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DAZI, LE BORSE EUROPEE VOLANO DOPO IL DIETROFRONT DI TRUMP: MILANO AL +7%, MA GLI ANAISTI FRENANO: “NON E’ CAMBIATO NULLA, ECONOMIA DANNEGGIATA DA IMPREVEDIBILITA’”

Aprile 10th, 2025 Riccardo Fucile

LA CINA: “DISPOSTI A TRATTARE PER RISOLVERE I PROBLEMI, MA NESSUNO MANCHI DI RISPETTO VERSO IL NOSTO POPOLO”

Non proprio dazi zero, ma se non altro una netta frenata sulla politica tariffaria quella del presidente americano Donald Trump, che ha posticipato di 90 giorni l’entrata in vigore dei dazi reciproci. Un segnale di possibile stabilizzazione economica che è stato accolto con favore prima dalle borse americane e asiatiche, con il Giappone che ha chiuso con il secondo maggiore rialzo giornaliero di sempre al +9%.
E che, come ampiamente prevedibile, si è trascinato in Europa per la riapertura delle borse. In poche ore dal profondo rosso il Vecchio Continente è stato travolto da un’ondata verde: Francoforte al +7,5%, Milano al +7%, Parigi in risalita del +6,2% e Londra del +4,7%. Cifre che marcano il maggiore rialzo delle piazze europee dal Covid.
La soddisfazione dell’Ue, von der Leyen: «Dietrofront di Trump? Passo importante
Il segnale dalla Casa Bianca è evidente ed è arrivato – se sia un caso o no non è dato saperlo – poche ore dopo l’annuncio dell’Unione europea di contro-dazi al 25%. La decisione di Trump, è bene ricordarlo, non annulla le tariffe ma le regolarizza tutte
al 10%, senza dunque quelle percentuali aggiuntive che variavano di Paese in Paese secondo lo strano calcolo basato sul deficit commerciale. Un passo indietro – per tutti eccetto che per la Cina – che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito «un passo importante verso la stabilizzazione dell’economia globale». Una fotografia chiara a livello di tariffe sull’export permette «catene di approvvigionamento» che funzionano, perché hanno un terreno saldo a livello normativo su cui poggiarsi. Poi von der Leyen ha promesso: «L’Ue resta impegnata a condurre negoziati costruttivi con gli Stati Uniti». Intanto il portavoce, Olof Gill, annuncia un periodo di riflessione prima di decidere i prossimi passi. Ora che Trump ha fatto un passo indietro, Bruxelles farà lo stesso?
L’allarme degli analisti: «Economia danneggiata da imprevedibilità, la sospensione dei dazi non cambia nulla»
La fiducia di Ursula von der Leyen in una stabilizzazione economica non è condivisa da tutti. «Anche se le tariffe venissero sospese definitivamente, l’economia subirebbe danni a causa di un senso permanente di imprevedibilità nella politica», è la posizione degli analisti finanziari della Deutsche Bank. «Gli eventi delle ultime settimane avranno ripercussioni sui partner economici globali durante i prossimi negoziati commerciali e per molti anni a venire».
La Cina e la mano tesa a Washington: «Protezionismo è una strada a senso unico»
In mezzo a un mondo in ripresa (almeno momentanea) ad andare a fondo è la Cina, l’unico Paese a cui Trump non ha risparmiato il peso dei dazi «reciproci». Anzi, ha addirittura innalzato l’aliquota dal complessivo 104% al 125%, una sorta di vendetta personale contro la decisione di Pechino di rispondere alle tariffe con contro-dazi all’84%, entrati in vigore la mattina di giovedì 10 aprile.
«Non accetteremo mai pressioni estreme e bullismo da parte degli Stati Uniti», ha affermato il portavoce del ministero del Commercio He Yongqian nel punto stampa settimanale. La mano però è tesa verso la Casa Bianca. Unita all’invito di «incontrarsi a metà strada sulla base del rispetto reciproco e dell’uguaglianza» e, insieme, alla minaccia di una guerra commerciale: «Se gli Usa insistono nel seguire la propria strada, la Cina li seguirà fino alla fine. Il protezionismo è una strada a senso unico». Stando a Bloomberg, i principali funzionari del presidente Xi Jinping si riuniranno nelle prossime ore per discutere ulteriori misure per rispondere a Washington.
(da agenzie)

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NESSUNO CHE ESCA DALLA FILA? DIGNITA’, QUESTA SCONOSCIUTA

Aprile 10th, 2025 Riccardo Fucile

ESSERE DEFINITI “LADRI”, “PARASSITI” E “BACIATORI DI CULO” : SOLO DEI SERVI NON CONVOCHEREBBERO L’AMBASCIATORE USA PER CHIEDERE IMMEDIATE SCUSE… ALTRIMENTI A FIUMICINO SUL PRIMO AEREO PER GLI STATI UNITI

Va bene che la politica è sangue e merda, ma tracce di dignità, in quell’intruglio, possono sempre sopravvivere, come la pagliuzza d’oro nel fango. E a un presidente americano che dice che gli altri capi di governo sono tutti «in fila per baciargli il culo», sarebbe consolante che almeno uno, uscendo da quella fila, rispondesse: se lo baci da solo, signor presidente, o se lo faccia baciare dai suoi amici miliardari. Non conti su di me.
Non sono mai stato molto patriottico, ma l’idea che la presidente del Consiglio del mio Paese vada a rapporto da quel cafonaccio mi sembra, in questo quadro, umiliante. Destra e sinistra non c’entrano, c’entra (c’entrerebbe) la dignità. E se nessuno reagisce, la dignità diventa l’ultimo dei valori, qualcosa che, nel computo
generale, conta molto meno del dazio sulle banane o sul burro di arachidi.
Quanto tempo deve passare perché qualche governo europeo convochi l’ambasciatore americano e gli domandi, in forma protocollare, ragione degli insulti e delle aggressioni verbali che Trump rivolge ai cosiddetti alleati? «Mi scusi ambasciatore, potrebbe chiedere al suo presidente se “ladri”, “parassiti” e “baciatori di culo” è solo una forma retorica partorita dopo un doppio bourbon, oppure è un giudizio politico?».
Perché se nessuno reagisce, almeno nelle forme e nei modi contemplati da diplomazia e rapporti internazionali, beh siamo autorizzati davvero a pensare che chi ci rappresenta non abbia a cuore la dignità del suo Paese. Abbiamo bisogno di governanti, non di baciatori di culo.
(da La Repubblica)

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BACIAMI ANCORA

Aprile 10th, 2025 Riccardo Fucile

PER TRUMP TUTTO HA UN PREZZO E TUTTO E’ DISPREZZO

Il bacio dei glutei di Trump è un apostrofo rosa tra le parole t’odio. L’immagine del
suo flaccido fondoschiena, da lui stesso evocata col consueto charme, nell’atto di ricevere l’omaggio (figurato, si spera) delle potenze straniere, rappresenta un punto di non ritorno nella storia della comunicazione politica. Per Trump tutto ha un prezzo e tutto è disprezzo.
Verrebbe facile lasciarsi prendere dallo sconforto e dire che ormai hanno vinto loro, i teorici del vaffa e dello sberleffo come forma di intimidazione. Quelli che — al di là dell’Atlantico e anche a casa nostra — non capiscono l’ironia ma solo il sarcasmo, storpiano i cognomi e condiscono i discorsi e gli articoli di insinuazioni aggressive per strappare un facile ghigno al pubblico ruttante.
Il populismo non è né di destra né di sinistra: è becero, insensibile, strafottente. E spaccia per sincerità la volgarità. Ma se adesso ci sembra vittorioso è solo perché gli si contrappone il vuoto balbettio di un pensiero democratico che non riesce più a emozionare nessuno. Ribadisco, non è questione di destra o di sinistra. Reagan e Obama — per restare negli ex Stati Uniti, ora Ingrugniti — agivano su fronti politici opposti, ma sapevano toccare le corde giuste senza bisogno di scendere alle parti basse. Voglio illudermi che vincerebbero ancora oggi, perché la maggioranza silenziosa e silenziata degli esseri umani resta alla ricerca di una voce che le ricordi come si fa a vivere senza odiare.
(da corriere.it)

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LA RETROMARCIA SUI DAZI: PERCHE’ TRUMP E’ TORNATO INDIETRO E COSA SUCCEDE ORA

Aprile 10th, 2025 Riccardo Fucile

LE TARIFFE SCENDONO AL 10% PER 90 GIORNI, SALGONO QUELLE DELLA CINA… A SPAVENTARE IL PRESIDENTE USA I RIALZI DEI RENDIMENTI SUI BOND AMERICANI

Un passo indietro che ha spiazzato tutti e che ha fatto volare le Borse di tutto il mondo. La retromarcia di Donald Trump sui dazi offre una prima parziale schiarita, lasciando però alcuni grandi incognite. Ecco cosa c’è da sapere.
Che cosa ha deciso Donald Trump?
Trump ha deciso di sospendere per 90 giorni i nuovi dazi annunciati lo scorso 2 aprile, portandoli per tutti al 10%, cioè il livello più basso tra quelli comunicati la scorsa settimana applicato a tutti i beni importati negli Usa dall’estero. Allo stesso tempo, in risposta ai nuovi controdazi cinesi, Il presidente americano ha alzato ulteriormente le tariffe nei confronti di Pechino, portandole al 125%.
Perché le Borse hanno reagito positivamente?
Perché la barriere commerciali avrebbero comportato un alto costo per le imprese, anche quelle americane, con catene di fornitura molto articolate e che si approvvigionano in molti Paesi stranieri, riducendo quindi le prospettive di guadagno. Il passo indietro allontana inoltre le prospettive di una recessione per l’economia Usa. Scenario che fino a ieri sera Goldman Sachs vedeva come possibile come conseguenza dei nuovi dazi.
Perché i mercati sono comunque in calo rispetto al giorno dell’annuncio dei nuovi dazi?
Perché formalmente si tratta soltanto di una pausa, quindi l’ipotesi di ripristino dei dazi ai livelli scattati ieri è ancora sul tavolo. Inoltre anche al livello minimo del 10%, la nuova barriera posta dagli Usa rappresenta un ostacolo per chi intende
commerciare con gli Stati Uniti. Non a caso dopo il maxi rimbalzo di ieri oggi i i future americani restano molto prudenti. Inoltre resta l’incongnita della Cina. Il rischio è che lo scontro con Pechino si aggravi ulteriormente, peggiorando le prospettive economiche per l’economia mondiale.
Che cosa ha spinto Trump alla marcia indietro?
Sulla stampa americana si moltiplicano le ricostruzioni su quanto accaduto nella giornata di ieri. Secondo il Washington Post a convincere Trump sarebbe stato il pressing di alcuni esponenti del partito repubblicano e le conversazioni con alcuni leader mondiali, preoccupati per le conseguenze sui mercati della decisione di Trump. Ai cronisti, il segretario al Tesoro Scott Bessent,ha detto che la possibilità di una pausa era stata discussa già domenica e che questa era “la strategia fin dall’inizio”.
Qual è stato il fattore scatenante?
Quel che è certo è che tra i maggiori fattori di preoccupazione per l’amministrazione americana c’era il rialzo dei rendimenti sui titoli di Stato Usa. Tradizionale bene rifugio durante le fasi di crisi i bond Usa erano stati vittime negli ultimi giorni di vendite molto massicce. I rendimenti si muovono inversamente ai prezzi. Se i prezzo scendono i rendimenti salgono. Più i titoli sono venduti, più i prezzi scendono, più i rendimenti salgono. A questo Trump si riferiva quando ha detto ieri di avere osservato che “la gente stava diventando un po’ nervosa”. Inoltre, fattore non da poco, il secondo detentore al mondo di titoli di Stato Usa è proprio la Cina (circa 760 miliardi di dollari). Che ha in mano quindi – mettendoli sul mercato – un’eventuale arma per fare salire ulteriormente la tensione su questi titoli.
Che cosa succede a Canada e Messico
I due Paesi non sono oggetto di dazi reciproci ma nei loro confronti sono state adottare tariffe del 25% che restano in vigore, con l’eccezione delle importazioni coperte coperte dall’accordi libero scambio nordamerciano USMCA.
Cosa succede ai dazi su acciaio, alluminio e auto?
I dazi introdotti su acciaio, alluminio e auto importati negli Usa dall’estero restano in vigore.
(da La Repubblica)

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LE RELAZIONI PERICOLOSE TRA ANGELUCCI E ROCCA. IL PARLAMENTARE LEGHISTA (MA CON IL CUORE MELONIANO) E BOSS DELLE CLINICHE PRIVATE DEL LAZIO È STATO, CON LE MELONI SISTERS, SPONSOR DEL GOVERNATORE DELLA REGIONE LAZIO (IN BARBA AL FATTO CHE IN PASSATO ROCCA E’ STATO PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE SAN RAFFAELE DEGLI ANGELUCCI)

Aprile 10th, 2025 Riccardo Fucile

GRAZIE ALLE DELIBERE DELLA GIUNTA ROCCA, LA “SAN RAFFAELE SPA” HA LIEVITATO IL FATTURATO… “DOMANI”: “I CONFLITTI DI INTERESSI IN REGIONE LAZIO NON SI ESAURISCONO AD ANGELUCCI. TOCCANO ANCHE IL CAPO DI GABINETTO DI ROCCA, GIUSEPPE PISANO, CHE HA AVUTO RUOLI DI VIGILANZA IN STRUTTURE DELLA SANITÀ PRIVATA BENEFICIARIE, COME QUELLE DI ANGELUCCI, DEI MEDESIMI FONDI PUBBLICI”

L’elezione di Francesco Rocca a presidente della Regione Lazio ha fatto felice
soprattutto il suo più grande sponsor: Antonio Angelucci, recordman di assenze in parlamento, ma presente quando serve a votare la pace fiscale, come rivelato da Domani. Il provvedimento della rottamazione quater si è rivelato molto utile alla sua holding Tosinvest, a tal punto da beneficiare di uno sconto di 4,2 milioni di euro.
Angelucci, tuttavia, è anche molto altro: è l’editore del polo dei quotidiani filogovernativi (Il Giornale, Libero, Il Tempo) e soprattutto è il sovrano della sanità privata nel Lazio, con la società San Raffaele Spa che gestisce le cliniche private accreditate con il sistema sanitario nazionale in regione.
Ed è proprio il privato convenzionato la fortuna della San Raffaele del gruppo Angelucci, che nell’ultimo bilancio mostra una crescita notevole di fatturato derivante dal denaro pubblico degli accreditamenti. Aumento previsto anche per il prossimo bilancio 2024, grazie pure, scrive il gruppo nel rendiconto 2023, ad alcune delibere della giunta Rocca che hanno garantito maggiori risorse ad alcune strutture di Angelucci.
La candidatura di Rocca è stata voluta da Arianna e Giorgia Meloni, ma Angelucci ha giocato un ruolo cruciale. Nessun imbarazzo per le questioni di opportunità: Rocca ha ricoperto la carica di presidente della fondazione San Raffaele. Tra i primi provvedimenti firmati dal governatore della destra, quello sul sovraffollamento dei pronto soccorso con svariati milioni di euro finiti nelle casse degli Angelucci.
Ma i conflitti di interessi in Regione Lazio non si esauriscono al parlamentare leghista e imprenditore. Toccano anche il capo di gabinetto del presidente, Giuseppe Pisano.
Il braccio destro di Rocca ha avuto ruoli di vigilanza in strutture della sanità privata beneficiarie, come quelle di Angelucci, dei medesimi fondi pubblici. Ma c’è di più: Rocca ha nominato in due collegi sindacali un partner d’affari del suo braccio destro. Un groviglio di intrecci tra pubblico e privato con potenziali conflitti di interessi.
C’è solo San Raffaele
Partiamo dai bilanci della società San Raffaele Spa, il gioiellino del gruppo Angelucci: è la holding da cui dipendono le innumerevoli cliniche private accreditate presso il Sistema sanitario nazionale. Nel 2023 ha fatturato (dato del bilancio consolidato) 194 milioni di euro, 35 milioni in più rispetto all’anno precedente. Certo è che la gran parte della produzione arriva dagli introiti ottenuti grazie al sistema sanitario nazionale con il quale le cliniche degli Angelucci sono accreditate.
L’ultimo bilancio depositato rivela che questa voce vale 131 milioni di euro. All’incirca il 70 per cento del fatturato, dunque, arriva dalle Asl, cioè da risorse pubbliche. Con Rocca presidente della regione Lazio gli affari con il pubblico hanno
ancor più il vento in poppa. Nel bilancio, infatti, la società riporta diversi provvedimenti della giunta Rocca che incideranno «favorevolmente sugli esercizi a venire».
Su tutti il progetto sperimentale per la gestione del sovraffollamento dei pronto soccorso «prorogato fino al 31 dicembre 2024»: quattro strutture del San Raffaele si sono accaparrate 10 milioni su un totale di 23 previsti dalla delibera della giunta regionale. Gli effetti naturalmente si vedranno nel prossimo bilancio che depositeranno presumibilmente a luglio prossimo. A questo si aggiunge un’altra delibera accolta con grande gaudio dentro le mure del San Raffaele: l’accreditamento di ulteriori 15 posti letti presso la struttura di Montecompatri.
Infine il 13 marzo 2024 la regione del presidente Rocca, che in passato ha avuto un ruolo nella fondazione San Raffaele, ha «espresso parere favorevole alla rimodulazione di 15 posti letto di Rsa (Residenza sanitaria per anziani, ndr) mantenimento A in 13 posti di Hospice in 13 di mantenimento A e 52 posti letto di assistenza domiciliare». Autorizzazioni e cambiamenti che porteranno vantaggi alle cliniche dell’amico Angelucci.
Santa Sanità
Se oltre 10 milioni di quelli stanziati per la sperimentazione sui pronto soccorso sono andati alle cliniche degli Angelucci, è anche vero che altri 2 milioni (1,8 per la precisione) sono stati stanziati per due strutture private meno note: Policlinico Italia e Villa Sandra. In entrambe ha svolto ruoli di vigilanza il capo di gabinetto di Rocca, Giuseppe Pisano, con un passato nella Croce Rossa Italiana, guidata a lungo dall’attuale governatore regionale.
Pisano è stato nel collegio sindacale di Policlinico Italia Spa fino a che non è stato ingaggiato dal presidente Rocca come capo di gabinetto. Nel suo curriculum indica anche di aver avuto incarichi sindacali nella struttura Villa Sandra, che ha beneficiato da sola di 1,2 milioni di euro grazie alla delibera della giunta Rocca.
Pisano ha, inoltre, quote nell’azienda Domus Brutiae, sede legale a Cosenza, in Calabria. L’amministratore unico è Giovanni Capogreco, che ha condiviso incarichi di vigilanza assieme a Pisano.
E ora che Rocca e Pisano sono ai vertici del potere regionale, Capogreco ha incassato due nomine di peso su proposta della presidenza della Regione: la prima è di presidente nel collegio sindacale dell’Ospedale San Giovanni (il decreto di nomina è di agosto 2023) con una retribuzione annua di oltre 17mila euro; la seconda è arrivata sempre in estate e sempre in un collegio sindacale, come componente supplente in LazioInnova, la società in house dell’ente guidato da Rocca. Pisano contattato da
Domani, ha preferito non rispondere alle domande.
Capogreco ha molti altri incarichi: si fa notare quello di sindaco nella Policlinico Italia. La medesima azienda in cui ricopriva lo stesso ruolo Pisano, il suo partner d’affari poi diventato capo di gabinetto di Rocca. Capogreco ha preso il suo posto nella clinica privata.
(da “Domani”)

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L’ULTIMA STRONZATA DI KRISTI NOEM CHE SI È MOSTRATA MENTRE IMPUGNA UN FUCILE RIVOLTO ALLA TESTA DI UN POLIZIOTTO IN POSA ACCANTO A LEI

Aprile 10th, 2025 Riccardo Fucile

LA SEGRETARIA ALLA SICUREZZA INTERNA DEGLI STATI UNITI, CON LE DITA PERICOLOSAMENTE TROPPO VICINE AL GRILLETTO, HA POSTATO SU X L’ENNESIMA OPERAZIONE CONTRO L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

Kristi Noem, Segretaria alla Sicurezza Interna degli Stati Uniti, è stata nuovamente travolta dalle polemiche a seguito della pubblicazione di un controverso video sui social. Nel breve filmato, postato su X a seguito di un’operazione contro l’immigrazione clandestina in Arizona, si vede Noem impugnare un fucile in modo pericoloso durante una foto in posa con due agenti di frontiera. L’arma è infatti rivolta verso la testa di un poliziotto e le dita della mano destra della Segretaria alla Sicurezza Interna troppo vicine al grilletto del fucile.
“Siamo qui con Marco e Brian. Oggi mi stanno permettendo di seguirli in pattuglia. Stiamo andando a cercare una persona che, a quanto pare, è accusata di traffico di esseri umani. Prima c’è stata un’operazione che ha portato alla cattura di un uomo ricercato per omicidio. Quindi, apprezziamo il buon lavoro che svolgono ogni giorno e apprezziamo il fatto che… renderemo l’America sicura”
(da agenzie)

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CECILIA STRADA RACCONTA IL RAPPORTO COL PADRE GINO, FONDATORE DI “EMERGENCY”: “NEL MOMENTO IN CUI E’ MANCATO, IO STAVO SALVANDO DALLE ONDE UN MIGRANTE”

Aprile 10th, 2025 Riccardo Fucile

“QUELL’ADDIO A DISTANZA ALL’UOMO CHE AVEVA SALVATO TANTE VITE PROPRIO MENTRE IO STAVO FACENDO LA STESSA COSA ERA UN COPIONE PERFETTO SCRITTO DAL DESTINO”

Con Cecilia Strada si va sul sicuro. Inutile chiederle se c’è qualcosa di particolare, di speciale, di unico che ricorda di suo padre Gino. Perché ogni ricordo è particolare, speciale, unico…
«La mia prima volta in sala operatoria, per dire, avevo nove anni».
Ho capito bene? Nove?
«Nove. Era il 1988, io e mia madre non lo vedevamo da una vita e così a Natale lo abbiamo raggiunto a Quetta, in Pakistan. Eravamo appena arrivate quando chiamano dall’ospedale. C’erano feriti, avevano bisogno di lui. Io chiedo timidamente: posso venire anch’io? E sento due risposte in contemporanea. Mia madre: ovviamente no. Lui: ma certo che sì! Poi arriviamo in ospedale e oso chiedere: posso entrare con te? Mamma: assolutamente no. Lui: sì, sì, vieni. Così entrai. Se ci ripenso adesso che ho 46 anni… Mi chiedo: io avrei mai portato mio figlio in sala operatoria a 9 anni? La risposta è quella di mia madre: assolutamente no, ma sono molto felice di esserci andata».
Che intervento era?
«Un bambino colpito da un proiettile alla testa. Si salvò. I feriti erano tutti civili, siamo usciti che era notte e mia madre, che aspettava fuori, aveva ancora addosso gli occhiali da sole perché non voleva mostrare gli occhi gonfi di pianto per quel che aveva visto. Adesso so che quel viaggio mi ha cambiato la vita».
Quell’anno ancora non esisteva Emergency.
«È nata nel 1994 e da allora nei suoi ospedali i suoi medici, i suoi infermieri, i suoi operatori, si sono occupati della cura gratuita e di qualità di milioni di persone in zone spesso alla fine del mondo e dell’umanità. Ricordo che un giorno mio padre tornò a casa e disse a me e mia madre: facciamo sta’ cosa, ma dobbiamo darci parecchio da fare. Io ero una ragazzina, il mio compito fu spedire lettere e fax.
Torniamo a suo padre. Classe 1948, nato a Sesto San Giovanni, liceo classico, laurea in Medicina, specializzazione in chirurgia d’urgenza. Primo impiego da cardiochirurgo, poi chirurgia traumatologica. Pratica negli Usa, Stanford e Pittsburgh, Inghilterra, Sudafrica. Prima di tuffarsi anima e corpo in Emergency lavora con il Comitato internazionale della Croce Rossa: Pakistan, Etiopia, Somalia, Bosnia… Sempre lontano da casa…
«Non era un padre molto presente, è vero. Ma mi scriveva tantissime lettere che ancora conservo. Mi raccontava le sue giornate, mi mandava fotografie di gente ferita, mutilata orribilmente. Anche lì: io non credo che le avrei mandate a mio figlio ma sono contenta che lui lo abbia fatto con me. Ogni immagine, ogni racconto di
guerra mi ha fatto capire un po’ di più su come va il mondo e su quel che volevo per il mio futuro».
Suo figlio Leone oggi ha 15 anni. Che rapporto aveva con suo nonno?
«Beh, era un uomo divertente e certo era lontano dalla figura classica del nonno, ma non si poteva non amare e Leone l’ha amato come tutti noi. Sorrido ancora a ripensare quella volta che lo salutò con un “ciao nonnino”. E lui: “nonnino un cazzo”. Non era una parola che amava…».
Lei è stata presidente di Emergency dal 2009, dopo la morte di sua madre, fino al 2017. Com’era lavorare con suo padre?
«È stato a volte molto bello, altre molto complicato. Io sono grata alla vita per avermi dato i miei genitori, per quello che mi hanno insegnato e per quel che abbiamo fatto. Ma lavorare assieme ha avuto un costo: ci ha polverizzato la vita privata. C’erano solo e sempre questioni di lavoro. Problemi, soluzioni, discussioni, era tutto soltanto lavoro. Pensi che io e mio padre ci siamo ritrovati l’uno per l’altra e lontani dalla parola “lavoro” solo dopo la fine del mio rapporto con Emergency».
Suo padre si arrabbiò molto con chi disse che lei lasciò perché avevate litigato.
«Non c’è stato nessun litigio, abbiamo avuto un periodo di freddezza — questo è vero — ma non ci siamo mai davvero allontanati.
Al contrario, dopo quel periodo su cui in tanti hanno ricamato chissà quale retroscena, come le dicevo abbiamo realizzato che finalmente eravamo tornati a essere un padre e una figlia normali. Non solo e sempre Emergency ma anche: “Hai letto qualche libro ultimamente?”, oppure: “Che serie stai guardando?”, o: “Ci facciamo le tagliatelle al ragù?”. A un certo punto ci siamo detti: da quanti anni non facevamo due chiacchiere così! È stato bellissimo».
Una cattiveria sul rapporto fra lei e suo padre che l’ha molto ferita.
«Ne sono state dette tante… Ancora oggi qualcuno che non gradisce la mia elezione all’Europarlamento con il Pd mi scrive per dirmi “tuo padre si rivolterebbe nella tomba”. Visto che tutti sono bravi a leggere il pensiero dei morti lo faccio anch’io: io dico che lui oggi andrebbe volentieri a cena con Elly Schlein».
La volta che lo ha visto più arrabbiato.
«Ne ho sentite di sfuriate, eh… Una che ricordo è quando fu costretto a chiudere l’ospedale a Kabul perché non era più garantita la sicurezza. Era successa una cosa assurda. Su richiesta delle autorità italiane avevamo dato una mano per agevolare i contatti per la liberazione del giornalista di Repubblica Mastrogiacomo.
E però alla fine ci siamo ritrovati in una situazione impossibile, con i nostri accusati ingiustamente di terrorismo e nessuna difesa dall’Italia. Gli stessi che ci avevano
chiesto il favore ci hanno poi abbandonato. Eravamo esposti a rischi enormi e abbiamo dovuto chiudere. Solo che chiudere significava far morire molta gente. Dall’Europa non si sentono né l’odore delle ferite infette né le urla dei civili feriti…».
Se Gino Strada tornasse indietro per un giorno…
«Non lo condividerei con nessuno. Lo terrei a casa con me a fare le tagliatelle al ragù che adorava. E gli farei un milione di domande per ricostruire scene vecchie di cui non ricordo i dettagli».
Ad agosto del 2021, quando lui morì, lei era in mare a salvare migranti.
«È morto negli stessi minuti in cui stavamo facendo il primo soccorso. Se ci penso mi rivedo piegata in avanti a tirar su una persona. Quell’addio a distanza all’uomo che aveva salvato tante vite — e proprio mentre io stavo facendo la stessa cosa — era un copione perfetto scritto dal destino per me e per lui. Era tempo di Covid, in porto avevamo dieci giorni di quarantena.
Mi hanno detto: se vuoi chiediamo di fare un’eccezione per farti andare da lui, ma risposi che i diritti dovevano essere di tutti o di nessuno. Forse, ripensandoci l’ho fatto anche per me stessa: non essere al funerale, voleva dire continuare a fingere che ci fosse ancora. E in fondo sto facendo finta anche adesso: lui è in missione e io mi aspetto di rivederlo, un giorno o l’altro».
(da Il Corriere della Sera)

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LA CAMERA DEI DEPUTATI ARGENTINA HA CREATO UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA PARLAMENTARE SULLO SCANDALO DELLA CRIPTOMONETA $LIBRA, CHE COINVOLGE IL PRESIDENTE TURBOLIBERISTA MILEI

Aprile 10th, 2025 Riccardo Fucile

SU X, MILEI AVEVA SPONSORIZZATO LA MONETA VIRTUALE, GENERANDO LA CORSA AGLI ACQUISTI E L’AUMENTO DEL VALORE DEL 1.000%. MA POCO DOPO LA VALUTA ERA CROLLATA, CAUSANDO 100 MILIONI DI DOLLARI DI PERDITE… LA PROCURA FEDERALE DI BUENOS AIRES HA GIA’ AVVIATO UN’INDAGINE CONTRO MILEI, LA SORELLA E UN GRUPPO DI “INTERMEDIARI”

La Camera dei deputati argentina ha approvato la creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare sullo scandalo della criptomoneta $Libra che coinvolge il presidente Javier Milei. Nella stessa sessione è stata approvata anche una mozione che convoca in Parlamento a riferire sulla vicenda il capo di Gabinetto, Guillermo Francos, i ministri dell’Economia, Luis Caputo, e il ministro della Giustizia, Mariano Cuneo Libarona.
Si tratta di un doppio smacco per il leader ultraliberista, sottolineano i media locali. Da un lato – dopo la bocciatura di ieri in Senato dei candidati proposti dal presidente per la Corte Suprema – la votazione della Camera conferma che il governo ha perso la capacità di allineare dietro di sé il Parlamento dove può contare solo con una sparuta rappresentanza di deputati e senatori.
Dall’altro la creazione di una commissione d’inchiesta e la citazione dei ministri in Parlamento garantisce all’opposizione di poter mantenere al centro dell’agenda politica la vicenda che ad oggi ha più intaccato l’immagine del presidente a livello nazionale ed internazionale.
Sul fronte giudiziario lo scandalo $Libra è già arrivato fino alla Corte Suprema di New York dopo che un gruppo di investitori rimasti coinvolti nel crollo repentino della ‘meme-coin’ promossa dal presidente argentino ha presentato una ‘class-action’ (azione legale collettiva). In Argentina il caso ha portato anche all’apertura di un’indagine della Procura nei confronti del presidente, della sorella Karina Milei, e di diversi eventuali intermediari per i presunti reati di truffa, abuso d’ufficio e corruzione
(da agenzie)

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