Destra di Popolo.net

SPRECHI IN CORSIA, TROPPI RICOVERI, ESAMI E MEDICINE COSTANO 15 MILIARDI DI EURO

Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile

TRA LE CAUSE DEGLI SPRECHI ANCHE L’EVASIONE DAL TICKET E I MACCHINARI POCO UTILIZZATI, LE CONFEZIONI DI FARMACI USATI SOLO IN PARTE E I CONTROLLI MEDICI PRESCRITTI SENZA MOTIVO

Una montagna di esami e visite inutili, decine di piccoli ospedali che non servono, evasione del ticket, macchinari poco utilizzati.
Il sistema sanitario italiano produce sprechi, miliardi che se ne vanno per problemi organizzativi e di gestione.
Il nuovo ministro alla Salute Renato Balduzzi si trova di fronte un quadro critico, mentre le Regioni si lamentano per un Fondo sanitario che non cresce quanto vorrebbero ed è più basso di quelli di parte degli altri Paesi europei. Con le pillole sfuse risparmiati 700 milioni
Antibiotici usati 5 giorni e poi messi nell’armadietto del bagno per non essere mai più ripresi.
Se si potessero acquistare in farmacia solo il numero di compresse necessarie al trattamento si risparmierebbero almeno 700 milioni di euro.
Molti più soldi resterebbero nelle casse delle Regioni (circa 2,5 miliardi) se si potessero fare gare non solo tra medicine con lo stesso principio attivo ma anche tra prodotti diversi dallo stesso risultato terapeutico, ad esempio l’abbassamento della pressione.
Macchinari più attivi per ridurre le attese
Nelle strutture pubbliche e convenzionate le apparecchiature per gli esami non sono utilizzate come dai privati.
Le macchine, stima la Società  italiana di radiologia medica, lavorano al 70% del loro potenziale.
Non sfruttarle al massimo porta ad un maggiore costo di esercizio, quindi ad una spesa inutile. Si stima che solo per tac, risonanze e ecografie si potrebbero risparmiare 350mila euro.
Farle lavorare al massimo, ovviamente, porterebbe anche a un vantaggio non economico: la riduzione dei tempi d’attesa.
Il 90% dei medici fa controlli inutili
Sono milioni gli esami inutili prescritti ogni anno dai medici. Risonanze al posto di lastre, molto meno care, “check-up” senza senso, visite dallo specialista che non servono. L’inappropriatezza è uno dei più grandi problemi per il sistema sanitario.
E’ legato anche alla medicina difensiva, praticata, secondo una recente ricerca dell’università  Milano Bicocca, dall’80-90% dei medici, che ordinano esami principalmente per ridurre il rischio di contenzioso legale.
L’inappropriatezza vale 5 miliardi.
Spesa sotto controllo più spazio ai generici
La spesa per i farmaci nel nostro paese è l’unica, in sanità , rimasta praticamente costante negli ultimi dieci anni. Ci sono però ancora margini di risparmio, come ad esempio i circa 2 miliardi che non verrebbero spesi dal sistema sanitario se le Asl si organizzassero per acquistare da sole i farmaci generici in grandi quantità , quindi strappando prezzi migliori, e li distribuissero poi alle farmacie.
Il costo finale sarebbe molto inferiore da quello attuale per le casse delle Regioni.Emergenza infermieri impiegati in esubero
Il sistema sanitario va incontro a problemi di carenza di medici, perchè sono di più quelli che vanno in pensione rispetto a quelli che escono dalle scuole di specializzazione, e anche di infermieri.
Il personale amministrativo delle Asl, però, sarebbe in eccesso. Il 20% potrebbe essere tagliato, secondo le stime del sindacato dei medici di famiglia Fimmg.
L’operazione porterebbe a un risparmio tra 1 miliardo e 1,5 miliardi di euro.Errori in corsia danni milionari
In Italia ogni anno i cittadini denunciano 34mila danni subiti in ospedale o negli studi medici.
Si va dalle cadute in corsia allo smarrimento di protesi, dagli errori dei camici bianchi alle infezioni. Gli esperti di rischio clinico stimano che almeno il 50% dei cosiddetti eventi avversi possano essere prevenuti ed evitati.
Così si risparmierebbero almeno 600 milioni di euro di risarcimento danni da parte delle assicurazioni, che ovviamente farebbero abbassare i premi pagati dalle Asl
Viaggi di speranza ma a caro prezzo
Sono tantissimi gli italiani che si spostano per curarsi, soprattutto dal sud al nord, dove ci sono strutture sanitarie migliori.
La Regione di provenienza versa il valore della prestazione a quella a cui si è rivolto il paziente.
La somma di tutto il denaro sborsato per la “mobilità ” è 4 miliardi, di cui 3 sborsati dalle amministrazioni meridionali.
Se si riducessero gli spostamenti forse non si recupererebbero tutti i soldi ma ci sarebbe comunque un risparmio, per il sistema pubblico e per le famiglie costrette ad affrontare i viaggi.
Basta micro-ospedali valgono 4,5 miliardi
In Italia il 2% dei posti letto, circa 5mila, si trovano in piccoli ospedali.
Circa 60 strutture che costano tanto e producono pochissima assistenza. Sono ritenuti inutili da tutti ma nessuno trova il coraggio di chiuderli o riconvertire l’attività .
Si tratta di uno dei tanti sprechi di un sistema ospedaliero dove le strutture non sono in rete, i ricoveri sono troppo lunghi e si fa poco il day hospital e la day surgery.
Si stima che razionalizzando tutto il settore si potrebbero risparmiare 4,5 miliardi di euro.
I ticket, sia quelli “storici” che quelli introdotti di recente dalle Regioni su richiesta del Governo, sono a rischio evasione.
Prendendo in considerazione solo quello in vigore da più anni si stima che ci sia un numero consistente di falsi esenti che accedono a visite ed esami gratuitamente perchè autocertificano un reddito familiare inferiore a 36.151 euro e un’età  superiore ai 65 anni o inferiore ai 6.
Se si facessero controlli serrati si potrebbe recuperare circa 1 miliardo di ticket non pagati.

Michele Bocci

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A CAUSA DEI TAGLI, IL 66% DEI SINDACI LOMBARDI NON RIESCE PIU’ A RISPONDERE ALLE RICHIESTE DEI CITTADINI

Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile

RICERCA IPSOS: “IL 92% DEI 1490 COMUNI E’ ORMAI IN GRAVE DIFFICOLTA’… FINO AD OGGI LA SCURE SI E’ ABBATTUTA SU BIBLIOTECHE, INIZIATIVE CULTURALI E SPORT

Il 92% dei 1490 comuni aderenti ad Anci Lombardia prevede per il 2012 tagli che incideranno “abbastanza” o “molto” sui loro bilanci.
E nel 2011 la scure si è abbattuta soprattutto sulla manutenzione di strade e del verde, sulle biblioteche civiche e sulle iniziative culturali, sugli impianti sportivi, mentre tagli più ridotti hanno riguardato i servizi sociali e scolastici, l’assistenza agli anziani. È quanto emerge dalla ricerca che Ipsos ha realizzato per Anci Lombardia e che viene presentata questa mattina a Milano al Palazzo delle Stelline.
Il 66% dei sindaci ammette di non poter più dare risposte adeguate alle crescenti richieste dei cittadini. “I tagli ai comuni sono tagli ai cittadini – afferma Attilio Fontana, presidente Anci lombardia e sindaco leghista di Varese-.
I vincoli del patto di stabilità  sono un freno alla ripresa economica dei nostri territori, che appare oggi prioritaria”.
L’indice dei tagli è misurato da 0 (nessun taglio) a 100 (tagli radicali).
La media in Lombardia è di 25.
La riduzione delle risorse sulla manutenzione delle strade ha un indice in Lombardia pari a 49. Va meglio per i servizi sociali (21), servizi scolastici (19), asili nidi (15), assistenza agli anziani (11).
Ipsos ha anche intervistato mille lombardi per saggiare il loro giudizio sull’operato dei comuni e sulla situazione economica dell’Italia.
Secondo il 52% degli intervistati il peggio della crisi deve ancora arrivare e per il 31% siamo all’apice. Il 60 % inoltre ha gia iniziato nel 2010 a ridurre i consumi.
Poco più della metà  pensa che i sindaci siano buoni amministratori delle finanze comunali.
Il 70% dei comuni lombardi ha gia aumentato o prevede di aumentare le tasse, anche se solo il 47% dei cittadini sarebbe disposto a pagarne di più.
Solo un sindaco su tre pensa che il federalismo fiscale porterà  benefici, molto più fiduciosi i cittadini (51%).

( da “Redattore Sociale“)

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CASO SORICAL: NEL CDA DELLA SOCIETA’ DELL’ACQUA L’EX SINDACO DI UN COMUNE SCIOLTO PER MAFIA

Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile

PASQUALINA STRAFACE, EX SINDACO DI CORIGLIANO CALABRO, NONOSTANTE LE PESANTI ACCUSE SUL SUO COMUNE, DA QUALCHE MESE SIEDE NELLA SOCIETA’ DI RAPPRESENTANZA DELL’ANCI CALABRIA… ANGELA NAPOLI PRESENTA UN’INTERROGAZIONE

C’è una presenza imbarazzante nel consiglio di amministrazione della Sorical, la società  mista (Regione Calabria e Veolia) che gestisce gli acquedotti calabresi.
Si chiama Pasqualina Straface, ex sindaco del Pdl di Corigliano Calabro (provincia di Cosenza), sciolto per infiltrazione mafiosa.
Una decisione firmata dall’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni lo scorso otto giugno, che accolse la proposta venuta dal prefetto di Cosenza, basata sulla “sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali — come si legge nel decreto di scioglimento — con la criminalità  organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale”.
L’ex sindaco di Corigliano Calabro, nonostante le pesanti accuse che pendono sulla sua amministrazione, non ha però lasciato l’importante posto di consigliere della Sorical, dove siede da qualche mese in rappresentanza dell’Anci Calabria.
Un ruolo chiave, divenuto sensibile dopo la decisione del gestore degli acquedotti di ridurre l’acqua ai comuni calabresi che non riescono a pagare le bollette.
Dovrebbe essere proprio lei, il sindaco dimesso dal prefetto, a sostenere i diritti delle amministrazioni comunali di fronte all’amministratore delegato Maurizio Del Re, nominato — come da statuto — dal socio privato, la francese Veolia.
L’Anci della Calabria non sembra stupirsi più di tanto: “Non è che non ci dormiamo la notte per questa vicenda — spiega Rosanna Palazzo, segretario regionale — e dico di più: chi ripagherà  Pasqualina Straface per quello che ha subito quando, magari tra anni, si scoprirà  che non era vero nulla?”.
La segretaria della sezione calabrese dell’associazione dei comuni si dice sicura della estraneità  di Pasqualina Straface e della sua famiglia dai condizionamenti della ‘ndrangheta.
L’ex sindaco è stata indagata insieme ai fratelli per associazione mafiosa, nell’ambito dell’operazione “Santa Tecla”, condotta dalla Dda di Catanzaro lo scorso anno, che portò a 67 arresti.
Il nome dell’indagine derivava dall’omonimo via a pochi passi da Piazza Duomo a Milano, dove — secondo l’accusa — gli affiliati si incontravano per organizzare il traffico di droga dalla Calabria verso la Lombardia.
Pasqualina Straface è stata poi prosciolta dal Gip, che però ha mantenuto le accuse per i due fratelli: “Lei è una bravissima persona, e anche il fratello, morto da poco: al suo funerale c’era tanta gente, dicono che era un uomo generoso. Ma questi magistrati li leggono i giornali?”.
I fratelli dell’ex sindaco, Franco e Mario Straface, sono indagati davanti al Gup per associazione mafiosa.
I loro presunti contatti con le cosche del cosentino sono ampiamente citati nella relazione del prefetto che ha chiesto e ottenuto lo scioglimento del consiglio comunale di Corigliano Calabro: “Elementi sintomatici di un condizionamento dell’amministrazione da parte della criminalità  organizzata — si legge nel decreto di scioglimento dello scorso giugno — sono stati rinvenuti nei particolari legami tra uno dei componenti della giunta comunale ed i fratelli del primo cittadino interessati dalla menzionata ordinanza di custodia cautelare. Viene inoltre rilevato che parte dei componenti dell’attuale compagine politica sono gravati da precedenti penali, pregiudizi rilevati peraltro anche nei confronti di funzionari e dipendenti dell’ente locale, alcuni dei quali ritenuti organici o contigui alla malavita organizzata”.
Angela Napoli, deputato calabrese di Fli, aveva presentato il 24 novembre del 2010 un’interrogazione al ministro dell’Interno Maroni, chiedendo spiegazioni sulla presenza di Pasqualina Straface nel Cda di Sorical: “La Sorical è una società  per azioni a maggioranza di capitale pubblico — scriveva Napoli — e che, pertanto, dovrebbe attenersi alla disciplina pubblicistica in materia di incompatibilità  per le nomine dei consiglieri di amministrazione e degli altri vertici societari nonchè per le assunzioni e gli incarichi dirigenziali”.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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MONTI CON LA MERKEL E SARKOZY, L’ITALIA RECUPERA CREDIBILITA’ E FIDUCIA: “IMPRESSIONANTI RIFORME STRUTTURALI”

Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile

“PIENA FIDUCIA ALL’ITALIA”: IL VERTICE ALLA RICERCA DI UNA   MEDIAZIONE SULLE MISURE NECESSARIE PER CONTRASTARE IL PROBLEMA DEL DEBITO E LE DIFFICOLTA’ DELL’EUROZONA

Spread in salita, euro in continua flessione e un’asta di Bund disastrosa: con lo sguardo preoccupato rivolto a questi temi l’Europa ha atteso il risultato del trilaterale di oggi a Strasburgo tra Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Mario Monti, sperando che dall’incontro possano arrivare segnali di fiducia.
Per la prima volta l’Italia è stata invitata al tavolo di quello che fin dall’inizio della crisi si è configurato come un direttorio dell’Europa.
Pieno appoggio a Monti hanno garantito Sarkozy e la Merkel.
Parigi e Berlino condividono la “volontà  di sostenere e aiutare il governo italiano presieduto da Mario Monti” ha detto il presidente francese   nella conferenza stampa al termine dell’incontro.
“Abbiamo voluto sottolineare la nostra fiducia nel governo italiano, e siamo molto felici di aver potuto scambiare opinioni con il premier Monti su tutti gli argomenti che riguardano l’Unione Europea e l’Italia” ha proseguito Sarkozy, sottolineando di parlare anche a nome del cancelliere tedesco.
L’inquilino dell’Eliseo ha poi annunciato di aver accolto con Merkel l’invito di Monti “a Roma in tempi brevi per proseguire queste discussioni a tre”. “Auguro a Mario Monti tanto successo nel suo programma che non è facile”, ha detto la cancelliera tedesca, che ha definito “molto costruttivo” l’incontro con Sarkozy e il premier italiano.
La Merkel ha sottolinato che la situazione è difficile ma “noi faremo tutto quanto è necessario per difendere l’euro. I mercati hanno perso fiducia nell’euro e dobbiamo dimostrare che ci si può fidare dell’euro”.
Poi, sul governo italiano, ha aggiunto che i piani del nuovo governo italiano esposti oggi da Monti “sono soprattutto sulle riforme, la ristrutturazione e la crescita.
Ora è necessario soprattutto creare nuovi posti di lavoro – ha dichiarato la leader tedesca – bisogna combattere la disoccupazione”.
“Auguro a Monti tanto successo – ha poi aggiunto Merkel – perchè davanti a lui c’è tanto lavoro da fare e noi lo sosteniamo”, ha commentato la cancelliera, che ha definito ‘impressionanti’ le riforme strutturali annunciate dal premier italiano.
“Ho illustrato a Sarkozy e Merkel il programma in corso di articolazione del governo, e ho insistito nell’interesse che l’Italia ha di perseguire in modo rigoroso gli obiettivi di consolidamento della finanza pubblica, entro termini serrati, confermando l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 e in modo sostenibile”.
Così il premier Mario Monti, nel corso della conferenza stampa congiunta, ha detto in merito all’incontro.
“La sostenibilità  implica anche una crescita economica non inflazionistica, non alimentata dal disavanzo – ha proseguito Monti -. Questo significa riforme strutturali”. L'”Italia – ha aggiunto – ha un rilevante avanzo primario, ma deve fare sforzi particolari. Non è in discussione l’obiettivo del pareggio di bilancio, esiste un problema più generale di cosa accade se si entra in una fase recessiva. Credo sia doveroso per ogni paese fare il compito a casa, come ha detto la cancelliera Merkel”.
Francia, Germania e Italia hanno concordano sulla necessità  di “rispettare l’indipendenza” della Banca centrale europea: su questa “istituzione è essenziale astenersi da giudizi positivi o negativi”, ha affermato il presidente francese Nicolas Sarkozy.
“Ci siamo adattati a situazione”, ha aggiunto
“Dobbiano andare verso una unione fiscale se vogliamo dare una stabilità  radicale all’Eurozona e questo richiede regole e meccanismi per una applicazione sicura di quelle regole”; in questo quadro gli Eurobond “potrebbero dare un contributo significativo”, ha detto il presidente del Consiglio italiano.
“Tutto è possibile – ha detto il premier – dentro solida unione fiscale ma molte cose buone in sè possono diventare pericolose al di fuori di una solida unione fiscale”. “Non si tratta di essere contro o a favore. Ci sono delle debolezze nell’area euro e passo dopo passo devono essere superate.Gli eurobond non li ritengo necessari”, ha specificato la cancelliera tedesca, che ha sostenuto che la priorità  “la crescita”.
Poi ha concluso: “Siamo ancora lontani da avere tutti le stesse idee, ogni Paese ha delle idee per come attenersi al pacchetto di stabilità  nel futuro ma per quanto riguarda la Germania le nostre posizioni non sono cambiate”.
Francia e Germania hanno spesso agito in maniera congiunta con incontri bilaterali e comunicati congiunti ma l’avanzare della crisi ha portato i due Paesi su “sponde” diverse a proposito delle misure necessarie con la Merkel che vuole una cessione di sovranità  per i Paesi dell’eurozona in modo da poter intervenire sulle politiche di bilancio, mentre Sarkozy, e con lui anche Monti, è più propenso ad aprire agli eurobond.

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RITORNA IL GIOCO PREFERITO DALLA LEGA: QUELLO DI ERODE

Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile

LE PAROLE DI NAPOLITANO HANNO SCATENATO L’IRA DEI TRE EX MINISTRI: I BAMBINI SI TRASFORMANO IN “CLANDESTINI”… EPPURE IN ITALIA CHI ISTIGA AL RAZZISMO DOVREBBE FINIRE IN GALERA

Quelli della Lega, come Erode, hanno il terrore dei bambini che non siano razza pura italiana.
Strano, direte voi, visto che dell’Italia a loro non importa niente.
Detestano il tricolore, giurano, da ministri, su una cosa chiamata Padania, parlano di secessione che vuol dire ex Yugoslavia.
Anzi, più complicata e pericolosa la loro secessione, perchè è impossibile.
Dunque di che Italia parlano quei tre ex ministri (due inutili, ma uno era ministro dell’Interno, pensate il pericolo che l’Italia ha corso) quando rispondono con violenza e furore, ad una frase del Presidente della Repubblica?
Per capire bene, ricordiamo la frase: “È folle ed è anche assurdo che un bambino nato in Italia da genitori immigrati, che resta, vive, cresce studia in Italia, non sia italiano”.
La frase va ambientata tre volte.
La prima, nel contesto di un Capo di Stato che enuncia un principio di buon senso e valore morale.
Buon senso perchè il bambino di cui stiamo parlando non ha altro Paese che quello in cui è nato, cresciuto, di cui parla la lingua (spesso la sola lingua), in cui è andato a scuola.
Di valore morale perchè dice che accoglienza e integrazione sono il solo percorso per i nuovi arrivati in un Paese civile.
C’è naturalmente una opinione pubblica che riceve il messaggio.
È una Italia che si è incattivita e che ha paura. Ma non dedica la sua paura agli immigrati e non ripone le sue speranze di salvezza nella Lega Nord.
E in più tende a stare attenta a ciò che dice il presidente della Repubblica.
Ma quando il messaggio raggiunge i destinatari, che hanno dedicato anni di devastazione alle leggi, ai regolamenti e alla burocrazia, pur di creare ostacoli a chi veniva per lavorare, e col proprio lavoro ha fatto funzionare in questi anni mezza Italia, dalla raccolta dei pomodori nel Sud alle migliaia di minifabbriche del Nord e specialmente del Nord Est detto “padano”, esplode furore, invettiva, minaccia.
Maroni, come ha sempre fatto mentre, da secessionista, era ministro chiave della Repubblica, ha cambiato la parola.
Invece di “immigrato” lui ha fatto finta di avere capito “clandestino”.
“Clandestino” è una parola cara alla Lega perchè porta, con due passaggi, in prigione. Sembra un gioco da tavolo e invece è una trovata crudele, specialità  di brave persone come Maroni, Calderoli, Borghezio.
Si fa così. Di qua c’è la burocrazia che farà  di tutto per rallentare, procrastinare, negare, rinviare il permesso anche se l’immigrato ha tutte le carte in regola e lavora. Te lo raccontano, umiliati, alcuni prefetti che dicono: “Lei non sa che cosa si adattano a fare certi colleghi per la carriera”.
E infatti il prefetto Mosca di Roma, sotto il governo Bossi-Maroni-Berlusconi ha dovuto dimettersi perchè ha rifiutato l’idea odiosa delle impronte digitali ai bambini Rom.
Ma nel cosiddetto “pacchetto sicurezza” di Maroni la cui approvazione svergogna il Parlamento italiano, “clandestino” diventa reato.
Il reato non dipende dal fare ma dall’essere, come in ogni serio regime razzista.
E sei nelle mani di quei poliziotti o padroni (non tutti, e forse non tanti, per fortuna) che stanno al gioco sporco della Lega.
Quando sei “clandestino” o vieni rimpatriato dove non sai, o vai in prigione o, altra variante barbara, ti rinchiudono nei centri di identificazione e di espulsione, dove nessuno ti identifica, dove l’ottanta per cento dei detenuti è in regola (lo certificano le periodiche visite di parlamentari ), dove ti tengono per un anno e mezzo senza assistenza legale o sanitaria e senza regole, sorvegliati da poliziotti e soldati che non hanno alcuna preparazione nè alcun voglia di fare quel lavoro.
Direte che è tutto assurdo.
Ma questo è il mondo della Lega finchè è durato, fondato sulla paura, sul rapporto inesistente tra sicurezza e immigrazione (nel Paese di ‘ndrangheta, mafia e camorra , dove ci sono due morti al giorno di attentati malavitosi a Roma), fondato sul sostegno non gratuito di Berlusconi, a cui i voti leghisti davano ossigeno, e che lui ricambiava dando via libera alla Italia dell’apartheid.
Quelli del mondo di Berlusconi si ricordano anche adesso del dovere di sostenere le barbare assurdità  della Lega e il linguaggio deformato dei leghisti.
“Napolitano adotta i clandestini” intitola Libero del 23 novembre, facendo subito uso truffaldino della parola “clandestino” come hanno imparato da Maroni, per vedere se si può spaventare qualcuno.
“Non vorrei — suggerisce su Il Giornale l’astuto Calderoli — che fosse un cavallo di Troia per concedere il diritto di voto agli immigrati”.
E crede di avere annunciato il colmo del colpo di mano, della indecenza, della paura.
Però attenti a ciò che ha da dire Cicchitto: “Se invece di economia vi occupate di diritti, noi potremmo difenderci con la nostra riforma della giustizia”.
Conoscendo autori e intenzioni, la minaccia è chiara e malevola.
Ma sentite La Russa, che un tempo usava il tricolore come sciarpa. “Questa è la strada per rompere subito e andare dritti alle elezioni”.
Pensate: la minaccia inaccettabile sono bambini nati in Italia che diventano italiani. Diciamo che poche parole umane, chiare, quasi ovvie, hanno portato allo scoperto la vera natura del mondo berlusconiano, la vera natura della Lega, incompatibile con un normale livello di civiltà .

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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DEFINITIVAMENTE CHIUSA LA LOGGIA MASSONICA DEI MAMONE

Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile

UN DOCUMENTO UFFICIALE DECRETA LA FINE DELLA LOGGIA CREATA E GESTITA DA COLORO CHE FURONO RICEVUTI NELLA SEDE DI FLI DA ENRICO NAN… DOPO LA DENUNCIA DELLA GIORNALISTA MARIA TERESA FALBO, INTERVIENE “L’OBBEDIENZA DI RITO SCOZZESE ANTICO E ACCETTATO” E SCIOGLIE L’ALLEGRA BRIGATA DI FEGINO

E’ il luglio 2010 quando il nostro giornale Babilonia   pubblica l’inchiesta sulla massoneria genovese, un resoconto dettagliato di Maria Teresa Falbo, nostro direttore, che ha tolto il velo agli affari di alcuni personaggi dell’imprenditoria cittadina e regionale.
Condotta nell’arco di circa 9 mesi, l’inchiesta rompe il voto di segretezza su cui la giornalista , infiltratasi, dovette giurare, portando all’attenzione nazionale le particolari manovre del funzionamento di una   importante organizzazione, quale quella di Confapi Liguria, Confederazione delle piccole e medie imprese, legata a personaggi   attenzionati dalla Dia e indagati per reati connessi ad attività  mafiose
Ma la denuncia non sembra, in quel momento, riscuotere l’interesse dei colleghi della stampa, almeno locale, mentre ha una   vastissima eco in rete, attraverso canali di informazione alternativa, siti e blog che si occupano concretamente di comunicazione, tanto che, a novembre dello stesso anno, la redazione genovese de La Repubblica, a firma di Marco Preve, pubblica, corredata da documentazione, l’esperienza diretta di Maria Teresa Falbo nella loggia massonica che faceva capo ai Mamone.
Una lunga lista di nomi che coinvolge la famiglia Mamone e la Confapi Liguria con il suo direttore regionale Roberto Parodi, nella quale anche gli stessi Mamone ricoprono ruoli delicati come la vicepresidenza o la presidenza nei settori della Confederazione quale, ad esempio, l’edilizia con Aniem, assegnata a Pietro Capalbo, cognato dei Mamone.
Nessuno aveva la certezza che la loggia “Alberto Fortis” di Fegino, a seguito dell’inchiesta, potesse essere stata chiusa nè si sono mai avute notizie che, in questa direzione, aggiungessero dati alle informazioni dettagliate già  rese dalla giornalista.
Ma, determinata a sapere quale tipo di situazione si era configurata successivamente all’inchiesta, la Falbo si attiva per reperire documenti a sostegno di quanto ipotizzava: la chiusura definitiva della loggia Mamone-Confapi.
Accade così che nei giorni scorsi, entra in possesso dei documenti, pubblicati sul bollettino ufficiale dell’Obbedienza di Rito Scozzese Antico ed Accettato ad esclusivo uso interno dei fratelli.
Fitte pagine di attività  e notizie, provvedimenti e decreti, tra i quali la chiusura definitiva della Loggia Alberto Fortis di Genova, con “Decreto Sovrano n.790 in data 25 ottobre 2010”.
Mentre, con Decreto Sovrano n. 778 in data 4 agosto 2010, Marco Gladioro 33° della medesima loggia, che lo aveva confermato Grande Maestro il 10 febbraio 2010, “cessa dalla Carica di Delegato del Sovrano Grande Ispettorato Regionale della Regione Massonica Liguria per la Provincia di Genova”.
Questi provvedimenti, a seguito di una visita che il Sovrano Gran Commendatore Potentissimo e Venerabile Renzo Canova,   della menzionata Obbedienza, fece a Genova in data 2 agosto 2010.
Nel corso di questa visita, il Venerabile Canova incontrò dunque i Mamone e alcuni fratelli della loggia, per discutere sulla organizzazione e le iniziative future della stessa.
Il risultato di questo incontro   sarà  la definitiva chiusura della loggia genovese Alberto Fortis.
Un tassello ulteriore che va ad aggiungersi     quale contributo per una vita lavorativa e sociale all’insegna dell’onestà , una conquista dell’informazione a tutto svantaggio dell’omertà  di varia natura che permea moltissimi ambiti della nostra società .

Amedeo Rodrigo
(da “Babiloniaswingonline“)

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SALTA IL VERTICE DEI SOTTOSEGRETARI: PER EVITARE CHE LE LARGHE INTESE SIANO VISTE COME INCIUCIO

Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile

NE SARANNO ASSEGNATI 12 A TESTA A PD E PDL E 6 AL TERZO POLO… TUTTE PERSONALITA’ ESTERNE E CON PROFILI TECNICI, 33 IN TOTALE

Molti contatti telefonici in queste ore tra Alfano, Bersani, Casini, Fini e Rutelli, ma non vogliono farsi vedere insieme, come se fossero veri alleati politici.
Per la verità  lo hanno già  fatto durante la formazione del governo, ma farlo adesso per dividersi sottosegretari e viceministri avrebbe un altro sapore.
Nel Pd spiegano che con tutti i guai che ha l’Europa, e con essa l’Italia, l’ultima cosa da fare è un vertice tra leader di partito che sostengono il governo Monti.
Anche perchè, come spiega Bersani, non c’è una maggioranza di larghe intese, «nè tantomeno ci può essere un vertice».
Mettersi poi a parlare di questi argomenti avrebbe il sapore dell’inciucio, della spartizione. Con l’aria che tira, con la Lega e l’Idv pronti a puntare i fucili, meglio evitare.
«Bisogna essere cauti – dice Italo Bocchino, vicepresidente del Fli – perchè questo è un momento molto delicato. Il presidente del Consiglio ha una missione delicata in Europa. Quanto al completamento della squadra di governo, avrà  contatti diretti con i singoli segretari. Non è escluso tra l’altro che le nomine possano slittare alla prossima settimana».
Quindi incontri bilaterali, forse tra oggi e domani, legati soprattutto all’impellenza di stringere i tempi sull’approvazione delle misure economiche: entro Natale, come ha chiesto Monti ai presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani.
Ma fare presto significa completare l’esecutivo, innanzitutto mettere in campo la squadra di Giarda, il ministro per i Rapporti con il Parlamento che dovrà  gestire l’iter dei provvedimenti anti-crisi.
Pure Angelino Alfano nega che ci possa essere un incontro collegiale con Bersani e Casini. «Il pallino ce l’ha in mano Monti. Non c’è alcuna pressione da parte dei partiti».
La verità  è che i partiti hanno già  fatto avere la loro rosa dei nomi a Palazzo Chigi: in questa sede verranno fatte le scelte su personalità  a prevalenza caratura tecnica.
Ci saranno ex parlamentari ed ex sottosegretari come Giampaolo D’Andrea del Pd che ha già  lavorato con Giarda nei precedenti governi di centrosinistra.
Rappresentanti di area che dovranno interagire con le forze politiche visto che non si vuole dare l’impressione che sia una maggioranza di larghe intese.
Non è escluso anche l’ingresso di qualche politico, stando almeno alle affermazioni del ministro della Sanità  Balduzzi: «Come orientamento abbiamo l’apertura da parte del presidente del consiglio a ricevere indicazioni sul tipo di collaboratori di cui abbiamo bisogno. Essendo i ministri senza esperienza parlamentare, abbiamo bisogno di qualche altro tipo di esperienza e certamente uno dei criteri potrebbe essere quello politico».
C’è un velo di ipocrisia che avvolge questa maggioranza che vorrebbe lavorare per compartimenti stagni.
Una facciata per non irritare i loro elettori che non vogliono mescolare le carte.
Cosa che invece vorrebbe Casini, il quale si augura che alle prossime elezioni «nasca una grande coalizione sul modello della Germania», con Alfano e Bersani insieme nello stesso governo.
Dietro la facciata però i contatti telefonici sono frequenti e non è escluso nemmeno che ci sarà  un incontro supersegreto.
Il meccanismo che si vuole mettere in piedi è farraginoso.
Monti avrà  un’interlocuzione diretta con i capigruppo sui singoli provvedimenti. Mentre i ministri si rapporteranno con i referenti dei partiti competenti nelle commissioni.
Ora si tratta di chiudere la partita dei vice-ministri e dei sottosegretari.
Il dossier è in mano a Monti che vuole ridurre il numero a 33 in tutto.
Al Pd e al Pdl ne andrebbero 12, al Terzo Polo 6.
Tre viceministri potrebbero essere indicati direttamente dal presidente del Consiglio.
I partiti ritengono che siano pochi perchè il lavoro da fare nelle commissioni e nei ministeri è pesante e complesso.

Amedeo La Mattina
(da “La Repubblica”)

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FISCO, RIDOTTO L’ACCONTO IRPEF, CORSIE PREFERENZIALI PER LE NORME ANTICRISI

Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile

ITER PARLAMENTARI “AGEVOLI, CONDIVISI E VELOCI”…RIDOTTA UNA PARTE DI TASSE DA PAGARE ENTRO IL MESE: CIRCA EURO RESTERANNO IN MEDIA OGNI FAMIGLIA PER LE SPESE NATALIZIE

Entrerà  in vigore a giorni il decreto approvato lunedì dal Consiglio dei ministri in cui si stabilisce che entro novembre dovrà  essere pagato solo l’82% – anzichè il 99% – dell’acconto Irpef per il 2011, mentre la differenza sarà  versata a giugno.
Alla vigilia del periodo natalizio, resteranno dunque temporaneamente nelle tasche di oltre 7 milioni di oltre 3 miliardi di euro, circa 400 a testa, che potrebbero dare impulso alla spesa in consumi.
Il governo però accelera anche per le altre misure anti-crisi.
Il premier Mario Monti ieri ha incontrato i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, per concordare un iter parlamentare “più agevole, condiviso e veloce” per i provvedimenti in materia economica a contrasto della crisi; tra questi, a quanto si è appreso, è inclusa la riforma costituzionale relativa all’introduzione nella Costituzione del principio del pareggio di bilancio.
In serata, poi, il premier è salito al Quirinale per parlare con il presidente Giorgio Napolitano dei provvedimenti anticrisi e degli incontri che Monti avrà  oggi a Strasburgo con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy.
Considerato che da qui a Natale ci sono poco più di tre settimane di lavoro effettivo, si sarebbe convenuto sul fatto che le principali questioni vengano affrontate e approvate entro quella data.
E’ possibile perciò che alcune misure possano essere già  discusse dal consiglio dei ministri di venerdì, anche se fonti di governo escludono che possa già  parlarsi entro la fine di questa settimana del pacchetto ‘emergenza’ con le misure su Iva e Ici.
Sembrerebbe invece confermato che le riforme che riguardano il mercato del lavoro e la previdenza saranno rinviate a gennaio.
Nel merito, allo studio dell’esecutivo ci sarebbero i dettagli sui punti indicati pubblicamente da Monti: ritocco dell’Iva (del 10% e del 21%), revisione delle rendite catastali e dell’imposizione fiscale sugli immobili, reintroduzione dell’Ici sulla prima casa che tenga conto dello ‘stato’ dei contribuenti cui sarà  applicata.
Si lavorerebbe infine a una misura sul tetto all’uso del contante, ma la soglia dovrebbe essere innalzata rispetto ai 300-500 euro ipotizzati in un primo momento.
Taglio all’acconto Irpef.
Tornando alla decisione in materia fiscale, il decreto varato prevede una riduzione di 17 punti, dal 99% all’82%, dell’acconto Irpef dovuto per il 2011; le somme “risparmiate” adesso andranno in pagamento con il saldo a giugno 2012.
Ai contribuenti che hanno già  effettuato il pagamento dell’acconto nella misura del 99% spetta un credito d’imposta pari alla differenza pagata in eccesso da utilizzare in compensazione con il modello F24.
Secondo il Tesoro, il taglio vale 3.050 milioni, oltre 3 miliardi, di euro e consentirà  una “temporanea maggiore disponibilità ” di risorse da parte dei contribuenti e dunque potrà  aiutare i consumi alla vigilia delle feste di fine anno, magari compensando l’eventuale aumento dell’Iva dal 21 al 23%.
Oltre 7 milioni i contribuenti interessati. Secondo una stima della Cgia di Mestre, saranno poco più di 7,2 milioni i contribuenti interessati dalla riduzione dell’acconto Irpef. Soprattutto imprenditori, lavoratori autonomi, quanti hanno un reddito da partecipazione in una società , chi percepisce un affitto, oppure lavoratori dipendenti o pensionati che percepiscono altri redditi (ad esempio una collaborazione occasionale).
Plaudono Rete Imprese Italia (che associa Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) sottolineando come si tratti di “una decisione molto importante che, oltre a consentire maggiore disponibilità  finanziaria ai contribuenti Irpef in un momento di estrema difficoltà , permette alle numerose imprese personali, la cui situazione economica è peggiorata nel corso del 2011, di non anticipare tributi che potrebbero risultare non dovuti”.
La Coldiretti sottolinea invece come iI risparmio sull’acconto Irpef di novembre servirà  a riempire la tavola degli italiani nel periodo natalizio.
E’ infatti di poco inferiore ai 3 miliardi la spesa stimata dall’associazione tra pranzi, cenoni di Natale, Vigilia e Santo Stefano.
Gli italiani – conclude   Coldiretti – non intendono rinunciare all’appuntamento con la tavola più tradizionale dell’anno, quella del Natale, che oltre il 90% trascorre in famiglia.

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AI PARTITI 217 MILIONI DI EURO: I TAGLI DEL 30%? DIVENTATI DEL 3%

Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile

RIMBORSI, BENEFIT E SCONTI COL FISCO, IL BENGODI DEI PARTITI… E C’E’ PURE CHI RUBA

E=mc al quadrato. Per una formuletta di tre lettere Einstein ha guadagnato il Nobel.
Chissà  che premio conquisterebbe uno scienziato capace di calcolare i rimborsi elettorali dei partiti italiani. Alla faccia della trasparenza.
Ma quanto paghiamo ogni anno ai partiti?
Nel 2011 circa 180 milioni (172 milioni per Camera, Senato, Europee e regionali cui vanno aggiunti amministrazioni a statuto speciale e referendum). Contando le voci accessorie si tocca quota 217,5 milioni (senza contare esenzioni fiscali e sanatorie che vedremo).
Un calcolo improbo.
Primo, i finanziamenti sono divisi in cinque fondi, uno per ogni elezione (Camera, Senato, Europee, Regionali e referendum).
Secondo, la somma va divisa per anni e per consultazioni elettorali.
Per dire, nel 2010 i partiti hanno preso i rimborsi per le politiche del 2006.
Ma nel frattempo si erano svolte anche quelle del 2008. Gli uffici della Camera spiegano: “In alcuni anni i rimborsi si sommano”.
E la riduzione promessa del 30%?
Quasi nulla: nel 2008 i rimborsi, sommando Camera e Senato (+10% rispetto al 2011), Europee (+2%) e regionali (-15%) arrivano a 177 milioni.
I tagli sarebbero del 3%.
Ma in quell’anno si sovrapposero i rimborsi di due elezioni politiche, aggiungendo altri 37 milioni, per un totale di oltre 250.
La politica è vorace.
Qualche maligno, vedendo quanto entra nelle casse dei partiti dalle mazzette, sostiene che potrebbe bastare (ogni anno la corruzione ci costa 60 miliardi, quanto gli interessi sul debito).
Ma oltre ai finanziamenti illeciti ci sono quelli legali.
Qui forse i partiti contano sulla memoria corta degli italiani che nel referendum del 1993 avevano votato con il 90,3% contro il finanziamento pubblico.
Ma è bastato cambiare il nome e i soldi sono rimasti. Anzi, sono aumentati a dismisura.
Oggi si chiamano “rimborsi elettorali”.
I risultati sono paradossali, anche senza contare casi come quello ricordato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella del partito che alle Europee del 2004 spese 16.435 euro e ne ricavò un rimborso di 3 milioni.
Dal 1998 al 2008 i “rimborsi” ai partiti sono aumentati del 1110%.
Dal 1976 al 2006 gli italiani hanno sborsato ai partiti oltre 3 miliardi.
Meglio non fare confronti: ogni francese paga 1,25 euro l’anno, gli spagnoli arrivano a 2,58, mentre noi italiani sfioriamo quota 3,62 (contando i contributi ai giornali).
Per carità  di patria bisognerebbe tacere degli Stati Uniti, dove i cittadini pagano mezzo euro e una volta ogni 4 anni (per le Presidenziali).
Non basta: in sedici anni lo Stato ha pagato 600 milioni di euro (37 milioni l’anno) per i cosiddetti giornali organi di partito . Decine di testate, alcune storiche come l’Unità , altre figlie di partiti nemici di Roma Ladrona, come la Padania o il Foglio della famiglia Berlusconi e di Denis Verdini (leggi l’articolo).
Ma si ricorda anche dei contributi al Campanile nuovo dell’Udeur di Clemente Mastella. Giornali con una buona diffusione, ma anche testate mai viste in edicola. Fin qui le voci (faticosamente) quantificabili.
Ci sono state altre entrate sparse in mille leggi e leggine.
Prima c’era stata la storia del 4 per mille infilato nella dichiarazione dei redditi. Ma è stata eliminata. Anche perchè aveva portato una miseria.
Poi ecco una norma mimetizzata nel testo unico sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche: prevede un’esenzione fiscale del 19% sulle donazioni. In pratica su 100 euro di donazione 19 li mette lo Stato.
Con esiti sconcertanti, come ricordato da Rizzo e Stella: “Le aziende di Francesco Gaetano Caltagirone e della sua cerchia familiare hanno donato tra il 2008 e il 2010 all’Udc di Pier Ferdinando Casini, marito di Azzurra Caltagirone, 2 milioni e 700.000 euro in 27 assegni da 100.000 euro”.
Perchè tante complicazioni?
“Le donazioni ai partiti, fino a un tetto di 103.000 euro, hanno appunto uno sconto fiscale del 19 per cento. Avessero fatto un assegno unico, con quel tetto, le aziende Caltagirone avrebbero potuto risparmiare 19.000 euro. Facendone 27 ne hanno risparmiati 19.000 per ciascuno.
Risultato finale: uno sconto di 513.000”.
Niente di illegale, la colpa non è di Caltagirone.
Ma se invece che al partito del genero avesse regalato la somma, per dire, a un’associazione per bambini malati avrebbe avuto sgravi fiscali 51 volte inferiori.
Così ai 220 milioni di euro ne vanno aggiunti altri.
Impossibile dire quanti. Dovrebbero bastare. E invece no, perchè poi a questo bisogna aggiungere stipendi e benefit di tanti esponenti di partito che sono parlamentari o consiglieri regionali.
Un elenco che per gli inquilini di Montecitorio è lungo come un rosario: l’indennità  mensile, dopo le ultime riduzioni, è pari a 5.246,97 euro netti (5.007,36 per chi svolge altri lavori).
La diaria, riconosciuta a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma è di 3.503,11 euro. Il rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori vale 3.690 euro.
Per i trasporti ogni deputato usufruisce di tessere per la libera circolazione (in Italia) autostradale, ferroviaria, marittima e aerea.
Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso trimestrale (da 3.323,70 a 3.995,10 euro).
Il Parlamento non fornisce cellulari, ma ogni deputato dispone di 3.098,74 euro l’anno per le spese telefoniche.
Ecco poi l’assegno di fine mandato e il vitalizio che a ogni legislatura si promette di eliminare.
Infine parrucchieri (uno ogni 52 parlamentari), bar e ristoranti che costano come il dopolavoro ferroviario.
Per non dire delle auto blu. Infine le sanatorie per l’affissione abusiva di manifesti elettorali. Un classico.
Così un writer che scarabocchia un muro di Roma si becca 500 euro di multa. Mentre un partito che imbratta mezza Italia si vota la sanatoria che liquida le multe con mille euro.

Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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