Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
E SE I NOMI PIACESSERO AGLI ITALIANI? SAREBBE DIFFICILE ESSERE “CONTRO” PER PARTITO PRESO SENZA PAGARE DAZIO NELLE URNE… BERLUSCONI E MATTARELLA SANNO MUOVERSI MEGLIO DEI DUE TREMEBONDI FANCAZZISTI
A questo punto Sergio Mattarella è pronto ad affidare l’incarico già nel pomeriggio di domani o al massimo giovedì.
Perchè, dopo oltre sessanta giorni, tre giri di consultazioni e un appello alla “responsabilità “, si è consumata anche l’ennesima attesa delle convulsioni del centrodestra.
Ad Arcore è andato in scena l’assedio per far “mollare” Silvio Berlusconi e consentire la nascita di un governo Salvini-Di Maio attraverso l’appoggio esterno del suo partito. Pezzi di partito del Nord che ormai gravitano nell’orbita della Lega, inquieti parlamentari del Sud terrorizzati dalla prospettiva di un ritorno al voto e soprattutto i vertici aziendali, da sempre sensibili al tema della stabilità e per definizione “filo-governativi”: per tutto il giorno il Cavaliere è stato bersaglio di un pressing asfissiante.
Passaggio difficile per l’ex premier posto di fronte al dilemma tra il rischio delle urne e la firma della “resa”.
Al bivio, prevale l’indole, il “no” senza se e senza ma all’appoggio esterno, e con essa l’orgoglio, perchè accettare un passo indietro equivarrebbe ad ammettere di essere un “impresentabile” troppo ingombrante per essere riconosciuto al tavolo delle trattative, ma a cui si chiede sostegno.
E però in questa resistenza c’è la consapevolezza che l’automatismo col voto a luglio è meno scontato di quel che sembra.
Perchè è vero che il tentativo del capo dello Stato, di un governo di tregua, almeno sulla carta è destinato a fallire, visto che, al momento, solo il Pd è disponibile ad annunciare un governo del presidente.
Ma in questa crisi delle “lunghe attese”, la dinamica è assai più complicata, perchè cioè che è stata letta come una rassegnata impotenza da parte del capo dello Stato in verità è una “serena determinazione”.
L’incaricato, o meglio l’incaricata – trapela che l’incarico sarà affidato a una donna – riceverà il mandato tra domani e giovedì, per poi sciogliere la riserva nella giornata di sabato.
Significa che, a conti fatti, dopo il giuramento il nuovo governo si presenterà alle Camere almeno alla metà della prossima settimana, quando sul calendario sarà già trascorsa la prima metà di maggio.
I partiti lo bocceranno?
Tra il frequentatori del Colle viene ostentata una sicurezza olimpica: “Bene Mattarella, come ha spiegato nel suo discorso, si dirà pronto a sciogliere le Camere in due giorni, se è questo che vogliono”.
Toccherà ai partiti assumersi la responsabilità davanti ai cittadini che non sembrano così entusiasti dell’inconcludenza dei partiti di questi mesi e poco disposti ad annullare le ferie per andare a votare.
E toccherà spiegarlo agli albergatori, agli operatori del settore turistico la cui preoccupazione sulla stagione è stata già recapitata ai parlamentari dei vari territori. Ed evidentemente c’è un motivo se Luigi Di Maio, ospite a Di Martedì, ha chiesto un decreto per votare a giugno, consapevole che la data di luglio oltre ad essere una follia in termini astratti, è rischiosa in termini concreti, per un partito forte nel Sud, dove normalmente a luglio la domenica ci si reca al mare più che nei seggi.
E poi, parliamoci chiaro, c’è il Parlamento. Che non è Facebook.
E potrebbe per esempio accadere che, dopo la bocciatura del governo di tregua, emergano gli elementi per un nuovo giro di consultazioni che il presidente non potrebbe negare.
E a quel punto un nuovo giro di colloqui renderebbe impossibile sciogliere in tempo utile per votare il 22 luglio.
Insomma, è vero che il tentativo del presidente, detta in modo un po’ brutale, è destinato ad andare a vuoto. Ma un governo neutrale è pur sempre un passaggio politico, e un passaggio politico non è mai neutro, produce sempre degli effetti, anche in questa epoca di messaggi semplificati e di ubriacatura da ritorno al voto.
E, a dirla in modo un po’ semplificato, il messaggio sarà che Mattarella avrà fatto un governo di persone competenti e oneste, dopo mesi di chiacchiere, puntigli e veti.
Ci sta che qualcuno dica: “perchè non lo facciamo lavorare?”.
Può anche accadere che questo governo, una volta vista la composizione, possa piacere all’opinione pubblica.
Mettiamola così: il capo dello Stato è consapevole che, molto probabilmente, il destino di questo governo è segnato. Però comunque innesca una dinamica.
E comunque, al tempo stesso, consente ai partiti il tempo per cercare — ancora — un’intesa, perchè qualora dovesse realizzarsi, il governo si dimetterà il minuto dopo.
E qui si torna a Berlusconi, da sempre molto più politico di come viene descritto. Perchè cedere ora al ribasso quando è chiaro che è assai difficile votare e luglio, e magari tra una decina di giorni ci sarà un nuovo giro di consultazioni?
Bisogna conoscerlo Berlusconi, negoziatore fin troppo abile: ammesso che si molli, si molla all’ultimo minuto utile, fino ad allora si gioca.
E l’ultimo minuto non è ancora arrivato.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Berlusconi | Commenta »
Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
IL LEADER DI FORZA ITALIA E’ SU TUTTE LE FURIE PER LE CONTINUE PRESSIONI D SALVINI E STILA UNA NOTA UFFICIALE
Pressioni fuori tempo massimo della Lega e le ultime speranze M5s che il passo indietro di Silvio
Berlusconi, pur di evitare le urne estive, potesse arrivare.
Ma il colpo di scena, come da copione, non c’è stato e probabilmente non ci sarà mai. Il Carroccio in extremis in mattinata ha chiesto apertamente che il leader di Forza Italia si facesse da parte “con responsabilità ” per far partire un esecutivo Lega-M5s. Non ha parlato Matteo Salvini, ma il suo emissario Giancarlo Giorgetti. §
L’ex Cavaliere, descritto furente, ha mandato avanti i suoi per tutto il giorno fino a diramare in serata una nota ufficiale in cui ha escluso qualsiasi ipotesi di appoggio esterno.
“Silvio Berlusconi”, è la comunicazione, “smentisce fermamente le indiscrezioni secondo le quali sarebbe pronto a dare un appoggio esterno ad un governo guidato da M5S e Lega. Dopo due mesi di tentativi per dare vita ad un governo espressione del centrodestra, prima forza politica alle elezioni del 4 marzo, si precisa “Forza Italia non può accettare nessun veto”.
Quindi, quell’idea di strappare un sì pur di concedere “ministri di area”, circolata nelle scorse ore, viene relegata alle ennesime speculazioni da fantapolitica.
E’ un segnale: Sergio Mattarella, che si è preso ancora un po’ di tempo per indicare un esecutivo neutrale e vedere se mai ci fossero nuove evoluzioni, dovrà continuare con la convinzione che per il momento non c’è la tanto agognata maggioranza politica.
E a niente è servito tirare le orecchie ai partiti: “Io sono arbitro imparziale, ma per condurre bene serve la correttezza dei giocatori”, ha detto ricevendo Juventus e Milan nel pomeriggio. Una stoccata molto dura, ma che nessuno dei leader è intenzionato a prendere sul personale.
Per tutta la giornata i partiti hanno cercato di trovare un accordo al fotofinish per evitare il dibattito sul ritorno alle urne. Che per il momento sembra ancora essere l’unico e inevitabile approdo: sia i 5 stelle che la Lega hanno annunciato che non voteranno la fiducia al governo di servizio e Forza Italia, che pure sarebbe tentata, ha detto che al momento “non ci sono le condizioni“. “Non tradiremo gli alleati”, è stato il succo delle dichiarazioni della capogruppo azzurra Maria Stella Gelmini.
(da agenzie)
argomento: Berlusconi | Commenta »
Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
RESTA IL NODO LISTE, RENZI VORREBBE MODIFICHE MINIME
Maurizio Martina segretario, Paolo Gentiloni candidato premier.
E’ l’intesa di massima raggiunta nel Pd in vista dell’assemblea nazionale convocata a Roma il 19 maggio. D’accordo anche Matteo Renzi.
Tutto tranquillo? No, resta il nodo delle liste: il segretario dimissionario chiede che, in caso di voto anticipato a luglio, le liste presentate il 4 marzo rimangano pressochè immutate, ammessi solo cambiamenti minimi.
Il leader della minoranza interna Andrea Orlando invece chiede che vengano totalmente azzerate. In mezzo: il tempo. O meglio la mancanza di tempo, se davvero il governo del presidente non riceverà la fiducia del Parlamento e se si andrà al voto a luglio.
Proprio la possibilità che non ci sia il tempo per rimescolare le liste, infonde speranze al Nazareno. Cioè la speranza di trovare un’intesa da qui al 19 maggio.
Ad ogni modo, su queste considerazioni ha fatto affidamento la riunione di tutto lo stato maggiore del Pd stamattina alla sede nazionale. Presenti il reggente Martina, Lorenzo Guerini, i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci, i ministri Andrea Orlando e Dario Franceschini, Gianni Cuperlo, Marco Minniti, Piero Fassino, Roberto Giachetti e il vicepresidente della Camera Ettore Rosato.
Una ‘riunione col botto’, si potrebbe dire. Non per gli scontri interni (pare che oggi si sia respirato un clima di tregua rispetto alla infuocatissima direzione nazionale della scorsa settimana).
Piuttosto perchè proprio mentre erano riuniti, in via del Tritone, a due passi dal Nazareno, si è verificata l’esplosione che ha incendiato un bus del servizio di trasporto pubblico romano, bloccato il centro della capitale per ore e in qualche modo disturbato il vertice Dem.
Perchè al ‘boom’ tutti hanno pensato al peggio, si sono affrettati sulla terrazza per vedere meglio. Marcucci ha subito preso lo smartphone per girare un breve video. Il ministro dell’Interno Minniti, che era già in procinto di lasciare la riunione per altri impegni, si è precipitato sul luogo dell’incidente.
Non era terrorismo, per dare un nome al timore di tutti. Il vertice è andato avanti, sulla traccia che porterebbe all’elezione di Martina segretario all’assemblea del 19 maggio con Gentiloni che, libero dal governo, diventerebbe il frontman, il candidato premier del Pd per la campagna elettorale, se questa sarà la strada da percorrere.
Da qui al 19 ci sarà da sbrigare l’affare liste. Obiettivo: trovare una mediazione tra Renzi che, per far posto ai nuovi, sacrificherebbe volentieri chi ha già tre o più mandati parlamentari alle spalle, e la vecchia guardia Pd che non vorrebbero sacrificare il posto appena conquistato in Parlamento.
E poi le singole aree, come quella di Orlando, che vorrebbe un azzeramento delle liste presentate il 4 marzo, memori dei malumori che accompagnarono le candidature Pd decise da Renzi a febbraio.
E poi c’è il fattore alleanze. Anche qui un’idea di massima sulla quale acconsentirebbe anche Renzi, anche se il ragionamento è molto prematuro: costruire un’alleanza che vada da Leu al centro, con scampoli di ciò che arriverà dal centro o da Forza Italia. Insomma, un centrosinistra, capitanato da Gentiloni e — a guardare i sondaggi — con magre chance di vittoria.
Di necessità , virtù: è il tentativo in atto in un Pd che ieri, all’affacciarsi del fantasma del voto anticipato a luglio, è entrato nel panico.
Certo, c’è chi non perde le speranze: al Pd risulta che l’incarico presidenziale verrà affidato a Elisabetta Belloni, direttore generale della Farnesina, con buoni rapporti con il M5s. Arriverebbe in Parlamento con un programma secco di tre punti: legge di bilancio, scongiurare l’aumento dell’Iva e alcune misure europee care a Cinquestelle e Lega.
Insomma un impianto cui è difficile dire di no. Basterà per evitare il voto anticipato? “E’ ridicolo non far nascere un governo del presidente, da incoscienti, è mancanza di sensibilità istituzionale: significa scegliere il vuoto”, attacca il capogruppo Delrio in Transatlantico proponendo “un’altra commissione speciale per far lavorare il Parlamento: comunque vada non si può continuare a non fare nulla, servono misure per il paese”.
Ma i Dem non si fanno illusioni: la corsa al voto è dietro l’angolo.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Partito Democratico | Commenta »
Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
FEDERALBERGHI FOTOGRAFA IL RISCHIO DI UN’ASTENSIONE RECORD
C’è un numero pesante che fotografa il rischio di un’astensione record in caso di un ritorno al voto il 22
luglio: 9,5 milioni.
Secondo una stima di Federalberghi per Huffpost tanti sono gli italiani che prenderanno automobili, treni, bus e aerei per andare in vacanza tra due mesi.
Mare o montagna che sia, Italia o estero, poco cambia: improbabile che mandino tutto all’aria per recarsi ai seggi. L’ombrellone o la casa in altura sono prenotati. Disdire costa e non poco.
La stima dell’associazione di categoria che rappresenta le imprese alberghiere in Italia comprende nei 9,5 milioni sia i maggiorenni che i minorenni.
È proprio questa sfumatura che rende ancora più precaria la partecipazione degli italiani al voto durante l’estate: difficile, se non impossibile, infatti, che chi ha dei figli minorenni li abbandoni in vacanza per ritornare nel proprio Comune di residenza. Significherebbe, infatti, aggiungere ulteriori costi a quelli già programmati.
Costi che possono lievitare e finire fuori dal budget di famiglie e single se si considera anche che durante il periodo estivo, e quindi a luglio, i prezzi dei mezzi di trasporto come aerei e treni toccano il loro massimo annuale.
Gli italiani, tra l’altro, non sembrano intenzionati a rinunciare alle vacanze estive. Sono sempre di più. L’anno scorso, secondo un dato certificato sempre da Federalberghi, furono circa 9 milioni i vacanzieri di luglio.
La previsione per luglio 2018 registra addirittura un incremento di circa 500mila persone, confermando che luglio, insieme ad agosto, è uno dei mesi preferiti dagli italiani per svago, divertimento e riposo.
Altro dato che mette in luce quanto il voto di luglio possa configurarsi come una dèbà¢cle in termini di partecipazione è il peso che luglio ha su tutto il periodo estivo in termini di partenze.
Nel periodo giugno-settembre dell’anno scorso, infatti, sono stati 34,4 milioni gli italiani che sono andati in vacanza e circa 9 milioni – circa 1/4 – hanno scelto luglio. Quest’anno saranno ancora di più.
Le cabine colorate degli stabilimenti balneari saranno piene. Quelle nere dei seggi rischiano di andare deserte.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: elezioni | Commenta »
Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
“NESSUNO PENSI DI TRARRE VANTAGGIO, NON ESISTE UN PARTITO DEI VACANZIERI”
Il 22 luglio di un anno fa Caronte sferzava l’Italia con le sue temperature roventi facendo sfiorare i 40 gradi mentre milioni di cittadini – circa 9 in tutto il mese – si godevano la loro vacanza al mare o in montagna.
Lo stesso giorno del 2018 i cittadini potrebbero essere chiamati a votare per la seconda volta in un anno.
Urne aperte in piena estate, sarebbe la prima volta nella storia italiana.
Un tuffo nell’ignoto, secondo alcuni dei principali sondaggisti: il rischio di un calo dell’affluenza c’è, soprattutto nella fascia giovanile, quella che gode di un periodo di vacanza più lungo, ma non è affatto scontato che influenzi l’esito elettorale.
E al tempo stesso nessun leader politico può pensare di trarre vantaggio da un voto anticipato sotto l’ombrellone: non esiste un “partito dei vacanzieri”, al mare ci vanno sia gli elettori della Lega, sia quelli M5S o del Pd.
“Il 22 luglio l’elettorato più giovane avrà finito gli esami scolastici o universitari. Tantissimi ragazzi stanno pensando o hanno già prenotato un viaggio a Ibiza, Formentera o nelle isole della Grecia. Il rischio è che tra i giovani, che godono di un maggiore periodo di vacanza, ci sia una forte defezione alle urne”, dice la sondaggista di Euromedia Research Alessandra Ghisleri, interpellata da HuffPost.
La voglia di mare potrebbe quindi incrementare la propensione all’astensione degli elettori più giovani, già “fisiologicamente” sfiduciati nei confronti della politica.
Le previsioni che si possono fare allo stato attuale sono ben poche, dicono i sondaggisti.
“La campagna elettorale permanente deve tener conto che sono cambiati i concetti base delle promesse fatte dai partiti fino al 4 marzo”, prosegue Ghisleri, secondo la quale “tutti i dati raccolti dalle rilevazioni fatte fino ad oggi appartengono a un vecchio schema, quello ancorato alla possibilità di fare un governo con le percentuali uscite dalle urne a marzo”.
Ora lo schema cambia e quelle rilevazioni possono essere valutate solo come start, un punto di partenza: “C’è tutta una campagna elettorale da fare”.
E gli elettori dovranno valutare i comportamenti assunti dai partiti in questa complessa e prolungata fase di consultazioni senza sbocco: “Bisogna vedere, per fare un esempio, come gli elettori che M5S ha sottratto al Pd valuteranno le mosse di Di Maio durante le consultazioni. Nel momento in cui si entra in una nuova campagna elettorale, cambia tutto. Evidentemente le condizioni sono cambiate”.
L’unico dato certo è che il voto in estate non aiuta la partecipazione, come ha rilevato lo stesso presidente Mattarella nel suo discorso alla fine del terzo giro di incontri con i gruppi parlamentari.
“Certo”, dice Ghisleri, “chi può andare in vacanza prima o per più tempo, se motivato, ha tutti i mezzi per l’esercizio del voto” e quindi non ha senso, al momento, azzardare valutazioni sulle sfumature e differenze sociali degli elettorati dei partiti. Se il Pd è diventato il partito di riferimento della classe borghese e benestante, e quindi con più possibilità di essere in vacanza già a luglio, non è detto che manchi all’appuntamento con le urne. “Se è motivato, può recarsi a votare, ne ha la possibilità “.
Secondo la sondaggista di Euromedia, un nuovo voto a luglio potrebbe essere considerato “un secondo turno alla francese tra le forze che hanno raggiunto un buon numero di voti”.
Una sorta di sfida finale tra i due partiti usciti “vincitori” dal voto del 4 marzo ma incapaci, tra veti incrociati di tutte le forze politiche, di trovare una maggioranza in Parlamento. “Ma c’è anche il rischio vero che a luglio ci si ritrovi in una situazione di stallo simile a quella di oggi e senza i voti di M5S e Lega non si potrà comunque far nulla”. In altre parole, punto e a capo.
“Bisogna capire non solo quale sarà la reazione degli elettori al voto anticipato ma anche al voto sotto l’ombrellone”, dice Antonio Noto dell’Istituto Noto Sondaggi. “Potrebbe esserci, come dice Di Maio, una sorta di ballottaggio tra centrodestra e M5S. Ma ci potrebbe essere anche una reazione contraria, con la perdita di consensi per i partiti vincitori della precedente tornata verso altri partiti. Non si possono quindi proiettare le rilevazioni fatte in questi giorni sul 22 luglio o su settembre, i cittadini devono ancora metabolizzare quello che è accaduto”, dice il sondaggista all’HuffPost. “Solo il 15% degli italiani segue la politica in maniera assidua, e occorre tener presente che per il voto del 4 marzo il 20% degli elettori ha deciso negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale se andare a votare”.
Anche per Antonio Noto ogni considerazione su chi avvantaggi un voto in estate è assolutamente prematura.
“Un calo dell’affluenza è da mettere in conto ma non è detto che influenzi l’esito del voto”. In altre parole, “non è che quelli che vanno in vacanza a luglio votano tutti lo stesso partito, ma si dividono tra i vari partiti. Non esiste un ‘partito dei vacanzieri’. In Italia il grosso delle ferie si registra comunque ad agosto, e comunque ci si può sempre recare per un giorno nel proprio Comune di residenza per votare e poi tornare al mare. Abbiamo già visto sia il 4 dicembre con il referendum sia il 4 marzo che quando gli elettori sentono l’importanza del voto alla fine partecipano numerosi”.
Di una cosa sembra essere abbastanza sicuro il direttore di Noto Sondaggi: “Nell’elettorato ci sarà una reazione e probabilmente il voto anticipato non sarà una classica ripetizione del 4 marzo”
(da “Huffingtonpost”)
argomento: elezioni | Commenta »
Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
RICEVENDO MILAN E JUVENTUS IL CAPO DELLO STATO PARLA DELLA CORRETTEZZA E RIMANDA ALLA SITUAZIONE POLITICA
Un buon arbitro spera sempre di non essere notato e può non essere notato se i giocatori sono corretti.
Sergio Mattarella riceve le due squadre finaliste di Coppa Italia, Milan e Juventus, e rivolge a loro un discorso sulla correttezza del comportamento di chi fa sport. Poi ricorda di essersi paragonato a un arbitro nel discorso di insediamento, nel 2015.
“I vostri discorsi – ha detto il capo dello Stato a Buffon e Bonucci – mi hanno fatto pensare alle squadre che concorrono e si rispettano, avendo a cuore la correttezza. Questo mi ricorda gli arbitri, i miei colleghi: nel mio discorso di insediamento mi sono paragonato agli arbitri assicurando la mia imparzialità , guadagnandomi un applauso, poi ho detto che i giocatori lo devono aiutare con la loro correttezza e anche qui è scattato un applauso con qualche segno di sorpresa. L’arbitro può condurre bene un incontro se ha un buon aiuto, correttezza e impegno leale”.
“Quando l’arbitro non si nota – ha concluso – vuol dire che i protagonisti stanno svolgendo alla perfezione il loro compito. E l’arbitro, un buon arbitro, spera di non essere mai notato”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Costume | Commenta »
Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
LO AVRA’ MOSSO LA DIFESA DEI VALORI DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE ALLA PADAGNA?
In provincia di Varese, un uomo ha preso a calci e pugni la sorella e poi ha tentato di darle fuoco, per ucciderla ed ottenere per sè l’eredità dei genitori.
La vicenda si è svolta a Fagnano Olona, un comune di circa 12 mila abitanti, tra Busto Arsizio e Gallarate, in provincia di Varese, come riporta Il Corriere della Sera.
Ieri, un uomo di 50 anni si è presentato nell’attività di tessuti che gestisce la sorella, armato di coltello, una tanica di liquido infiammabile e due accendini.
A seguito di una lite, per motivi legati all’eredità dei genitori, il cinquantenne ha perso la testa e ha iniziato a colpire violentemente la donna, con calci e pugni.
I commercianti della zona, hanno sentiro le urla e sono accorsi, cercando di bloccare l’uomo, che però è riuscito ugualmente a cospargere di benzina il corpo della donna e il pavimento del locale. Tenendo in mano l’accendino, minacciava di appiccare il fuoco.
I carabinieri, allertati precedentemente dai vicini, sono accorsi in tempo per bloccare il folle gesto dell’uomo. La donna è stata trasportata all’ospedale di Tradate, dove le hanno dato cinque giorni di prognosi, per ferite lacero contuse al volto e agli arti inferiori.
L’uomo è stato arrestato e condotto nel carcere di Busto Arsizio e dovrà rispondere di tentato omicidio, tentato incendio doloso, lesioni personali e porto ingiustificato di oggetti atti a offendere. Alla base del gesto del fratello, ci sarebbero litigi per i soldi dell’eredità lasciata dai genitori.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
IL MOTIVO REALE E’ NOTO DA TEMPO: LA MANCANZA DI MANUTENZIONE
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione all’esplosione del bus Atac in Via
del Tritone a Roma questa mattina. Gli inquirenti al momento ipotizzano il reato di delitto colposo di danno in tema di incolumità pubblica. A piazzale Clodio si attende una prima informativa dei vigili del fuoco su quanto avvenuto. Non è escluso che l’indagine possa essere allargata anche ad altri episodi di bus dell’Atac andati a fuoco avvenuti negli scorsi mesi.
Quello che ha preso fuoco questa mattina in via del Tritone è il nono autobus della flotta Atac, l’azienda di trasporto del Campidoglio, dall’inizio del 2018.
Lo scorso anno invece sono state 22 le vetture che hanno preso fuoco, 20 dell’Atac e due di Roma Tpl, la società che serve le linee in estrema periferia.
L’ultimo episodio risaliva al 20 aprile e si era trattato di un principio d’incendio.
Il 20 aprile invece un autobus della linea 409 è andato completamente distrutto in un incendio in via di Portonaccio.
L’assessora ai trasporti della Capitale Linda Meleo — che una decina di giorni fa si complimentava per il miglioramento del servizio — si è recata questa mattina in via del Tritone.
La Meleo ha ricondotto le cause dell’incendio al fatto che la vettura della linea 63 fosse stata acquistata nel 2003 quando sindaco era Walter Veltroni e che quindi avesse già 15 anni di servizio: «Sono venuta qui per capire le dinamiche di questo incendio. Ricordo che questo è un bus del 2003 e questo significa che è un mezzo acquistato quando era ancora sindaco Veltroni e ha 15 anni. È chiaro quindi quanto sia indispensabile rinnovare il parco bus di Atac».
La manutenzione, ha precisato l’assessora, viene fatta e in questi giorni «sta per essere pubblicata una gara per attivare degli impianti antincendio sui bus che siano quanti più efficaci possibile».
Il problema è che se esplode il motore difficilmente un impianto antincendio può essere di qualche utilità . Soprattutto perchè bisognerebbe evitare che gli autobus prendano fuoco.
L’assessora però non parla della cronica mancanza di pezzi di ricambio e della pratica della “cannibalizzazione” dei mezzi per consentire di mettere su strada autobus “funzionanti”.
L’assessora ha ricordato come «Negli ultimi due anni sono stati messi su strada 200 nuovi autobus che in parte hanno cominciato a sopperire questa problematica presto ne arriveranno 600 nuovi proprio perchè l’amministrazione ha messo sul banco 167 milioni per acquistare nuovi bus».
Quegli autobus sono però in realtà 150 e si tratta di quelli acquistati dalla Giunta Marino tramite leasing finanziario.
La giunta pentastellata diede l’annuncio della messa su strada nel 2016 ma si scoprì presto che ne erano stati messi in servizio solo quaranta.
Ad aprile 2017, poi, si era scoperto che gli ultimi commissionati non erano ancora stati pagati da ATAC. Lo stanziamento per i 600 nuovi autobus è del gennaio 2018 e riguarda un periodo di tre anni (quindi fino al 2020).
Perchè gli autobus di Roma prendono fuoco?
Le spiegazioni della Meleo (gli autobus sono vecchi quindi vanno a fuoco) sono sempre le stesse date in queste occasioni.
Anche il segretario della Filt Cgil Roma e Lazio Eugenio Stanziale dà la colpa all’estrema anzianità di servizio dei mezzi della flotta ATAC: «Le condizioni in cui operano i bus sono condizioni estreme, a conoscenza di tutti e più volte denunciate anche da noi. Si fa la manutenzione possibile con le risorse disponibili, il concordato preventivo però ha bloccato tutto. Questa città necessità di mezzi nuovi, perchè quelli che ci sono, sono vecchissimi, la flotta più ‘antica’ di Europa, e da qui derivano questi problemi». Michele Frullo, dell’Usb, parla anche di un altro problema ovvero lo stop alla manutenzione dei mezzi su strada «prima assicurata dai lavoratori Corpa che sono stati licenziati».
A marzo è scaduta infatti la proroga del contratto d’appalto per la manutenzione dei mezzi Atac che si guastavano durante il servizio.
I lavoratori della Corpa (140 persone) sono stati licenziati e di conseguenza gli autobus di Atac sono rimasti senza l’assistenza su strada.
In una nota dell’USB il sindacato denunciava la totale assenza di programmazione da parte di Atac e del Comune: «Come ATAC voglia far fronte alla sospensione del servizio resta un mistero, nè l’amministrazione si sta ponendo il problema di imporre una rapida ripresa dell’attività ». Non si può certo immaginare che gli autobus, vecchi o nuovi, possano andare avanti senza manutenzione.
La leader del sindacato CambiaMenti (in campagna elettorale molto vicino ai 5 Stelle), Micaela Quintavalle (che qualche tempo fa spiegava al Giornale che dietro gli incendi ci potrebbe essere l’idea di portare ad una privatizzazione dell’azienda) ha spiegato su Facebook che è improprio parlare di “esplosione” perchè ad esplodere sono gli pneumatici mentre nel caso di un incendio al motore le cause sono diverse e non si può certo parlare di un’esplosione.
In un video su Facebook la Quintavalle ha detto che «per non sapere nè leggere nè scrivere sicuramente la sottoscritta consiglierebbe di chiedere non all’oste perchè il vino non è buono ma farebbe delle indagini esterne».
Sicuramente — ha aggiunto — pesano «la carenza di manutenzione, l’assenza di prevenzione e le perdite d’olio».
Il suggerimento è quello di far valutare la questione ad un’officina esterna e non — come invece ha annunciato la Meleo — avviare un’indagine interna all’azienda.
A quanto pare la sindacalista di Atac ritiene che nelle officine succeda qualcosa e che quindi non si possa affidare agli stessi che hanno il compito di effettuare la manutenzione di indagare sulle cause di questo incendio e degli altri incendi.
Per la cronaca l’autobus andato distrutto era un Mercedes Citaro urbano comprato dall’Atac nel 2004 appartenente alla rimessa di Tor Sapienza.
Esce quindi allo scoperto (ma non troppo) uno scontro tra alcuni autisti (nei mesi scorsi accusati di “inventarsi i guasti”) e il reparto manutenzione che invece non starebbe facendo il suo dovere.
O almeno questo è quello che sembra di capire dalle parole della Quintavalle.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
IL “METODO OSTIA” CHE HA CONSENTITO AI BALNEARI DEL LITORALE ROMANO DI PROSPERARE TRA ABUSIVISMO E MALAFFARE
Il X Municipio di Roma, quello di Ostia, detiene un curioso record: è l’unico municipio di una città italiana sciolto per mafia.
Ieri Report ha dedicato un approfondito servizio di inchiesta che spiega come mai Ostia è da qualche anno al centro delle cronache giudiziarie.
La ragione non è solo la sanguinosa lotta di potere di due famiglie mafiose — gli Spada e e i Fasciani — che si contendono il territorio per i loro traffici criminali.
C’è un altro motivo per cui si parla molto del lungomare di Ostia, la spiaggia della Capitale: la gestione delle concessioni agli stabilimenti balneari
Già nel 2014 vennero effettuati nove arresti nell’ambito dell’inchiesta sulla Cosa Nostra Beach, che portò alla scoperta di «un impianto corruttivo per manovrare appalti per servizi di pubblico interesse come le concessioni demaniali degli stabilimenti balneari».
Al centro della vicenda l’affidamento di uno stabilimento molto noto ad Ostia, l’Orsa Maggiore. Per molto tempo del Cral delle Poste e poi affidato in men che non si dica ad una azienda costituita ad arte.
Di mezzo c’erano gli Spada (all’epoca alleati con i Fasciani). Ma sarebbe un errore ridurre tutti i problemi di Ostia alle vicende di cronaca nera e alle guerre fra clan
L’inchiesta di Report non riguarda gli Spada e i Fasciani ma ruota intorno alle fortune delle 71 concessioni demaniali in cui sono suddivisi gli oltre 10 chilometri del litorale di Ostia.
Ciascuna di queste concessioni ha un valore che va dai 3 ai 10 milioni di euro. Costruzioni in cemento armato sul litorale che chiudono in maniera illegale l’accesso al mare, occupazioni del terreno demaniale (ovvero dello Stato, dei cittadini) che in molti casi vanno ben oltre i limiti delle concessioni.
Un sistema che genera soldi e dà lavoro a diverse migliaia di persone e che di conseguenza è in grado di spostare voti e condizionare la politica.
Motivo per cui negli ultimi vent’anni nessuna amministrazione comunale ha fatto nulla per ripristinare la legalità .
Con un’eccezione: quella di Ignazio Marino con il magistrato Alfonso Sabella in qualità di assessore alla legalità .
Ieri a Report Sabella ha spiegato che il problema degli stabilimenti balneari è sostanzialmente uno: l’abusivismo.
«Su spiagge e arenili non si può mettere uno spillo» perchè non sono comprese del piano regolatore, eppure è evidente che il litorale di Ostia è stato, nel corso degli anni soprattutto a partire dagli anni 2000, pesantemente edificato.
Arrivato al Comune di Roma Sabella avviò un’indagine per vedere quanti stabilimenti erano in regola.
Risultato: nessuno era perfettamente in regola, anche se c’erano abusi più gravi che avrebbero comportato anche la decadenza della concessione ed altri meno importanti e sanabili.
Cio’ nonostante le concessioni sono state rinnovate — durante il mandato di Walter Veltroni — anche quando i concessionari avevano palesemente alterato l’aspetto originario, costruendo ad esempio grandi piscine o strutture in muratura laddove era previsto venissero posizionate solo strutture “facilmente rimovibili” a fine stagione. Altre concessioni poi furono rinnovate, senza colpo ferire, quando sindaco era Gianni Alemanno.
Ma, spiega Giorgio Mottola di Report, le danze furono aperte durante l’era di Francesco Rutelli quando Gianfilippo Biazzo, direttore del Demanio Marittimo del comune di Roma (nominato da Rutelli e confermato da Veltroni) firmò tra il 2003 e il 2005 le concessioni da venticinque anni ai balneari di Ostia senza gara e senza bando. Il tutto basandosi su planimetrie autocertificate dagli stessi concessionari che hanno così potuto inglobare ampie porzioni di spiaggia.
Il problema — spiega Sabella — è che le planimetrie originali, quelle del Comune, sono scomparse. Bruciate misteriosamente durante un’incendio nel 2014.
Secondo Fabrizio Fumagalli — Presidente del Sindacato italiano balneari Lazio — le cose stanno diversamente e ad oggi «gli stabilimenti di Ostia sono tutti in regola». Peccato che le foto satellitari dicano tutt’altro.
Un caso “da manuale” è quello del lido Le Dune, di proprietà di Renato Papagni il Presidente del sindacato Federbalneari nonchè fratello di Paolo Papagni, rinviato a giudizio per aver minacciato insieme al boss Armando Spada, la giornalista di Repubblica Federica Angeli.
Nel novembre del 2015 gli uomini del X gruppo del Corpo di polizia Roma Capitale hanno posto sotto sequestro alcuni manufatti nello stabilimento balneare di Papagni. In particolare il ristorante, autorizzato per sessanta metri quadrati è risultato essere stato ampliato fino ad oltre 400.
Abuso per il quale Papagni è stato rinviato a giudizio assieme a Franco Nocera, l’ex responsabile dell’ufficio tecnico dell’edilizia privata del X municipio arrestato nel dicembre 2017 con l’accusa di corruzione.
Secondo un’informativa della Capitaneria di Porto resa pubblica ieri da Report Papagni avrebbe svolto il ruolo di intermediario in favore del boss di Ostia, Carmine Fasciani, rispetto alle vicende del Faber Beach, lo stabilimento sequestrato nel giugno del 2016.
C’è stato un momento in cui ad Ostia si è provato a portare la legalità . Anzi, i momenti sono stati due.
Da una parte ci sono state le indagini condotte da Sabella, che avrebbero dovuto portare al decadimento di alcune concessioni e all’abbattimento dei manufatti abusivi. Con la caduta di Marino però tutto si è bloccato e i commissari prefettizi che hanno governato il Comune vengono accusati da più parti di aver di fatto bloccato la battaglia per la legalità .
Una vicenda ancora più brutta è quella della spiaggia gestita da Libera, l’associazione antimafia fondata da Don Ciotti.
Libera fu oggetto di un vero e proprio dossieraggio da parte del MoVimento 5 Stelle che — curiosamente — aveva organizzato l’evento di chiusura della campagna elettorale di Virginia Raggi proprio in quello stabilimento quando però il Lido Amanusa era gestito da Roberto Bocchini che molti definiscono amico di Paolo Ferrara, capogruppo M5S al Campidoglio e plenipotenziario del M5S per Ostia.
La vicenda culminò con la falsa relazione antimafia desecretata e della conferenza stampa in cui tutto il gotha romano di M5S, da De Vito a Barillari, da Ferrara a Ruocco e Di Pillo, con tanto di Raggi e Frongia e insieme alla special guest Giarrusso, presentò un dossier di 42 pagine sulla mafia nel litorale romano (per il quale oggi un consigliere regionale minaccia querele) che si rivelò poi un cumulo di bufale e false accuse.
Ieri a Report Ferrara ha negato di essere amico di Bocchini e addirittura ha detto che non era nemmeno stato suo compagno di scuola.
Rimangono agli atti però due commenti su Facebook. Il primo è quello dello stesso Ferrara pubblicato nel settembre 2015 dove definisce Bocchini “un conoscente amico e compagno di scuola”.
Il secondo è quello di Roberto Bocchini stesso che accusò Ferrara di essere “un codardo che fa anche finta di non conoscermi”.
Ieri a Report Ferrara ha fatto fatica ad ammettere che Bocchini è al massimo “un suo conoscente” e ha continuato a negare che sulla spiaggia di Libera (che nel frattempo si è ritirata dalla concessione) il M5S si fosse accanito proprio per difendere Bocchini, l’ex proprietario che si preparava a subentrare.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Roma | Commenta »