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25 APRILE, SILVIA SALIS NON INVITATA ALLA CERIMONIA A TEATRO CON MATTARELLA, UNO SGARBO ISTITUZIONALE DEL COMUNE GUIDATO (CASO STRANO) DAL LEGHISTA PICIOCCHI, ATTUALE VICESINDACO E CANDIDATO SINDACO

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

UNO PARLA E L’ALTRA RESTA FUORI, MA CHE BELLA DEMOCRAZIA SOVRANISTA… LE OPPOSIZIONI INDIGNATE

Scoppia un nuovo caso politico a margine delle celebrazioni del 25 aprile a Genova col presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alla cerimonia organizzata al teatro Ivo Chiesa, dove il capo dello Stato assiste alla prima dello spettacolo D’oro. Il sesto senso partigiano, non è stata invitata la candidata
sindaca del centrosinistra Silvia Salis, a differenza di numerose personalità politiche e istituzionali autorizzate a sedersi in platea.
“È uno sgarbo istituzionale – tuona Armando Sanna, capogruppo del Pd in Regione, invitato come tutti i colleghi dell’assemblea -. Silvia Salis oggi, oltre a essere vicepresidente del Coni nazionale è anche commendatrice della Repubblica. Peccato, è una brutta pagina. Viviamo spesso e volentieri queste brutte pagine, sotto campagna elettorali sono situazioni che creano imbarazzo e credo che qualcuno dovrà rispondere di questo mancato invito”.
“Sono rimasto colpito che il giorno del 25 aprile, la festa della Liberazione, una festa che deve essere di tutti e di tutte, non siano stati coinvolti tutti i candidati a sindaco, in particolare la nostra candidata Silvia Salis, in un momento per la città così importante come l’ottantesimo della Liberazione con la presenza del presidente della Repubblica che è un momento di gioia, di festa – sottolinea Alberto Pandolfo, deputato genovese del Pd, anche lui presente insieme ai parlamentari -. A maggior ragione, quindi, era importante trovare una coesione ed evitare qualunque forma di esclusione. Credo che questo non sia un segnale positivo, bisogna tenere conto del contesto in cui in cui ci troviamo”.
A rincarare la dose è Alessandro Terrile, dirigente del Pd e invitato in quanto amministratore delegato di Ente Bacini: “Penso che sia un segnale molto brutto per la città perché il 25 aprile si festeggia sempre in primavera e ogni cinque anni ci sono le elezioni comunali, quindi molto spesso si fa in campagna elettorale e fino ad oggi, a mia memoria, si è sempre mantenuto un rispetto per la celebrazione di una memoria condivisa. Questo mancato invito invece sa proprio di voler piegare un evento come quello di oggi a una esigenza di campagna elettorale. Ed è sempre brutto che poi ci si nasconda dietro qualche funzionario, qualcuno che non ha capito, perché mi pare invece evidente che ci sia una volontà politica di escludere. Credo che qualcuno debba spiegare alla città, il teatro e il Comune”.
“Mi guardo intorno dentro il teatro Ivo Chiesa, vedo tutti: c’è chi ha un ruolo istituzionale nella società ligure e genovese ma anche chi non lo ha – continua Davide Natale, segretario ligure del Pd e consigliere regionale -. L’assenza di Salis è una delle scelte politiche più sbagliate che potevano essere messe in campo oggi. Silvia rappresenta già oggi gran parte della politica genovese, oltre ad avere incarichi importanti nel panorama nazionale come commendatore della
Repubblica e vicepresidente vicario del Coni. Sono convinto che la sua assenza non sia una svista, ma una scelta deliberata. Anche su questi aspetti si demarca una differenza di stile sostanziale tra la destra e il centrosinistra.
(da Genova24)

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VOLANO GIA’ I CORVI SOPRA SAN PIETRO, CON UN SOLO OBIETTIVO: CONDIZIONARE IL CONCLAVE

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

DIFFONDONO VOCI DI MALATTIE IMMAGINARIE SU ALCUNI FAVORITI, NEL MIRINO PAROLIN

Sono già partiti i corvi che in Vaticano da sempre nidificano con una certa facilità, riproducendosi di papato in papato. Così già da martedì si sono levati in volo sopra San Pietro con un solo obiettivo: il Conclave.
Fra i loro artigli la berretta portata via dalla testa di un papabile, grazie a qualche gracchiata lasciata nei posti che contano. Da qualche giorno i corvi hanno volato in alcune importanti redazioni giornalistiche lasciando cadere lì: «quel cardinale non ce la può fare ad essere eletto. Non si sa molto in giro, ma da tempo è ammalato e non reggerebbe il pesantissimo incarico». Non una novità di queste ore. Un classico da secoli.
Parolin nel mirino per un intervento del 2020, Sarah per uno del 2021
Nelle prime ore la voce stridula ha avuto un obiettivo principale: il segretario di Stato uscente, Pietro Parolin. «Sta poco bene, non ce la può fare», è il messaggio iniziato a girare vorticosamente non appena il cardinale è sembrato nella rosa ristretta dei “papabili”. Il riferimento a dire il vero è un pizzico datato: un intervento alla prostata fatto nel 2020, cinque anni fa. Non c’è stato in tempi recenti segno alcuno di un ritorno del male, e Parolin è sembrato più che mai attivo proprio negli ultimi giorni.
Arma a doppio taglio la salute. Se il Conclave è bloccato, la fragilità aiuta il candidato
Voleranno altri corvi con nuovi messaggi nelle proprie ore, ma l’operazione
malandrina ha un rischio non secondario di trasformarsi in un boomerang. Se nelle discussioni cardinalizie emergessero candidature forti e fin dall’inizio talmente appoggiate da essere in grado di farcela in poche votazioni, allora sì il corvo con i suoi sospetti su una fragilità fisica potrebbe danneggiare il prescelto.
Ma se al contrario il candidato forte non esce né da un gruppo né da un altro e nessuno avesse i voti di partenza, allora un cardinale molto anziano, e poco in salute, insomma fragile e non destinato a durare a lungo acquisterebbe molte chance di essere eletto. Piuttosto che dare al mondo l’impressione di eccessiva divisione e tempi troppo lunghi del conclave, meglio eleggere uno che duri poco. Un calcolo già fatto in passato. Ma non sempre azzeccato
(da agenzie)

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A MOSCA CONTINUANO A SALTARE IN ARIA GENERALI: IAROSLAV MOSKALIK, COMANDANTE AGGIUNTO DELLA DIREZIONE GENERALE OPERATIVA DELLO STATO MAGGIORE, È MORTO NELL’ESPLOSIONE DI UN’AUTO NELLA LOCALITÀ DI BALACJIKHA

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

MOSKALIK ERA UN PEZZO GROSSO DEL DIRETTORATO OPERATIVO CHE PIANIFCA LE OPERAZIONI MILITARI… I SERVIZI DI KIEV HANNO MANDATO UN MESSAGGIO A PUTIN ? TU VUOI LA CRIMEA? NOI VI VENIAMO A PRENDERE UNO PER UNO A CASA

Il generale russo Iaroslav Moskalik, comandante aggiunto della direzione generale operativa dello stato maggiore delle forze armate, è morto nell’esplosione di un’auto vicino a MOSCA, nella località di Balacjikha a pochi chilometri dalla capitale, ha reso noto il Comitato inquirente che ha aperto una inchiesta per omicidio. A detonare è stato un ordigno esplosivo rudimentale.
L’ordigno era pieno di schegge, hanno precisato gli inquirenti. I video delle telecamere di sicurezza diffusi dai canali Telegram considerati vicini alle forze di sicurezza mostrano una potente esplosione accanto a una strada pedonale che costeggia abitazioni private. Moskalik, che aveva 59 anni, era numero due del
direttorato operativo dello stato maggiore a cui spetta la pianificazione delle operazioni militari e il controllo della prontezza militare, quindi una direzione pesantemente coinvolta nella guerra in Ucraina.
(da agenzie)

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TROPPI POLITICI AI FUNERALI: “NON ABBIAMO PIU’ POSTI”

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

LA CORSA DI PARLAMENTARI E MINISTRI MANDA IN TILT IL VATICANO: ”VENITE SOLI, SENZA SCORTA E COMPAGNI/E”

Esserci. A prescindere. Una foto, anche se in ventesima fila, magari non lontano dai “grandi del mondo”, val bene un funerale. Dopo la corsia preferenziale per accedere alla salma di papa Francesco, in queste ore tra Camera e Senato i partiti si stanno organizzando per partecipare al funerale a San Pietro di domani mattina alle 10. L’appuntamento dell’anno: il governo stima che possano arrivare oltre 2 milioni di pellegrini e 200 delegazioni da tutto il mondo. L’elenco dei partecipanti sarà chiuso domani sera dal Cerimoniale del Vaticano che deciderà anche i posti a sedere.
Ma in queste ore la Santa Sede ha un problema ulteriore rispetto a evitare “guai” diplomatici (come quello tra Cina e Taiwan o la lontananza tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky): far entrare tutti i parlamentari che vogliono partecipare alle esequie nell’area “autorità”. Oltre ai cardinali, ai vescovi, all’area “Vip” e a quella dei capi di Stato e di governo (con annessi
accompagnatori e accompagnatrici), infatti, ce ne sarà una dedicata anche alle autorità semplici, cioè quelle politiche extra rispetto alle alte cariche dello Stato. Questa sarà riservata, anche, ai parlamentari.
Negli ultimi giorni, come è successo per dare l’ultimo saluto alla salma del papa, l’Ufficio del Cerimoniale della Camera e del Senato ha chiesto ufficialmente a tutti i gruppi parlamentari di indicare chi fosse interessato a partecipare alla celebrazione di domani. A loro volta i capigruppo di Camera e Senato hanno chiesto ai parlamentari di dare o meno la propria disponibilità. E, secondo diverse fonti a conoscenza della questione, le risposte sarebbero state tantissime. In alcuni casi – come per Alleanza Verdi e Sinistra – la delegazione sarà ristretta e limitata ai leader e ai capigruppo di Camera e Senato, ma in altri c’è la corsa a partecipare alle esequie. Ci saranno quindi delegazioni dei singoli partiti composte da più deputati e senatori. E non sarà un problema se molti parlamentari finiranno molto lontani dalle prime file: l’importante è esserci. E magari essere inquadrati in mondovisione vicini al ciuffo iconico del presidente americano Donald Trump o alla mimetica del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Lo stesso sta succedendo con ministri e sottosegretari. Tra le alte cariche dello Stato, infatti, ci sarà una delegazione ad hoc dell’esecutivo composta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal sottosegretario Alfredo Mantovano e dai due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Ma l’Ufficio del Cerimoniale di Palazzo Chigi ha chiesto anche ai ministri e ai sottosegretari interessati, e anche qui saranno in molti a partecipare: l’esecutivo dovrebbe esserci quasi al completo.
Risposte che hanno mandato in tilt l’Ufficio del Cerimoniale della Santa Sede che si sta scervellando per organizzare i posti, che restano comunque limitati. Intanto è stata trovata una prima soluzione: agli esponenti di governo è stata mandata una comunicazione in cui si chiede espressamente di presentarsi da soli, senza la scorta e senza accompagnatori (quindi niente famiglie al seguito) per evitare di occupare altri posti.
Anche le regole saranno stringenti: parlamentari, ministri e sottosegretari che vorranno partecipare alla cerimonia dovranno presentarsi domani mattina entro e non oltre le 8.30, un’ora e mezza prima dell’inizio, alla porta Perugino (in via della Stazione Vaticana) com’è avvenuto in questi giorni per tutti i parlamentari
che volessero vedere la salma del pontefice saltando la fila dei pellegrini che sono venuti da tutto il mondo e che hanno dovuto attendere anche due ore fuori da San Pietro per dare l’ultimo saluto al Papa. Qualcuno, tra i parlamentari che hanno avuto la corsia preferenziale, si è presentato anche con la famiglia.
(da ilfattoquotidiano.it)

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LA MASCALZONATA DI TRUMP: UN FINTO NEGOZIATO PER PIEGARE LE GINOCCHIA ALL’UCRAINA

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

COME RAGIONA UN FARABUTTO COME TRUMP

La logica senza logica che guida l’America nel non negoziato per la pace. Come è possibile non capire che l’unica lingua diplomatica accettabile è quella di Kallas, di von der Leyen, di Starmer, di Sikorsky e di Macron?
Come ragiona un farabutto come Trump? Ci sono le elezioni nel novembre del 2024 e devo vincerle a tutti i costi altrimenti rischio bancarotta e galera. Immigrazione e dazi e la promessa di svellere la democrazia istituzionale nella logica dello strongman e altre sconcezze dai risvolti grotteschi non bastano. Del mio Grand Guignol deve far parte anche il destino di un popolo europeo aggredito e delle alleanze che gli hanno permesso per tre anni di resistere a un dittatore paranoico che ha deciso di credersi il nuovo Zar di tutte le Russie. Il Papa ha già chiesto agli ucraini di alzare bandiera bianca. L’opinione pubblica internazionale è frastornata dalle sanzioni e da tre anni di guerra dalla quale non sembra facile uscire vista la preponderanza militare e politica della Federazione russa, potenza nucleare, e dei suoi ricatti blindati e dei bagni di sangue che ha imposto ai confini della Nato ricevendone una risposta gradualista e inefficace per quanto tenace. Che devo fare? Devo promettere la fine della guerra in ventiquattr’ore. Devo promettere un accordo, un deal, che mi consacri principe della pace anche ingiusta, pace per il nostro tempo. Devo insistere su un falso, un fake della storiografia dei “se”: ci fossi stato io alla Casa Bianca, la guerra non sarebbe mai cominciata. La colpa è del predecessore, di Biden, che oltre tutto era un presidente illegittimo. Passando all’azione dopo aver vinto, il farabutto assume in toto la posizione dell’aggressore, si mette d’accordo con lui
per una soluzione che suoni vittoria dell’invasione, maltratta il presunto perdente, cerca di umiliare gli alleati transatlantici e europei archiviando un equilibrio tra democrazie e autocrazie che ha fatto epoca dalla fine dell’ultima guerra mondiale a oggi, offre a Putin tutto quello che è in grado di dargli, e se potesse gli porterebbe la testa di Zelensky su una guantiera d’argento portata dal cameriere Witkoff, interrompe la fornitura d’armi e d’intelligence a intermittenza all’alleato in battaglia, manda il capo della Cia a concordare i passi necessari con l’Fsb, alimenta le balle micidiali di una potenza che, coperta da inesistenti cessate il fuoco e da un negoziato truccato dai somari di Caligola nel deserto d’Arabia, continua a bombardare con decine di missili Kyiv e altre città, centrali, ospedali, trattorie, piazze di un paese libero che vuole mettere in ginocchio, magari poi dice che quel tale bombardamento Putin avrebbe potuto risparmiarselo, non era necessario, non in questo momento, non conviene alla mia immagine e alla mia nuova amicizia con lo Zar e i suoi cortigiani, che un accordo capestro a vantaggio di Mosca dovrebbe consacrare. Poi torna a scagliarsi contro il presunto perdente, al quale nel frattempo vuole estorcere un contratto di sfruttamento di risorse minerarie, boicotta i tentativi di trattativa seria a Londra e a Parigi, e dopo avere gettato nel caos l’economia-mondo in forme sgangherate che fanno tremare borse e mercati e gonfiano le borse sua e dei suoi complici, ecco che minaccia di sfilarsi dalla trattativa – abbiamo scherzato – se l’Ucraina non si piega ai Diktat del Cremlino, che non ha problemi a sigillare con la sua ceralacca diplomatica la totale consonanza tra la propria visione trionfalistica delle cose e quella di Trump, il farabutto, appunto.
Da invidiare la bonarietà con cui il nostro ministro degli Esteri continua a ripetere, una filastrocca che non convince nessuno e credo nemmeno lui: l’Italia è al fianco e a sostegno di questa mascalzonata che è il finto negoziato per piegare le ginocchia dell’Ucraina. Ma a fianco di che cosa, di grazia? Come è possibile non capire che l’unica lingua diplomatica accettabile è quella di Kallas, di von der Leyen, di Starmer, di Sikorsky e di Macron? Nel corso dei fatidici cento giorni in occidente, in quel che resta della sua impalcatura democratica e liberale, tra coloro che intendono difendere con garanzie serie l’Ucraina e l’Europa da un delirio di grande potenza imperialista basato sull’uso cinico della forza, si è cercato in ogni modo di ricondurre a una qualche logica geopolitica il più sfacciato tradimento o voltafaccia nella storia delle alleanze
che si ricordi da molti decenni. Impossibile, bisognerà cominciare a dirlo chiaro e tondo. L’unica logica della mascalzonata è la mascalzonaggine, che poi sia figlia di un narcisismo impazzito e di un carattere egomaniaco che mette in imbarazzo tutti tranne i soci di stretta osservanza riuniti nella chat di Signal, questo è solo un dettaglio. Sta finendo il tempo delle esitazioni e delle indulgenze, fare senza e contro questa presidenza di abissale farabuttaggine è diventato imperativo per tutti in Europa e in quella parte di mondo che non vuole consegnarsi a un destino di vassallaggine e di irrilevanza totale, nelle mani di un branco di canaglie.
Giuliano Ferrara
(da ilfoglio.it)

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ECCO IL SOGNO AMERICANO: I RICCHI SEMPRE PIU’ RICCHI, I POVERI SEMPRE PIU’ POVERI

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

L’ARTICOLO DEL WALL STREET JOURNAL

I più ricchi sono diventati ancora più ricchi e controllano una quota record della ricchezza americana. Nuovi dati suggeriscono che nel 2024 è stato creato un patrimonio di 1.000 miliardi di dollari solo per le 19 famiglie più ricche degli Stati Uniti. Si tratta di un valore superiore a quello dell’intera economia svizzera
Ci sono voluti quattro decenni perché la quota di ricchezza totale delle famiglie americane detenuta dallo 0,00001% più ricco della popolazione passasse dallo 0,1% del 1982, quando 11 famiglie costituivano questo ristretto gruppo, all’1,2% del 2023, secondo un’analisi di Gabriel Zucman, economista dell’Università della California, Berkeley e della Paris School of Economics – scrive il WSJ.
In un solo anno, alla fine del 2024, la quota della ricchezza totale delle famiglie statunitensi detenuta dallo 0,00001% più ricco, ovvero quelle 19 famiglie, è balzata all’1,8%, pari a circa 2,6 trilioni di dollari. Si tratta del più grande aumento annuale mai registrato, secondo Zucman.Il patrimonio totale delle famiglie statunitensi era pari a circa 148.000 miliardi di dollari alla fine del 2024, secondo una misura utilizzata da Zucman che sottrae il valore dei beni di lusso e delle pensioni non finanziate dalla stima del patrimonio delle famiglie della Federal Reserve.
Il patrimonio netto medio di tutti i gruppi è aumentato dal terzo trimestre del 1990, in linea con la crescita dell’economia statunitense. La crescita della ricchezza degli americani più ricchi ha superato di gran lunga quella di tutti gli
altri gruppi di ricchezza degli Stati Uniti.
I gestori patrimoniali affermano che il boom del mercato azionario nel 2024 ha alimentato la creazione di ricchezza ai vertici, dopo i guadagni già considerevoli dell’anno precedente. Insieme, questi due anni hanno rappresentato i migliori anni consecutivi dell’S&P 500 in un quarto di secolo. (I mercati sono crollati da quando il presidente Trump ha scatenato una guerra commerciale globale, drammatizzando la natura volatile della ricchezza dei più ricchi tra i ricchi. Con gran parte della loro ricchezza legata al mercato azionario, il loro patrimonio netto può oscillare di miliardi ogni giorno).
Secondo la ricerca di Zucman, lo 0,00001% più ricco degli Stati Uniti possiede un patrimonio netto di almeno 45 miliardi di dollari per famiglia e include Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, Bill Gates, Warren Buffett e l’investitore di private equity Stephen Schwarzman. Altri ricercatori hanno soprannominato coloro che possiedono una ricchezza di tale portata “supermiliardari”.
La crescita della ricchezza tra i ricchi ha creato nuovi miliardari in tutto il mondo, e in particolare negli Stati Uniti.
La banca privata JPMorgan Chase stima che i miliardari statunitensi fossero quasi 2.000 lo scorso anno, in aumento rispetto ai circa 1.400 del 2021, quando ha iniziato a monitorare i miliardari. La società di dati patrimoniali Altrata, invece, stima che nel 2023, l’anno più recente per cui dispone di dati, i miliardari saranno 1.050, in aumento rispetto ai 975 del 2021. Altrata calcola che il loro patrimonio totale nel 2023 si avvicinerà ai 4,9 trilioni di dollari.
Secondo il World Inequality Database, nel 2023 l’1% più ricco degli Stati Uniti deteneva il 34,8% della ricchezza totale delle famiglie statunitensi. In confronto, l’1% più ricco del Regno Unito deteneva il 21,3% della ricchezza totale del Paese. In Francia, l’1% più ricco deteneva il 27,2% e in Germania il 27,6%.
Più una famiglia era ricca nel 1990, più rapidamente ha accumulato ricchezza negli anni successivi. Mentre l’1% più ricco ha aumentato la propria quota di ricchezza totale delle famiglie, tutti gli altri gruppi di ricchezza degli Stati Uniti hanno visto diminuire la propria quota.
Secondo un’analisi dei dati della Federal Reserve condotta da Steven Fazzari, economista della Washington University di St. Louis, una famiglia appartenente allo 0,1% più ricco (circa 133.000 famiglie con un patrimonio di almeno 46,3
milioni di dollari ciascuna) ha accumulato in media 3,4 milioni di dollari all’anno dal terzo trimestre del 1990, in dollari del 2024. In confronto, la ricchezza del resto dell’1% più ricco, circa 1,2 milioni di famiglie con un patrimonio di almeno 11,2 milioni di dollari ciascuna, è cresciuta in media di 450.000 dollari all’anno per famiglia.
(da Wall Street Journal)

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“PER ME ERA GIUSTO NON ANDARE ALL’INSEDIAMENTO DI TRUMP”: MICHELLE OBAMA SPIEGA PERCHÉ NON SI È PRESENTATA ALLA CERIMONIA DELLO SCORSO 20 GENNAIO

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

“VOLEVO DARE L’ESEMPIO ALLE MIE FIGLIE. VOGLIO CHE INIZINO A PRATICARE FIN DA ORA L’ARTE DI DIRE ‘NO’” … BRAVA MICHELLE, NON SI ONORANO I CRIMINALI

Michelle Obama ha parlato per la prima volta della sua decisione di non andare all’insediamento di Donald Trump, il 20 gennaio, e dieci giorni prima ai funerale di Jimmy Carter dove avrebbe dovuto essere seduta accanto al tycoon.
Nella puntata del 23 aprile del suo podcast “IMO with Michelle Obama and Craig Robinson”, che l’ex first lady conduce insieme al fratello, ha spiegato che “la mia decisione di non andare è stata accolta con scherno e critiche e siccome la gente non capiva perché mi fossi rifiutato hanno detto per scontato che il mio matrimonio stesse andando in pezzi”.
“Mentre io sto solo cercando di fare la scelta giusta per me”, ha detto confessando di aver fatto “tutto il possibile per non fare ciò che era percepito come giusto, ma per fare ciò che era giusto per me: è stato difficile”. Michelle ha anche rivelato di aver dovuto “praticamente ingannare” se stessa non preparandosi per l’evento.
“Io ho sempre un vestito pronto per ogni occasione, anche quando viaggio, nel caso salti fuori qualcosa, ma quella volta non l’ho cercato, non l’ho voluto. Ho detto al mio team: non ci vado”. L’ex first lady ha anche detto che parte della sua motivazione era dare l’esempio alle sue figlie Malia, 26 anni, e Sasha, 23 anni. “Voglio che inizino a praticare fin da ora l’arte di dire ‘no'”.
(da agenzie)

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“HARVARD È UN’ISTITUZIONE ANTISEMITA E DI ESTREMA SINISTRA: È UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA” : IL DELIRIO DI TRUMP

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

L’ATENEO FONDATO NEL 1636, IMPROVVISAMENTE E’ DIVENTATO CENTRO DI PERICOLOSI “SOVVERSIVI”: LA CROCIATA DI “THE DONALD” NEI CONFRONTI DI HARVARD: L’UNIVERSITÀ DI BOSTON NON ACCETTA DI MODIFICARE LE SUE POLITICHE SECONDO I DIKTAT DEL PRESIDENTE

“Harvard è un’istituzione antisemita e di estrema sinistra, come tante altre, con studenti provenienti da tutto il mondo che vogliono fare a pezzi il nostro Paese.” Lo scrive Donald Trump su Truth nell’ennesimo attacco al college. “Harvard è una minaccia per la democrazia”, ha detto ancora.
L’Harvard Crimson, il giornale studentesco di Harvard, una delle università più prestigiose d’America, sta affrontando una crisi senza precedenti nei suoi 152 anni di storia. Come riporta il Wall Street Journal sempre più studenti, soprattutto stranieri, chiedono la rimozione dei loro nomi dagli articoli per paura di ritorsioni da parte delle autorità per l’immigrazione dopo la stretta sui visti di Donald Trump
La svolta è arrivata dopo il caso di Rumeysa Ozturk, la studentessa turca fermata e privata del visto per aver co-firmato un articolo pro-Palestina. E cosi’ ora alcuni studenti di Harvard chiedono la rimozione della loro firma da vecchi editoriali, altri domandano ai redattori di cancellare interi articoli dai siti web. Secondo la presidente del Crimson, McKenna McKrell, 21 anni, questi appelli sono aumentati vertiginosamente: la pubblicazione, spiega, ha recentemente ricevuto 10 richieste in due settimane, una delle quali riguardava un articolo pubblicato più di dieci anni fa.
(da agenzie)

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TANTO RUMORE PER NULLA: LA PROCURA DI CAGLIARI HA CHIESTO L’ANNULLAMENTO DELLA DECADENZA PER LA PRESIDENTE DELLA REGIONE SARDEGNA, ALESSANDRA TODDE, ACCUSATA DI IRREGOLARITA’ NELLA RENDICONTAZIONE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Aprile 25th, 2025 Riccardo Fucile

CHIESTA ANCHE UNA RIDUZIONE DELLA MULTA DA 40MILA EURO INFLITTA ALLA GOVERNATRICE PENTASTELLATA

Niente decadenza per la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde. Lo chiede la procura di Cagliari che, in quanto materia elettorale, è parte in causa nel procedimento apertosi davanti al tribunale ordinario sul ricorso presentato dai legali della governatrice contro l’ordinanza-ingiunzione emessa dal collegio regionale di garanzia della Corte d’Appello del capoluogo sardo.
A confermare questa richiesta è l’avvocato Benedetto Ballero che aggiunge di aver chiesto di “confermare la sanzione pecuniaria nella misura inferiore che il collegio vorrà determinare”. Il collegio regionale di garanzia aveva contestato alla governatrice irregolarità nel rendiconto delle spese della campagna pentastellata per il voto del febbraio 2024, determinando non solo un’ordinanza-ingiunzione di decadenza al consiglio regionale ma anche una sanzione a carico della presidente di 40mila euro.
E proprio lo stesso collegio, che aveva presentato opposizione al ricorso della presidente Todde, dovrà essere ricostituito dopo che la presidente, Gemma Cucca, che era anche presidente della Corte d’Appello, è andata in pensione.

(da agenzie)

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