VIVA LA BANDIERA
SEDICENTI PATRIOTI CHE SI VERGOGNANO DEL TRICOLORE
No cara presidento. Avvicinare una bandiera non è una provocazione. Se lei e i suoi sedicenti “camerati” foste coerenti con le valanghe di minchiate che avete diffuso fra i babbioni che vi seguono e vi votano, a chi vi avvicinasse una bandiera di quella che chiamate patria, bandiera colorata del sangue di chi donò la propria vita per unirla e sottrarla al dominio straniero, riservereste un abbraccio, non pugni e calci.
E quella che lei chiama “reazione” e i giornalisti inscritti nei vostri libri paga hanno definito rissa, non è stata l’una né l’altra cosa. Si è trattato semplicemente di una volgare e vile aggressione.
Lei la chiama provocazione perché, forse, si rende conto di stare attuando, insieme ai partiti che formano il suo governo, un programma di separazione, di divisione, del nostro paese. Autonomia differenziata docet. E di sottoporre, di fatto, il nostro Paese alla influenza straniera. Esattamente il contrario di quello per cui diedero la vita i martiri risorgimentali.
E allora sì, le dò atto di tanta consapevolezza e, sì, la capisco. Avvicinare la bandiera italiana a un membro del vostro governo equivale a una provocazione.
Solo che a Calderoli la bandiera italiana fa schifo, mentre lei su quella bandiera ha costruito il suo astratto e metafisico sovranismo. Per raccattare voti. Tradendo poi, tutto ciò che ha enunciato in campagna elettorale. E non solo.
Avrebbe dovuto lasciare solo Calderoli con la sua repulsione alla NOSTRA bandiera. Invece lei e i suoi sedicenti “camerati” avete voluto difenderlo e aggredire il portatore di quella bandiera.
Per quella che lei ha chiamato “provocazione”
Ammettendo quindi, implicitamente, che a voi tutti la sola vista di quella bandiera causa vergogna
Giancarlo Selmi
(da Infosannio)
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