TERNI, IL PADRE DI DAVID: “BASTA SPECULAZIONI RAZZISTE SU MIO FIGLIO, HO INVITATO AI FUNERALI LA COMUNITA’ MAROCCHINA”
IL FRATELLO: “L’ASSASSINO POTEVA ESSERE ITALIANO, OLANDESE O AMERICANO, CHIEDIAMO GIUSTIZIA NON VENDETTA”
Per ritrovare un po’ d’umanità , dopo quanto è successo giovedì notte, bisogna salire questa rampa di scale, in via Irma Bandiera 24, Villaggio Matteotti, primo piano, suonare alla porta di Valter Raggi, 59 anni, il padre di David, e fermarsi semplicemente ad ascoltare le sue parole, mentre in casa la tv è accesa e già risuonano fortissime le polemiche politiche intorno alla tragedia assurda di suo figlio: «Il morto di Terni è figlio di Mare Nostrum – annuncia il leader della Lega, Matteo Salvini -. Noi raccoglieremo le firme dei cittadini per una class action contro Renzi e Alfano, li denunceremo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina…».
«Mio figlio non vorrebbe altra violenza”
Valter Raggi scuote la testa e spegne il televisore.
Parla col figlio Diego, il suo primogenito, l’unico figlio che gli è rimasto: «Aggiungere violenza ad altra violenza sarebbe completamente inutile e sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe – dice il signor Raggi, ex operaio delle acciaierie oggi in pensione, uomo religiosissimo -. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l’ambulante all’angolo, e per tutti gli altri marocchini di Terni: sono appena venuti da me in delegazione col loro rappresentante (Abderrahim Maarouf, ndr ) a farmi le condoglianze, sono spaventati, temono vendette, ma io li ho già invitati tutti al funerale di David (fissato per martedì in Duomo alle ore 15, ndr ). So che la rabbia sta montando su Facebook, girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci nell’odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia».
Al posto sbagliato nel momento sbagliato
David Raggi avrebbe compiuto 27 anni il 4 luglio. Giovedì sera, mentre si godeva con i suoi amici il primo annuncio di primavera, in piazzetta dell’Olmo, il destino gli ha teso l’agguato più feroce, per mano di Amine Assaoul, 29 anni, giovane marocchino ubriaco e probabilmente anche drogato, che dopo una furiosa colluttazione con due poliziotti fuori servizio ha avuto uno scatto verso di lui («Tu che cosa hai da guardare?») e con un collo di bottiglia gli ha reciso la carotide, fuori dal pub «People». Amine Assaoul era sbarcato a ottobre scorso a Lampedusa, dopo che era stato già espulso a maggio dall’Italia per i suoi tanti reati tra Fermo – dove aveva picchiato e rapinato un sacerdote – e Terni, dove vive ancora sua madre, Fatiha, che lavora come badante.
Ma Assaoul non era un clandestino. Quando l’hanno arrestato, aveva in tasca un permesso temporaneo di soggiorno: era in attesa, infatti, della decisione finale dello Stato italiano sul ricorso da lui presentato contro il rigetto della domanda per ottenere lo status di «rifugiato politico».
Comportamenti violenti
Smaltita la sbornia, sabato l’uomo ha subito nominato il suo avvocato di fiducia, Giorgio Panebianco, che lo è andato a trovare in carcere.
Nelle ultime settimane aveva già seminato il terrore nella discoteca «Stardust» e nella pizzeria «Lo Strabacco» e aveva cacciato di casa («Un giorno di questi t’ammazzo») pure il secondo marito di sua madre, Omar.
David Raggi, invece, studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Giovedì sera ha capito lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi amici, raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo fratello («Dite loro che gli voglio bene»).
Il fratello: «Non siamo razzisti»
Anche Diego lavora per la grande acciaieria, ma in passato ha fatto pure il buttafuori e il pugile: «Io non sono mai stato troppo bravo a porgere l’altra guancia – confessa -. E infatti ora dico che chi ha ucciso mio fratello non dovrà più uscire dal carcere. Perchè se esce, allora sì che m’arrabbio. Noi non siamo razzisti, l’assassino poteva essere italiano, olandese, americano. L’importante è che ci sia giustizia».
Anche la mamma di Diego e David, la signora Bruna, si dà da fare come volontaria, all’Actil, una cooperativa che aiuta disabili fisici e psichici.
È una famiglia così, la loro.
Una famiglia che ha ancora dei valori.
Ai funerali, martedì, metteranno una cassetta per le offerte fuori dalla chiesa. Il ricavato andrà in beneficenza.
Fabrizio Caccia
(da “il Corriere della Sera”)
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