani del padre Jean-Marie le redini dell’allora Front National. Un’eredità pesante da gestire.
Le posizioni violente, negazioniste e antisemite del “vecchio leone” erano insostenibili nel progetto di conquista dell’Eliseo.
Marine negli anni ha lavorato sui toni, sull’immagine e sul programma, fino a cambiare nome alla creatura fondata dal padre. Una “dédiabolisation” passata per diversi momenti, come quello della lotta all’Unione europea, spauracchio abbandonato dopo la batosta alle ultime presidenziali. Ma il ripulisti non è finito.
“Le Pen ha capito da tempo che il Rn faceva paura”, spiega all’HuffPost Jean-Yves Camus, politologo esperto di populismi ed estrema destra, co-direttore dell’Osservatorio della fondazione Jean-Jaurès di Parigi. “Lei stessa è una personalità, e lo si vede in tutti i sondaggi, giudicata divisiva dai francesi”, afferma l’esperto.
“Da qualche tempo insiste molto sulla sua volontà di riunire per attirare più gente possibile, non solo di destra, verso il suo partito”, sostiene Camus. Quale frase migliore, quindi, se non quella dell’inno nazionale? Se poi si sceglie un passaggio in cui si parla di libertà, ancora meglio.
Nell’ultimo step del suo progetto, Le Pen mischia le carte, si mostra aperta e flessibile.
In un’intervista rilasciata a Le Figaro propone di nazionalizzare le autostrade (idea già avanzata dal candidato di sinistra Arnaud Montebourg) e privatizzare la televisione pubblica. “Questo vuol dire che non determino la qualità di una misura in base al suo colore politico. Ecco due proposte che lo dimostrano”, dice lei.
Ma il tentativo di superare la contrapposizione destra-sinistra è stato già tentato da molti negli ultimi anni. Tra questi anche il suo avversario numero uno: il presidente Emmanuel Macron. Sebbene ultimamente abbia applicato alla sua politica una brusca sterzata a destra, Macron nel 2017 è arrivato all’Eliseo con la promessa di superare uno schema politico giudicato ormai ammuffito. Marine Le Pen starebbe quindi copiando il suo rivale?
“Il presidente – secondo Camus – è un prodotto dell’alta amministrazione francese. Per lui le buone soluzioni sono quelle efficaci, indipendentemente dal loro colore politico. Le Pen è differente. Vuole una voce capace di andare oltre la destra e la sinistra. Un progetto che in realtà rappresenta una vecchia ossessione dell’estrema destra francese”.
Ma sulla sua strada Le Pen rischia di essere travolta proprio da un suo ex sostenitore. Il giornalista e opinionista ultraconservatore Eric Zemmour sembra essere sempre più vicino ad annunciare la sua discesa in campo per le elezioni del prossimo anno, sebbene i sondaggi lo diano a circa il 7%.
Un’ipotesi giudicata ormai talmente probabile che il Consiglio superiore dell’audiovisivo (Csa), organo responsabile del pluralismo dell’informazione, ha chiesto ai media nazionali di “dedurre” il tempo degli interventi di Zemmour “quando si esprime sul dibattito politico nazionale” visto che ormai ne è diventato un “attore”. Una “censura”, secondo il diretto interessato, che su questo punto viene sostenuto dal Rn, sebbene sia sempre più preoccupato da una sua candidatura, come ha confessato questa mattina a BfmTv Louis Aliot: Preferirei che tra i due “ci fosse un accordo”.
Secondo Camus, “l’arrivo di Zemmour nella corsa all’Eliseo potrebbe spingere Le Pen ad accelerare la normalizzazione del suo partito”.
Conosciuto per le sue posizioni anti-Islam e anti-immigrazione, che nel corso degli anni gli sono valse diverse condanne, Zemmour si andrebbe a posizione alla destra della Le Pen. Le differenze tra i due ci sono, almeno sulla carta.
“La presidente del Rassemblement National vuole bloccare l’immigrazione e ha posizioni forti sull’Islam, ma a differenza dell’opinionista non lo ritiene incompatibile con l’essere un cittadino francese”, afferma Camus.
Le divergenze riguardano anche i toni. “Zemmour dà un’immagine estremamente negativa della Francia, è un pessimista, continua a parlare solo del declino francese. Le Pen sviluppa invece un discorso molto più costruttivo e ha una visione molto meno tragica della situazione del paese”.
Domenica Le Pen consegnerà il partito al suo delfino, Jordan Bardella, per dedicarsi interamente alla campagna elettorale. L’ultimo passo prima dello sprinti finale verso l’Eliseo. L’ultimo tentativo con poche speranze.
(da Huffingtonpost)
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