SALVINI VUOLE SAVONA PER PORTARE L’ITALIA FUORI DALL’EURO, ALTRIMENTI SI TORNA AL VOTO
OTTIMO, COSI’ L’ITALIA POTRA’ VOTARE TRA CHI VUOLE LA ROVINA DEL PAESE SU IMPUT STRANIERI E CHI VUOLE CAMBIARE IN MEGLIO L’EUROPA E METTERE IN GALERA I RAZZISTI
“Se salta Savona, salta pure Conte… E se salta Conte, salta tutto”.
Primo pomeriggio a Montecitorio. Matteo Salvini e Luigi Di Maio si stanno incontrando a pranzo in un ristorante poco distante da qui.
Dalla Lega filtra irritazione per l’attesa. “E’ tutto nelle mani di Mattarella, gli abbiamo pure dato il nome…”, dice una fonte leghista che vuole restare anonima.
Tradotto: perchè non dà l’incarico a Giuseppe Conte, il professore indicato ieri sia dalla Lega che dai M5s nelle consultazioni con Sergio Mattarella?
Il sospetto è che tutto questo attendismo sull’incarico o pre-incarico a Conte punti a far saltare il nome davvero più indigesto al Quirinale: Paolo Savona, il prof anti-euro che Salvini ha scelto per il ministero dell’Economia senza sapere che spetta a Mattarella nominare i ministri.
Oppure che serva a rimettere in pista il nome di Di Maio per la premiership: ipotesi che non esiste per la Lega, resta il no.
A sera Salvini è molto stufo, lo si vede dalla diretta Facebook che anche oggi gira da un tetto romano.
E’ un’ultima chiamata: “O si parte e si cambia o tanto vale tornare a votare e vi chiediamo la maggioranza assoluta per fare da soli”, dice.
Ma nella diretta Salvini va dritto al cuore del problema: “Pare che nella lista dei ministri stilata da Lega e M5s ce ne sia qualcuno non gradito all’establishment: Paolo Savona”
Insomma, “se salta Savona, salta Conte e salta tutto e si torna al voto”, incalzano dalla Lega. Secondo alcune fonti, sarebbe in corso anche un pressing su Giancarlo Giorgetti, il plenipotenziario di Salvini.
Un pressing teso a convincerlo ad accettare il ministero di via XX Settembre. Ma nemmeno gli stessi leghisti ci sperano molto.
Finora Giorgetti, ora capogruppo alla Camera, non sarebbe incline ad accettare e resterebbe così indicato come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sempre che lo schema di governo giallo-verde resti in piedi. “Magari con delega ai Servizi…”, è il sogno leghista per Giorgetti. Già , sogno.
Perchè i presupposti reali per la nascita di questo governo continuano a sfuggire.
Nella sua prima giornata da premier indicato da parte dei due partiti protagonisti della trattativa sul governo, il nome di Conte si è già macchiato.
Tra il curriculum ritoccato e un’esperienza passata di legale di una famiglia che voleva curare la propria figlia con il metodo Stamina, poi rivelatosi una truffa, Conte non ne esce benissimo.
Per di più, la storia del cv è uscita sul New York Times, quotidiano americano, stampa internazionale: non proprio una bella figura per un premier che sta per ricevere un incarico di governo.
Ecco perchè in giornata, tra il ralenti deciso al Quirinale e le macchie oggettive sul nome di Conte, si diffonde la voce per cui non sarebbe più lui il premier, potrebbe tornare in pista Di Maio. Addirittura.
Ipotesi che però non riguardano minimamente Salvini. Per lui se cade Conte, cade tutto e si torna al voto.
Tornare a discutere il nome del premier, dopo la faticosa trattativa che ha portato al professore foggiano, è ipotesi che non esiste. Anzi: pur interrogandosi sulle notizie che stanno mettendo in crisi l’ipotesi Conte, i leghisti si ergono a primi difensori del premier proposto ieri al Quirinale. “Lo abbiamo detto e lo ripetiamo”, dice Salvini riferendosi a Conte. Lo mollerebbe solo di fronte a guai giudiziari seri.
Quello è il limite, il resto non fa testo e non fa macchia.
Anche perchè per Salvini la coppia è indissolubile: Conte-Savona, il premier più il ministro dell’Economia che sogna di portare l’Italia fuori dall’Euro.
Così lo schema regge. In caso contrario non regge e si torna al voto: non ci sarebbero altri tentativi in vista, confermano fonti della Lega.
Possibile che quando si è arrivati agli sgoccioli della trattativa salti tutto?
Salvini resta sull’allerta, i suoi si irrigidiscono. “Savona è un nome indiscutibile”, ci dice l’economista della Lega Claudio Borghi in Transatlantico
Oltre che ex ministro del governo Ciampi, l’81enne Savona è stato componente delle maggiori partecipate statali dagli anni ’80 in poi, presidente di Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma fino al Consorzio Venezia Nuova, dal 2000 al 2010, il Consorzio che si è occupato della realizzazione del Mose e che è finito sotto inchiesta per corruzione nel 2016. Lui non fu tra gli indagati, ma finì indagato per Impregilo nel 2004.
Questo sarebbe l’uomo contro la “finanza” e lontano dai poteri forti.
Ma ci faccia il piacere.
(da “Huffingtonpost”)
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