Destra di Popolo.net

SU CONTE SI RIAPRE LA CRISI

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

IL GOVERNO TORNA IN ALTO MARE, MANCANO PRESUPPOSTI E CERTEZZE PER IL CONFERIMENTO DELL’INCARICO

Ventiquattr’ore dopo, il nome di Giuseppe Conte già  vacilla. È il primo effetto della pausa di riflessione imposta dal capo dello Stato al termine delle consultazioni di ieri. Perchè, nella pausa, il professor Conte, già  debole come profilo in termini di “credibilità ” internazionale e di “legittimazione” politica si è indebolito ancora di più nella sua immagine complessiva.
Peraltro proprio sul terreno più caro si Cinque stelle, quello del rigore morale e della correttezza dei comportamenti.
C’è la vicenda del curriculum, diciamo così, un po’ pompato, che già  rimbalza sui media internazionali. C’è la storia di stamina. C’è anche il giallo sulla sua casa ipotecata da Equitalia, scovato dall’Espresso.
Saranno anche peccati veniali, tipici dell’italica furbizia, ma certo non siamo di fronte al biglietto da visita che ci si aspetta da possibile presidente del Consiglio, il cui nome dovrebbe essere sinonimo di autorevolezza, senza nemmeno la necessità  di spulciare un curriculum.
Bastano comunque a rendere più forti le perplessità  del Quirinale, piuttosto sensibile al tema della rettitudine dei comportamenti.
Parliamoci chiaro, più in generale: l’intera operazione è partita male, con un contratto di governo che, a fronte di ingenti parametri di spesa certi offre coperture incerte, un nome del premier che, appena circolato, prima agita mercati e investitori poi si guadagna i titoli con un curriculum che sembra farlocco, da ultimo la proposta di nomi di ministri come Paolo Savona che annuncia tensione con l’Europa proprio sul tema della tenuta dei conti pubblici.
È l’intero contesto dell’operazione ad alimentare i dubbi di Sergio Mattarella, come hanno capito i presiedenti di Camera e Senato. Non solo la questione del curriculum. Anche se la domanda, in materia, nasce spontanea: in quale paese al mondo, dopo una giornata come questa, un premier indicato come volto di “un governo di cambiamento” non avrebbe sentito il dovere quantomeno di chiarire, per fugare dubbi sulla moralità  della sua condotta?
E invece sono arrivate le minacce, con un socio del nuovo governo (vai alla voce: Matteo Salvini) che agita lo spettro del ritorno al voto se il Quirinale non dovesse comportarsi come una buca delle lettere della lista voluta dai partiti.
Due su tutti: Conte e Savona.
È per tutto questo insieme di motivi che non è affatto certa la convocazione di Conte per domani al Quirinale. Potrebbe slittare a giovedì.
Attenzione: convocazione non è sinonimo di “incarico”, questione ancora tutta aperta. È chiaro che agli occhi del capo dello Stato non può tenere un quadro che prevede un premier vissuto sin dall’inizio come debole, se non affiancato da una squadra che abbia un profilo autorevole e definito, in relazione agli asset fondamentali, dalla collocazione internazionale alle garanzie sulla gestione dei conti pubblici.
Già  era difficile ipotizzare ieri come l’anonimo professore potesse avere la forza, richiesta a un premier, di essere non un mero esecutore altrui, ma il responsabile dell’indirizzo del governo.
Figuriamoci oggi, dopo una giornata che è diventato, nella percezione mediatica, “quello che si inventa il curriculum”.
Ecco, è difficile che possa reggere un equilibrio di governo del genere, perchè non è un equilibrio. E su queste basi mancano presupposti e certezze, al momento, per il conferimento dell’incarico.
Anche perchè se dovesse riaprirsi la questione di palazzo Chigi, magari con Di Maio, di conseguenza tornerebbe in ballo, per ragioni di compensazioni tra i partner di governo, anche la casella dell’Economia. È più di una suggestione. È un tentativo in atto . Chissà .
La crisi, semmai fosse finita, si è riaperta.

(da “Huffingtonpost”)

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CONTE, ORA SPUNTA PURE IL GIALLO DELLA CASA IPOTECATA DA EQUITALIA

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

NEL 2009 SANZIONE ESATTORIALE DA 52.000… PER IL SUO COMMERCIALISTA: “CONTROLLI SULLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI, NON ABBIAMO PRESENTATO I DOCUMENTI IN TEMPO”… MA STRANAMENTE INVECE DI FARE RICORSO HA PAGATO LA MULTA PER INTERO

Nel database della Conservatoria di Roma consultato da L”Espresso c’è un’informazione sul professor Giuseppe Conte che ancora non si conosceva: il candidato premier in pectore del governo Di Maio-Salvini nel 2009 s’è visto arrivare un’ipoteca legale da parte di Equitalia per un importo di oltre 52 mila euro.
Un’ipoteca che l’agenzia fa direttamente sulla casa romana di proprietà  del docente dell’università  di Firenze, per un «importo capitale» di 26 mila euro di cui ad ora non si conoscono precisamente le origini.
Un’iscrizione ipotecaria può essere fatta per mille motivi: multe di vario tipo non pagate, bollette, fallimenti, detrazioni farlocche di cui l’Agenzia chiede la restituzione, o ancora tasse e imposte dovute e mai versate all’erario.
Abbiamo chiesto direttamente allo staff del professor Conte le motivazioni dell’iscrizione ipotecaria, che ha spiegato che l’iscrizione è stata poi cancellata nel 2011.
Il commercialista di Conte si chiama Gerardo Cimmino, e vive a San Giovanni Rotondo.
Spiega così la vicenda: «Il professore nel 2009 ha avuto una richiesta di documentazione inerente le sue dichiarazioni dei redditi. L’agenzia ha mandato le comunicazioni via posta, ma il portiere non c’è. La cartolina è stata smarrita. Quando il contribuente non si presenta, e non porta i giustificativi della dichiarazione, iscrive al ruolo tutto l’Irpef sulla dichiarazione non presentata».
Le deduzioni, insomma, non avrebbero avuto i giustificativi necessari: l’imposta e le sanzioni sarebbero dunque state iscritte a ruolo.
Nemmeno questa cartella, però, sarebbe mai arrivata nella cassetta delle lettere.
«Ecco perchè è scattata l’ipoteca. Quando il professore se ne è accorto, ha saldato tutto. Ad oggi Conte non ha alcuna pendenza con il fisco. Bastano 4-5 ritenute mancanti sulle fatture che Conte emetteva per arrivare a quella cifra. Può succedere a tutti. Non si sono aperte procedure penali, solo una questione fiscale».
La domanda, adesso, è però questa: come mai Conte, se aveva davvero tutte le carte in regola, invece di pagare 26 mila euro non ha poi presentato le certificazioni delle ritenute d’acconto richieste dall’Agenzia, in modo da fare ricorso contro la sanzione, vincere e non pagare quanto richiesto “ingiustamente” dall’erario?
I tempi per fare un ricorso, infatti, c’erano tutti. «Diciamo che ha voluto subito levarsi il dente, e ha pagato tutto quello che c’era da pagare», chiosa Cimmino a L’Espresso. Dopo la vicenda del curriculum e la storia Stamina, il giallo Equitalia chiude una giornata che per il professore non è stata facile.
Per Di Maio e Salvini rischia di concludersi ancora peggio.

(da “L’Espresso”)

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SALVINI VUOLE SAVONA PER PORTARE L’ITALIA FUORI DALL’EURO, ALTRIMENTI SI TORNA AL VOTO

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

OTTIMO, COSI’ L’ITALIA POTRA’ VOTARE TRA CHI VUOLE LA ROVINA DEL PAESE SU IMPUT STRANIERI E CHI VUOLE CAMBIARE IN MEGLIO L’EUROPA E METTERE IN GALERA I RAZZISTI

“Se salta Savona, salta pure Conte… E se salta Conte, salta tutto”.
Primo pomeriggio a Montecitorio. Matteo Salvini e Luigi Di Maio si stanno incontrando a pranzo in un ristorante poco distante da qui.
Dalla Lega filtra irritazione per l’attesa. “E’ tutto nelle mani di Mattarella, gli abbiamo pure dato il nome…”, dice una fonte leghista che vuole restare anonima.
Tradotto: perchè non dà  l’incarico a Giuseppe Conte, il professore indicato ieri sia dalla Lega che dai M5s nelle consultazioni con Sergio Mattarella?
Il sospetto è che tutto questo attendismo sull’incarico o pre-incarico a Conte punti a far saltare il nome davvero più indigesto al Quirinale: Paolo Savona, il prof anti-euro che Salvini ha scelto per il ministero dell’Economia senza sapere che spetta a Mattarella nominare i ministri.
Oppure che serva a rimettere in pista il nome di Di Maio per la premiership: ipotesi che non esiste per la Lega, resta il no.
A sera Salvini è molto stufo, lo si vede dalla diretta Facebook che anche oggi gira da un tetto romano.
E’ un’ultima chiamata: “O si parte e si cambia o tanto vale tornare a votare e vi chiediamo la maggioranza assoluta per fare da soli”, dice.
Ma nella diretta Salvini va dritto al cuore del problema: “Pare che nella lista dei ministri stilata da Lega e M5s ce ne sia qualcuno non gradito all’establishment: Paolo Savona”
Insomma, “se salta Savona, salta Conte e salta tutto e si torna al voto”, incalzano dalla Lega. Secondo alcune fonti, sarebbe in corso anche un pressing su Giancarlo Giorgetti, il plenipotenziario di Salvini.
Un pressing teso a convincerlo ad accettare il ministero di via XX Settembre. Ma nemmeno gli stessi leghisti ci sperano molto.
Finora Giorgetti, ora capogruppo alla Camera, non sarebbe incline ad accettare e resterebbe così indicato come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sempre che lo schema di governo giallo-verde resti in piedi. “Magari con delega ai Servizi…”, è il sogno leghista per Giorgetti. Già , sogno.
Perchè i presupposti reali per la nascita di questo governo continuano a sfuggire.
Nella sua prima giornata da premier indicato da parte dei due partiti protagonisti della trattativa sul governo, il nome di Conte si è già  macchiato.
Tra il curriculum ritoccato e un’esperienza passata di legale di una famiglia che voleva curare la propria figlia con il metodo Stamina, poi rivelatosi una truffa, Conte non ne esce benissimo.
Per di più, la storia del cv è uscita sul New York Times, quotidiano americano, stampa internazionale: non proprio una bella figura per un premier che sta per ricevere un incarico di governo.
Ecco perchè in giornata, tra il ralenti deciso al Quirinale e le macchie oggettive sul nome di Conte, si diffonde la voce per cui non sarebbe più lui il premier, potrebbe tornare in pista Di Maio. Addirittura.
Ipotesi che però non riguardano minimamente Salvini. Per lui se cade Conte, cade tutto e si torna al voto.
Tornare a discutere il nome del premier, dopo la faticosa trattativa che ha portato al professore foggiano, è ipotesi che non esiste. Anzi: pur interrogandosi sulle notizie che stanno mettendo in crisi l’ipotesi Conte, i leghisti si ergono a primi difensori del premier proposto ieri al Quirinale. “Lo abbiamo detto e lo ripetiamo”, dice Salvini riferendosi a Conte. Lo mollerebbe solo di fronte a guai giudiziari seri.
Quello è il limite, il resto non fa testo e non fa macchia.
Anche perchè per Salvini la coppia è indissolubile: Conte-Savona, il premier più il ministro dell’Economia che sogna di portare l’Italia fuori dall’Euro.
Così lo schema regge. In caso contrario non regge e si torna al voto: non ci sarebbero altri tentativi in vista, confermano fonti della Lega.
Possibile che quando si è arrivati agli sgoccioli della trattativa salti tutto?
Salvini resta sull’allerta, i suoi si irrigidiscono. “Savona è un nome indiscutibile”, ci dice l’economista della Lega Claudio Borghi in Transatlantico
Oltre che ex ministro del governo Ciampi, l’81enne Savona è stato componente delle maggiori partecipate statali dagli anni ’80 in poi, presidente di Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma fino al Consorzio Venezia Nuova, dal 2000 al 2010, il Consorzio che si è occupato della realizzazione del Mose e che è finito sotto inchiesta per corruzione nel 2016. Lui non fu tra gli indagati, ma finì indagato per Impregilo nel 2004.
Questo sarebbe l’uomo contro la “finanza” e lontano dai poteri forti.
Ma ci faccia il piacere.

(da “Huffingtonpost”)

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GIORNATA D’INFERNO PER IL M5S: “ABBIAMO GIA’ UN GOVERNO CRITICATO CON UN PREMIER SCONOSCIUTO, CI MANCAVA GIUSTO DARE IL FIANCO ALLA MANCANZA DI CREDIBILITA'”

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

UNITA’ DI CRISI GRILLINA, LA COSMESI DEL CURRICULUM DI CONTE FA SCATTARE IL PANICO… POSSIBILE CHE CONTE DOPO ORE NON ABBIA NULLA DA DICHIARARE SU QUANTO STA EMERGENDO?

Una mattinata d’inferno.
Nemmeno il tempo di pronunciare il suo nome al Quirinale, ed ecco che su Giuseppe Conte si abbatte la tempesta perfetta.
Quella che buca anche tra i più disinteressati alle vicende politiche, quella più facile da cavalcare per i detrattori: il ritocchino (se non la falsificazione vera e propria) del curriculum.
Appena scoppia la bomba si riunisce una vera e propria unità  di crisi nel Movimento 5 stelle. E la linea telefonica con il presidente del Consiglio designato non si interrompe un attimo per tutta la mattinata. Il professore amministrativista avrebbe detto di essersi perfezionato alla New York University, nei cui archivi mai compare il suo nome. E avrebbe — si legge sul sito dei civilisti italiani — approfondito i suoi studi giuridici presso l’International Kultur Institut, che in realtà  non è altro che una scuola di lingue.
Taroccamento? Forse non fino a quel punto.
Forse un semplice abbellimento, qualche parolina roboante per mettere a curriculum qualcosa che altrimenti non avrebbe dignità  di esservi inserita.
Almeno non come tale. “È normale che un professore soggiorni presso università  internazionali — spiega la war room stellata — per studiare, magari al fine di qualche pubblicazione”. Vero.
Ma in questo caso nel cursus honorum rientrerebbe l’eventuale volume, non le biblioteche presso le quali si sono consultate le fonti.
“Vanità  delle vanità , tutto è vanità “, recita il Qoelet.
Così l’istituto viennese che nel testo a disposizione del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa viene definito semplicemente come un “soggiorno studi” (di tedesco, dunque, si presuppone), sul portale dei civilisti viene infilato tra l’alta formazione professionale.
Abbellimenti, che in Italia scatenano tempeste in un bicchier d’acqua. Ma che tutt’altro peso hanno a livello internazionale.
La preoccupazione è scattata soprattutto per questo: “Un conto è che ne scriva un giornale italiano — spiegano — un altro è che sia il New York Times, che ha un’eco internazionale fortissimo su un versante su cui all’estero sono molto sensibili”.
È questo a preoccupare in particolar modo i 5 stelle. “Stiamo mettendo in piedi un esecutivo che in Europa è già  criticato, con un premier misconosciuto. Ci manca solo una botta alla sua credibilità “, commenta uno dei massimi vertici del Movimento.
Nelle stanze di Di Maio si elabora la strategia. Un’operazione complessa, che ha richiesto più di quattro ore. Poi arriva la replica: “Conte, come ogni studioso, ha soggiornato all’estero per studiare, arricchire le sue conoscenze, perfezionare il suo inglese giuridico. Per un professore del suo livello sarebbe stato strano il contrario.
Certo, è una faccenda da trattare con i piedi di piombo. Argomento di conversazione anche tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, riuniti nel primo pomeriggio per sciogliere i nodi principali della squadra di governo (leggasi: Savona all’Economia). Perchè se è vero che il Quirinale coltiva ancora dei dubbi sulla nomina del professore a capo del governo, l’affaire curriculum potrebbe rinsaldarli.
Probabilmente un caso di ritocchini, di abbellimenti superficiali di un curriculum che per solidità  non ne avrebbe bisogno. Risibili, se non confermassero un’antica tradizione dell’italica gente.
È la vanità  del Qoelet, che travalica i secoli e la storia e investe come un treno il governo del cambiamento, che già  rischia ancor prima di partire di essere ragionevolmente simile ai tanti che l’hanno preceduto: “Ciò che è stato sarà , e ciò che si è fatto si rifarà ; non c’è niente di nuovo sotto il sole”.
E in serata piovono smentite anche da Malta, Cambridge, Parigi.
La valanga rischia di travolgere il premier mai votato e che nessuna universitò estera pare di conoscere.
Un delirio

(da agenzie)

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CONTE AVREBBE INSEGNATO A MALTA, MA L’UNIVERSITA’ SMENTISCE SIA MAI STATO TRA I SUOI DOCENTI

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

ANCHE CAMBRIDGE PRECISA: NON LO CONOSCIAMO, IN OGNI CASO A SETTEMBRE LE UNIVERSITA’ SONO ANCORA CHIUSE PER LE VACANZE ESTIVE, NON SI CAPISCE CHE CORSI AVREBBE POTUTO FREQUENTARE

Conte scrive nel suo curriculum di avere insegnato all’università  di Malta “nell’estate 1997 nell’ambito del corso internazionale di studi intitolato European Contract and Banking Law”.
Tuttavia all’università  maltese non risulta che alcun professor Giuseppe Conte sia mai stato fra i suoi docenti.
Un portavoce non esclude che abbia partecipato a letture organizzate nell’estate ’97 dalla Foundation for International Studies, una fondazione che è stata sciolta e comunque non faceva parte dell’University of Malta, ma con cui esisteva una collaborazione.
Per quanto riguarda le “ricerche” che, sempre secondo il suo cv, Conte avrebbe effettuato nel settembre 2001 al Girton College della Cambridge University, quest’ultima declina di rispondere a domande in merito di “Repubblica”, citando ragioni di privacy rispettate per prassi nei confronti di tutti i suoi iscritti.
Ma in settembre, come sottolinea una nota dell’agenzia Reuters, in Inghilterra le università  sono ancora chiuse per le vacanze estive.
Una fonte dell’università , citata dalla medesima agenzia di stampa, afferma che in effetti non ci sono tracce della frequentazione di Conte ma non esclude che avrebbe potuto seguire corsi tenuti a Cambridge da altri istituti, non risultando nei registri dell’università .
Girton College ha corsi di legge, ma fino a trent’anni fa era un college esclusivamente femminile e i suoi alunni più noti sono donne.

(da agenzie)

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CONTE, QUESTO SCONOSCIUTO: SMENTITO A VIENNA E ALLA SORBONA

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

“QUI A KULTURINSTITUT NESSUNO STUDIO GIURIDICO, INSEGNIAMO SOLO IL TEDESCO”… E ANCHE ALLA BANCA DATI DELLA SORBONA CONTE NON RISULTA

All’Internationales Kulturinstitut di Vienna si insegna tedesco e “solo tedesco”. Telefonando a quello che, secondo il curriculum di Giuseppe Conte ha fornito per l’Associazione dei civilisti italiani, dovrebbe essere un istituto dove il candidato premier avrebbe approfondito i suoi studi giuridici, si apprende che “è una scuola di lingua”.
E i corsi sono generici, non c’è neanche un corso, per dire, di tedesco tecnico o giuridico.
All’Institut non vogliono assolutamente dare informazioni sugli ex allievi, dunque non c’è modo di sapere se Conte lo ha frequentato davvero. Ma se lo ha fatto, l’unica cosa che può aver approfondito è la sua conoscenza della lingua di Goethe.
C’è poi il capitolo Sorbona.
Secondo le prime verifiche, il nome di Giuseppe Conte non figura nella banca dati di studenti, ricercatori, dottorandi di nazionalità  straniera che hanno frequentato il principale ateneo parigino, diviso in tre sedi con nomi anche diversi.
Conte ha inserito nel suo curriculum un generico soggiorno di studio nell’anno 2000, parlando di “università  Sorbona”, senza precisare quale sede avrebbe frequentato.
La facoltà  di studi giuridici si trova a Sorbonne Panthèon – Paris I ma fonti della facoltà  contattate non hanno trovato traccia di un passaggio del candidato premier di M5S e Lega.
“L’altra ipotesi è che sia stato invitato in un laboratorio estivo organizzato da qualche ricercatore senza essere registrato negli elenchi ufficiali” spiega un dirigente della Sorbona.
In ogni caso, si tratterebbe di un soggiorno di studi breve e fuori dai percorsi universitari più classici.

(da agenzie)

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“GOMBLOTTO, GOMBLOTTO”: PER IL GRILLINO DOTTORI DIETRO L’ARTICOLO DEL NEW YORK TIMES C’E’ CARRAI

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

OVVIAMENTE L’AFFERMAZIONE E’ SENZA ELEMENTI E RIESCE A BECCARSI LA QUERELA DI CARRAI

Germano Dottori, scrive nella sua biografia su Twitter, è docente di Studi Strategici alla Luiss-Guido Carli e Consigliere Scientifico di Limes.
Ma nei ritagli di tempo il professor Dottori deve essere anche un indagatore di prima qualità , visto che oggi su Twitter, riferendosi all’articolo del New York Times sulla citazione della New York University nel curriculum di Giuseppe Conte ha avuto una “pregevole” intuizione: «Jason Horowitz (l’autore dell’articolo sul NYT, ndr) è molto vicino al renziano Marco Carrai e al suo collaboratore Andrea Stroppa. Ritengo sia stato imbeccato anche questa volta».
Dottori, che proprio oggi ha partecipato alla presentazione di un libro insieme al senatore M5S Mario Michele Giarrusso (ma questo non vuol dire che sia stato a sua volta imbeccato da chicchesìa…) ha ricevuto qualche risposta in cui gli è stato spiegato che l’informazione, a prescindere da come è arrivata, era vera e quindi non c’è molto da dire sul punto.
Ma nel frattempo la voce dell’uscita deve essere arrivata a Marco Carrai, che ha risposto in maniera piuttosto netta: «Ho dato mandato ai legali di querelare il prof Dottori che ha accostato il mio nome all’inchiesta sugli studi del Professor Conte. Il mio rispetto per le istituzioni è fuori di ogni dubbio e non posso tollerare accostamenti del mio nome a tentativi di infangarle»

(da agenzie)

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“SALVINI E’ RAZZISTA”: IL TRIBUNALE DA’ RAGIONE A DE MAGISTRIS CHE ERA STATO QUERELATO DALLA ZECCA PADANA

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

“NESSUNA DIFFAMAZIONE, SOLO NORMALE ESPRESSIONE DI CRITICA POLITICA”… E ANCHE QUESTA VOLTA SALVINI PERDE LA CAUSA

Il GIP di Napoli ha disposto l’archiviazione per il sindaco di Napoli Luigi de Magistris nei cui confronti Matteo Salvini, “in qualità  di rappresentante del partito politico Lega Nord per l’indipendenza della Padania”, aveva presentato querela per diffamazione e istigazione a delinquere.
L’episodio risale a circa un anno fa, quando il Comune di Napoli rifiutò di concedere spazi nella propria disponibilità  alla Lega per una manifestazione elettorale alla quale partecipò anche Salvini.
Nello stesso giorno si tenne una contromanifestazione culminata poi in incidenti con le forze dell’ordine.
A dare notizia dell’archiviazione è lo stesso de Magistris, ricordando che “il procuratore aveva chiesto l’archiviazione, Salvini opponendosi ha chiesto l’imputazione coatta e il gip, dopo l’udienza, ha archiviato ritenendo che non ci sia stata alcuna diffamazione bensì una mia espressione di dissenso e di critica politica, e nessuna istigazione a delinquere con riferimento a quanto accaduto quel giorno.
Noi — ricorda de Magistris — abbiamo semplicemente ribadito che si può manifestare nella nostra città  ma che non avremmo dato luoghi nella nostra disponibilità  a chi conduce una politica di chiara impronta razzista, xenofoba, anti meridionale e anti napoletana. Siamo persone corrette, rispettiamo le istituzioni, siamo persone non violente. Ancora una volta Napoli resiste in maniera democratica, con il sindaco, il popolo e l’amministrazione che ho l’onore e l’onere di rappresentare”, conclude de Magistris.
In un’intervista rilasciata a Radio Popolare De Magistris aveva detto che il comune non avrebbe concesso suoi spazi per una manifestazione della Lega e motivò così: «Il discrimine sono la propaganda e il pensiero politico di Salvini. E’ razzista, anti meridionale, odia i napoletani ed è xenofobo. Una amministrazione che è fortemente improntata ai principi di uguaglianza, giustizia, solidarietà , fratellanza e apre alla diversità  non può consentire che in un luogo nella nostra disponibilità  Salvini venga a portare il suo pensiero politico. A me sembra una posizione assolutamente pacifica, netta, forte e radicale».

(da agenzie)

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I SENATORI M5S CHE NON VOGLIONO IL CONTRATTO CON LA LEGA

Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

SONO ALMENO OTTO I SENATORI GRILLINI “RIBELLI” CHE POTREBBERO REGALARE BRUTTE SORPRESE A DI MAIO E SALVINI

Avevamo lasciato ieri Elio Lannutti, coraggiosissimo senatore a 5 Stelle nonchè Presidente di Adusbef, a lamentarsi dell’accordo di governo M5S-Lega.
Nonostante le percentuali bulgare ottenute nella consultazioni sulla piattaforma di voto elettronico dei pentastellati a quanto pare a diversi portavoce l’idea di andare al governo con Salvini proprio non piace.
I cosiddetti malpancisti ne hanno un po’ per tutti, c’è chi non vuole che il Ministero dell’Agricoltura vada alla Lega, chi invece avrebbe preferito non fare accordi con politici di professione e chi come Paola Nugnes non gradisce le posizioni sull’Immigrazione
Ieri Lannutti scriveva parole di fuoco contro il nuovo governo parlando di “restaurazione” opposta al tanto atteso cambiamento.
Ma non solo, per Lannutti i nomi che circolavano in quelle ore erano estranei ai principi e ai valori del M5S.
Secondo il senatore pentastellato il nuovo governo era composto da «cariatidi, lestofanti del potere marcio e corrotto, legati a cricche, combriccole, faccendieri, logge coperte, grembiulini, pseudo Autorità  e manutengoli del potere». Probabilmente nemmeno il governo Renzi o il governo Monti hanno ricevuto una scarica così rabbiosa di aggettivi e insulti.
Qualcosa deve essere successo nel frattempo. E non è solo la pubblicazione dell’articolo di Paola Zanca sul Fatto Quotidiano di oggi dal titolo I “ribelli” di Palazzo Madama che il contratto non prevede dove le critiche feroci di Lannutti sono affiancate a quelle della Nugnes, di Nicola Morra, Gianluca Ferrara, Saverio De Bonis,   Matteo Mantero (tra i padri della legge sul biotestamento), di Alessandra Maiorino (senatrice attivista per i diritti LGBT) o del senatore Gianmarco Corbetta attivista No-Pedemontana.
In totale si tratta di circa sette o otto senatori “ribelli”.
E al Senato sono numeri che fanno paura alla maggioranza, visto che Lega e M5S hanno appena sei voti di scarto. Senza quei voti il M5S sarebbe costretto a tornare ad inseguire i diciotto senatori di Fratelli d’Italia.
Oggi Lannutti è tornato su Facebook con toni più concilianti. Non rinuncia a ricordare di “essersi battuto invano” per un premier eletto dal popolo (invece che un tecnico). Ma loda Di Maio che ha saputo fare un passo indietro per il bene del paese. Il principale attore pentastellato dell’accordo con la Lega, il Capo Politico del MoVimento, viene definito così “uno statista” del quale Lannutti è orgoglioso.
Eppure appena 15 ore prima Lannutti tuonava contro grembiulini, manutengoli e lestofanti che sarebbero arrivati al governo proprio grazie a quell’accordo approntato da Di Maio e dai vertici pentastellati.
Chissà  cosa è successo per far dire a Lannutti che «Come è noto, preferisco restare dietro le quinte dando un contributo (se richiesto e gradito), ai ‘portavoce’ del M5S più giovani di me che devono andare avanti».
Dove sono finite le critiche feroci all’establishment? Sparite, normalizzate.
La situazione però sul fronte dei senatori “ribelli” rimane tesa.
Il 6 maggio Paola Nugnes, molto vicina al presidente della Camera Roberto Fico, aveva scritto un post durissimo contro Salvini e contro la Lega.
Poi la senatrice ha dedicato una serie di post sul “pacchetto Sud” facendo trasparire tutta la sua delusione per il contenuto del pacco e ha condiviso alcune critiche alla proposta di introdurre il vincolo di mandato in Costituzione.
Infine un paio di giorni fa a FanPage ha confessato che avrebbe votato la fiducia al governo (del resto è obbligata a farlo dallo statuto parlamentare del M5S) ma che non avrebbe votato flat tax (provvedimento sul quale ha detto di aver registrato anche la defezione di Andrea Roventini) e legge sull’immigrazione che prevede i rimpatri forzati.
Due punti importanti nel contratto del governo del cambiamento.
Ad oggi la Nugnes, coerentemente con le idee che ha sempre avuto, è l’unica tra i parlamentari pentastellati che ha espresso pubblicamente il suo dissenso rispetto al contratto di governo annunciando l’intenzione di non votare alcuni provvedimenti legislativi.
Gli altri 7 senatori citati dal Fatto per il momento non commentano pubblicamente.
Ma siamo così sicuri siano solo loro i dissidenti?

(da “NextQuotidiano”)

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