Destra di Popolo.net

SALVINI DAVANTI ALLA SCELTA: O ACCETTA LA MEDIAZIONE SU SAVONA O SI VOTA A FINE LUGLIO

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

L’IPOTESI DEL VOTO IN AUTUNNO NON C’E’ PIU’… MOLTI LEGHISTI PRESSANO SALVINI PERCHE’ ACCETTI, LA BASE DI IMPRENDITORI E ARTIGIANI DEL NORD TEME PER I LORO AFFARI

In questa crisi più irrituale del mondo, nei tempi (biblici), nella girandola di incontri (informali) al Quirinale, nei radicali cambi di linea di Di Maio, passata in due giorni dalla richiesta di impeachment allo “spirito di collaborazione” verso Quirinale, in questa crisi che tocca quasi i 90 giorni, dicevamo, a questo punto la questione si può riassumere così: o Matteo Salvini accetta la proposta (di mediazione) che gli è stata formulata dal leader M5S — potremmo dire: con l’alto patrocinio del Colle – oppure si vota.
A fine luglio, o la prima domenica di agosto.
Ventiquattr’ore per decidere. Il tempo ancora concesso dal Colle per consentire l’ultimo (così pare) tentativo di negoziato politico.
La proposta è un governo in cui Paolo Savona può anche esserci, in modo che comunque il leader della Lega possa salvare la faccia, ma non all’Economia, il ministero cruciale nei rapporti con l’Europa.
Un’ipotesi, molto accreditata, è il cosiddetto “spacchettamento” dell’Economia, col professore euroscettico che andrebbe alle Finanze, e il Bilancio occupato da una figura più rassicurante sul tema dell’Europa e del rispetto dei trattati internazionali, non fautore di un “piano B” di uscita dall’Euro.
È l’idea dei Cinque Stelle che, per la prima volta, hanno formalmente chiesto un “passo indietro” di Savona.
E su cui è in atto un pressing anche di un pezzo della Lega, non del tutto granitica sull’idea di far saltare tutto.
Non è solo questione di nomenklatura, perchè c’è una parte larga del mondo produttivo del Nord — artigiani, imprenditori, categorie — che in queste ore ha espresso più di una preoccupazione per il ritorno al voto in un clima da default annunciato del paese, con lo spread che vola, gli investitori che fuggono e i mercati che prezzano alto il rischio Italia.
Ecco, è questa l’alternativa: o un governo politico o voto.
Con Carlo Cottarelli chiamato a portare il paese alle urne. Subito, non a settembre.
È il modo per stringere Salvini, caricando la sua scelta di una responsabilità  storica. E svelando quello che i Cinque stelle, in un clima di tensione e sfiducia verso il potenziale alleato, chiamano politica del bluff: “Ha continuato a proporre — dice una fonte vicina a Di Maio — ‘Savona o morte’, perchè la verità  è che non vuole fare il governo. Ci risulta che ha lasciato cadere anche la proposta di Forza Italia che, spaventata dal ritorno al voto, ha suggerito di tentare la strada di un incarico a lui. Ora vediamo a che gioco gioca”.
Finora ha giocato a tornare al voto, forte dei sondaggi che fotografano uno “svuotamento” di Forza Italia a suo favore.
Si legge così la proposta del voto a ottobre, con una “non fiducia tecnica”, da realizzare attraverso un gioco di astensioni o uscita dall’Aula, consentendo — sempre che qualcuno voti la fiducia — al governo di partire e portare il paese al voto a ottobre, in modo ordinato, e non a luglio.
La soluzione apparentemente di buon senso, in realtà  è una mossa tattica perfetta, dal punto di vista del leader della Lega, nel caso lo scenario si realizzasse.
Perchè, dopo aver fatto saltare il banco di un governo politico, agevola la formazione di un governo rispetto al quale comunque terrebbe Salvini con le mani libere, riservandosi di farne un bersaglio quando inizierà  la campagna elettorale.
E nel frattempo consente di intavolare la vera discussione che gli sta a cuore: una riforma della legge elettorale che prevede un premio alla lista che arriva prima o un doppio turno sul modello dei comuni.
Ecco, questa ipotesi non c’è più. perchè i Cinque stelle sono orientati per una dichiarazione di sfiducia a Cottarelli.
Il che renderebbe impossibile la nascita del governo, a meno che non lo votino Pd e Forza Italia che, a quel punto, si impiccherebbe al cappio leghista.
Ancora ventiquattr’ore. Il Quirinale attende. Cottarelli attende, con grande spirito di servizio e senso dello Stato.
Salito al Colle anche oggi per un colloquio informale, si è detto disponibile ad aspettare per favorire la nascita di un governo politico. la sua lista di ministri è pronta, nel cassetto. Se dovesse cacciarla, significherebbe che si vota il 29 luglio.
Il Viminale ha fatto i conti. È possibile, purchè lo scioglimento avvenga entro il 14 luglio. Se invece Salvini cede, il nuovo governo potrebbe giurare il 2 giugno, il giorno della Festa della Repubblica, in cui qualche giorno fa era stata convocata una piazza contro il Quirinale.
Non male, nella crisi dei tanti paradossi, la più irrituale del mondo.

(da “Huffingtonpost”)

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BORGHI, IL LEGHISTA TEORICO DELL’USCITA DALL’EURO CHE DETENEVA 400.000 EURO IN TITOLI ESTERI

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

SOVRANISTA ED ESTEROFILO CON 350.000 EURO IN OBBLIGAZIONI STRANIERE E 50.000 STERLINE IN TITOLI… VENDUTI SOLO POCHI MESI FA

Quattrocentomila euro circa in titoli di stato e obbligazioni estere.
È quanto deteneva il “sovranista” Claudio Borghi, responsabile economico della Lega e da sempre sostenitore dell’uscita dall’euro, fino a pochi mesi fa quando ancora era consigliere regionale in Toscana.
Ora, assicura, il grosso è stato venduto per “l’acquisto di una casa”.
La sua dichiarazione patrimoniale vidimata a settembre 2017 è tornata a circolare sui social procurandogli tantissimi attacchi via twitter.
A diffondere la sua dichiarazione è stato Davide Serra, molto vicino a Matteo Renzi: “Scusi onorevole sono certo non sia vero che lei ha tutti i suoi risparmi all’estero e che lei finanzia stati esteri come da sua dichiarazione qui allegata. Visto vuole uscire Euro può darci evidenza ha tutti i suoi Risparmi in Debito Italiano e conti in Italia?”.
Il fatto che detenesse tanti soldi in obbligazioni estere ha fatto storcere il naso a molti, visto che da sempre è un “teorico” dell’uscita dall’euro per l’Italia: “Facile dire usciamo dall’euro tanto i suoi risparmi sono al sicuro altrove”.
Secondo Borghi, però, i suoi risparmi sono “in un normale dossier titoli di banca in Italia”. O meglio, erano, precisa Borghi in un altro tweet: “Le anticipo che ho venduto etf e obbligazioni per comprare una casa”.
Serra però non demorde: “Osservo che se tutti facessero come lei non ci sarebbero soldi in nessuna Banca Italiana per Mutui, Prestiti a Aziende, Debito Pubblico che finanzia Pensioni e lo Stato fallirebbe. Solo per essere coerenti con sua Logica. Lo spieghi bene anche ai suoi elettori”.

(da “Huffingtonpost”)

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SALVINI TEMPOREGGIA SULLA MEDIAZIONE SU SAVONA, CRESCE IL PRESSING INTERNO ALLA LEGA

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

TORNA L’IPOTESI DI SPACCHETTAMENTO DEL MEF

Ora dipende solo da Matteo Salvini, e dentro la Lega aumenta il pressing verso il leader affinchè nasca davvero il Governo gialloverde.
Con Paolo Savona, ma non al Ministero dell’Economia, come proposto pubblicamente da Luigi Di Maio dopo l’incontro con il Capo dello Stato.
Un compromesso accettabile, ma Salvini prende tempo, mentre dal Carroccio trapela un nuovo esame sull’ipotesi dello spacchettamento del Mef.
A leggere le prime dichiarazioni ufficiali l’offerta di Di Maio non convince – “Se uno gioca come portiere deve fare il portiere, se gioca come attaccante deve fare l’attaccante” – ma il pressing da parte della base e soprattutto dei senatori e dei deputati più influenti sul segretario del Carroccio è in corso.
Anche per questo Salvini alla fine temporeggia e si cela dietro un “vediamo. Di Maio ha cambiato idea. Ne parlerò con lui”.
Quindi in serata, un’ulteriore apertura: “Valutiamo quanto possa essere utile agli italiani questo tipo di ragionamento di spostamento, ovviamente in primis con il professor Savona, cosa che educazione vuole. Stiamo ragionando su una squadra forte per un progetto forte”.
A Montecitorio, a presidiare e trattare, mentre Salvini è attivissimo in campagna elettorale per le amministrative, rimane Giancarlo Giorgetti, da tutti considerato l’uomo della mediazione.
Nei tanti contatti avuti con i 5 Stelle avrebbe ripreso piede l’ipotesi dello spacchettamento. Soluzione che non dispiacerebbe a molti. Perchè “diciamolo chiaramente — dice un leghista a taccuini chiusi – non c’è tutta questa voglia di andare a votare”.
Secondo uno schema che circola nelle ultime ore, alle Finanze rimarrebbe Savona mentre al Bilancio andrebbe una figura (della Lega) considerata più rassicurante per l’Europa.
Inoltre alcune deleghe del Mef potrebbero – secondo questo piano – essere trasferite al sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Ruolo che era stato affidato a Giancarlo Giorgetti nella lista di Giuseppe Conte.
Alcune fonti leghiste raccontano che Salvini non avrebbe chiuso ad un’ipotesi del genere. Non si sa se il suo labiale carpito durante un comizio elettorale (“Se va bene a Di Maio va bene anche a me”) in Liguria fosse riferito proprio a questa idea.
Ciò che è certo è che Salvini in mattinata si era detto disponibile a fare di tutto per far partire il Governo Cottarelli ed evitare il voto a luglio, anche chiedendo ai deputati e senatori del Carroccio di astenersi.
In questo modo la data per le urne sarebbe slittata a settembre o ottobre evitando il rischio astensionismo. Ma lo smarcamento del Movimento 5 Stelle ha complicato i piani e il timore della finestra elettorale di luglio incombe su via Bellerio ed è per questo che la strada dello spacchettamento potrebbe essere il punto di caduta.
Salvini chiude così la sua giornata: Quando i tedeschi parlano di ‘invadere’ un Paese, non è mai un buon segno… Fatevi gli affari vostri”. Segnali che restano comunque tutt’altro che distensivi.

(da “Huffingtonpost”)

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LA BASE GRILLINA E’ INCAZZATA CON DI MAIO: “TI SEI FATTO FREGARE DA SALVINI”

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

SUL BLOG PREVALGONO CRITICHE   E DELUSIONI: “INGENUO”, “CI AVETE PRESO PER IL CULO”, “MIOPI”

Qual è la più grande colpa un politico? Qualcuno, spinto da afflati anglosassoni ed esterofili, potrebbe dire “mentire”, ma in Italia (e non solo) non è così.
Non è nemmeno non avere i titoli (di studio o altro) e non essere qualificato per il ruolo che si va a ricoprire.
Il più grande difetto per un politico è essere ingenuo. Detta terra-terra: farsi fregare.
E Luigi Di Maio non fa eccezione.
Perchè se da un lato i 5 Stelle vogliono che i loro portavoce siano onesti e trasparenti dall’altro sognano di andare al governo. E se per andare al governo bisogna giocare con uno dei vecchi partiti (addirittura la Lega è il più “antico” partito politico dell’attuale panorama politico) non ci si può far fregare, anzi, bisogna giocare ad armi pari.
Oggi sul Blog delle Stelle   è stata pubblicata la trascrizione di un’intervista dove il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle cerca di correggere il tiro dei toni bellicosi della “chiamata alle armi” dei giorni scorsi.
Di Maio fa numerosi passi indietro dalle minacce di impeachment nei confronti del Capo dello Stato dicendo che la manifestazione del 2 giugno non sarà  contro Mattarella (eppure tutti hanno pensato che fosse così).
Anzi, per Di Maio se si parla male di Mattarella è per colpa della polarizzazione mediatica. E non invece delle dichiarazioni fatte da autorevoli pentastellati come ad esempio Alessandro Di Battista.
Il candidato premier del M5S ci tiene anche a ribadire che quella con la Lega non era un allenza ma un “contratto” e che lo scontro non era con il Presidente della Repubblica ma tra la “finanza” (oscuro moloch che agisce sempre per ragioni misteriose..) e la politica, che invece vuole il bene del Paese.
Spulciando i commenti sul Blog, sito ufficiale del M5S dove spesso gli attivisti commentano la linea politica del partito con lodi sperticate si nota che questa volta sono in pochi ad approvare il comportamento del Capo.
C’è chi scrive che “Luigi” sta facendo “dichiarazioni troppo avventate” e il fatto che vengano rettificate ogni volta fa diminuire la credibilità  e l’autorevolezza del leader. Altri utenti toccano il nervo scoperto della galassia grillina.
Ad esempio quello che dice: «Di Maio sei un leader affidabile ed onesto, ma in politica non puoi peccare di ingenuità » e avverte Luigi dal rischio di «farti vampirizzare da Salvini permettendogli di erodere il patrimonio del 32% che gli elettori del centro e del sud italia ti hanno affidato».
Segue una salva di commenti dove l’irritazione va sempre più crescendo.
C’è chi accusa i 5 Stelle di “averci presi a tutti per il culo” (ma ringrazia, per educazione) chi dichiara che il sogno è finito e ringrazia “Di Maio e compagni per la vostra macroscopica miopia”.
Il più gentile è quello che dice che “Di Maio ultimamente si è molto ammosciato” mentre un altro utente certificato chiede di lasciare il posto a Di Battista.
Non è più un tempo per i Luigi perchè come spiega un altro utente «seguire i consigli del vecchio democristiano Vincenzo Scotti sostituendo la sua autenticità  con l’immagine del piccolo borghese Di Maio per ingraziarsi i mercati, la burocrazia internazionale ed europea, non ha assolutamente portato bene al capo politico grillino, appannando tutta quella forza di rinnovamento e novità  corredo naturale del movimento».
In poche parole, la nuova linea politica filo europea, filo Nato e “governativa”non paga. Serve invece un MoVimento più movimentista.
Il paradosso è però che un partito populista antieuro e che vuole uscire dalla NATO come era il M5S   qualche mese fa spaventa i mercati. E questo fa salire lo spread.
Ma ovviamente chi crede che sia tutta colpa della Germania non se ne accorge.
Dopo la sbornia del 33% delle politiche ora gli elettori del MoVimento 5 Stelle escono allo scoperto per dire che forse sarebbe stato più utile farsi guidare da un leader più maturo e d’esperienza.
Nessuno però fa nomi e quindi non si capisce chi potrebbe essere colui (o colei) disposto a prendere il posto di Di Maio.
Senza contare che alla farsa delle cliccarie per l’elezione del Capo Politico Luigi ha conquistato oltre il 90% dei voti: su   37.442 votanti Di Maio ha preso 30.936 voti.
Lo stesso si dica per quelli — e sono tanti — che oggi si scoprono raffinati analisti politici spiegano a Luigi che quello di Salvini era un bluff e che Di Maio è stato ingenuo.
Perchè se è vero che i 5 Stelle si sono fatti “fregare” da Salvini com’è che allora quando si è tratto di votare su Rousseau il Contratto per il governo del cambiamento più del 94% dei votanti ha approvato quell’accordo?
Eppure anche solo leggendolo — o in alternativa leggendo i giornali che lo hanno commentato — era evidente quello che Salvini aveva imposto ai 5 Stelle. E come mai ora tutti difendono Mattarella dopo giorni di insulti piovuti quasi tutti da parte dei 5 Stelle?
Magari Luigi Di Maio non è il migliore dei leader politici possibili — e anche qui in molti lo avevano detto, ma erano tutti giornaloni pagati da Soros o quant’altro — ma è sicuramente il Capo Politico che il popolo a 5 Stelle si merita.
Non stupisce che in questo momento di assoluta mancanza di una   guida ci sia chi torna a battere le strade già  percorse (con scarso risultato) chiedendo di andare da soli e non “entrare nel consiglio dei malvagi, seguendo la via dei peccatori e accompagnandosi agli arroganti”.
E quando è la Bibbia a guidare un partito politico, cosa mai potrà  andare storto.
Di sicuro c’è un Salmo anche per lo spread.

(da “NextQuotidiano”)

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UNA RETE DI 360 PROFILI ANONIMI RILANCIANO INSULTI A MATTARELLA E MESSAGGI NO EURO

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

IL MEGAFONO DEI SOVRANISTI SU TWITTER: “CONTRO IL PRESIDENTE UN’AZIONE DIGITALE COORDINATA”… “IN ITALIA ESISTE UNA RETE ORGANIZZATA IN GRADO DI MANIPOLARE EVENTI POLITICI E SOCIALI”

Un network di “account sospetti” su twitter, strutturato e con movenze organizzate, ha prodotto una forte spinta artificiale a tre hashtag di propaganda (a volte con contenuti anche di propaganda pesante e di minacce) contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nei due giorni più caldi della crisi per la formazione del nuovo governo, di domenica e lunedì scorso.
Sono i giorni in cui il Movimento cinque stelle gridava all’impeachment contro Mattarella, anche se gli account di questo network non presentano evidenze riconducibili a un partito ufficiale.
Gli account non mostrano neanche segni di interferenza straniera, appaiono piuttosto frutto di farm italiane.
La sostanza, comunque inquietante, è che dei network si muovono per attaccare online la presidenza della Repubblica, contribuendo a invelenire e esasperare una situazione politica già  molto difficile.
È quanto emerge da un report di due informatici, Andrea Stroppa e Danny di Stefano, che hanno utilizzato un algoritmo per individuare la propaganda digitale (da loro già  impiegato – quasi identico – durante il World Economic Forum di Davos 2018) per analizzare tre hashtag: #mattarelladimettiti, #impeachment e #impeachmentmattarella. L’analisi ha individuato 360 account.
È stata condotta dal 27 maggio (alle ore 21.50) al giorno successivo (alle 14.30).
«Non parliamo di bot o troll – scrivono gli autori – ma di “account sospetti”: questo perchè in uno scenario così altamente complesso, indicare un account come bot o troll è difficilmente dimostrabile, in particolar modo in un ecosistema di propaganda digitale molto discusso».
La ragione principale è semplice: «Se indichiamo l’account @marioRossi232323 come bot, perchè le sue caratteristiche del profilo e i suoi contenuti o azioni dimostrano automazioni, chi gestisce il presunto bot, un essere umano, potrebbe prenderne il controllo all’istante e iniziare a usarlo in prima persona, provando quindi a dimostrare l’infondatezza di una ricerca».
Account generati da un software possono poi tranquillamente “animarsi”, ossia essere operati da umani.
I due informatici hanno usato quattro criteri in questa analisi, confermata alla Stampa anche da una terza parte: composizione del nickname e caratteristiche del profilo, proporzione (ratio) tra following e followers, argomenti trattati, analisi di network.
Per esempio, un account normale di solito tende ad avere più follower rispetto ai following, o almeno non in modo sproporzionato.
Il report dunque considera solo gli account che, per ogni follower, hanno invece seguìto almeno 5 persone. Le conclusioni a cui arrivano i due informatici sono queste: è stata in corso contro la presidenza della Repubblica «una azione coordinata di digital propaganda, ben studiata in modo da potersi agevolmente nascondersi in mezzo agli account legittimi. Non ci sono evidenze che questi account appartengano ufficialmente a partiti politici come Lega Nord e M5S». Nè che la campagna provenga dall’estero.
«È però allo stesso modo evidente che in Italia esiste una rete in grado di manipolare eventi politici e sociali, con capacità  di poter amplificare fenomeni e farli diventare virali».
L’analisi non si sofferma volutamente su «account importanti» (il numero di follower di per sè non dice granchè, sono molto più interessanti il network, e eventualmente i livelli e il tipo di engagement), ma su quella che è – diciamo così – la loro «base sottostante» di piccoli account sospetti.
Da questo punto di vista, le disinfo ops o le ops di black propaganda stanno lievemente mutando forma, nell’ultima stagione, almeno in Italia, cercando di polverizzarsi e mimetizzarsi il più possibile con account naturali dei social.
Eviteremo quindi di citare gli account del report Stroppa-Di Stefano, ma solo alcuni dei loro contenuti, che vanno dalla satira pesante («Mattarella ha un wà¼rstel al posto del cuore #impeachment») all’insulto («traditore della patria» è il più tenue) o alla violenza verbale («Così #Mattarella butta nel cesso il voto di 15 milioni di italiani. Perchè secondo lui la sovranità  in Italia appartiene alla #UE e alla #Merkel e non al popolo italiano»), alla minaccia («Don’t Fear The Reaper» – «non temere la Grande Mietitrice», cioè la morte, e sotto, una foto di Mattarella in camice ospedaliero e la scritta «do not intubate do not reanimate»).
Inutile procedere oltre, era solo per dare una vaga idea. Augurano o minacciano di morte Mattarella.
Il punto centrale – bisogna ripeterlo – è che secondo i due informatici si tratta di un preciso network: il sample analizzato è relativamente piccolo, ma potrebbe essere più largo (i criteri per l’inclusione sono stati molto selettivi, spiegano gli autori). Molti account del network sono sotto «limitazione temporanea» da parte di twitter, o subiscono restrizioni: segno che sono stati oggetti di ripetute segnalazioni, o sono sotto l’attenzone della cybersecurity dell’azienda.
Altri presentano, anche a prima vista, una congiunzione di interessi politici che è poi alla base di alleanze reali attuali, tra sovranismo, ultranazionalismo, tematiche sociali (nazionali e sociali), temi anti-establishment.
Una politica parallela è insomma pronta a essere scatenata e rialzata, se davvero si andasse al voto bisognerà  tener d’occhio le reti, dove contenuti sovranisti, fortemente nazionalista e anticasta si sono sposati ormai da tre anni, e invocano con modi brutali la rivoluzione legastellata.

(da “La Stampa”)

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LA FORNERO ACCUSA: “SALVINI FASCISTA? NO , SQUADRISTA, NON AVRA’ MAI IL MIO RISPETTO”

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

VITTIMA DI UNA CAMPAGNA DI ODIO DA PARTE DI UN ISTIGATORE A DELINQUERE

Non perdona, Elsa Fornero.
A Circo Massimo, su Radio Capital, l’ex ministra, da sempre attaccata   dai leghisti, contrattacca mirando al leader del Carroccio: “Non perdonerò mai Matteo Salvini. Anche se diventerà  presidente del Consiglio, non avrà  mai il mio rispetto. Rispetterò solo l’istituzione. Se è un fascista? Il termine più adatto è squadrista”.
La professoressa aggiunge che “sono stati i leghisti a montare quasi tutte le campagne d’odio, anche se ora cercano di avere un tono più istituzionale. Un partito politico che si ispira a Marine Le Pen sbaglia proprio i presupposti”.
Inutile ricordare che dalle legittime critiche politiche si è arrivati a campagne di odio e minacce, fino a presidi sotto casa, con inviti a “farla piangere”.
Ovviamente senza che nessuno venisse denunciato.

(da agenzie)

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MINACCE A MATTARELLA, INDAGATI TRE LEONI DA TASTIERA

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

LA POLIZIA POSTALE SULLE TRACCE DI ALTRI UTENTI CHE HANNO FATTO AFFERMAZIONI GRAVISSIME

Proseguono le indagini sulle offese e le minacce sui social nei confronti del presidente della Repubblica. Critiche pesanti anche da parte dell’Osservatore Romano, che parla di «attacchi ripugnanti» frutto di un «deterioramento del senso civico».
Al momento la prima a muoversi è stata la procura di Palermo.
All’esame di pm e Digos ci sono le affermazioni di tre persone: Manlio Cassarà , che ha scritto «hanno ucciso il fratello sbagliato» riferendosi all’omicidio di Piersanti Mattarella; Michele Calabrese, autore di un post analogo; Eloisa Zanrosso, che invece ha scritto: «Ti hanno ammazzato il fratello, non ti basta?».
I pm titolari dell’inchiesta, l’aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Gery Ferrara, ipotizzano il reato di attentato alla libertà  del presidente della Repubblica, offesa all’onore a e al prestigio del presidente della Repubblica, puniti fino a 15 anni di reclusione.
Non si esclude l’ipotesi di istigazione a delinquere.

(da agenzie)

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NELLA ROMANIA CHE SOGNA LA MONETA UNICA: “L’EURO E’ UNO SCUDO, FUORI SI STA PEGGIO”

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

E’ NEL CLUB DEI 28 E VORREBBE ADERIRE A SCHENGEN, MA PER L’EUROZONA DEVE ATTENDERE IL 2024

«Quello lì è il Vulturul Negru, il palazzo dell’Aquila Nera. Da poco lo abbiamo rimesso a nuovo e dentro c’è una galleria piena di locali. È ispirata alla Galleria Vittorio Emanuele di Milano».
Mihai Jurca guida la società  incaricata di rimettere a nuovo Oradea, cittadina romena al confine con l’Ungheria che vuole farsi spazio nella rete delle mete turistiche low cost.
Una scalata che sfrutta la pioggia di fondi in arrivo ogni anno da Bruxelles. Mihai gonfia il petto quando ricorda che «nel 2017 il numero di turisti ha superato per la prima volta quello degli abitanti, circa 225 mila arrivi».
Ed è da qui che bisogna partire per raccontare i tentativi di Bucarest di avvicinarsi sempre di più all’Europa.
Perchè la Romania – membro dell’Ue dal 2007 – bussa con insistenza a tutte le porte, ma quelle dell’Eurozona e di Schengen continuano a rimanere chiuse. E le frizioni politiche dovute ai continui scontri tra il presidente Klaus Iohannis e il governo socialdemocratico non aiutano.
I vicini di Visegrad
Nel Paese che 29 anni fa ha rovesciato il regime di Ceausescu, estrema periferia orientale dell’Europa, il bicchiere dell’Ue è considerato mezzo pieno.
Ed è significativo il confronto con i vicini Paesi del gruppo Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia): qui l’Unione è considerata come una grande opportunità , non come un potere esterno che minaccia la sovranità  nazionale. «Recentemente però il governo socialdemocratico sta prendendo una direzione sempre più anti-europea» accusa Cristian Parvulescu, noto politologo.
Secondo l’analista le critiche arrivate dalla Commissione europea sul fronte corruzione hanno irrigidito le posizioni del governo di Viorica Dancila e soprattutto del partito socialdemocratico guidato da Liviu Dragnea.
L’à ncora
Ma per la popolazione l’Ue rimane un’à ncora a cui tenersi aggrappati e la Romania si appresta a guidarla nel primo semestre 2019, quello delle prossime elezioni, con l’obiettivo di «rilanciare il dibattito sui valori comuni europei».
Per avere un’idea del clima basta guardare gli ultimi dati di Eurobarometro: il 71% dei rumeni considera positiva l’appartenenza all’Ue (in Italia la percentuale è del 44%) e negli ultimi sei mesi il dato è addirittura cresciuto del 10%.
Un euro-entusiasmo spinto anche da ragioni contabili: il saldo tra i contributi versati al bilancio Ue e i fondi incassati è uno dei più alti, con circa 5-6 miliardi di attivo ogni anno.
I fondi e le bandiere
Per questo città  come Oradea sono cantieri aperti: i soldi di Bruxelles hanno permesso di sistemare ponti e strade, restaurare i principali palazzi in stile Art Nouveau e la fortezza medievale che nel diciassettesimo secolo si difese dall’assalto dei turchi grazie al suo fossato che non ghiacciava mai perchè riempito con acque termali.
Negli ultimi anni proprio il circuito di acque termo-minerali, anche grazie ai fondi Ue, ha permesso di creare una piccola oasi: si chiama Baile Felix, una calamita per i turisti che arrivano principalmente da Germania, Israele e Italia per rilassarsi nelle vasche idromassaggio a 40 gradi.
Non stupisce quindi l’infinita serie di bandierine europee appese ai lampioni lungo la strada che da Oradea porta a Cluj-Napoca, città  vivace, giovane e cosmopolita in testa alla classifica europea della tolleranza.
Questo è il posto in cui c’è la più alta percentuale di persone che considera la presenza di stranieri un fattore positivo (il 91%).
Ma il fenomeno va visto nel dettaglio: gli immigrati sono praticamente tutti studenti universitari, attratti in particolare dalle facoltà  di Medicina e dalle numerose aziende del settore digitale. Del resto nell’intera Romania la percentuale di stranieri extra-Ue non supera lo 0,3%. I flussi più consistenti continuano quindi a essere in uscita: negli ultimi 10 anni 3,4 milioni di cittadini hanno lasciato il Paese. Una cifra seconda soltanto alla Siria.
Però i dati economici dicono che nel 2017 l’economia romena è cresciuta al ritmo più alto di tutta l’Europa (+6,9%), che la disoccupazione è sotto il 5%, anche se negli ultimi mesi è schizzata l’inflazione (4,2% nel 2018).
«L’euro ci aiuterebbe a contenerla e a rafforzare il commercio – ragiona Victor Negrescu, ministro agli Affari Europei ed ex eurodeputato -, la moneta definisce la nostra identità  europea e poi è uno scudo. Stare nell’Eurozona ha aiutato i Paesi più colpiti dalla crisi. Per la Grecia sarebbe stato difficile uscirne. Diciamolo: fuori dall’euro si sta peggio».
La scorsa settimana, però, la Commissione ha ribadito che non ci siamo: la Romania soddisfa solo uno dei quattro criteri necessari per meritarsi il posto al sole.
Se ne riparlerà  più avanti, non prima del 2024.

(da “La Stampa“)

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SALVINI VUOLE SOLO TORNARE AL VOTO TRA BLUFF E RILANCI: SI IMPUNTA SU SAVONA E FA SALTARE IL BANCO

Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile

PIU’ CHE ABILE LUI, FESSI GLI ALTRI

La trattativa per un governo politico, riapertasi in extremis, è sul punto di saltare. Perchè la verità  è che Matteo Salvini, abile giocatore su tutti i tavoli, in un gioco di bluff e rilanci sta portando tutti dove voleva, sin dal primo minuto, ovvero al voto.
È una convinzione, questa, ormai ben radicata in tutti gli interlocutori: “Continua a proporre — dice una fonte vicina a Di Maio — ‘Savona o morte’, perchè la verità  è che non vuole fare il governo. Ha rifiutato all’Economia Giorgetti e qualsiasi altra soluzione, compreso uno spacchettamento del ministero di Savona, per affiancarlo con figure di garanzie per l’Europa”.
Analogo gioco sul tavolo del centrodestra. Dove gli ambasciatori di Forza Italia gli hanno suggerito di tentare la strada dell’incarico al leader della Lega, con l’evidente obiettivo di allontanare le elezioni anticipate. Ipotesi lasciata cadere, perchè, agli occhi di Salvini, non ci sarebbero le condizioni.
Il capo della Lega punta tutto sul voto, forte dei sondaggi che fotografano uno “svuotamento” di Forza Italia a suo favore: “C’è la fila di parlamentari azzurri — sussurrano fonti leghiste per venire con noi, sennò eleggono sì e no 40 parlamentari”. È il completamento dell’Opa ostile, da realizzare anche attraverso il lancio di un listone Lega Italia.
Si legge così la proposta del voto a ottobre, vera novità  di oggi con una “non sfiducia tecnica”, da realizzare attraverso un gioco di astensioni o uscita dall’Aula, consentendo — sempre che qualcuno voti la fiducia — al governo di partire e portare il paese al voto a ottobre, in modo ordinato, e non a luglio.
La soluzione apparentemente di buon senso, in realtà  è una mossa tattica perfetta, nel caso lo scenario si realizzasse. Perchè, dopo aver fatto saltare il banco di un governo politico, agevola la formazione di un governo rispetto al quale comunque Salvini si terrebbe le mani libere, riservandosi di farne un bersaglio quando inizierà  la campagna elettorale.
E nel frattempo consente di intavolare la vera discussione che gli sta a cuore: una riforma della legge elettorale che prevede un premio alla lista che arriva prima o un doppio turno sul modello dei Comuni.
Piano perfetto, per Salvini. Ma che, una volta decifrato, ha alimentato la tensione con i 5 Stelle, ancora orientati per una dichiarazione di sfiducia a Cottarelli.
Il che renderebbe impossibile la nascita del governo, a meno che non lo votino Pd e Forza Italia che, a quel punto, si impiccherebbe al cappio leghista.
Il Quirinale attende. Alle 17 è stato Luigi Di Maio a varcare il cortile del Colle, poi il turno di Giancarlo Giorgetti.
Anche Cottarelli attende. E molto probabilmente salirà  al Colle già  questa sera.
In questa crisi infinita lo spettro delle urne a fine luglio non si è mai allontanato.
Al momento non c’è nè l’ipotesi di un governo politico nè un modo per far nascere il governo Cottarelli, anche per pochi mesi.

(da “Huffingtonpost”)

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