Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
IL SENATORE VICINO A CIVATI IN NETTO VANTAGGIO SU PELLICANI E MOLINA, LEGATI ENTRAMBI AL PREMIER
Felice Casson sarà il candidato sindaco del centrosinistra a Venezia nelle elezioni in programma a fine
maggio.
E’ attestato al 57% delle preferenze.
Nettamente staccati i due sfidanti: al 25% Nicola Pellicani e al 19% Jacopo Molina. La città è tutt’ora commissariata, dopo le dimissioni del sindaco Giorgio Orsoni, coinvolto e rinviato a giudizio per l’inchiesta del Mose.
“Con il centrosinistra unito, non c’è spazio per il centrodestra in città “, ha commentato a caldo Casson, che ha anche parlato di “risultato molto buono per ampiezza e omogeneità tra le varie zone” e del bisogno di mettersi “al lavoro per le comunali.
Per Venezia scatta da domani l’ora-zero. La città è in una situazione complicata, per le conseguenze dell’inchiesta Mose e il pesante buco di bilancio. Bisogna ripartire”.
Buona l’affluenza – oltre 13mila votanti – in linea con la precedente consultazione del centrosinistra avvenuta nel 2010.
Il senatore Casson, esponente dell’area civatiana e spesso critico nei confronti del governo Renzi, è stato appoggiato da Prc e Sel.
Pellicani, giornalista della Nuova Venezia, aveva il sostegno dell’area filo-renziana del partito e come sponsor anche l’ex sindaco Massimo Cacciari.
Filorenziano anche il terzo candidato, il consigliere comunale Molina.
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Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
LE PESANTI RESPONSABILITA’ DEL CARROCCIO NELLE MULTE MILIONARIE CHE L’ITALIA DEVE PAGARE ALLA UE
Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, vuole andare fino in fondo alla questione delle quote latte.
Tanto da richiedere che il Parlamento se ne occupi attraverso uno degli strumenti più incisivi di cui sono dotate le Aule, cioè la Commissione d’inchiesta.
Martina non ha usato mezzi termini, parlando del problema su SkyTg24: “Serve una Commissione d’inchiesta del Parlamento”, la sua convinzione. “E’ una vecchia questione che adesso fino in fondo chiariamo. E ne chiariamo anche le responsabilità “, ha detto Martina.
Come ha già avuto modo di fare recentemente, il ministro ha puntato il dito sulle “pesantissime responsabilità politiche della Lega, in una vicenda che è costata ai cittadini italiani quattro miliardi e mezzo, 75 euro a cittadino per la mancata riscossione delle multe”.
E che lascia i suoi strascichi pesanti ancora oggi, quando le quote latte si preparano ad andare in soffitta, precisamente dalla fine del mese.
Accuse alle quali replica il leader leghista Matteo Salvini: “Quote latte, governo incapace e complice del massacro dell’agricoltura italiana. Per colpa del governo sono a rischio chiusura oltre 3.000 stalle in Italia”
Pronta la contro-replica di Martina: “Caro Salvini, la class action la faranno gli allevatori contro di voi. Per le vostre prese in giro che hanno messo in difficoltà 30mila allevatori onesti, facendo pesare su di loro il comportamento scorretto dei pochi che voi avete coperto. Con la storia dei dati falsi avete illuso e ancora oggi speculate elettoralmente su di loro. Dovreste solo chiedere scusa”.
Il tema è quanto mai caldo.
E’ notizia di pochi giorni fa il deferimento da parte della Commissione Ue all’Italia, davanti alla Corte, per il mancato recupero di 1,75 miliardi di euro che sarebbero dovuti arrivare da quei produttori che – tra il 1995 e il 2009 – hanno sforato i quantitativi di produzione indicato.
Una notizia che aveva già scatenato la reazione di Martina, che a dialogo aveva indicato chiaramente la responsabilità della Lega in quella vicenda e preteso le scuse del partito. Non a caso, da gennaio sono partite da parte del governo quasi 1.500 cartelle esattoriali per il pagamento di oltre 400 milioni di euro di multe arretrate.
Un segno di cesura rispetto al passato, nella speranza che il settore possa andare incontro a una liberalizzazione che funzioni.
Anche perchè il peso specifico del comparto lattiero-caseario sull’industria alimentare è notevole: con 15 miliardi circa di fatturato vale 11 punti percentuali della produzione alimentare tricolore.
Per tutelarlo, il ministero ha da poco lanciato un marchio ad adesione volontaria che rappresenti il latte veramente italiano.
Un segno di educazione alimentare che necessariamente deve accompagnarsi al sostegno del settore, che deve essere accompagnato fuori dal regime delle quote latte.
Una fase del passato che si fatica a chiudere e sulla quale si chiede ora al Parlamento stesso di fare luce.
(da “La Repubblica“)
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Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
I SETTE CANDIDATI CINQUE STELLE ALLE REGIONALI DI MAGGIO: DALLA 28ENNE FUORI CORSO AL PUBBLICITARIO DI 68 ANNI… PER INCUNEARSI TRA IL PD E LE DESTRE
Gian Roberto Caselggio si era lamentato pochi giorni fa sul Corriere della Sera: “I media ignorano i
candidati del Movimento alle Regionali”.
Eccoli qua i sette nomi del M5S.
Quattro donne e tre uomini, votati dagli iscritti sul web.
Accomunati da parole d’ordine come taglio dei costi della politica, difesa dell’ambiente e microcredito.
Jacopo Berti: giovane imprenditore da Nord-Est
“Quella dentro la Lega è una guerra tra tribù per il potere, non mi interessa”. Il padovano Jacopo Berti ha 31 anni e tanta sicurezza.
La cacciata di Tosi dal Carroccio e la sua conseguente discesa in campo toglierà voti al favorito Zaia, ma lui assicura di non curarsene.
Laureato in Giurisprudenza, piccolo imprenditore (“siamo tre soci, ci occupiamo di commercio on line”) è entrato nel M5S “perchè si occupa delle persone”.
Ha ottenuto la candidatura con 466 voti, battendo la veneziana Erika Baldin che al primo turno era arrivata prima.
Ce l’ha fatta grazie ad accordi tra meet up?
“Assolutamente no, è stata una corsa nella massima trasparenza”. Ha un compito duro nel Veneto delle pmi, “ma io e gli imprenditori parliamo la stessa lingua”.
Però il M5S non ha mai sfondato in regione: “Non sono d’accordo, qui abbiamo avuto il nostro primo sindaco (a Mira, vicino Venezia, ndr)”.
Come priorità ha il taglio dei costi della politica: “Abolirò i vitalizi e recupererò 16 milioni: 10 li userò per il microcredito alle imprese, sei per il referendum sull’autonomia del Veneto”.
Per la campagna elettorale spenderà “tra i 20 e i 50 mila euro”.
Alice Salvatore: nella terra di Grillo
La Liguria è forse la regione dove il M5S attende il risultato migliore, per i precedenti (il 26% nelle scorse Europee, sopra il 30 nelle Politiche 2013) e per il contesto, con un Pd dilaniato dal post primarie e di un centrodestra in frantumi.
Responsabilità in più sulle spalle della genovese Alice Salvatore, 32 anni, candidata grazie a 469 voti su 1502 nelle Quirinarie.
Laureata in lingue, insegnante, è nel M5S dal 2012: “Mi ha convinto il metodo, si rimane cittadini anche dopo essere entrati nelle istituzioni”.
Si era presentata anche alle scorse Europee. L’hanno ricandidata, ma molti del Movimento genovese, a cominciare dal capogruppo Paolo Putti, sostenevano l’esigenza di allearsi a sinistra per vincere.
Mancheranno voti? “Assolutamente no, siamo compatti e Putti lavora sul territorio”. Come primo atto da governatore promette “veri tagli” ai costi della politica: “Ridurrò tutti gli stipendi a 2.500 euro netti e abolirò i vitalizi. Solo con l’elezione di 3 consiglieri dei 5Stelle in una legislatura si risparmierebbe un milione”.
Prevede di spendere “non più di mille euro”.
Giacomo Giannarelli: l’ambientalista non rosso
Proviene da Carrara, la terra degli anarchici: “Ma non sono degno di definirmi tale”. Giacomo Giannarelli ha 36 anni, laurea in Scienze Politiche con tesi sulla decrescita felice e il pallino dell’ambiente.
“Energy manager” secondo la sua definizione, è nel M5S dal 2005 ed è tra i fondatori del meet up di Carrara. Per la candidatura gli sono bastati 258 voti su 2505.
Ostenta fiducia: “Finirà come a Livorno”. Ad aiutarlo potrebbe essere la nuova legge elettorale, che prevede il ballottaggio. “Possiamo essere la grande sorpresa” sostiene, ma c’è anche l’ostacolo della spaccatura nel Movimento toscano, con una pattuglia di consiglieri locali fuoriusciti dal M5S e poi confluiti nel movimento “Percorso comune”.
Assicura : “Non sono preoccupato. Qualcuno è partito per cambiare il Palazzo e invece è stato cambiato”.
Come priorità ha la riorganizzazione dei dirigenti regionali e della sanità , “per cui spendiamo il 70% del bilancio”.
Per la sua campagna finora ha speso 300-400 euro, “ma una previsione ancora non so darla”.
Giovanni Maggi: un “compagno”
“Io sono un uomo di sinistra, il Movimento è sopra”. Giovanni Maggi con i suoi 68 anni è forse il più anziano candidato della storia del M5S.
Tra i fondatori del Movimento radicale ad Ancona, è nei 5Stelle “perchè ho figli e nipoti, devo fare qualcosa per non lasciargli questo schifo”.
Titolare di un’agenzia pubblicitaria, si occupa della comunicazione politica dei consiglieri di Ancona.
Prima obiezione: non è inopportuno candidare un “operativo”?
“Il gruppo di Ancona mi ha chiesto la disponibilità a candidarmi e l’ho fatto. Alla fine gli iscritti mi hanno scelto, ho preso 200 voti (su 1485, ndr).
Seconda obiezione: non sono troppi 68 anni? “No, potrei essere il grimaldello per portare alle urne tanti over 50”.
Rivendica la sua esperienza a sinistra: “Un ex del Pci si trova meglio a parlare con me che con il Pd di Renzi”.
Il primo atto da governatore? “Toglierò la Jacuzzi dall’ufficio dell’ex governatore Spacca. Poi ridurrò i dirigenti e interverrò sulla sanità ”. Spenderà 5 mila euro.
Laura Alunni: insegnante anti lobby
“Vorrei cambiare il sistema di potere umbro, un parastato”. Impegnativa la sfida per la perugina Laura Alunni, 49 anni. Laureata in Giurisprudenza, insegna economia e diritto in un istituto professionale (ma ora è in aspettativa).
Nel M5S dal 2013, ha vinto le Quirinarie con 268 voti su 904.
Successo contestato dalla “concorrente” Maria Luigi D’Amone: “Alunni ha inviato in ritardo di ore la richiesta di candidatura, doveva rimanere fuori”.
L’insegnante è stata anche sul punto di ritirarsi. Ora spiega: “Quel giorno ho cliccato con due ore sulla richiesta per un contrattempo e poi ho chiesto di essere riammessa. Ho ricevuto un tale sostegno che sono andata avanti, mi ha telefonato anche Grillo”.
Il macigno ora è l’Umbricellum, legge elettorale costruitasi su misura dal Pd (dà il 60% dei voti alla lista vincente, senza soglia).
Alunni sostiene: “È palesemente incostituzionale, faremo ricorso in ogni sede”.
Come priorità del programma ha l’ambiente, “partendo dal riciclo dei rifiuti”. Spenderà “almeno 20 mila euro”.
Valeria Ciarambino: Equitalia e Movimento
“C’è chi ha messo del tempo per capire, ma non vedo contraddizioni tra lavoro e impegno politico”.
Valeria Ciarambino, 41 anni, è la candidata presidente del M5S in Campania nonchè una dipendente di Equitalia, di cui il Movimento chiede l’abolizione.
“I 5Stelle prevedono il riassorbimento di tutti i dipendenti nell’Agenzia delle entrate” ricorda lei.
Diplomata al liceo classico, una lunga esperienza nel volontariato, è originaria di Pomigliano d’Arco (Napoli), lo stesso paese di Luigi Di Maio e ciò le è valso la nomea di candidata del vicepresidente della Camera.
Ma Ciarambino reagisce: “Conosco Luigi da anni, chi mi descrive come sua protetta ragiona come nei partiti, sono stata scelta con una votazione trasparente (804 voti su 3705, ndr)”.
Già in lista alle Europee, la sua priorità è la riduzione degli sprechi: “Dimezzeremo stipendi di consiglieri e giunta, taglieremo vitalizi, auto blu e il 70% delle consulenze. Recupereremo 40 milioni all’anno, e con quei soldi aboliremo il ticket sanitario”.
Il costo della campagna? “Non so ancora dare cifre”.
Antonella Laricchia: la più giovane
Per un soffio non è approdata a Bruxelles e ora ci riprova nella sua Puglia.
Antonella Laricchia, 28 anni, laureanda in Architettura di Adelfia (Bari), è candidata alle Regionali dopo aver preso oltre 34 mila voti nelle scorse Europee.
La ricandidatura a stretto giro per alcuni meet up è un problema, ma lei non ha rossori: “Essere disponibili è un dovere, e io non mi tiro indietro. E poi c’è un vantaggio, la gente mi conosce già ”.
Primo punto del suo programma, il reddito minimo garantito: “Stiamo lavorando su una proposta da 680 euro a famiglia, solo tagliando i costi della Regione possiamo recuperare 90 milioni di euro”.
Finora ha speso 4 mila euro.
Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
LA CONSIGLIERA DI ZONA TORNA SOTTO I RIFLETTORI, SERVONO VOLTI NUOVI… LE SUE PAROLE D’ORDINE: “BASTA CON IL PARTITO DEGLI APERITIVI”
Tenere d’occhio quel visetto acqua e sapone dalla battuta pronta che corrisponde al nome di Silvia Sardone, 32 anni, segretaria di Fi a Sesto San Giovanni, consigliere di zona 2 a Milano, “certamente candidata alle prossime comunali” come dice lei stessa, ma magari presto qualcosa di più.
Proprio lei, la “preferita” dell’ex Cavaliere tra i volti nuovi selezionati nell’X Factor azzurro tenutosi a Villa Gernetto in novembre.
Tanto si mormora, con un qualche ottimismo, nelle retrovie di Forza Italia, partito sfasciato ma speranzoso di riprendere fiato.
Perchè è assetato di facce nuove per ricominciare, il Silvio Berlusconi che, assolto e contento, riprende l’attività politica come tornasse dall’aldilà : e il pranzo con Joseph Daul, presidente del Ppe, e la foto postata su twitter da Deborah Bergamini, e insomma la voglia, officia il Mattinale, di “togliere il gesso dal partito-movimento”.
Roba che Sardone non si fa dire due volte.
“Forza Italia ha urgenza di rinnovarsi completamente”, “purtroppo ultimamente non ha fatto una bella figura”, “torni a dire qualcosa di centrodestra, senza rimpianti per il Nazareno”, sono i tre concetti chiave compitati con ordine sulla sua pagina Facebook.
Quasi nativa digitale, appena 32 anni, Sardone è una giovane politica 2.0, lontana anni luce dal berlusconismo che dice “Gogol” invece di Google.
I suoi profili social sono vivaci quasi in stile grillino, nella sua pagina personale le micro battaglie della Zona 2 di Milano (le panchine di viale Monza, le sale slot di via Padova) si alternano ai fondamentali del berlusconismo che fu.
“Sono una donna come tante, una mamma milanese che cerca di districarsi tra famiglia e lavoro”, è incipit della sua biografia.
Che poi continua: “Sono nata il giorno di Natale del 1982, anno in cui l’Italia ha vinto i mondiali di calcio. Vivo nella periferia di Milano, del resto non potrei permettermi di abitare in un altro posto”.
Donna d’origini umili che si è fatta da sè, sempre “studiando e lavorando”, laurea in Bocconi a 22 anni, quindi giuslavorista con dottorati, master e due figli.
Difficile che Berlusconi non ne restasse colpito: anche perchè al già detto s’aggiunge una passione politica precoce (16 anni) tale per cui la Sardone prende voti per Forza Italia già da un decennio, nonchè una impertinenza e una battuta pronta che sono qualità ad Arcore sempre apprezzate.
L’infatuazione politica scattò a fine novembre, quando a villa Gernetto Berlusconi incontrò i venticinque giovani selezionati da Annagrazia Calabria e altri, e li portò a scorrazzare per villa Gernetto: lui in macchina elettrica, e loro dietro. “Mi è piaciuta solo lei, quella che ha due figli e va già in tv”, riferì poi ai dirigenti azzurri.
Seguì poi un invito a cena, ad Arcore, cui Sardone si presentò col marito, e i cui contenuti son rimasti riservati.
“Con Berlusconi ci sentiamo, è molto alla mano, mi ha dato dei consigli su come andare in tv”, ha raccontato lei in un’intervista.
Già , la tv. Lanciata inizialmente ad Announo, nei suoi interventi in video e sui giornali ha mostrato piglio, altra cosa gradita all’ex Cav.
“Landini lei non lavora dagli anni Ottanta, quando io gattonavo”. “Travaglio lei fino a ieri difendeva il sindaco di Venezia Orsoni: ha scritto o non ha scritto che era una persona seria che aveva rimpicciolito Brunetta?”. “Renzi sta copiando delle idee nostre, come sul Jobs act”. “Chi come Verdini ha fatto l’errore di fidarsi di Renzi deve pagare”. “Polverini viene dal sindacato: quella dice cose di sinistra”. “Minetti? Non è stata una grande idea, io mi sento diversa”.
Anche sul partito mostra idee nette, incarnando il ruolo di rottamatrice-soft (ma Berlusconi non si tocca) che è l’unico cui può ragionevolmente aspirare: “Basta al partito degli aperitivi e dei convegni chiusi”, “basta nomi dall’alto, ci vogliono le primarie”, “basta con le stesse facce”, ma anche “con i Razzi: come fa a rappresentarmi, in Parlamento, uno così”.
Via così, fino al paradossale: “Se continuiamo coi casting rischiamo di diventare un partito di figurine”.
Perchè certo, sarebbe da dire che proprio un casting ha fatto di lei la “preferita” tra i nuovi dell’Cav.
Ma comunque è già molto che non sia stata già sbranata da quella che la Stampa chiama “la nervosa compagnia delle donne berlusconiane” .
Dicono che Daniela Santanchè la consigli: la deputata azzurra chiarisce non esser così.
Però aggiunge: “Si dà da fare, è a disposizione, io do un giudizio positivo e comunque son cose che Berlusconi apprezza sempre”.
Susanna Turco
(da “L’Espresso“)
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Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
ALL’INIZIATIVA DEL SOTTOSEGRETARIO DELLA VEDOVA HANNO ADERITO 60 PARLAMENTARI DI VARI PARTITI (DAL PD A FORZA ITALIA, DA M5S A SEL)
Un intergruppo parlamentare per parlare della legalizzazione dei derivati della cannabis in Italia. 
L’idea è del sottosegretario agli esteri e senatore ex radicale Benedetto Della Vedova che ha già raccolto l’adesione di oltre 60 parlamentari di Pd, M5S, Psi e gruppo Misto.
“Si tratta di adesioni bipartisan”, ha spiegato, “da parte di parlamentari di diversa estrazione politica. Ciò dimostra come anche in Italia un approccio pragmatico, ispirato a una rigorosa analisi costi/benefici, sia ormai sempre più diffuso sul piano politico-culturale e decisamente trasversale, non solo fuori ma anche dentro il Parlamento”.
L’obiettivo, dice Della Vedova, è quello di occuparsi del mercato della cannabis e nei prossimi giorni i parlamentari dovranno incontrarsi per cominciare a elaborare una proposta di legge per la legalizzazione.
“Il problema”, ha scritto su Facebook il senatore, “non è più dichiararsi favorevole o contrario alla legalizzazione, piuttosto è regolare un mercato che è già libero. Occorre disciplinare, limitare e disincentivare l’uso delle droghe leggere, sul modello di quanto si fa per alcol e tabacco. Perchè la repressione, finora, ha avuto costi altissimi. E non è servita a contenere i consumi di hashish e marijuana”.
Questa la lista dei parlamentari che hanno dato la loro disponibilità : 45 parlamentari del Partito democratico (Agostini Roberta, Albanella Luisella, Beni Paolo, Amato Maria, Amoddio Sofia, Bruno Bossio Vincenza, Capozzolo Sabrina, Carella Renzo, Carloni Anna Maria, Civati Pippo, Cominelli Miriam, D’Ottavio Umberto, Della Zuanna Gianpiero, Fabbri Marilena, Fossati Filippo, Galli Carlo, Gandolfi Paolo, Giachetti Roberto, Giacobbe Anna, Giuliani Fabrizia, Gnecchi Luisa, Gribaudo Chiara, Guerini Giuseppe, La Forgia Francesco, Lo Giudice Sergio, Maran Alessandro, Marchetti Marco, Mattesini Donella, Mattiello Davide, Micheloni Claudio, Minnucci Emiliano, Pastorino Luca, Petrini Paolo, Pini Giuditta, Rampi Roberto, Realacci Ermete, Ricchiuti Lucrezia, Sani Luca, Schirò Gea, Sgambato Camilla, Stumpo Nico, Tentori Veronica, Terrosi Alessandra, Tidei Marietta, Tullo Mario); 5 parlamentari del Movimento 5 Stelle (Airola Alberto, Bernini Paolo, Cotti Roberto, De Rosa Felice, Ferraresi Vittorio); 7 del gruppo misto (Di Lello Michele, Iannuzzi Cristian, Locatelli Pia, Margiotta Salvatore, Romani Maurizio, Baldassarre Marco, Bechis Eleonora); Martino Antonio di Forza Italia; Zaccagnini Adriano di Sel; Battista Lorenzo del gruppo Autonomie.
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Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
LA SUA ASSENZA ALIMENTA LE VOCI DI GOLPE… IN UNA INTERVISTA RIVELA: “PER LA CRIMEA AVREI USATO ARMI NUCLEARI”… NE AVRA’ PARLATO CON IL SUO COMPAGNO DI MERENDE SALVINI?
Per la guerra di Crimea, Putin era pronto a usare l’atomica.
Lo rivela lo stesso presidente russo nel documentario-intervista “Crimea, il ritorno a casa”, che andrà in onda stasera sulla tv di Mosca.
Putin racconta che in caso di azione militare ostile di chiunque, avrebbe avviato il meccanismo di difesa nucleare. “Poi, non ce ne fu bisogno”.
Lo scorso anno, racconta il leader russo, “la Crimea è stata trasformata in una fortezza, con oltre 40 sistemi missilisti s-300 e una ventina di batterie mobili, insieme ad altre armi pesanti”.
Putin lancia nuove accuse agli Usa per il loro ruolo nella crisi in Ucraina.
Sono stati gli americani i “burattinai” del colpo di Stato a Kiev che portò lo scorso anno alla destituzione di Viktor Yanukovich in Ucraina, secondo il presidente russo. Gli Usa “hanno addestrato i nazionalisti” i quali volevano “rimuovere fisicamente Yanukovich”.
La vita stessa di Yanukovich era in pericolo, per cui la Russia intervenne e gli salvò la vita, prosegue Putin, “per noi era chiaro e ricevemmo informazioni che c’erano piani non solo per la sua cattura ma, preferibilmente da parte di coloro che avevano condotto il golpe” a Kiev, ha rievocato, “anche per la sua eliminazione fisica”.
Salvare la vita a Yanukovych è stata “una buona azione”, sostiene ancora il presidente.
L’intervista è stata trasmessa oggi, alla vigilia dell’anniversario del referendum che decise l’unione della penisola ucraina alla Federazione russa, ma non è precisato quando sia stata registrata.
Proseguono infatti le voci sulla prolungata assenza in pubblico di Putin, per nulla sopite da una foto diffusa dal Cremlino che lo vede impegnato in un incontro ufficiale. Se i media svizzeri avevano parlato della gravidanza della sua compagna (smentita dal Cremlino), ora sono i media austriaci a dire che Putin soffrirebbe di un grave mal di schiena ed è in cura da un ortopedico austriaco volato a Mosca per curarlo.
Il responsabile per la stampa del Cremlino si è rifiutato di commentare dove si trovi Vladimir Putin, secondo quanto riferisce Interfax.
L’assenza di Putin si trasforma in un caso sui social network.
A seguito delle parole dell’ex ambasciatore di Israele in Russia, Zvi Magen, citato da Haaretz.
Per il diplomatico in Russia, dove dal 5 marzo Vladimir Putin non compare in pubblico, “ci sono molti segnali di un colpo di Stato. Il movimento dei militari attorno al Cremlino indica che c’è un cambio di governo, o che un tentativo di cambiare il governo è in corso”.
Secondo Magen, il potenziale golpe è portato avanti da “fazioni dell’esercito in lotta tra loro, o influenti imprenditori”.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
IL FRATELLO: “L’ASSASSINO POTEVA ESSERE ITALIANO, OLANDESE O AMERICANO, CHIEDIAMO GIUSTIZIA NON VENDETTA”
Per ritrovare un po’ d’umanità , dopo quanto è successo giovedì notte, bisogna salire questa rampa di
scale, in via Irma Bandiera 24, Villaggio Matteotti, primo piano, suonare alla porta di Valter Raggi, 59 anni, il padre di David, e fermarsi semplicemente ad ascoltare le sue parole, mentre in casa la tv è accesa e già risuonano fortissime le polemiche politiche intorno alla tragedia assurda di suo figlio: «Il morto di Terni è figlio di Mare Nostrum – annuncia il leader della Lega, Matteo Salvini -. Noi raccoglieremo le firme dei cittadini per una class action contro Renzi e Alfano, li denunceremo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina…».
«Mio figlio non vorrebbe altra violenza”
Valter Raggi scuote la testa e spegne il televisore.
Parla col figlio Diego, il suo primogenito, l’unico figlio che gli è rimasto: «Aggiungere violenza ad altra violenza sarebbe completamente inutile e sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe – dice il signor Raggi, ex operaio delle acciaierie oggi in pensione, uomo religiosissimo -. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l’ambulante all’angolo, e per tutti gli altri marocchini di Terni: sono appena venuti da me in delegazione col loro rappresentante (Abderrahim Maarouf, ndr ) a farmi le condoglianze, sono spaventati, temono vendette, ma io li ho già invitati tutti al funerale di David (fissato per martedì in Duomo alle ore 15, ndr ). So che la rabbia sta montando su Facebook, girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci nell’odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia».
Al posto sbagliato nel momento sbagliato
David Raggi avrebbe compiuto 27 anni il 4 luglio. Giovedì sera, mentre si godeva con i suoi amici il primo annuncio di primavera, in piazzetta dell’Olmo, il destino gli ha teso l’agguato più feroce, per mano di Amine Assaoul, 29 anni, giovane marocchino ubriaco e probabilmente anche drogato, che dopo una furiosa colluttazione con due poliziotti fuori servizio ha avuto uno scatto verso di lui («Tu che cosa hai da guardare?») e con un collo di bottiglia gli ha reciso la carotide, fuori dal pub «People». Amine Assaoul era sbarcato a ottobre scorso a Lampedusa, dopo che era stato già espulso a maggio dall’Italia per i suoi tanti reati tra Fermo – dove aveva picchiato e rapinato un sacerdote – e Terni, dove vive ancora sua madre, Fatiha, che lavora come badante.
Ma Assaoul non era un clandestino. Quando l’hanno arrestato, aveva in tasca un permesso temporaneo di soggiorno: era in attesa, infatti, della decisione finale dello Stato italiano sul ricorso da lui presentato contro il rigetto della domanda per ottenere lo status di «rifugiato politico».
Comportamenti violenti
Smaltita la sbornia, sabato l’uomo ha subito nominato il suo avvocato di fiducia, Giorgio Panebianco, che lo è andato a trovare in carcere.
Nelle ultime settimane aveva già seminato il terrore nella discoteca «Stardust» e nella pizzeria «Lo Strabacco» e aveva cacciato di casa («Un giorno di questi t’ammazzo») pure il secondo marito di sua madre, Omar.
David Raggi, invece, studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Giovedì sera ha capito lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi amici, raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo fratello («Dite loro che gli voglio bene»).
Il fratello: «Non siamo razzisti»
Anche Diego lavora per la grande acciaieria, ma in passato ha fatto pure il buttafuori e il pugile: «Io non sono mai stato troppo bravo a porgere l’altra guancia – confessa -. E infatti ora dico che chi ha ucciso mio fratello non dovrà più uscire dal carcere. Perchè se esce, allora sì che m’arrabbio. Noi non siamo razzisti, l’assassino poteva essere italiano, olandese, americano. L’importante è che ci sia giustizia».
Anche la mamma di Diego e David, la signora Bruna, si dà da fare come volontaria, all’Actil, una cooperativa che aiuta disabili fisici e psichici.
È una famiglia così, la loro.
Una famiglia che ha ancora dei valori.
Ai funerali, martedì, metteranno una cassetta per le offerte fuori dalla chiesa. Il ricavato andrà in beneficenza.
Fabrizio Caccia
(da “il Corriere della Sera”)
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Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
SILVIO DETTA LE CONDIZIONI: “LA LEGA RITIRI I SUOI CANDIDATI IN LIGURIA E TOSCANA”… “SE SALVINI CONTINUA A FARE IL FURBO PRONTA L’ARMA NUCLEARE”…ROTONDI: “LA LEGA SI ELEGGA ZAIA DA SOLO”… E ANCHE FITTO SI SCHIERA CON TOSI
«Ora da Salvini pretendo un chiarimento ». Silvio Berlusconi è irritato per gli attacchi del leader della Lega, che giovedì lo ha definito «il passato», ma non vuole rompere il rapporto con il Carroccio.
E anche ieri, a chi lo ha incontrato ad Arcore, ha ribadito che non farà colpi di testa.
L’ex Cavaliere incontrerà Salvini a Roma, probabilmente martedì, e in quell’occasione intende sottoporre un patto di non belligeranza all’irrequieto segretario leghista: basta con le aggressioni e con le Opa sul centrodestra.
«Al primo posto, per noi, rimane l’accordo con la Lega. Ma Salvini deve metterci nella possibilità di realizzarlo», fa sapere Berlusconi. Che è pronto, però, a porre condizioni chiare al suo interlocutore: anzitutto la rinuncia ai candidati del Carroccio in Liguria e Toscana.
«Poi si potrà discutere di candidature comuni», è la posizione che trapela da Villa San Martino. Dovrà essere il passo d’avvio di un nuovo cammino scevro da intemperanze e assalti da parte di Salvini.
E se non si trovasse un’intesa? «Pronti anche a far ricorso all’arma nucleare », ha detto Berlusconi ai suoi.
Ma «l’arma nucleare» sarebbe eventualmente una corsa solitaria alle regionali, quindi anche un divorzio da Zaia in Veneto, ma non un ritorno a sorpresa con Alfano.
Nello stretto entourage di Berlusconi, vengono infatti definiti «mistificazioni » e «depistaggi» le voci di una virata azzurra verso il Ncd e nella direzione di Flavio Tosi
In ogni caso, l’opzione leghista resta ampiamente prevalente per l’ex Cavaliere. Malgrado i dissapori con Salvini.
Berlusconi mette da parte l’orgoglio, ignora gli esponenti forzisti che gli suggeriscono propositi di vendetta («La Lega si elegga Zaia da sola», dice Gianfranco Rotondi) ma punta a riaffermare davanti a Salvini la sua leadership. «La centralità del leader Berlusconi è fattore necessario », scrive il mattinale azzurro.
Il già premier prova insomma a rovesciare il ragionamento: sa che il problema in Veneto è di Salvini, è lui che si è indebolito con la cacciata di Tosi.
E quindi Fi torna a essere indispensabile.
In più, Berlusconi si sente più forte dopo l’assoluzione della Cassazione sul caso Ruby e ha tutta l’intenzione di farsi di nuovo interprete di un pezzo del Paese: ieri ha incontrato una ventina di imprenditori per affrontare il nodo «di un’economia che non riparte «malgrado i proclami del governo».
È una scelta, quella del proseguimento sul sofferto percorso dell’intesa con la Lega, che allontana Forza Italia dall’orizzonte della destra moderata che molti, fra gli azzurri, tratteggiano. «Tosi, in questo senso, persegue un progetto politico interessante», dice Saverio Romano, uno degli esponenti di spicco della corrente di Fitto.
Ma il problema, per i “ricostruttori” che oggi si incontrano a Bari, è soprattutto interno: «Berlusconi è di fronte ad un bivio – dice l’ex ministro pugliese – o rinchiudersi con un gruppo dirigente che non ha alcuna legittimazione e finire male questa esperienza o confrontarsi in modo aperto e uscire da questa situazione. La posizione attuale di Forza Italia rischia di regalare uno spazio enorme alla Lega».
Emanuele Lauria
(da “La Repubblica“)
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Marzo 15th, 2015 Riccardo Fucile
IN OLTRE DUEMILA PER APPOGGIARE IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA SCHITTULLI
La colonna sonora è l’inno di Forza Italia. La musica parte appena Raffaele Fitto fa il suo ingresso in
sala.
“Forza Italia – recita il testo della canzone e ripete l’eurodeputato pugliese – siamo tantissimi”.
Ed è effettivamente un bagno di folla. Sono in migliaia a occupare lo spazio 7 della Fiera del Levante.
Posti a sedere finiti, i militanti rimangono in piedi.
“Ci sono parlamentari, consiglieri regionali e sindaci – osserva Fitto – c’è il popolo di Forza Italia qui”.
L’ex ministro attraversa tutta la sala per arrivare al palco tra selfie, strette di mano e al grido “Fitto, Fitto, Fitto”.
Sventolano anche la bandiere di Forza Italia ma lo sfondo del maxischeremo è dedicato ai “Ricostruttori di Forza Italia”.
La delusione per la convention dei Ricostruttori di ieri a Torino è superata.
“Mi aspettavo questa accoglienza calorosa a Bari” dice Fitto. Al suo fianco c’è il candidato presidente di centrodestra Francesco Schittulli.
“Due convention a distanza di una settimana e ne faremo ancora altre” commenta l’oncologo che corre per la presidenza della Regione Puglia.
In sala ci sono i parlamentari Luigi D’Ambrosio Lettieri, Antonio Distaso, Rocco Palese, Nuccio Altieri, “tutti i 15 ricostruttori” fa notare Altieri tranne “Savino, Amoruso e Bruno”.
C’è anche Francesco Paolo Sisto che aveva partecipato domenica scorsa anche all’appuntamento organizzato dal commissario pugliese di Forza Italia, Luigi Vitali a cui era intervenuto telefonicamente Silvio Berlusconi
“Il popolo di centrodestra c’è – dice Sisto – non avere unità è una follia. Notoriamente sto provando a fare una mediazione ma è difficile, c’è molto da lavorare”.
Di sicuro i numeri, almeno quelli della convention, sono a favore di Fitto.
In sala, secondo la questura, sono oltre duemila. La prova di forza lanciata dall’ex ministro nei confronti del commissario Vitali è più che vinta dai Ricostruttori.
“NO ALTRE LISTE, SIAMO FORZA ITALIA”
Dal palco intanto parla Fitto. “Noi non vogliamo dividere, vogliamo esserci, vogliamo evitare che qualcuno possa agitare cartellini rossi senza motivazione, perchè per vincere le elezioni bisogna includere non escludere. E per includere ci si confronta, non si mette fuori nessuno solo perchè ha un’idea diversa e con coerenza dice ciò che pensa. E le preferenze contano alle regionali”.
“Non c’è un problema di altre liste e – sottolinea l’euro deputato – questa è la prima manifestazione regionale di Forza Italia”.
LA TELEFONATA DI FITTO A BERLUSCONI
E su Berlusconi. “Non c’è uno scontro con Berlusconi da parte mia, l’ho sentito giorni fa per sottolineare positivamente una notizia che l’ha riguardato, quella dell’assoluzione. Che fa felici tutti coloro i quali hanno condiviso tanti anni di battaglia anche su questo tema. Se ci saranno le condizioni, io mi auguro di sì, si potrà ragionare e discutere sulle questioni che io ho detto”.
Non è escluso dunque che i due si incontrino.
“Ci sono tre questioni – prosegue Fitto – sulle quali bisogna avere delle posizioni chiare. La linea politica alternativa al governo Renzi, i contenuti dai quali ripartite, e un modello organizzativo che, così come è, non va. Non lo dico io è nei fatti”.
“Nel rapporto interno al partito è meglio avere la forza e il coraggio di dire qualche verità scomoda piuttosto che qualche bugia comoda che non serve a nessuno”.
L’INTERVENTO DI SCHITTULLI
“Senza Fitto in Puglia non si vince – spiega agli elettori dal palco Schittulli – mio padre diceva a ragione che tutti sono importanti e nessuno è indispensabile, ma in questo caso devo non vale: Fitto qui è indispensabile per vincere. Il mio ruolo è per l’unità del centro-destra perchè se siamo uniti siamo forti”.
I MARà’ E L’INNO DI MAMELI
All’appuntamento elettorale non mancano l’inno di Mameli e il pensiero ai due marà³ pugliesi trattenuti in India.
Sul maxi schermo poi va in onda un video con il pantheon: da Alcide De Gasperi a Oriana Fallaci. Viene proiettata anche la famosa risata tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy alla domanda in conferenza stampa su Berlusconi.
Il popolo azzurro applaude.
Francesca Russi
(da “La Repubblica”)
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