Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
I DATI UFFICIALI DI FRONTEX, MENTRE PIANTODOSI HA IL CORAGGIO DI PARLARE DI “COLLABORAZIONE STRAORDINARIA DELLA LIBIA”: INFATTI LO HANNO RESPINTO ALL’AEROPORTO
Il ministro dell’Interno Piantedosi, commentando lo stato dei rapporti tra Italia e Libia e
la gestione dei flussi migratori, ha parlato di “straordinaria collaborazione” con le autorità libiche. Ma i dati Frontex lo smentiscono: la Libia continua a essere il principale Paese di partenza per gli attraversamenti nel Mediterraneo centrale, con circa 20.800 migranti arrivati in Italia e un aumento dell’80% rispetto al 2024.
Gli ultimi dati Frontex sugli arrivi di migranti dalla Libia sono clamorosi. Nei primi sei mesi del 2025 “la Libia continua a essere il principale Paese di partenza” per gli attraversamenti
irregolari nell’Unione Europea, “con circa 20.800 migranti arrivati in Italia, con un aumento dell’80% rispetto allo scorso anno”, fa sapere l’agenzia, che oggi sul proprio sito ha diffuso i dati sulle rotte migratorie.
Proprio due giorni fa il ministro dell’Interno Piantedosi, insieme a una delegazione europea – di cui facevano parte anche il commissario Ue alle Migrazioni Magnus Brunner, e i ministri degli Interni di Grecia e Malta, Thanos Plevris e Byron Camilleri – si era recato il Libia per parlare di immigrazione clandestina e di possibili strategie per il contenimento delle partenze di migranti dal Paese nordafricano. Ma se l’incontro con il governo del premier Ddbeibeh si era svolto regolarmente, la delegazione non è riuscita ad avere alcun colloquio con il governo orientale di Osama Hamad: il gruppo è stato infatti respinto all’aeroporto di Bengasi per decisione del governo della Cirenaica, e i componenti sono state bollati come “indesiderabili” e “persone non gradite”, per “mancato rispetto delle procedure di ingresso”. Diverse ipotesi sono state formulate sulle cause di questo respingimento: per il Viminale si sarebbe trattato soltanto di “un’incomprensione protocollare non gestita dalla rappresentanza italiana”. Ma secondo altre versioni lo stop alla missione diplomatica ci sarebbe un certo risentimento da parte del governo libico orientale nei confronti del governo italiano, troppo timido nel sostenere pubblicamente la causa della Cirenaica e di Haftar.
In ogni caso il ministro Piantedosi oggi un’intervista ha sostenuto che i rapporti dell’Italia con la Libia sarebbero solidi: “Noi consideriamo di grande importanza la collaborazione che stiamo consolidando con entrambe le parti libiche. Su dossier così importanti l’azione del governo è sempre corale e coordinata”. Rispetto alla possibilità di una ‘ritorsione’ migratoria “non ho nessun motivo per crederlo, anzi – ha proseguito il ministro – Posso testimoniare la straordinaria collaborazione che le autorità della Libia, così come quelle della Tunisia, stanno dimostrando sul fronte del contrasto al traffico di esseri umani e del sostegno ai rimpatri volontari assistiti”. Eppure, nonostante gli accordi con Tunisia e Libia, i dati di Frontex segnalano proprio un aumento delle partenze dalla Libia in questi ultimi mesi rispetto all’anno scorso, segno che le politiche del governo italiano non stanno dando buoni frutti.Dal rapporto Frontex emerge che nella prima metà del 2025, gli attraversamenti irregolari nell’Unione Europea sono diminuiti del 20%, attestandosi a 75.900, ma la rotta del Mediterraneo centrale ha registrato oltre 29.300 attraversamenti irregolari, il 12% in più rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria più trafficata dell’UE, rappresentando il 39% di tutti gli arrivi irregolari. La maggior parte dei migranti arrivati sono benaglesi, egiziani e afghani. La Libia continua a essere il principale paese di partenza per gli attraversamenti in mare, con circa 20.800 migranti arrivati in Italia, con un aumento dell’80% rispetto allo scorso anno.
Forti cali degli arrivi registrati sulle rotte dei Balcani occidentali (-53%), delle frontiere terrestri orientali (-50%) e dell’Africa occidentale (-41%). Gli attraversamenti attraverso la rotta migratoria del Mediterraneo orientale sono diminuiti di quasi un quarto, attestandosi a 19.600. Ciononostante, la rotta ha registrato un notevole sviluppo negli ultimi mesi con l’emergere del corridoio Libia-Creta. Questo corridoio ora rappresenta il maggior numero di attraversamenti nel Mediterraneo orientale
Un’altra rotta che ha registrato un aumento è stata la rotta del Mediterraneo occidentale, dove gli arrivi sono aumentati del 19% rispetto alla prima metà del 2024. Solo a giugno, il numero di arrivi su questa rotta è raddoppiato rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. L’Algeria rimane il principale Paese di partenza sulla rotta, con un aumento di circa l’80% rispetto al 2024, a indicare che le reti di trafficanti stanno adattando le loro attività e utilizzano sempre più rotte alternative dal Nord Africa.
Al contrario, la rotta dell’Africa occidentale ha registrato un calo significativo. Gli arrivi sono diminuiti di oltre il 40%, con 11.300 rilevamenti nei primi sei mesi di quest’anno e solo 300 attraversamenti segnalati a giugno. Questa tendenza al ribasso, spiega Frontex, è dovuta in gran parte ai maggiori sforzi di prevenzione da parte dei Paesi di partenza, che lavorano in stretta collaborazione con gli Stati membri dell’UE per
affrontare la migrazione irregolare alla fonte.
Nel frattempo, sulla rotta della Manica, i tentativi di attraversamento del canale verso il Regno Unito sono aumentati del 23%, raggiungendo quota 33.200 tra gennaio e giugno. L’aumento è stato determinato da una serie di fattori, tra cui un numero molto più elevato di giorni con buone condizioni meteorologiche quest’anno, il crescente utilizzo di “taxi boat” che eludono i controlli e un maggior numero di persone stipate su imbarcazioni individuali. Nonostante gli sforzi di controllo, la rotta è ancora considerata praticabile dai gruppi di trafficanti che rimangono attivi e si adattano rapidamente, senza preoccuparsi molto della sicurezza dei migranti.
Dietro questi numeri si celano tragiche storie umane, poiché molti migranti intraprendono pericolosi viaggi in mare su imbarcazioni sovraffollate e inadatte alla navigazione,
rischiando la vita per attraversare il mare. Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, 760 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo solo nei primi sei mesi di quest’anno.
(da Fanpage)
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Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO HA RESPINTO LA DOMANDA DI MARINE LE PEN CHE CHIEDEVA LA SOSPENSIONE DELL’INELEGGIBILITÀ, DECISA DAI GIUDICI FRANCESI CON LA CONDANNATA PER MALVERSAZIONI NELL’USO DEGLI ASSISTENTI PARLAMENTARI A BRUXELLES
Sono entrati «armati e con i giubbotti antiproiettile», ha raccontato pieno di indignazione il presidente del partito, Jordan Bardella. Una ventina di poliziotti della Brigata finanziaria di Parigi, accompagnati da due giudici istruttori, si sono presentati poco prima delle nove ieri mattina nella sede del Rassemblement National per eseguire una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta avviata il 3 luglio 2024 sul finanziamento delle campagne presidenziali del 2022, legislative del 2022 ed europee del 2024.
Dell’inchiesta si sapeva, ma la perquisizione segna un salto di qualità nei guai giudiziari che complicano l’ascesa al potere del Rassemblement national, già colpito dall’ineleggibilità di Marine Le Pen.
La leader storica del RN, condannata per malversazioni nell’uso degli assistenti parlamentari a Bruxelles, salvo un’improbabile assoluzione in appello non potrà candidarsi all’elezione presidenziale del 2027.
E ieri a Strasburgo la Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto la domanda di Marine Le Pen che chiedeva la sospensione dell’ineleggibilità. L’ipotesi di passare il testimone a Bardella prende corpo, ma ora anche lui si trova coinvolto in un’indagine che entra nel vivo.
La procura di Parigi cerca elementi per verificare se le ultime campagne elettorali «siano state finanziate grazie a prestiti illegali da parte di privati a beneficio del Rassemblement national, nonché attraverso la sovrafatturazione di prestazioni o la fatturazione di prestazioni fittizie, che sono state successivamente integrate nelle richieste di rimborso da parte dello Stato».
Il giovane Bardella (29 anni), che da mesi ormai si prepara a prendere il posto della mentore Marine Le Pen (56), ha definito la perquisizione «un’operazione spettacolare e senza precedenti, parte di una nuova campagna di persecuzione» nei confronti del partito di estrema destra.
Da un lato il Rassemblement national ha sempre invocato la moralizzazione della vita pubblica, chiedendo pene durissime e l’ineleggibilità a vita per chi svolge una funzione pubblica e cede alla corruzione o a irregolarità varie; dall’altro, quando questo rigore riguarda i suoi esponenti, ecco le accuse di «grave
violazione del pluralismo e dell’alternanza democratica», come ha commentato ancora ieri Bardella.
Dopo le polemiche per il prestito ottenuto da una banca russa vicina al Cremlino per la campagna presidenziale di Marine Le Pen del 2017, il Rassemblement national ha fatto sempre più ricorso a prestiti da donatori privati,legali ma inquadrati da regole precise, e questo nonostante i 10 milioni di euro di finanziamenti pubblici ottenuti grazie ai successi elettorali nel 2023 e 2024. Secondo Le Monde , nel 2023, il RN concentrava l’85,7 per cento del totale dei prestiti a tutti i partiti politici.
Negli ultimi mesi si è molto parlato in Francia del sostegno offerto al Rassemblement national da alcuni miliardari, tra i quali l’imprenditore cattolico conservatore Pierre-Édouard Stérin che ha fondato il «progetto Pericle» per finanziare «l’unione di tutte le forze di destra» e la presa del potere.
Il 14 maggio scorso Stérin non si è presentato davanti alla commissione di inchiesta parlamentare sul finanziamento delle campagne elettorali.
(da Il Corriere dela Sera)
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Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
IN ROSSO TUTTI I COMPARTI, TRANNE METALLURGIA ED ELETTRONICA. IL SETTORE AUTO È IL PEGGIORE, CON UN CROLLO PRODUTTIVO DEL 18,1%… L’ISTAT HA RIVISTO AL RIBASSO ANCHE IL FLEBILE DATO POSITIVO DELLO SCORSO MARZO, RIDUCENDOLO A UN MISERO 0,1% SU BASE ANNUA
La breve parentesi di aprile, con dati peraltro ora rivisti al ribasso, già si chiude
bruscamente e la produzione industriale torna a cedere terreno. Frenata visibile a maggio sia rispetto al mese precedente (-0,7%) che nel confronto annuo, arretramento corale che tra i macro settori è evitato solo dall’energia. In discesa sono quasi tutti i comparti, alimentare incluso, con discese che arrivano nell’ordine del 5-6% per farmaceutica e mezzi di trasporto, ancora una volta l’area più penalizzata.
Come accade da mesi, è sempre l’auto la zavorra principale del sistema, questa volta con una discesa produttiva del 18,1%, che già peraltro si innesta su un periodo di debolezza precedente.
A salvarsi della discesa sono soltanto metallurgia ed elettronica, mentre altrove si registrano solo segni meno. Negativo è anche il bilancio dall’inizio dell’anno, con una discesa dell’1,2%. Istat intanto rivede al ribasso la già limitata crescita registrata ad
aprile, riducendola ad appena lo 0,1% su base annua. Sufficiente appena per interrompere la sequenza di 26 segni meno mensili consecutivi, dato buono per le statistiche e nulla più.
A confortare le imprese, limitando i danni c’è comunque al momento la tenuta dell’export, in recupero del 2,5% tra gennaio e aprile, anche se maggio, per i mercati extra-Ue ha visto un’inversione di rotta. In prospettiva c’è però l’incubo dei dazi, con Confindustria a stimare un impatto globale nell’ordine dei 20 miliardi di euro per la manifattura, tenendo conto sia delle tariffe (l’ipotesi è al 10%) che della svalutazione del dollaro, superiore al 10% dall’inizio dell’anno.
Di fronte al caos globale l’Italia continua anche a guardare con apprensione a ciò che accade altrove in Europa, in particolare al suo primo mercato di sbocco, la Germania, dove gli ultimi segnali paiono incoraggianti. La produzione di Berlino a maggio
è stata infatti oltre le attese, con una crescita dell’1,2% mensile, di un punto nel confronto annuo.
E anche se gli ordini mensili sono ancora in lieve flessione, nel confronto con lo stesso mese del 2024 il progresso è significativo, oltre cinque punti in più. Determinante è la stabilizzazione del mercato dell’auto, la cui produzione a giugno è in recupero, per il secondo mese consecutivo, in progresso del 3% rispetto allo stesso mese 2024.
Positivo è anche il bilancio dei primi sei mesi: se è vero che con 2,17 milioni di auto prodotte la Germania si trova comunque ancora 13 punti al di sotto dei livelli pre-Covid, si tratta comunque di una crescita del 4% rispetto allo scorso anno.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
TRUMP SI COMPLIMENTA CON IL CAPO DI STATO LIBERIANO JOSEPH BOAKAI PER IL SUO INGLESE FLUENTE (GLI DICE: “BRAVO. DOVE HAI STUDIATO?”), NON SAPENDO CHE L’INGLESE E’ LA LINGUA UFFICIALE DEL PAESE, FONDATO NEL 1822 DA SCHIAVI AMERICANI LIBERATI
Il presidente Donald Trump, nell’incontro di ieri con cinque presidenti africani alla Casa Bianca, si è complimentato con il presidente liberiano Joseph Boakai per la sua padronanza dell’inglese.
“Complimenti, un ottimo inglese davvero, dove ha studiato?”, ha chiesto il presidente Usa. Boakai ha riso educatamente, in imbarazzo, evitando di dire che l’inglese è la lingua ufficiale della Liberia visto che la più antica repubblica africana fu fondata nel 1822 da schiavi americani liberati con l’obiettivo di reinsediare i neri liberi in Africa.
Gli Usa in pressing su alcuni Paesi africani per accogliere migranti di Paesi terzi. Lo scrive il Wall Street Journal,
riferendo che mentre mercoledì Donald Trump incontrava i leader di cinque Paesi dell’Africa occidentale, la sua amministrazione li stava spingendo ad accettare i migranti deportati dagli Stati Uniti, i cui Paesi d’origine li rifiutano o sono lenti a riprenderli.
Il quotidiano cita un documento interno del diparimento di stato nonche’ funzionari Usa attuali ed ex. Prima che i leader di Liberia, Senegal, Mauritania, Gabon e Guinea-Bissau arrivassero alla Casa Bianca per un vertice su questioni economiche e di sicurezza, il Dipartimento di Stato ha inviato a ciascun Paese le richieste di accoglienza dei migranti, sottolineando la sovrapposizione tra l’aggressiva campagna di espulsione dell’amministrazione e la sua politica estera. Trump è sembrato alludere alle richieste degli Stati Uniti durante il vertice di mercoledì.
I paesi dovrebbero accettare di non rimpatriare i migranti trasferiti “nel loro paese d’origine o nel paese di precedente residenza abituale fino a quando non sia stata presa una decisione definitiva” sulle loro richieste di asilo negli Stati Uniti. Non è chiaro se qualcuno dei paesi che hanno incontrato Trump mercoledì abbia accettato la proposta statunitense. Nessuno dei leader africani ne ha parlato durante la parte pubblica dell’incontro.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
MA ALTERNATIVE NON SE NE VEDONO: SE PIER SILVIO VUOLE UN NUOVO “FORMAT”, PERCHÉ NON SCENDE IN CAMPO DIRETTAMENTE? … LA CHIAMATA DI TAJANI CON MARINA BERLUSCONI
FI è un pentolone che ribolle di crucci, turbamenti personali e malcelati compiacimenti.
L’ala tajanea mastica amaro, ma ingoia il boccone. Quella fetta di partito che il vicepremier l’ha sempre mal sopportato invece pare appagata dai «colpetti» assestati da Berlusconi jr.
Tutti pubblicamente tacciono, però, e nessuno può sapere davvero se la sortita di Pier Silvio sull’ipotetico futuro in politica sia solo un modo di accarezzare l’idea, di vedere magari l’effetto che fa, o un progetto che tra un anno, un anno e mezzo, può sul serio mettere radici. «E con lui arriveremmo al 20%!», sparano i più entusiasti, con la garanzia del massimo riserbo
I più indaffarati a smorzare l’impatto dei «colpetti» del capo del Biscione sono gli uomini del segretario. L’ordine di scuderia è: minimizzare. Della serie: queste cose Pier Silvio le ha sempre dette.
Da fonti parlamentari vicine al capo della Farnesina trapela però una notizia: ieri l’altro, alla vigilia della presentazione dei palinsesti Mediaset, Tajani ha avuto una lunga e cordiale chiamata con Marina Berlusconi.
Quasi a suggerire un avvertimento della primogenita del Cavaliere sui marosi alle viste. Ambienti vicini alla presidente di Mondadori confermano sì la telefonata, ma smentiscono che Marina Berlusconi abbia avuto contezza di quanto avrebbe dichiarato il fratello l’indomani.
Di conseguenza questo argomento, con Tajani, di certo non è stato affrontato. La telefonata ha riguardato invece la battaglia sulla cittadinanza che si è intestato il leader azzurro. Lo Ius
scholae o Ius italiae, che però è stata derubricata ora dallo stesso vicepremier come una «non priorità». Su questo, Marina e Pier Silvio sembrano allineati.
Ma più della riforma, già moribonda da quando è stata annunciata un anno fa, a gettare scompiglio tra gli azzurri sono le parole con cui Pier Silvio ha bollato praticamente tutta la catena di comando di San Lorenzo in Lucina: «Servono nuovi leader».
Berlusconi junior cita Maurizio Gasparri, oltre a Tajani, e subito dopo Rita Dalla Chiesa, che pure in Parlamento è al primo giro e senza ruoli apicali. Ma il messaggio viene allargato ad altri, come il capogruppo a Montecitorio, Paolo Barelli, anni 71. Tajani però, raccontano nel suo giro stretto, non avrebbe in mente cambi di organigramma.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
CON UN TUBO LUNGO 145 METRI, UN IMPRENDITORE AGRICOLO, È RIUSCITO A PORTARE L’ACQUA FINO AL SUO TERRENO TOGLIENDOLA ALLE FONTANE DELLA REGGIA… IL 58ENNE È STATO ARRESTATO E MESSO AI DOMICILIARI
Ha danneggiato una vasca borbonica dello storico Acquedotto
Carolino (bene tutelato dall’ Unesco) realizzando così un allaccio abusivo che gli ha permesso di sottrarre illecitamente l’acqua e di trasportarla per 145 metri nel suo fondo, togliendola alla Reggia di Caserta – alimentata proprio dall’acquedotto – che non a caso soffre spesso problemi di erogazione idrica nelle tante vasche e fontane che ne fanno parte, e in particolare in questo periodo estivo è quasi a secco.
E’ quanto contestato ad un 58enne imprenditore agricolo di Caserta, che è stato arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri.
I carabinieri della Stazione del capoluogo e del Nucleo Forestale di Caserta hanno arrestato l’uomo per furto aggravato e continuato di acqua pubblica con danneggiamento di bene culturale patrimonio Unesco, invasione di terreni o edifici dello Stato e attività di gestione di rifiuti agricoli non autorizzata
L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, ed è partita con lo scopo di verificare le cause di un’anomala, quanto evidente, carenza di fornitura idrica presso le vasche e le fontane borboniche dei giardini della Reggia di Caserta, situazione che si ipotizzava potesse essere connessa a un’attività di prelievo fraudolento lungo l’acquedotto Carolino, che, se non interrotta, avrebbe messo a serio rischio l’ecosistema e la biodiversità dei giardini del Parco Reale.
Dopo la partenza degli accertamenti, i carabinieri sono andati a fare un sopralluogo sul fondo agricolo dell’uomo, situato a fianco al muro del Bosco di san Silvestro (altra area della Reggia protetto come patrimonio Unesco), accertando che il 58enne era solo concessionario del terreno, che in realtà era di proprietà dell’Istituto Diocesano di Sostentamento al Clero di Caserta.
Gli investigatori dell’Arma hanno subito scoperto che l’imprenditore aveva danneggiato una vasca borbonica dell’Acquedotto Carolino (bene tutelato dall’ Unesco) per realizzare un allaccio abusivo, riscontrando la presenza di un sistema di tubazioni in polietilene che gli permetteva di sottrarre fraudolentemente l’acqua e trasportarla per quasi 150 metri fino al suo terreno; in particolare, attraverso un foro praticato sul muro di cinta del sito borbonico, la tubazione raggiungeva per l’irrigazione sei diverse zone del fondo agricolo nonché una cisterna di una tonnellata per la raccolta dell’acqua. I carabinieri hanno anche rinvenuto nel fondo una notevole quantità di rifiuti derivanti da attività di taglio e sfalcio di altri terreni agricoli. L’area e il materiale utilizzato per il prelievo dell’acqua sono stati sequestrati.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
I SALARI NOMINALI DOVREBBERO CRESCERE DEL 2,6% QUEST’ANNO E DEL 2,2% NEL 2026, MA L’INFLAZIONE SI PAPPERÀ TUTTO – IL TASSO DI OCCUPAZIONE E’ AL DI SOTTO DELLA MEDIA EUROPEA. A STARE PEGGIO SONO I GIOVANI
Salari bassi, popolazione sempre più anziana, forti squilibri a svantaggio di giovani e
donne: il mercato del lavoro in Italia è in condizioni decisamente critiche rispetto alle principali economie dell’Ocse. Il confronto è stridente soprattutto se si confrontano le retribuzioni: dall’Outlook 2025 emerge che, nonostante gli aumenti più recenti, i salari reali in Italia nel primo trimestre di quest’anno erano più bassi del 7,5% rispetto allo stesso periodo 2021, la performance peggiore tra i Paesi maggiormente sviluppati dell’Ocse, i cui andamenti vanno invece dall’aumento del 2,9% della Corea del Sud al calo del 4,4% dell’Australia.
E non ci sono prospettive di miglioramento nei prossimi due anni: se infatti i salari nominali dovrebbero crescere del 2,6% quest’anno e del 2,2% nel 2026 (molto meno che negli altri Paesi Ocse) l’inflazione (che la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani ha riassorbito solo in minima parte) assorbirà quasi del tutto questi aumenti esangui.
Il report dell’Ocse smorza gli entusiasmi anche sull’aumento dell’occupazione: consistente, certo, il tasso di disoccupazione maggio era al 6,5%, 3,1 punti percentuali più basso rispetto all’inizio della pandemia, ma pur sempre ben più alto della media Ocse, che si attesta al 4,9%.
Un aumento concentrato soprattutto tra i lavoratori più anziani, che godono di entrate ben più alte di quelle dei più giovani. Se infatti nel 1995 gli stipendi dei giovani superavano dell’1% quelli dei più anziani, adesso la situazione si è ampiamente ribaltata, con i più anziani che guadagnano in media il 13,8% in più.
Nel complesso, il tasso di occupazione in Italia continua a rimanere molto al di sotto della media Ocse, al 62,9% rispetto al 70,1%. Uno svantaggio che potrebbe tradursi in un punto di forza se si colmasse finalmente il divario occupazionale tra uomini e donne: eliminare almeno i due terzi del gender gap e allungare la vita lavorativa, oltre che favorire l’arrivo e l’impiego
di immigrati, permetterebbe all’economia italiana di non crollare sotto il peso del crescente invecchiamento della popolazione.
Le previsioni fanno paura: entro il 2060 la popolazione in età lavorativa in Italia si ridurrà del 34%. Se nel 2023 c’era un anziano a riposo per ogni 2,4 persone in età da lavoro, nel 2060 il rapporto sarà di uno per 1,3 lavoratori. A meno che non migliori la produttività, tra le più basse tra i Paesi Ocse, diventeremo molto più poveri: il Pil pro capite si ridurrà ogni anno dello 0,67%.
(da Repubblica)
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Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
“I COSTI DELL’ENERGIA SONO ALLE STELLE CONTINUANO A MINARE LA COMPETITIVITÀ E SCORAGGIANO GLI INVESTIMENTI. CON IL RITORNO DELLA GUERRA IN EUROPA, IL PROGRAMMA INDUSTRIALE EUROPEO PER LA DIFESA DEVE ESSERE ADOTTATO SENZA INDUGI. LA SPESA NEL SETTORE DEVE AUMENTARE IN MODO SIGNIFICATIVO”
Le sue fabbriche chiudono. Le sue bollette energetiche aumentano. La sua voce si affievolisce. Il suo peso geopolitico si riduce”, avvertono gli industriali di Italia e Francia con “un appello congiunto all’azione”, la dichiarazione firmata dai presidenti, Emanuele Orsini e Patrick Martin, in occasione del settimo forum tra Confindustria e Medef. “In un mondo segnato dagli shock geopolitici, l’indecisione rappresenta la minaccia più grave.
L’Europa deve scegliere: competere o declinare”. Anche nella guerra dei dazi: “il commercio è potere. Va usato”, “Il verdetto è chiaro: l’Europa può ancora vincere – ma solo se agisce ora”.
Gli industriali di Italia e Francia, che tornano ad incontrarsi, questa volta a Roma, si soffermano sulle sfide per l’Europa della decarbonizzazione industriale e dei costi dell’energia, dell’industria per la Difesa, del commercio quindi della guerra dei dazi, del bilancio Ue che – chiedono – va “orientato alla competitività: è imprescindibile”; Con un punto fermo: “Nessuna nuova tassa sulle imprese”.
Sul fronte degli obiettivi di decarbonizzazione, “prova cruciale per la nostra competitività industriale”, avvertono: “La transizione verde è una necessità, ma l’Europa rischia di
trasformarla in una trappola industriale. Senza garanzie industriali credibili, rischia di provocare delocalizzazioni, reazioni negative dell’opinione pubblica e la disgregazione delle catene del valore”. I costi dell’energia sono “alle stelle continuano a minare la competitività e scoraggiano gli investimenti. Senza prezzi dell’energia competitivi, stabili e prevedibili, la transizione non può avvenire.
L’Ue deve garantire con urgenza la stabilità dei prezzi e rafforzare il sostegno ai settori ad alta intensità energetica”, dicono Medef e Confindustria che “chiedono anche il pieno riconoscimento dell’energia nucleare come pilastro della strategia di decarbonizzazione”
Con “il ritorno della guerra in Europa”, poi, gli industriali “chiedono una nuova dottrina europea: l’autonomia strategica resterà un’illusione senza una base industriale della difesa credibile e in grado di crescere”, avvertono. “Il Programma Industriale Europeo per la Difesa deve essere adottato senza indugi. La spesa per la difesa nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale deve aumentare in modo significativo. È necessario armonizzare i controlli sulle esportazioni, le regole sugli appalti
e i requisiti di capitale per facilitare la cooperazione e creare economie di scala”.
Francia e Italia “che ospitano importanti industrie della difesa e dell’aerospazio, sono pronte a guidare questa trasformazione. Non si tratta solo di sicurezza, ma anche di occupazione, innovazione e rilancio industriale in tutto il continente”.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2025 Riccardo Fucile
I SEGNALI DI AVVICINAMENTO: MELONI E’ ANDATA AL CONGRESSO DI AZIONE E CALENDA HA ANNUNCIATO DI NON PRESENTARE UNA LISTA NELLE MARCHE ALLONTANANDOSI DAL “CAMPO LARGO” A FAVORE DI MATTEO RICCI… LA DUCETTA VUOLE LIBERARSI DELLA LEGA E CREARE UN CENTRODESTRA CHE GUARDI AL CENTRO, CON FDI, FORZA ITALIA, NOI MODERATI E, MAGARI, ANCHE AZIONE
La visita della coppia non è passata inosservata. Carlo Calenda e il braccio destro Ettore
Rosato l’altro ieri pomeriggio hanno fatto capolino al gruppo di Fratelli d’Italia al quinto piano della Camera.
Nonostante la discrezione chiesta dal leader di Azione, la notizia si è subito diffusa nel Palazzo. Ad attendere i due c’era il
capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami.
E subito le ricostruzioni su questo incontro segreto, che il Foglio è in grado di svelare, sono impazzite come palline di un flipper.
Sul rapporto fra Calenda e il partito di Giorgia Meloni ormai c’è una discreta letteratura: la leader che va al congresso di Azione, l’ex ministro che annuncia di non presentare una lista nelle Marche allontanandosi più che altro dal campo largo del dem Matteo Ricci e addirittura i fantascenari di un sostegno della destra a Roma a favore della candidatura di Calenda a sindaco. Insomma, di tutto di più
Ecco perché l’incontro dell’altro giorno con il capogruppo di FdI, Bignami, ha assunto subito un sapore gustoso. Le due delegazioni davanti a un caffè potrebbero aver parlato di temi e di leggi, magari. Tipo del sostegno dei meloniani alle proposte di legge calendiane su energia e impresa 4.0. Rosato ci scherza su: “Non ero io, vi siete sbagliati con il sottosegretario Andrea Delmastro che dicono tutti somigliarmi”.
Anche questo fa parte del gioco, certo. Di sicuro il rapporto fra Carlo e Giorgia, entrambi romanissimi seppur dai percorsi politici e personali opposti, c’è ed forte. Un punto di contatto
non banale riguarda per esempio la prossima legge elettorale: se passasse un modello tipo elezioni regionali con l’indicazione del candidato premier a nome della coalizione, il leader di Azione farebbe faville. Perché questo scenario gli permetterebbe di distinguersi da un’alleanza larghissima di centrosinistra guidata da Elly Schlein con dentro di tutto (da Avs a Iv, passando per il M5s).
(da Il Foglio)
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