Marzo 13th, 2025 Riccardo Fucile
VOTA NO AL PIANO URSULA, MA IL GOVERNO SE NE FREGA. TWITTA COME UN OSSESSO E GOVERNA COME UN SOPRAMMOBILE… ORMAI E’ UN UOMO DI SPETTACOLO, NON APPARTIENE ALLA POLITICA, QUELLA FATTA DI STRATEGIE, COMPROMESSI E RESPONSABILITA’
Lei governa, lui twitta. Gli alleati lo tollerano come un jukebox rotto che suona sempre la stessa canzone, l’opposizione lo gonfia come un palloncino da sagra paesana, ma alla fine è Giorgia Meloni a spegnere le luci. E noi stiamo a guardare, perché in Italia, si sa, anche il dramma più cupo finisce sempre con un Salvini che inciampa sul suo stesso rosario. Ieri pomeriggio, a Strasburgo, la Lega ha votato contro il piano di difesa europeo con quell’aria di chi dice “siamo pronti a iscriverci al Pd di Elly Schlein”. Fratelli d’Italia, i cugini di destra con cui i leghisti dividono il governo, ha invece votato a favore con Forza Italia, lasciando il pacifista Matteo Salvini a urlare da solo contro un mulino a vento che, guarda caso, continua a girare. E ora infatti viene il bello. La settimana prossima il Parlamento italiano dovrà decidere con quale mandato spedire il nostro governo al Consiglio europeo, dove si discuterà proprio di quel piano di difesa. E indovinate un po’?
La risoluzione italiana non potrà che essere un bel copia-incolla di quella europea. La Lega, che in teoria dovrebbe opporsi, si troverà a dover dire “sì” perché in politica – quella vera, non quella dei selfie – i numeri contano più dei decibel. C’è chi governa e chi la spara grossa e basta. Indovinate a quale categoria corrisponde Salvini? Non è una novità, intendiamoci. Il Capitano – così lo chiamano i suoi, forse perché affonda sempre la nave – ci ha abituati a queste pantomime. Parla di sovranità, di orgoglio nazionale, di muri contro l’Europa, di uteri in affitto, di vaccini, di pace fiscale e pace in Ucraina, di cavoli a merenda, insomma di qualsiasi cosa, ma poi, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, si scopre che il suo arsenale è composto di aria fritta. Egli è il trionfo dell’inconseguenza, nel senso che può dire davvero qualsiasi cosa ma questa non produrrà nessun effetto sul governo, sugli alleati e in definitiva sulla realtà. Twitta come un ossesso e governa come un soprammobile. La verità è che Salvini non appartiene alla politica, quella fatta di strategie, compromessi e responsabilità. Lui è un uomo di spettacolo, un giocoliere che lancia slogan come palle infuocate, ma quando il sipario cala resta solo il fumo. E qualche like. Dicono che in politica ci voglia fegato, ma a lui basta un fegatello: piccolo, morbido e già cotto.
(da il Foglio)
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Marzo 13th, 2025 Riccardo Fucile
DAVIDE LACERENZA LO TENEVA IN GRAN CONSIDERAZIONE, AL TAL PUNTO DA OFFRIRGLI GRATIS RAPPORTI SESSUALI CON LE ESCORT CHE FREQUENTAVANO IL LOCALE… POLITICI, INFLUENCER E GIORNALISTI TEMONO DI ESSERE COINVOLTI NELL’INDAGINE: MOLTI SAPEVANO E HANNO TACIUTO
Imprenditori, youtuber, giornalisti di gossip, influencer, rappresentanti di seconda fila delle
forze dell’ordine, un ereditiere dal plafond importante. E c’è anche un politico (non indagato) tra i clienti “speciali” della Gintoneria e del suo privé, finiti al centro dell’inchiesta per prostituzione e spaccio che ha portato agli arresti domiciliari Davide Lacerenza e Stefania Nobile, rimasti entrambi in silenzio davanti alla gip Alessandra Di Fazio, martedì, una settimana dopo gli arresti.
Si tratterebbe di un consigliere comunale di un paese lucano, segretario cittadino per Fratelli d’Italia e finanziere. “Gli indagati vantano amicizie strette con le forze dell’ordine”, scrive la gip Alessandra Di Fazio nell’ordinanza che ha disposto i domiciliari per Lacerenza, Nobile e il loro factotum al locale, Davide Ariganello.
In particolare, tra queste presenza, spicca tale F. P., “tenuto in grande considerazione da Lacerenza al punto da offrirgli gratuitamente le prostitute”, annota la gip. Il suo nome ricorre in diverse testimonianze raccolte nel corso dell’indagine. E c’è una telefonata che per gli inquirenti conferma la presenza non sporadica del politico, 32 anni, nel privè di via Napo Torriani, la Malmaison.
È il 4 aprile 2024 e Lacerenza parla con Nobile. “Fa riferimento alle donne nel privé e ai rapporti sessuali consumati”, dice la gip. “Son qui con F. — dice Lacerenza — A F. ho già fatto sc….. la 2005 (il nome usato per una escort, ndr), e ora se vuole se ce la fa si s… anche la Marghe”.
Secondo la ricostruzione del nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, coordinato dalla pm di Milano Francesca Crupi e dall’aggiunta Bruna Albertini, oltre a servire bollicine di pregio nel locale a due passi dalla stazione Centrale, la Gintoneria, i tre avrebbero offerto alla propria clientela droga — soprattutto cocaina, anche quella rosa, e marijuana — delivery a domicilio, e la possibilità di usufruire di prestazioni sessuali fornite da escort, acquisendo così lauti profitti illeciti, riciclati poi nell’attività commerciale. Le accuse a vario titolo sono di autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento
della prostituzione, detenzione e spaccio di stupefacenti.
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Marzo 13th, 2025 Riccardo Fucile
I MEMBRI DELL’ARCI NON SI LASCIANO INTIMORIRE:“SE IL MESSAGGIO È QUELLO DI FARCI SENTIRE MENO SICURI, LA RISPOSTA È CHE NON CI LASCEREMO FERMARE”
Le saracinesche arcobaleno della sede di Arcigay a Catania sono state imbrattate con vernice nera e scritte inneggianti il fascismo: “viva il duce”, “anno 103 era fascista”. Lo rende noto l’Arci sottolineando che “attaccare la sede di Arcigay significa attaccare tutto il movimento, tutte le associazioni democratiche, tutte le persone che credono nell’uguaglianza, nei diritti, nelle libertà e nella democrazia”.
“Un attacco gravissimo e vigliacco – si legge in una nota dell’Arci – Se il messaggio è quello di farci sentire meno sicuri e di fermare le nostre attività ci associamo alla risposta già data da Arcigay Catania: non ci lasceremo fermare, non ci lasceremo intimidire, non ci faremo cambiare da attacchi così vili. Il clima di intolleranza e spietata violenza contro la comunità queer che si respira nel mondo è inquietante e merita una risposta determinata da parte dell’intera comunità e anche dalle Istituzioni.
Non sarebbe accettabile il silenzio delle istituzioni della città – Prefettura, Questura, Comune – rispetto a un attacco così grave e così pericoloso. Noi esprimiamo la nostra assoluta solidarietà ad Arcigay e a tutti coloro che ogni giorno vivono la sede. Diteci quando vorrete ridipingere le saracinesche, i colori li portiamo noi. Siamo tutti sotto lo stesso arcobaleno!”
(da agenzie)
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Marzo 13th, 2025 Riccardo Fucile
LA PREMIER HA PUBBLICATO UN TWEET CON UN TESTO CONTENUTO IN UN’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE
«L’Italia per noi è diventata scomoda. Io me ne devo andare». Era l’11 febbraio 
2025 quando Giorgia Meloni pubblicava sul suo profilo X un’intercettazione contenuta in un’ordinanza di custodia cautelare. Si parlava di un’operazione antimafia che aveva portato a 180 arresti. Ma, spiega il Fatto Quotidiano, la procura di Roma non l’ha ancora iscritta nel registro degli indagati. Eppure Francesco Lo Voi è soggetto all’obbligatorietà dell’azione penale. Il reato è stato chiaramente consumato, spiega Thomas Mackinson.
Il reato di Meloni
Perché la presidente del Consiglio ha violato l’articolo 114 del codice di procedura penale. Che vieta di pubblicare intercettazioni, o stralci virgolettati delle ordinanze di misura cautelare, fino alla conclusione dell’udienza preliminare. Una norma voluta dal deputato di Forza Italia Enrico Costa. Che proprio l’altroieri ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Per l’inchiesta sugli abusi edilizi a Milano: «In molte cronache emerge la pubblicazione di stralci testuali di ordinanze di custodia cautelare, ivi compreso il contenuto letterale di intercettazioni telefoniche contenute nell’ordinanza». Ovvero proprio quello che ha fatto Meloni.
La disobbedienza
Il quotidiano di Marco Travaglio ha annunciato la propria disobbedienza alla norma. E quindi« ha continuato – e continuerà – a pubblicare intercettazioni e ordinanze. Meloni invece ha disobbedito a una legge che condivide e che – dobbiamo dedurne – vorrebbe applicata per gli altri, ma non per se stessa». La norma, è il ragionamento, l’ha violata anche Meloni: «Va indagata e processata pure lei. Se poi confesserà d’essersi (sia pure inconsciamente) ribellata a una norma ingiusta
(da agenzie)
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